Stefan Salvatore [Tvd]
Sono seduta al tavolo della cucina, il mio taccuino aperto davanti a me e la matita che scorre lenta sulla carta.
Disegnare mi rilassa, mi tiene impegnata e, soprattutto, mi permette di ignorare il caos che è diventata la mia vita da quando sono finita nel vortice dei fratelli Salvatore.
Stefan e Damon stanno parlando nel salotto accanto.
Le loro voci si mescolano in una sinfonia di argomentazioni, battute pungenti e qualche parola più seria.
Non mi interessa particolarmente cosa stanno dicendo, almeno non abbastanza da smettere di concentrarmi sul disegno.
O, almeno, è quello che mi ripeto.
La verità è che sento ogni tanto lo sguardo di Stefan che scivola su di me.
Non è una mia fantasia; lo so, lo sento come una scossa leggera sulla pelle.
Fingo di non accorgermene, continuando a tracciare linee precise sul foglio, ma ogni volta che succede, la mia mano si ferma per un istante.
Il suo sguardo è come un tocco, caldo e magnetico.
E non posso fare a meno di chiedermi se anche lui si rende conto dell’effetto che ha su di me.
-Damon, basta. Non è così semplice- dice Stefan, con quel tono calmo e autoritario che riesce sempre a mettere fine a qualsiasi discussione.
-Certo, perché tu ami complicarti la vita- ribatte Damon, il sarcasmo che gocciola da ogni parola -Sai che c’è? Me ne vado. Tu divertiti pure con i tuoi dilemmi morali-
Sento Damon avvicinarsi e poi passarmi accanto -Bella arte, T/n- dice con un sorriso sghembo, lanciando uno sguardo al mio taccuino prima di uscire dalla stanza.
La porta si chiude dietro di lui, e all’improvviso il silenzio tra me e Stefan è quasi assordante.
So che è rimasto lì, dietro di me.
Lo sento.
Il peso della sua presenza è inconfondibile, e il mio cuore inizia a battere un po’ più forte.
Poi, lentamente, lo sento avvicinarsi.
I suoi passi sono leggeri, quasi impercettibili, ma il calore che emana è impossibile da ignorare.
-Che stai facendo?- mi chiede, la sua voce morbida, a pochi centimetri dalla mia schiena.
Alzo lo sguardo dal taccuino, ma non mi giro -Sto disegnando. Non si vede?-
Lui ridacchia piano, un suono che mi fa venire i brividi -Lo vedo. Ma cosa stai disegnando?-
Prima che io possa rispondere, le sue mani si posano sulle mie spalle.
È un gesto così naturale, così semplice, eppure mi fa irrigidire per un istante.
Le sue dita si muovono piano, tracciando cerchi leggeri, e sento ogni muscolo del mio corpo rilassarsi contro la mia volontà.
-Un paesaggio- mormoro, cercando di mantenere la voce ferma.
-Un paesaggio- ripete, come se stesse assaporando la parola -Non mi sembra il tuo solito stile-
-E da quando conosci il mio stile?- ribatto, alzando un sopracciglio, ma il sorriso che mi si forma sulle labbra tradisce il mio tentativo di sembrare indifferente.
Le sue mani scivolano lungo le mie braccia, fermandosi appena sopra i gomiti -Ti osservo più di quanto pensi-
Il respiro mi si blocca.
Finalmente mi giro, trovandomi faccia a faccia con lui.
I suoi occhi verdi sono fissi nei miei, intensi e profondi come una foresta segreta.
Per un momento non riesco a dire nulla.
È come se il mondo intero fosse racchiuso in quel momento, in quel piccolo spazio tra di noi.
-Stef...-
Non riesco a finire la frase, perché lui si china leggermente, il suo volto sempre più vicino al mio.
Le sue mani si spostano sui lati del mio viso, e il tocco delle sue dita è delicato, quasi reverente.
-Posso?- chiede, la sua voce appena un sussurro.
Non rispondo.
Non ce n’è bisogno.
Invece, chiudo gli occhi e mi lascio andare.
Le sue labbra si posano sulle mie con una delicatezza che mi sorprende, come se temesse di potermi spezzare.
Le sue mani si spostano, una che rimane sul mio viso, l’altra che scivola dietro la mia nuca, attirandomi più vicino.
Ricambio il bacio, lasciando che ogni pensiero, ogni dubbio, si dissolva in quel momento.
Le sue labbra si muovono contro le mie con una dolcezza che mi fa venire le vertigini, e quando finalmente ci separiamo, sono senza fiato.
Apro gli occhi e trovo i suoi che mi guardano con una tale intensità che mi fa tremare.
-Dovrei tornare a disegnare- mormoro, anche se le mie mani si aggrappano ancora alla sua camicia.
-Puoi farlo dopo- risponde con un sorriso appena accennato.
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