Sebastian Wilder [La La Land]
Entro nel Seb’s.
È vuoto.
Non ci sono clienti, nessuna musica registrata, solo lui.
Sebastian è seduto al pianoforte al centro della stanza, con la testa china e le dita che si muovono leggere sui tasti, quasi come se stesse accarezzando un amante invisibile.
Il suono è dolce, malinconico, e mi fermo sulla soglia, incapace di interrompere quel momento.
Mi appoggio al muro e lo osservo.
La luce calda delle lampade si riflette nei suoi capelli, e quella piega sulla fronte, segno del suo totale abbandono alla musica, mi fa sorridere.
Dopo un po’, mi decido.
Avanzo piano, quasi in punta di piedi, come se fare troppo rumore potesse rompere l’incantesimo.
Quando sono abbastanza vicina, lui alza lo sguardo, e il suo viso si illumina con un sorriso che riesce a essere sia sorpreso che affettuoso.
-T/n- dice, fermandosi di colpo.
La musica svanisce, ma il suono del mio nome sulle sue labbra sembra avere lo stesso effetto -Che ci fai qui?-
-Passavo di qui- rispondo, cercando di non sembrare troppo entusiasta -E ho pensato di vedere se il pianista di fama mondiale aveva bisogno di un pubblico-
-Sfortunatamente il pubblico è ridotto a uno- scherza lui, indicando il locale vuoto con un gesto teatrale -Ma direi che sei abbastanza.-
Mi avvicino ancora, fermandomi accanto al pianoforte.
Lui mi guarda per un momento, poi si sposta di lato sulla panca e dà una leggera pacca accanto a sé.
-Vieni- dice con quel suo tono casuale, ma gli occhi mi fissano con intensità -Ti insegno qualcosa-
-Oh no, Sebastian, non farlo- protesto, alzando le mani come a voler bloccare l’idea -Ho il senso del ritmo di un’armadio-
-Non serve il ritmo- risponde con un sorriso sornione -Serve il cuore. E tu ce l’hai. Dai, siediti-
Mi lascio convincere, ovviamente, e mi siedo accanto a lui.
Siamo così vicini che le nostre ginocchia si sfiorano, e cerco di non pensarci troppo.
Il pianoforte è massiccio e intimidatorio, ma la sua presenza accanto a me rende tutto più leggero.
-Guarda- dice, mettendo le sue mani sui tasti e suonando una melodia semplice -È facile. Prova tu-
Prendo un respiro e poso le mani sulla tastiera, ma non ho idea di cosa fare.
Sebastian sorride, poi, senza dire nulla, guida delicatamente la mia mano con la sua.
Il suo tocco è caldo e deciso, e improvvisamente non riesco a concentrarmi sul pianoforte.
-Vedi? Stai già suonando- dice con un tono che ha un pizzico di orgoglio.
-Certo, con te che fai il lavoro sporco- ribatto, alzando un sopracciglio.
Lui ride, un suono basso e profondo che mi fa vibrare il petto.
Poi, senza preavviso, si ferma.
Le sue dita restano sopra le mie per un attimo prima di spostarsi sulla mia guancia.
Lo sguardo di Sebastian si fa più serio, e io sento il cuore battere forte nel petto.
-Sai, sei piuttosto brava a sorprendermi- mormora.
-È una delle mie doti migliori- rispondo con un filo di voce, perché sono troppo concentrata su come la sua mano mi accarezza il viso.
Si avvicina lentamente, con gli occhi che si spostano dai miei alle mie labbra, e prima che possa dire o fare qualcosa, le sue labbra incontrano le mie.
La sua mano guida delicatamente il mio viso verso di lui, e l’altra si posa sulla mia schiena, attirandomi più vicino.
Mi perdo in quel momento, nel modo in cui mi bacia, come se fossi la sua nuova melodia preferita, qualcosa da scoprire nota per nota.
Quando ci stacchiamo, restiamo vicini, le fronti che si sfiorano.
Lui mi guarda con quel sorriso di chi sa esattamente l’effetto che mi fa.
-Vedi? Non è difficile suonare. Devi solo sentirlo-
-Parli del pianoforte o di quello che è appena successo?- chiedo, cercando di recuperare un minimo di lucidità.
Lui sorride ancora, ma non risponde.
E, sinceramente, non mi serve una risposta.
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