Jim Gordon [Gotham]
Il sole filtra dalla finestra della cucina, proiettando ombre dorate sul tavolo mentre giro la pagina del mio libro.
È una di quelle mattine tranquille, rare, dove posso prendere il mio tempo senza fretta.
Il caffè è ancora caldo nella tazza accanto a me, e l’odore dei pancake appena fatti aleggia nell’aria.
Mi piace la calma.
Alzo lo sguardo dal libro, e lì, sulla soglia della cucina, c’è Jim.
Si è appena svegliato, ed è... be’, lui.
Indossa una canottiera bianca e un paio di jeans scuri che sembrano messi lì al volo.
Ha le braccia incrociate davanti al petto. Mi sta fissando.
Il suo sguardo è pesante, scruta ogni dettaglio come se stessi facendo qualcosa di incredibilmente interessante invece di leggere un libro e finire il mio caffè.
-Buongiorno- mormoro, con un accenno di sorriso.
Lui non risponde subito.
Inclina appena la testa, i capelli disordinati, e un’ombra di sorriso si disegna sulle sue labbra -Buongiorno- La sua voce è roca, ancora più profonda del solito.
Mi alzo dalla sedia, lasciando il libro chiuso sul tavolo, e mi avvicino -Ho fatto i pancake- annuncio, come se fosse la notizia più importante del mondo.
Jim mi segue in cucina, le sue braccia ora cadono lungo i fianchi, ma i suoi occhi non mi lasciano nemmeno per un secondo.
Sento il suo sguardo sulla schiena mentre mi chino per accendere il fornello.
Sento due mani posarsi sui miei fianchi.
Sorrido.
-Hai fatto i pancake?- ripete lui, ma c’è qualcosa nel tono che mi fa capire che non gli importa minimamente dei pancake.
Le sue mani si muovono con lentezza, salendo lungo i miei fianchi e poi scivolando sotto la mia maglia.
Le sue dita sono calde contro la mia pelle, un contrasto piacevole con il fresco della cucina.
Poi sento le sue labbra sfiorarmi il collo.
Un bacio, poi un altro, lento e deliberato.
Chiudo gli occhi per un istante, lasciandomi andare alla sensazione -Jim...-
Lui non risponde. Si limita a stringermi un po’ di più, il suo corpo caldo contro la mia schiena. Le sue mani esplorano la mia pelle con una sicurezza che mi fa sorridere.
Mi giro tra le sue braccia, e i suoi occhi incontrano i miei. Hanno quel colore chiaro che sembra sempre più intenso quando mi guarda così, come se fossi l’unica cosa che conta.
Cerco le sue labbra con le mie.
Le sue mani si muovono verso la mia schiena, scivolando con sicurezza, mentre le mie si posano sul suo petto.
La sua pelle è calda sotto le mie dita, e sento i muscoli tesi al mio tocco.
Poi, un clic. Il gancetto del mio reggiseno.
Mi rendo conto di cos’è successo un attimo prima che lui sorrida contro le mie labbra.
-Jim- Mi stacco leggermente, guardandolo con un misto di sorpresa e rimprovero.
Lui alza un sopracciglio, il suo sorriso da canaglia che si allarga sul volto -È successo per caso-
Lo guardo con aria scettica -Davvero?-
-Mh-mh- Si avvicina di nuovo, le sue labbra che sfiorano il mio orecchio -Colpa tua. Distrai-
Rido, scuotendo la testa -Dobbiamo andare al lavoro... La centrale-
-Lo so- mormora, ma invece di allontanarsi, mi stringe ancora di più contro di sé.
Le sue mani scivolano lungo i miei fianchi, poi solleva la mia maglia con un gesto deciso e la lascia cadere sul pavimento.
-Jim...-provo a protestare, ma la mia voce è un sussurro.
Lui non risponde.
Mi bacia di nuovo, e questa volta c’è una passione più intensa, quasi disperata, nelle sue labbra. Mi spinge delicatamente contro il bancone della cucina, e io sento il bordo freddo contro la mia schiena.
Le mie mani scivolano verso l’elastico dei suoi jeans, le dita che sfiorano la pelle scoperta.
Sento il suo respiro accelerare leggermente, e il mio cuore batte forte contro il petto.
-Jim- mormoro contro le sue labbra, un sorriso che si fa strada sul mio viso -I pancake li vuoi ora o più tardi?-
Lui si ferma un istante, il suo sguardo che si abbassa sulle mie labbra, poi risale ai miei occhi -I pancake possono aspettare-
Sorrido, e prima che possa rispondere, mi bacia di nuovo.
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