Robb Stark 🔵 [GoT]
Ambientato nella stagione 3, ep. 9
Il mondo è in fiamme.
Non letteralmente, ma è così che mi sento.
L’aria puzza di sangue e fumo, l’odore ferroso si mescola alla carne bruciata e alle urla soffocate.
La musica è finita da tempo, sostituita dal suono secco delle frecce che squarciano la carne e dalle grida straziate di uomini e donne che fino a un attimo fa ridevano e brindavano.
Sopra di me, Robb.
Il peso del suo corpo mi schiaccia contro il pavimento di pietra, il suo respiro è irregolare, rotto, troppo leggero.
Eppure è vivo. Ancora.
Faccio scivolare le mani sulla sua schiena, sulle pieghe della sua tunica lacerata e zuppa di sangue.
Il sangue non è mio. Non tutto, almeno.
-Robb…- Il suo nome mi si spezza in gola mentre con fatica lo sposto di lato.
Un lamento soffocato esce dalle sue labbra mentre lo adagio sulla schiena.
Il suo volto, quello di un re, è più pallido che mai, gli occhi azzurri vitrei e persi nel vuoto.
La bocca si socchiude appena, il petto si solleva debolmente in cerca di un respiro che non arriva.
-No, no, no, Robb, resisti, per favore- Gli prendo il viso tra le mani tremanti, il pollice sfiora la sua guancia sporca di sangue e sudore.
Sento la pelle fredda sotto le dita. Troppo fredda.
I suoi occhi si muovono, mi trovano.
Una scintilla di lucidità attraversa il suo sguardo annebbiato.
La sua mano cerca la mia con la poca forza che gli resta.
La stringo, forte, più forte che posso, come se il contatto potesse ancorarlo a me, alla vita.
-T/n…- La sua voce è un sussurro, un soffio spezzato dal dolore.
Una fitta mi squarcia il petto. Non voglio piangere ma è impossibile trattenere le lacrime quando lo vedo così, quando sento la sua vita scivolarmi via tra le dita.
-Non piangere… Amore- Robb cerca di sorridere, ma il risultato è solo una smorfia dolorosa -Non voglio… vederti piangere-
Un singhiozzo mi scuote. Scuoto la testa -Mi dispiace… mi dispiace tanto-
Mi dispiace di non aver potuto proteggerlo, di non essere stata abbastanza forte da impedirgli di venire qui.
Mi dispiace di non poter fermare il sangue che continua a scorrere, di non poterlo salvare.
-Ti vendicherò- Le parole escono con un nodo alla gola, impregnate di rabbia e disperazione -Lo giuro, Robb. Lo giuro sul mio sangue, su tutto ciò che ho. Li farò pagare tutti. Fino all’ultimo-
Lui inspira piano, dolorosamente. Il suo respiro è un sibilo spezzato.
-Non voglio…- La sua mano scivola sul mio viso, le dita sfiorano la mia guancia con una dolcezza che mi spezza il cuore -Non voglio che tu viva nell’odio… Sei troppo…-
La frase resta sospesa. I suoi occhi si chiudono per un istante troppo lungo. Il panico mi stringe la gola.
-Robb?- Scuoto appena la sua spalla, ma il suo corpo sembra pesante, il suo respiro più debole.
-Ti amo. Ora e per se...-
La sua voce è un sussurro così lieve che per un attimo temo di averlo solo immaginato.
Lo guardo, il cuore mi martella nel petto, le lacrime mi rigano il viso.
Il suo sguardo si perde nel vuoto, la luce azzurra dei suoi occhi si spegne lentamente.
Le sue labbra si muovono appena, una parola non detta, un’ultima promessa strozzata dalla morte.
E poi… silenzio.
Mi aggrappo a lui, al suo corpo ormai immobile, scuotendolo, chiamandolo, ma non risponde più.
Le mie mani tremano mentre lo stringo a me, il cuore impazzito nel petto.
Il suo volto è ancora lì, bellissimo nonostante il sangue che gli incornicia le labbra, nonostante la vita che lo sta abbandonando troppo in fretta.
-No, no, no… Robb, ti prego…- La mia voce si spezza in un sussurro soffocato dalle lacrime.
Lo scuoto piano, le dita che affondano nei suoi capelli sporchi di sudore.
Il suo corpo è pesante tra le mie braccia, troppo immobile.
Il suo petto non si solleva più, la sua mano che prima stringeva la mia è scivolata via, inerte.
-Robb…-
Mi chino su di lui, la fronte che sfiora la sua.
Il mio respiro è spezzato, il suo non c’è più.
I miei occhi vagano disperati sul suo viso, cercando anche solo un segno di vita, un ultimo battito, un miracolo.
Ma lui non mi guarda più.
Un dolore lancinante mi dilania il petto. Un vuoto che non potrò mai colmare.
Allora lo bacio.
Le mie labbra trovano le sue in un tocco disperato, quasi brutale, come se il contatto potesse riportarlo indietro.
Ma è troppo tardi.
Le sue labbra sono fredde sotto le mie. Ferme. Immobili. Senza vita.
Un altro singhiozzo mi scuote, le mie dita scivolano sulla sua mascella, carezzano il suo volto con la delicatezza con cui avrei dovuto amarlo più a lungo, per più tempo, per sempre.
Ma il nostro tempo è finito.
Lacrime calde gli cadono sulle guance, si mescolano al sangue, scivolano lungo la sua pelle come pioggia su una statua.
Lo stringo ancora, il mio viso nascosto contro il suo.
E giuro.
Giuro che questo massacro non resterà impunito.
Ma in questo momento, mentre tengo tra le braccia l’uomo che amavo, l’unica cosa che riesco a sentire è il suono della mia anima che si spezza.
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