Thomas Shelby❗[PB]
Mi allontano dalla sala con il cuore pesante e le guance rosse di rabbia.
Le sue ultime parole mi rimbombano nella testa: -Ho cose più importanti da fare-
Come se io fossi una distrazione, un fastidio.
Stringo i pugni mentre arrivo in cucina, cercando di non scoppiare, ma appena afferro il bordo del tavolo, le lacrime iniziano a scendere.
-Perché deve sempre rendere tutto così difficile?- borbotto tra i singhiozzi.
La verità è che Thomas è un maestro nel complicare le cose, specialmente quando si tratta di me e di noi.
Mi asciugo le lacrime con la manica, decisa a non dargli la soddisfazione di vedermi così.
Ma mentre cammino verso la camera, lo vedo.
È lì, davanti allo specchio, a pochi passi dalla porta semiaperta.
La luce gialla illumina la sua figura mentre si infila la camicia con gesti lenti e precisi.
La sigaretta gli pende distrattamente dalle labbra, e il colletto è ancora sbottonato.
È una visione irritante: perfetto e sicuro di sé, come se nulla lo toccasse.
Mi fermo sulla soglia, il cuore che batte forte.
Non riesco a decidere se voglio urlargli addosso o semplicemente continuare a guardarlo.
Ma lui mi sente.
Non si gira, però parla.
-Credevo te ne fossi andata- dice con tono tagliente.
Ecco.
Lo stronzo torna all’attacco.
-Scusa se ti disturbo- rispondo, la mia voce carica di veleno.
Lui non si degna nemmeno di guardarmi, ma sorride, quel sorriso che odio tanto perché sa che mi fa perdere le staffe -Se sei venuta per un altro round di insulti, non ho tempo-
-Non ho bisogno del tuo tempo, Tommy. Ho solo bisogno di sapere una cosa-
Finalmente, mi guarda.
Ma il suo sguardo non è di curiosità, è di fastidio -E cioè?-
Le parole escono prima che possa fermarmi: -Se non ti piaccio più, perché non me lo dici e basta? Invece di fare tanto lo stronzo. Hai un’altra? Dimmi la verità-
La stanza si riempie di silenzio.
Tommy butta la sigaretta a terra e la spegne con la punta del piede.
Poi si gira verso di me, lentamente.
I suoi occhi sono scuri, quasi neri.
Mi viene incontro con una determinazione che mi fa fare un passo indietro.
Continuo a indietreggiare finché non sento il muro freddo contro la schiena.
Lui è a pochi centimetri da me ora, le sue braccia bloccano la mia fuga, una a destra e una a sinistra della mia testa.
Mi guarda dritto negli occhi, il suo viso così vicino che posso sentire il profumo del tabacco misto al suo sapone.
-Non devi piangere per me- sussurra, e qualcosa dentro di me si spezza.
Le lacrime che avevo trattenuto iniziano a scendere di nuovo, ma questa volta non cerco di fermarle -Sei tu che mi fai piangere, Tommy. Non capisci quanto è difficile... amarti così tanto-
Lui mi guarda con un’intensità che mi toglie il fiato.
Poi si china e mi bacia le guance, raccogliendo le mie lacrime con le sue labbra.
Il gesto è dolce, quasi reverenziale.
-Non c’è nessun’altra' mormora contro la mia pelle -Solo tu. Solo tu riesci a farmi perdere la testa in questo modo. Solo tu hai questo effetto su di me-
-Non capisco- balbetto, ma prima che possa dire altro, le sue labbra trovano il mio collo.
Mi lascia senza parole, i suoi baci lenti e decisi.
Le sue mani scivolano sui miei fianchi, e in un movimento fluido mi solleva.
Istintivamente, allaccio le gambe intorno alla sua vita, le mie mani che si aggrappano alle sue spalle.
Sento il calore del suo corpo contro il mio e, sotto di me, qualcosa di inconfondibile.
Ora capisco esattamente a cosa si riferisce.
-Tommy- mormoro contro le sue labbra, ma lui mi interrompe con un bacio, profondo e disperato.
Le sue mani stringono il mio sedere, tenendomi salda contro di lui mentre mi spinge contro il muro.
-Io ti rovinerò- sussurra tra un bacio e l’altro, la mia voce spezzata dall’intensità del momento.
-Non puoi rovinare chi è già distrutto- rispondo.
Le sue mani si muovono sotto la mia gonna, trovando la mia pelle calda.
I suoi tocchi sono decisi, sicuri, come se sapesse esattamente cosa fare per farmi dimenticare tutto.
E ci riesce.
Mi lascia senza fiato, completamente vulnerabile sotto il suo tocco.
Ogni volta che penso che non possa farmi impazzire di più, lui cambia ritmo.
Mi aggrappo al suo braccio, incapace di rimanere immobile.
Il suo respiro che sfiora la mia guancia.
Senza pensarci, mi sposto, sollevando un po’ i fianchi per offrirgli più spazio.
La mia testa si appoggia contro il suo petto, e un gemito sommesso mi sfugge dalle labbra.
Mi spingo contro la sua mano, trovando un ritmo naturale, seguendo il movimento delle sue dita.
Il mio respiro si fa più veloce, più spezzato, e le mani si aggrappano al suo braccio, come se fosse l’unica cosa che mi tiene ancorata alla realtà.
I miei gemiti che riempiono la stanza mentre lui mi guarda con quello sguardo che mi fa sentire viva e vulnerabile allo stesso tempo.
Quando finalmente si libera della sua cintura, non c’è più alcun dubbio su dove questo stia andando.
Mi tiene salda contro il muro, i nostri corpi che si muovono in perfetta armonia.
Ogni movimento è un’esplosione, ogni tocco un incendio.
Il tempo si ferma.
Non ci sono più litigi, solo il rumore dei nostri respiri e il battito dei nostri cuori.
Quando tutto finisce, lui mi posa delicatamente a terra.
Mi sorride, quel sorriso raro che mostra solo quando nessuno lo guarda.
-Farò tardi- dice, sistemando la camicia e riallacciando la cintura.
-Colpa tua- ribatto, ancora senza fiato.
-Colpa tua- mi corregge, chinandosi per darmi un bacio sulla fronte -Ma ne vale la pena. Ti amo-
E con questo, se ne va, lasciandomi lì, esausta e innamorata.
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