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Una voce dal passato [Cm]

Immagina per lucy08novembre2001
Spero ti piaccia 💚

Philadelphia, maggio 2008.

La squadra BAU è radunata attorno a un tavolo nell'ufficio di Hotch.

Davanti a noi, le foto di tre scheletri ripuliti e ricomposti.

In ogni cranio, un piccolo foro che parla di una morte rapida.

E molto, molto deliberata.

-Tre corpi. Un uomo, una donna e un bambino di due anni- dice JJ, la voce piatta mentre legge il fascicolo -Riaffiorati dal fiume Delaware la scorsa settimana. Sono rimasti sott'acqua per circa quarantacinque anni-

-Sembra che qualcuno non volesse proprio che venissero trovati- commenta Rossi, la voce velata da una punta di sarcasmo.

Sta appoggiato contro il muro con le braccia incrociate, l’aria rilassata di chi ha visto questo genere di orrore più volte di quante possa contare.

-E quel qualcuno ha fatto un pessimo lavoro- ribatte Emily.

Morgan fissa le immagini, scuotendo la testa -E un bambino, davvero? Che razza di mostro fa una cosa simile?-

-Lo scopriremo- dice Hotch, con il tono fermo e autoritario che gli è così naturale -La polizia di Philadelphia ci ha chiesto aiuto. Abbiamo un uomo, una donna e un bambino piccoli da identificare e, con un po’ di fortuna, un assassino da incastrare. Decolliamo in un’ora-

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Philadelphia non è esattamente la città dell’amore fraterno che promette il suo soprannome.

Le strade sono fredde, il cielo grigio, e l'aria ha l’odore di fiume stagnante e vecchie speranze sepolte.

Perfetto scenario per un triplo omicidio.

Ci accolgono un paio di detective locali che sembrano pronti a festeggiare il nostro arrivo.

Sì, perché quando un caso vecchio di quarantacinque anni riemerge dalle acque, chiamare l’FBI è come premere il pulsante per la "modalità esperti".

Il DNA non ci mette molto a parlare.

Howard Anderson, Mary Elizabeth "Marybeth" Anderson e il loro figlio George.

Nel 1963, vivevano in una casa accogliente, con un’ipoteca quasi pagata, in periferia.

Con loro c’era anche Michael Davis, fratello maggiore di Marybeth.

Michael, a quei tempi, era un veterano del Vietnam appena tornato dalla guerra.

Disabile, costretto su una sedia a rotelle, viveva con la famiglia di sua sorella perché non aveva nessun altro.

-Cosa sappiamo di lui oggi?- chiede Reid mentre sfogliamo i fascicoli.

-Ha 76 anni, vive ancora a Philadelphia, in una casa di riposo-risponde JJ -Nessun precedente penale, ma qualche episodio di comportamento violento segnalato negli anni-

Ecco il nostro uomo.

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La casa di riposo odora di disinfettante e del genere di cibo che nemmeno un prigioniero accetterebbe.

Michael Davis ci guarda entrare nella sua stanza con l’aria di chi sa già cosa sta per succedere.

È un uomo magro, la pelle sottile e tesa come carta velina, ma gli occhi grigi sono vigili.

Ci studia uno per uno, e il suo sguardo si ferma un attimo più lungo su Rossi.

-Finalmente- dice, con un mezzo sorriso che non ha niente di amichevole.

-Finalmente cosa, signor Davis?- chiede Hotch.

-Finalmente qualcuno viene a chiedermi dei miei peccati. Ci ho messo quarantacinque anni a sentirmi abbastanza in colpa per dirlo a voce alta-

Le sue parole ci colpiscono come un pugno.

La stanza diventa improvvisamente troppo piccola, troppo calda.

Reid lo guarda, incuriosito -Sta dicendo che... li ha uccisi lei?-

-Chi altro? Certo, non avrei potuto fare tutto da solo. Jane mi ha aiutato-

-Jane?- chiede Rossi, avvicinandosi alla sedia a rotelle.

-Jane Thompson. La mia ragazza di allora- Michael ride, un suono secco e graffiante -Era una dura, sapete? Mi amava abbastanza da aiutarmi a sbarazzarmi dei corpi della mia famiglia. Questo è amore vero, non trovate?-

-Perché li ha uccisi?- La voce di Morgan è gelida, una lama affilata pronta a colpire.

Michael scrolla le spalle, come se la risposta fosse ovvia -Mi stavano lasciando. Stavano andando in California, e mi lasciavano indietro. Io, che avevo dato tutto per loro, per il paese. Mi stavano abbandonando come un cane randagio-

C’è un momento di silenzio carico, poi Rossi si avvicina di un passo, lo sguardo scuro -Lei ha ucciso un bambino di due anni per questo?-

Michael sorride di nuovo, ma stavolta è solo un riflesso vuoto -Non avrebbe mai capito perché mamma e papà non ci fossero più. È stato meglio così-

Due giorni dopo, Jane Thompson viene trovata in una villetta fuori città.

Confessa in lacrime, dicendo che ha aiutato Michael perché pensava di proteggerlo.

Howard, Marybeth e George vengono finalmente sepolti insieme, con una piccola cerimonia.

E mentre torniamo a Quantico, non posso fare a meno di pensare che Michael Davis non sia solo un mostro.

È il prodotto di qualcosa di molto più grande e complesso.

E questo, forse, è la parte più spaventosa.

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