Sam Winchester [Spn]
Immagina per KatsukiBakugoWife
Spero ti piaccia 💚
Sono mesi che vivo nel bunker con i Winchester.
Già questa frase sembra l'inizio di una barzelletta: "Una volta c'erano due cacciatori e l'ex di uno dei due che vivevano nello stesso bunker…"
Divertente, no?
No.
Per niente.
La verità è che stare qui con Sam, condividere gli spazi, i pasti, le missioni e, occasionalmente, il divano davanti alla TV, è la forma più elaborata di tortura che il destino potesse inventarsi.
Ci siamo lasciati anni fa.
Beh, no.
Lui mi ha lasciata anni fa, con una di quelle frasi classiche tipo "Non è colpa tua, è colpa mia".
E ora eccoci qui, costretti a convivere perché il mondo è un posto pericoloso e i Winchester sono notoriamente pessimi a lasciarti fare di testa tua.
E Sam?
Sam è… Sam.
Alto, muscoloso, con quella faccia da cucciolo bastonato e il sorriso che potrebbe far sciogliere un iceberg.
È impossibile ignorarlo, soprattutto quando si aggira per il bunker con quegli assurdi capelli ribelli o quando lo becco senza maglietta (succede più spesso di quanto sia salutare per la mia sanità mentale).
Stasera, ad esempio, sono nel corridoio e lui è nella sua stanza, con la porta socchiusa.
Vedo la sua schiena, forte e larga, mentre si china su qualcosa sul tavolo.
Mi fermo un attimo, non perché voglia spiarlo (okay, forse un po’), ma perché ho questa malsana abitudine di complicarmi la vita.
Lo osservo per un istante, la luce soffusa che gli accarezza la pelle, e mi rendo conto che non ho mai smesso di amarlo.
Splendido.
Faccio per andarmene quando la porta cigola sotto il mio peso.
Sam si volta di scatto, le sopracciglia leggermente alzate in una domanda silenziosa.
I nostri occhi si incontrano, e in un attimo tutto il mio sangue decide di trasferirsi nel mio viso.
-Ehi- dico, cercando di sembrare casuale.
Fallisco miseramente.
-Ehi- risponde lui, con quel sorriso lento che mi fa venire voglia di urlare.
È gentile, caloroso, e mi fa sentire stupida.
Come sempre.
Entro nella stanza perché, a questo punto, scappare sarebbe troppo evidente -Stavo solo… passando-
-Passando- ripete, con un accenno di divertimento nella voce.
Non mi prende in giro, ma so che potrebbe -Tutto bene?-
-Tutto bene- mento, incrociando le braccia per proteggermi dal peso del suo sguardo -Perché non dovrebbe?-
Sam si avvicina, le mani infilate nelle tasche dei jeans, e inizia a scrutarmi con quella sua aria da psicanalista improvvisato -Non lo so. Sembravi un po’… distratta, ultimamente-
Distratta?
Oh, solo il fatto che il mio ex fidanzato con cui ho una quantità di irrisolti degna di una soap opera è anche il mio coinquilino.
Ma certo, Sam, sono distratta -Sto bene- ripeto, cercando di convincere entrambi.
Lui non sembra crederci -Hai evitato di parlarmi negli ultimi giorni-
-Non è vero!- protesto, troppo in fretta.
-Davvero?- La sua bocca si piega in un mezzo sorriso, e per un secondo mi chiedo come abbia mai potuto sopravvivere senza vederlo ogni giorno -Perché l’ultima volta che siamo stati nella stessa stanza, hai trovato un pretesto per uscire in meno di cinque minuti-
-Beh, ero occupata!- ribatto, sapendo benissimo quanto suona patetico.
-Perché mi eviti?- chiede, e il tono è serio ora.
Quasi… dolente.
Sospiro, sapendo che non c’è modo di uscirne -Non ti sto evitando. È solo… complicato, okay? Non è facile stare qui con te-
-Con me?- ripete, avvicinandosi un altro passo.
È vicino ora, abbastanza da sentire il calore del suo corpo -Pensavo che ci fossimo lasciati tutto alle spalle-
-Oh, certo- dico, sarcastica -Perché è così facile lasciarsi tutto alle spalle quando ci si vede ogni giorno, vero?-
Sam mi guarda, la sua espressione indecifrabile.
Poi scuote la testa, un sorriso stanco sulle labbra -Non ho mai smesso di pensare a te, sai?-
Le sue parole mi colpiscono come un fulmine.
Lo guardo, cercando di capire se sta scherzando.
Ma no, è serio.
Troppo serio.
-Sam…-
-No, aspetta- dice, interrompendomi -So che ti ho fatto del male. So che avrei dovuto gestire tutto diversamente. Ma ero spaventato. Ero… stupido-
-Eri un'idiota- confermo, perché la verità va detta.
Ma la mia voce trema, e lui lo nota.
-Mi dispiace- dice, con una sincerità che mi spezza -Mi dispiace davvero-
Non so chi si muove per primo, ma all’improvviso siamo uno di fronte all’altra, così vicini che posso vedere ogni dettaglio del suo viso.
La linea della mascella, la curva morbida delle labbra, quegli occhi che sembrano sempre guardarmi troppo in profondità.
La sua mano si solleva, esitante, fino a sfiorarmi la guancia.
Il suo tocco è delicato, quasi reverente, e mi sento come se stessi per esplodere.
-Se non vuoi che lo faccia, dimmelo- sussurra, la voce così bassa che quasi non la sento.
Non rispondo.
Non posso.
Tutto quello che riesco a fare è guardarlo, aspettando, sperando.
E poi mi bacia.
Le sue labbra sono morbide, lente, come se avesse paura di spezzarmi.
Ma c’è una fame in lui, un’urgenza che mi lascia senza fiato.
Le mie mani trovano il suo petto, le dita che si arrampicano sui suoi capelli, e il mondo si dissolve.
Quando ci separiamo, entrambi ansimiamo leggermente, le nostre fronti che si toccano.
Sam sorride, quel sorriso lento e timido che mi ha sempre fatto impazzire.
-Dovremmo parlarne- dice, il tono leggermente scherzoso.
-Parlarne?- ribatto, ridendo piano -Perché non lo facciamo più tardi?-
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