Patrick Jane [The Mentalist]
Immagina per Sogia2809
Spero ti piaccia 💚
Mi piace osservare la vita che scorre dalla mia finestra.
È un po’ come guardare un film, ma senza dover pagare il biglietto o preoccuparsi del finale.
La mia casa è silenziosa, avvolta da quel tipo di quiete che a volte è un rifugio e altre un promemoria crudele.
Fuori, invece, c’è movimento, ci sono colori, suoni… persone.
Come quell’uomo che si è trasferito da poco nella casa accanto.
Lo vedo la prima volta mentre sistema i suoi mobili, o meglio, mentre dirige due poveri disgraziati che si occupano di tutto il lavoro pesante.
È biondo.
Sorride troppo e nasconde ancora di più.
Indossa una giacca leggera sopra una camicia bianca aperta al collo, come se fosse uscito da un servizio fotografico su come sembrare affascinanti senza provarci.
Lo osservo per qualche minuto, incuriosita.
Poi lui alza lo sguardo e, per un istante, i nostri occhi si incontrano.
Non scappo dalla finestra.
Non sono quel tipo di persona.
Lo guardo, dritto negli occhi, e inclino appena la testa in segno di saluto.
Lui sorride, un sorriso lento e affascinante che sembra dire: Ti ho vista.
E non so perché, ma sento una strana sensazione nello stomaco.
No, non le farfalle — quelle non si fermano da queste parti da un po’.
È qualcosa di diverso, qualcosa che non so ancora spiegare.
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Due giorni dopo, suonano alla porta.
Apro con un leggero sforzo, e mi trovo davanti lui.
Ha un mazzo di fiori selvatici in mano, come se li avesse raccolti per strada. Sorrido, incuriosita.
-Sei uno di quei vicini che porta torte o zucchero quando arriva?- chiedo, sarcastica.
-Non porto zucchero- risponde con una calma disarmante -Porto solo me stesso. E fiori-
Gli faccio spazio per entrare, nonostante l’istinto mi dica che non dovrei.
Ma è un istinto che ormai ignoro spesso.
Patrick, così si chiama, si guarda intorno, curioso, e io mi accascio sul divano, il respiro un po’ più corto del solito.
-Allora- inizia, sedendosi sulla poltrona accanto a me con una grazia quasi teatrale -Perché mi stavi spiando dalla finestra?-
-Perché sei interessante- rispondo senza battere ciglio -E perché c’è poco altro da fare quando si è… bloccati-
Non chiedo se sa.
So che lo sa.
È il tipo di uomo che osserva ogni dettaglio, che vede oltre le apparenze.
E non si smentisce.
-Sei malata- dice piano, senza giudizio, senza pietà.
Solo una constatazione.
Un po’ come se stesse dicendo che piove.
-Lo sono- confermo -E non c’è cura, se è questo che stai per chiedere-
Non c’è commiserazione nel suo sguardo, ed è un sollievo raro e prezioso.
Al contrario, c’è qualcosa di caldo, di vivo.
-Posso restare?- chiede, inclinando la testa come se la risposta non fosse già ovvia.
Scrollo le spalle, fingendo indifferenza -Se ti piace guardare qualcuno che non ha molto da fare, accomodati-
Sorride di nuovo, più dolcemente stavolta -A volte- dice -guardare è l’unica cosa che conta-
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I giorni diventano settimane, e Patrick diventa una costante, una presenza leggera e inaspettata.
Porta con sé storie, risate, e un modo tutto suo di vedere il mondo.
Non mi chiede mai come mi sento, né prova a riempire il silenzio con parole vuote.
Quando non riesco a muovermi troppo, si limita a sedersi accanto a me, a parlarmi di fiori o di stelle.
Ho scoperto che beve un sacco di te.
E ogni volta che entra nella stanza, il mondo sembra un po’ più luminoso.
Un pomeriggio, mi trova alla finestra, lo sguardo perso nel cielo grigio -Che cosa stai pensando?- chiede.
Che vorrei avere più tempo.
Ma non lo dico -Sto pensando a quanto sei fastidioso- rispondo invece, con un sorriso stanco.
Lui ride, una risata bassa e calda -È vero- ammette, avvicinandosi -Ma è il mio miglior pregio-
Si ferma accanto a me, e per un momento c’è solo il rumore del vento fuori.
Poi, inaspettatamente, prende la mia mano.
È un gesto semplice, quasi impercettibile, ma sento la sua forza, la sua dolcezza.
-Non devi affrontarlo da sola- dice, e la sua voce è un sussurro che si insinua tra le crepe che ho cercato di nascondere.
Mi volto verso di lui, il cuore che batte troppo forte, troppo veloce -Perché fai tutto questo?- chiedo, la voce rotta -Perché me?-
Lui sorride, e i suoi occhi brillano di qualcosa che sembra infinita pazienza -Perché ne vale la pena- risponde -E perché meriti di essere amata-
Il mio respiro si blocca, e prima che possa rispondere, lui si avvicina, lentamente.
Le sue labbra sfiorano le mie con una delicatezza che mi toglie il fiato, come se avesse paura di rompermi.
Il bacio è lento, dolce, eppure carico di emozioni che non avevo mai provato prima.
E in quell’istante, capisco che non sono sola.
Non lo sarò mai più.
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