Spencer Reid [Cm]
Diciassette giorni, otto ore, tredici minuti e quarantasei secondi.
È il tempo che è passato da quando Spencer è stato arrestato.
Il tempo che è passato da quando ho visto i suoi occhi per l'ultima volta.
Diciassette giorni in cui nessuno di noi ha chiesto dell’altro.
Però quella mattina in ufficio era arrivata la chiamata dal carcere.
Spencer si era ritrovato coinvolto in una rissa.
Non aveva chiesto di me però.
Voleva vedere JJ.
-Non è grave- La voce grave di JJ mi risuona ancora nelle orecchie mentre sono in macchina con lei, dirette verso il carcere.
Lei guida, io giocherello nervosamente con il lembo della mia giacca.
Non parliamo molto.
Probabilmente perché ha già intuito tutto.
Lui non ha chiesto di me.
Ha chiesto di lei.
L’amica fedele, l’ancora di salvezza.
Non la fidanzata che si è consumata nell’attesa.
Che si è chiesta per diciassette giorni se lui stesse bene, se avesse mangiato, se sentisse la mia mancanza.
Quando arriviamo, JJ si volta verso di me, con quella calma da veterana che mi esaspera e mi conforta allo stesso tempo-Devi entrare tu-
Io?
-Non penso sia una buona idea- balbetto, ma lei scuote la testa con fermezza.
-Ha bisogno di te. Anche se non lo sa-
---
La sala dei colloqui è fredda, grigia, con sedie di plastica che sembrano fatte apposta per farti sentire a disagio.
E poi c’è lui.
Seduto, con la tuta arancione che lo fa sembrare ancora più pallido.
I capelli sono un disastro – più lunghi, arruffati – e ha una piccola contusione sullo zigomo sinistro.
Il suo sguardo è fisso sul tavolo davanti a sé, e non si accorge di me fino a quando il secondino non mi lascia entrare nella stanza.
I suoi occhi si sollevano lentamente, e quando mi vedono, si spalancano per un istante, pieni di sorpresa.
E qualcosa che sembra paura.
-T/n?- La sua voce è bassa, incerta.
-Buongiorno anche a te, Spencer- rispondo, cercando di mantenere un tono sarcastico.
Non voglio cedere alla valanga di emozioni che mi sta travolgendo.
Non ancora.
Lui si alza, ma non fa un passo verso di me -Non avresti dovuto venire-
Oh, davvero?
-Beh, scusa se ho interrotto il tuo soggiorno all-inclusive- ribatto, incrociando le braccia -Ma quando ho saputo che ti eri cacciato in una rissa, ho pensato che forse, e dico forse, sarebbe stato il caso di farmi viva-
Lui mi guarda, e per un momento sembra sul punto di replicare, ma poi distoglie lo sguardo.
Si passa una mano nei capelli, un gesto nervoso che conosco fin troppo bene.
-Non volevo che tu mi vedessi così. Qui- mormora.
Ecco.
La bomba.
Mi avvicino di un passo, puntando il dito verso di lui -Così come, Spencer? Fragile? Imperfetto? Umano? Scusa se ti rovino l'illusione, ma io ti ho visto anche peggio. Ti ho visto sotto stress, ferito, a pezzi. E indovina un po'? Sono ancora qui-
-Non è la stessa cosa- ribatte, finalmente alzando la voce -Non capisci. Non volevo che tu mi vedessi in prigione. Non volevo che vedessi...- Si interrompe, stringendo i pugni.
-Che vedessi cosa?- incalzo, anche se il mio cuore sta per esplodere.
-Che vedessi che sono un fallimento!- grida, la voce incrinata.
E in quel momento, tutto il mio sarcasmo si frantuma.
Lo guardo, veramente lo guardo, e vedo un uomo spezzato.
Non è il brillante profiler che tutti ammirano.
Non è il fidanzato che mi protegge da tutto.
È solo Spencer.
E lo amo anche così.
Mi avvicino lentamente, ignorando il battito accelerato del cuore, e lo stringo in un abbraccio.
Lui rimane rigido per un momento, come se non sapesse cosa fare, ma poi cede.
Le sue braccia mi circondano, debolmente all'inizio, poi con una forza disperata.
-Non sei un fallimento- mormoro contro il suo orecchio -Sei Spencer Reid. Sei l'uomo che amo, e niente cambierà questo-
-Ho ucciso...-
-Tu non hai ucciso nessuno, Reid-
Lui non risponde, ma sento le sue lacrime sul mio collo, calde e silenziose.
E per la prima volta in diciassette giorni, sento che tutto andrà bene.
Rimaniamo così per un tempo indefinito.
Non so se sono minuti o ore, ma non importa.
Tutto ciò che conta è che le sue braccia siano strette intorno a me, che il suo respiro, anche se spezzato, sia ancora lì, vivo, contro la mia pelle.
È come se il mondo al di fuori di questa stanza – le guardie, la prigione, la nostra distanza – smettesse di esistere.
Alla fine, Spencer si stacca lentamente.
Non mi guarda subito negli occhi, come se avesse paura di quello che potrei leggere nel suo sguardo.
Ma io non lo lascio scappare così facilmente.
Gli prendo il viso tra le mani, facendo attenzione alla contusione sullo zigomo, e lo costringo a guardarmi.
-Spencer- dico con fermezza, anche se la mia voce è più morbida del previsto -non puoi continuare a fare questo. Non puoi continuare a escludermi-
Lui chiude gli occhi per un istante, un lungo respiro che sembra un tentativo di trovare il coraggio per parlare.
Quando li riapre, c'è una tristezza infinita nei suoi occhi, ma anche un'incrinatura di vulnerabilità.
-Non volevo che mi vedessi così- dice alla fine, la sua voce quasi un sussurro.
Il mio cuore si spezza, perché capisco quanto deve essere difficile per lui ammettere una cosa del genere.
Spencer Reid, l'uomo che ha sempre avuto tutte le risposte, che ha sempre saputo cosa fare, si sente fragile.
Ma non è debolezza, è umanità.
-Spencer- gli dico.
Pronunciare il suo nome non è mai stato così bello.
-quando ho deciso di stare con te, sapevo a cosa andavo incontro. Ho scelto tutto di te, anche i momenti difficili, anche le tue paure. Non voglio un Spencer perfetto. Voglio te, esattamente come sei-
Lui scuote la testa, ma non si allontana.
-Ma io non sono abbastanza. Guarda dove sono finito. Ho fatto tutto quello che potevo per proteggere le persone che amo, e guarda cosa è successo. Ti ho deluso-
-Non osare- lo interrompo, il mio tono più deciso -Non osare dire che mi hai deluso. Non sei qui perché hai sbagliato, Spencer. Sei qui perché hai fatto una scelta difficile per una ragione che credevi giusta-
Vedo che le mie parole lo colpiscono.
I suoi occhi si riempiono di lacrime che cerca di trattenere, ma alla fine si arrende.
Si lascia andare, abbattendo quel muro che aveva costruito intorno a sé.
-Mi sei mancata- dice finalmente, la voce rotta -Ogni singolo giorno, ogni secondo. Ma avevo troppa paura di farti vedere cosa sono diventato-
Mi sporgo e premo un bacio sulla sua fronte, rimanendo così per un momento -Non importa cosa pensi di essere diventato. Per me, sei sempre Spencer. L’uomo che amo. L’uomo che amo anche in questa dannata tuta verde... Che, per la cronaca, ti dona-
Questo lo fa sorridere, appena, ma è abbastanza per me.
-Mi dispiace- mormora, appoggiando la fronte contro la mia.
-Non importa- gli rispondo, stringendolo di nuovo in un abbraccio.
Rimaniamo così fino a quando una guardia non entra nella stanza per avvertirmi che il tempo è finito.
Spencer mi guarda, e questa volta c'è una determinazione diversa nei suoi occhi.
-T/n, prometto che supereremo tutto questo. Insieme-
Io annuisco, prendendo la sua mano per un ultimo momento -Ti amo-
Quando esco dalla stanza, JJ mi aspetta fuori.
Non mi dice nulla, ma il suo sguardo mi fa capire che ho fatto la cosa giusta.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro