Thomas Shelby [PB]
Il fumo delle sigarette riempie l’aria, mescolandosi con l’odore pungente di whisky e sudore.
La musica è alta, il pianoforte stona leggermente, ma non sembra importare a nessuno.
La sala è piena di persone che ridono e ballano, ma io ho occhi solo per un uomo.
Thomas Shelby.
Con il suo completo impeccabile e lo sguardo che potrebbe convincere chiunque a fare qualsiasi cosa, è un magnete che attira l’attenzione di chiunque lo circondi.
E, questa sera, sono io l’oggetto della sua attenzione.
Non so se sentirmi lusingata o spaventata.
-Balleresti con me?- La sua voce è bassa, quasi un sussurro, ma riesce comunque a sovrastare il rumore della stanza.
Il suo sguardo, intenso e penetrante, mi toglie per un attimo la capacità di rispondere.
-Non mi sembra che io abbia molta scelta, vero?- ribatto, cercando di mascherare il nervosismo con il sarcasmo.
Non funziona.
Lui sorride, appena, un accenno di divertimento che illumina il suo volto per un istante.
-Non ne hai- Mi porge la mano, e prima che io possa protestare, mi ritrovo trascinata al centro della stanza.
Le sue mani si posano sui miei fianchi con una sicurezza disarmante, e io non posso fare a meno di appoggiarmi a lui, seguendo il ritmo della musica.
Non siamo particolarmente vicini, ma c’è qualcosa nella sua presenza che mi fa sentire come se fossimo gli unici due al mondo.
-Ti piace ballare?- mi chiede, inclinando leggermente la testa per guardarmi negli occhi.
La sua voce è calma, ma c’è una nota di curiosità autentica.
-Non sono sicura di essere brava- ammetto, cercando di non inciampare nei miei stessi piedi -Ma sembra che a te non importi-
-Non importa affatto- E c’è quel sorriso di nuovo, quello che mi fa venire voglia di abbandonare ogni pretesa di resistenza -Basta che segui il mio ritmo-
-Comodo per te- ribatto, ma non posso fare a meno di ridere.
E, per un momento, mi dimentico di tutto il resto: della gente che ci guarda, delle preoccupazioni che mi affollano la mente.
C’è solo lui, il suo tocco sicuro e il modo in cui mi guida attraverso la stanza come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Quando la musica finisce, ci fermiamo, ma lui non si stacca subito.
Le sue mani rimangono sui miei fianchi, e i suoi occhi si bloccano nei miei -Vieni con me-
Non è una domanda.
Non c’è spazio per esitazioni o ripensamenti, e forse è proprio questo che mi spinge a seguirlo.
Lo seguo fuori dalla sala, dove l’aria fresca della notte mi colpisce il viso, dissipando un po’ del calore che si è accumulato nel mio corpo.
Thomas si ferma, accendendo una sigaretta con calma -Fumare ti rilassa?- gli chiedo, incrociando le braccia e cercando di non guardare troppo a lungo le sue mani, incredibilmente eleganti mentre maneggiano il fiammifero.
-Un po’- risponde, soffiando fuori una nuvola di fumo.
Poi, mi guarda di nuovo, e c’è qualcosa nei suoi occhi che mi fa dimenticare come respirare -Ma ci sono cose migliori-
Prima che io possa chiedergli cosa intenda, si avvicina e mi bacia.
Le sue labbra sono morbide, ma il bacio è deciso, pieno di quella sicurezza che sembra essere parte integrante di lui.
È un bacio che non lascia spazio a dubbi o esitazioni, e io mi perdo completamente in esso.
Quando si stacca, mi guarda con un sorriso che sa di vittoria -Che cosa...?- comincio, ma lui mi interrompe con un altro bacio, più lento e intenso, come se volesse assaporare ogni momento.
Mormora qualcosa contro le mie labbra, la sua voce bassa e quasi rauca.
-Le baci tutte così?- provo a scherzare, ma la mia voce trema leggermente.
Non so se per il freddo o per il modo in cui mi guarda, come se fossi l’unica cosa che conta.
-No-risponde semplicemente, e c’è una sincerità nella sua voce che mi fa credere a ogni parola.
Non so quanto tempo passiamo così, baciandoci sotto la luce tremolante dei lampioni.
Ogni bacio è diverso, alcuni brevi e dolci, altri lunghi e intensi, ma tutti mi lasciano senza fiato.
Le sue mani si muovono sui miei fianchi, poi risalgono lentamente lungo la mia schiena, facendomi rabbrividire nonostante il calore che sento.
Quando finalmente si stacca, i suoi occhi sono scuri, pieni di qualcosa che non riesco a definire del tutto -Dovremmo tornare dentro, di sopra- dice, ma non fa un passo indietro.
-Dovremmo- concordo, ma le mie mani rimangono intrecciate dietro il suo collo, incapaci di lasciarlo andare.
E, per un momento, rimaniamo lì, sospesi tra ciò che è stato e ciò che potrebbe essere, con il suono lontano della musica che ci accompagna.
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