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Kimball Cho [The Mentalist]

Immagina per IM_JUST_A_GIRL___
Spero ti piaccia 💚

Sono completamente immersa nel mio rapporto, che sembra non finire mai.

Il caso si è chiuso da tempo, ma i dettagli burocratici non aspettano mai.

Ogni tanto mi fermo per un sorso di caffè, l’ennesimo della giornata, mentre la mia mente insegue pensieri che non sono solo legati al lavoro.

-Ti serve qualcosa?- sento la voce di Cho risuonare sulla soglia dell'ufficio.

Non lo guardo subito, perché so che se mi concentro su di lui, finirò per non concentrarmi sul rapporto.

Lisbon risponde, senza nemmeno alzare lo sguardo dal suo computer -Solo un secondo, Cho. Che c'è?-

Cho, come sempre, è un uomo di pochi fronzoli, con il suo completo impeccabile e il viso perennemente serio.

Si avvicina alla scrivania di Lisbon, le scambia due parole con lei, ma è chiaro che il suo intento è solo quello di fare una domanda rapida, niente di più.

Non sembra esserci nulla di interessante in quello che sta dicendo, quindi continuo a fissare il mio schermo, sperando che il tempo passi più velocemente.

Non è che mi dispiaccia Cho, anzi…

È solo che è sempre così, terribilmente serio, e questa sua serietà finisce per diventare una sorta di schermo che separa tutti, me compresa, dal vero Cho.

Quando finalmente esce dalla stanza, non posso fare a meno di ridere tra me e me.

È proprio un uomo di poche parole e ancora meno emozioni.

Ma c’è qualcosa di magnetico nel modo in cui si muove, nel suo sguardo che a volte tradisce una profondità che non lascia intravedere mai.

Un enigma, un po' come me.

Il resto della giornata passa senza particolari sorprese.

Lavoriamo al caso, io in coppia con Jane.

Finalmente arriva la fine della giornata.

Esco dal CBI, e mi fermo dall'altro lato del marciapiede.

Aspetto qualche minuto, il traffico intorno a me scorre come al solito.

E poi lo vedo.

Lui esce dal CBI, un po' come se non volesse farsi notare, ma gli riesce davvero male.

Si ferma a guardare, fa una rapida panoramica dell’area, e poi i suoi occhi si fermano su di me.

Ecco, ci siamo.

Si incammina, attraversa la strada senza fretta, ma con una determinazione che solo lui può avere.

Quando arriva vicino, solleva un sopracciglio, come se fosse sorpreso che sia lì.

Ma so che è solo una sua facciata.

Cho è sempre difficile da leggere, ma a modo suo è anche molto semplice.

Basta non farsi ingannare dalla sua espressione impassibile.

-Non ti basta mai il lavoro?- mi chiede, la sua voce è bassa, leggermente ironica, ma con quel suo tono che non lascia spazio a nessuna interpretazione.

-Stavo aspettando che arrivassi, se è per questo- rispondo con un sorriso che non nascondo -Pensavo di darti il tempo di finire di fare il tenebroso-

Lui sorride appena, ma è un sorriso che si riesce a cogliere solo se lo guardi da vicino.

Lo so che sta cercando di mantenere quella sua facciata impassibile, ma io ci sono abituata.

Ci mettiamo a camminare verso l’auto.

La città intorno a noi sembra allontanarsi man mano che ci allontaniamo dal CBI, e mi rendo conto che forse Cho è l’unico posto sicuro in cui voglio trovarmi.

Non dico niente per un po’, ma lui si accorge che sto sorridendo.

Alla fine, dopo un lungo silenzio, alza la mano e la stringe alla mia.

Non è un gesto da Cho, o almeno non sembra esserlo.

È qualcosa che non mi aspettavo, ma che mi fa sorridere ancora di più.

-Ogni tanto non fa male farsi vedere più… normale- dico, senza cercare di nascondere il mio tono beffardo.

Lui scuote la testa, ma c'è qualcosa nei suoi occhi che tradisce una emozione che preferirebbe tenere nascosta.

Mi fermo un attimo e lo bacio.

-Finalmente, un po’ di emozione- mormoro, mentre ci separiamo.

Cho non risponde, ma il suo sorriso diventa più genuino, più aperto.

Poi saliamo in macchina insieme.

Di muove silenziosa nel traffico della città.

Le luci dei lampioni scivolano attraverso il parabrezza, creando riflessi morbidi sul cruscotto.

Non riesco a trattenere un sorrisetto mentre lo guardo di sottecchi.

È concentrato sulla strada, con quella sua espressione impassibile che ormai conosco troppo bene.

-Allora, davvero non hai ancora capito come hai fatto a innamorarti di me?- domando, spezzando il silenzio per riprendere un discorso fatto settimane fa.

Lui non risponde subito, ma noto che il suo labbro inferiore si contrae leggermente, come se stesse trattenendo un sorriso. G

li occhi restano fissi sulla strada.

-Non è così complicato- dice finalmente, la sua voce è calma, ma con quel pizzico di ironia che amo -Tu non smetti mai di parlare. Credo di essermi arreso al rumore di fondo-

Fingo di essere offesa, spalancando gli occhi. -Rumore di fondo? Davvero, Kimball? Dopo tutto quello che faccio per renderti la vita interessante?-

Lui getta un rapido sguardo nella mia direzione, e per un attimo vedo quella luce divertita nei suoi occhi -Sì, interessante è un buon modo per definirlo. Anche se ogni tanto, sarebbe bello un po' di pace.-

Lo colpisco leggermente sul braccio, ridendo -Ammettilo, senza di me ti annoieresti a morte.-

-Non lo sapremo mai, vero?- ribatte, con una calma imperturbabile.

Ma c'è quel lieve sorriso che mi fa capire che, sotto quella corazza di serietà, è completamente coinvolto.

Mi appoggio contro il sedile, incrociando le braccia -Sai, non sei molto bravo a fare il romantico.-

-Non mi hai scelto per il romanticismo- ribatte lui, senza esitazione.

Mi scappa una risata -Touché. Ma, a proposito di romanticismo… dove mi stai portando?-

Lui scrolla leggermente le spalle, tenendo gli occhi fissi sulla strada -Da qualche parte dove possiamo mangiare. Sei insopportabile quando hai fame-

-Oh, quindi mi stai comprando con il cibo?-

-Mi sembra un buon compromesso- risponde, mantenendo quel tono calmo e asciutto.

Quando finalmente arriviamo, parcheggia davanti a un piccolo locale dall'aspetto accogliente.

Le luci calde all'interno promettono una serata tranquilla.

Scendiamo dalla macchina, e mentre ci avviamo verso l'ingresso, non riesco a trattenermi -Sai, nonostante tutto, penso che tu sia il miglior errore che abbia mai fatto-

Lui si ferma, mi guarda per un momento, poi scuote la testa, ma il suo sorriso è innegabile -E tu sei il miglior rumore di fondo che potessi avere-

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