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Pietro Maximoff [Marvel]

Il cielo sopra di noi è uno spettacolo.

Un manto scuro, trapuntato di stelle, il cui splendore viene appena offuscato dalle luci giallastre dei lampioni.

L’aria è fresca, frizzante, e porta con sé l’odore leggero dell’erba tagliata del parco.

Non c’è nessuno in giro a quest’ora, solo io e Pietro, seduti sulla panchina.

Lui è lì, accanto a me.

Si è appoggiato allo schienale con un’aria rilassata, una gamba distesa e l’altra piegata, il braccio allungato sulla spalliera, come se si sentisse padrone del mondo.

E, conoscendolo, probabilmente un po’ lo crede davvero.

-Ti vedo pensierosa, T/n- dice, inclinando la testa di lato con quel tono volutamente civettuolo-Troppo silenziosa per i miei gusti. Ti preoccupa qualcosa? O stai solo cercando un modo carino per dirmi che sono il tuo preferito?-

Lo guardo storto -Neanche in un universo parallelo, Maximoff.-

Lui ride.

-Ah, quindi ci hai pensato a un universo parallelo dove io sono il tuo preferito. Interessante-

Sbuffo, incrociando le braccia -Parlavo per assurdo-

-Mh-mh- Annuisce, ma lo fa con quell’aria di chi ha già deciso di interpretare le cose a modo suo -Lo sai che mi piaci quando fai finta di non sopportarmi?-

Fingo di ignorarlo, rivolgendo lo sguardo davanti a me.

Il vento smuove le foglie degli alberi, le ombre danzano per terra, e per un attimo mi sembra quasi che tutto il mondo sia fermo, immobile, in attesa di qualcosa.

Pietro invece non è mai fermo.

Tamburella le dita sulla spalliera, muove il piede avanti e indietro.

Anche quando è seduto, sembra sul punto di scattare via. Come se la velocità gli fosse entrata nel sangue.

E io, non so bene perché, mi ritrovo a fissargli le mani.

Sono affusolate, con le dita lunghe e scattanti, eppure sembrano anche incredibilmente delicate.

Mi chiedo come sarebbe sentirle sul mio viso.

Ops.

Scaccio il pensiero con un colpo di tosse. Pessima idea. Decisamente pessima idea.

Solo che ora lui mi sta guardando. Davvero guardando.

-T/n?-

La sua voce è più morbida, quasi incuriosita.

E il problema è che è troppo vicino.

Quando si inclina verso di me, posso vedere ogni dettaglio dei suoi occhi.

Hanno sfumature che non avevo mai notato prima, come il colore dell’oceano quando il sole ci batte sopra.

Oh, dannazione.

Sto facendo qualcosa di stupido, vero? Sicuramente sto facendo qualcosa di stupido, perché sento il cuore battere forte contro le costole e una vocina nella testa che urla corri!

Ma non corro. Invece, faccio la cosa più avventata di tutta la mia vita.

Chiudo gli occhi e… lo bacio.

È un bacio goffo, esitante, probabilmente il più impacciato della storia.

Le mie labbra sfiorano appena le sue prima che io mi scosti di scatto, sentendo il viso andare a fuoco.

Pessima idea. Pessimissima idea.
C’è un secondo di silenzio.

Poi lui ride.vRide.

Mi porto le mani sul volto, desiderando sprofondare sotto la panchina -Non dire niente-

-Oh no, no, no. Troppo tardi- Lo sento sghignazzare -Ma che cos’è stato? Un bacio o un colpo di vento?-

Mi azzardo a sbirciare tra le dita.

Ha quell’aria maliziosa che gli viene fin troppo naturale, gli occhi che scintillano di divertimento.

-Se ti fa tanto ridere, allora dimenticalo!- sbotto, cercando di alzarmi.

Ma Pietro è più veloce. Ovviamente.

Prima ancora che io possa muovermi, mi prende per il polso e mi tira di nuovo giù, costringendomi a guardarlo.

E questa volta non sta ridendo.

-Ehi- sussurra.

Poi mi prende il viso tra le mani.

Le sue dita sono calde, la presa sicura. Il mondo si fa sfocato attorno a noi, e io riesco a sentire solo il battito frenetico del mio cuore quando lui si avvicina.

Questa volta è lui a baciarmi. Ed è un bacio vero.

Lento, morbido, un po’ più sicuro del mio, ma comunque delicato.

Le sue labbra si muovono sulle mie con una tenerezza inaspettata, come se stesse assaporando il momento, come se non avesse bisogno di correre per una volta.

Mi ci vuole un secondo per capire cosa sta succedendo, per realizzare che Pietro Maximoff mi sta baciando sul serio.

E mi ci vuole ancora di più per convincermi che non è un sogno.

Quando finalmente ci stacchiamo, lui rimane vicino, con la fronte appoggiata alla mia e un sorriso soddisfatto sulle labbra.

-Ecco, così si fa-

-Idiota- mormoro, ma la mia voce trema un po’.

Lui ride piano, accarezzandomi la guancia con il pollice -Ti piaccio, eh?-

Mi limito a dargli una spinta leggera sul petto, ma il suo sguardo dice che ha già vinto.

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