Patrick Jane [The Mentalist]
Immagina per ValeriaPuglisi342
Spero ti piaccia 💚
La stanza di Patrick è un rifugio in cima a un mondo caotico.
È un po’ come lui: caotica in modo ordinato, un groviglio di cianfrusaglie che sembrano messe lì per caso, ma che in realtà hanno un posto preciso.
L’aria sa di tè, carta vecchia e, ovviamente, di lui.
Patrick è seduto sul divano, i capelli biondi spettinati più del solito, ma in quel modo che gli dà l’aria di qualcuno che si è appena svegliato o che ha sempre un segreto da nascondere.
Indossa la sua solita combinazione: camicia chiara e gilet, come se fosse pronto a risolvere un caso o semplicemente a stregarti con uno sguardo.
-Quindi- dico, appoggiandomi alla porta con un finto tono serio -cosa hai combinato oggi?-
Alza lo sguardo con quel sorriso disarmante -Niente di eccessivamente illegale, se è quello che ti preoccupa-
-Non ho detto che ero preoccupata- ribatto, avvicinandomi lentamente.
Mi siedo accanto a lui, ma Patrick non aspetta nemmeno un secondo.
Mi prende delicatamente per il polso, tirandomi più vicino -Sai- mormora -sei venuta qui per fare l’interrogatorio o per farmi compagnia?-
Lo guardo negli occhi, e quel blu-grigio mi cattura ogni volta -Forse entrambe le cose?-
-Furba- La sua voce è bassa, dolce, come se stesse sussurrando un segreto condiviso solo tra noi due.
Mi avvicino ancora, finché i nostri volti non sono separati da un soffio di distanza.
Mi bacia.
Lentamente, con una pazienza esasperante, come se avesse tutto il tempo del mondo e volesse assaporare ogni secondo.
Le sue labbra sono morbide, calde, e si muovono contro le mie con una delicatezza che mi fa venir voglia di sciogliermi.
-Sei troppo gentile- mormoro contro le sue labbra.
-Oh?- fa lui, con un accenno di sorriso.
Mi sfiora con le dita la guancia, il pollice che traccia una linea immaginaria sulla mia pelle -Dovrei essere più… rude?-
Rido piano e scuoto la testa -Sei perfetto così-
Ci baciamo di nuovo, più dolcemente questa volta.
Mi fa sentire al sicuro, come se tutto il resto del mondo potesse aspettare.
Mi dà un piccolo bacio sulla guancia, poi uno sulla fronte, come se non riuscisse a smettere.
E io non voglio che smetta.
Stiamo così, immersi nel silenzio confortevole, finché non sentiamo il rumore inconfondibile di passi sulla scala.
Ci irrigidiamo entrambi, ma troppo tardi.
La porta si spalanca, e lì, con le mani sui fianchi e lo sguardo di chi ha appena scoperto il segreto peggiore, c’è Lisbon.
-Ma guarda un po’- dice, con un tono che è metà divertito e metà esasperato -Vi becco in flagrante-
Patrick, ovviamente, non si scompone.
Mi dà un ultimo bacio sulla guancia, come se Lisbon non fosse lì, poi si volta verso di lei con il sorriso più innocente del mondo -Ciao, Lisbon. Ti stavamo aspettando-
Lisbon solleva un sopracciglio -Ah sì? E cosa stavate facendo, esattamente?-
-Parlavamo- risponde Patrick, spudorato.
Io cerco di non ridere, ma il rossore sulle mie guance mi tradisce -Parlavamo, davvero-
Lisbon scuote la testa, ma vedo il sorriso nascosto all’angolo delle sue labbra -Sapete che siete patetici, vero?-
Patrick sorride ancora, prendendo la mia mano nella sua -Patetici? No. Felici, forse-
Lisbon sospira e fa per andarsene, ma prima si gira una volta ancora -Chiudete la porta, la prossima volta-
E con un ultimo sguardo, se ne va.
Io e Patrick ci guardiamo, e scoppiamo a ridere -Chiudere la porta, eh?- sussurro.
-Un buon consiglio- dice lui, tirandomi di nuovo vicino per un altro bacio -Ma non oggi-
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