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Jhonny Lawrence [Karate Kid]

Il Dojo sembra quasi minaccioso dall'esterno, e non perché ci sia qualcosa di particolarmente spaventoso in un edificio con un’insegna al neon.

È quello che so che succede lì dentro, il motivo per cui sono ferma davanti alla porta senza riuscire a decidere se entrare o meno.

Era solo una sorpresa.

Un piccolo gesto carino per Johnny, del tipo che faccio raramente, perché lui non sembra il tipo che apprezza troppe attenzioni.

Eppure, eccomi qui, pronta a rompere il nostro equilibrio per portargli un caffè e dirgli che forse potrebbe prendersi una pausa per una volta nella sua vita.

Ma invece di bussare, sento un rumore.

Urla.

E colpi.

Tanti colpi.

Apro appena la porta, quel tanto che basta per vedere, e quello che vedo mi fa venire voglia di spaccare qualcosa.

Kreese è lì, in piedi davanti a Johnny, che urla cose come “debole” e “inutile”, mentre si avvicina con un’aggressività che ha poco a che fare con l’allenamento.

Lo spinge, lo provoca, lo attacca con movimenti che non sembrano insegnamenti, ma punizioni.

Johnny cerca di difendersi, ma non ha davvero possibilità.

Questo non è un confronto equo.

Questo è un uomo che cerca di schiacciare un altro.

Chiudo subito la porta, il cuore che mi martella nel petto.

Johnny non vorrebbe mai che lo vedessi così.

Lui è forte, orgoglioso, uno che sorride e si rialza sempre, anche quando è chiaro che avrebbe tutte le ragioni per restare a terra.

Mi appoggio al muro accanto all’ingresso, il caffè ancora in mano, e cerco di calmarmi.

Non posso entrare lì dentro e fare una scenata, anche se ogni fibra del mio essere vorrebbe farlo.

Devo aspettarlo.

Lui deve sapere che non importa cosa succede lì dentro, io sono qui fuori.

Dopo un tempo che sembra infinito, la porta si apre.

Johnny esce, la testa china e il respiro pesante.

Quando alza lo sguardo e mi vede, si ferma.

-T/n?- chiede, la voce sorpresa.

Non rispondo.

Mi avvicino e lo abbraccio, senza pensare troppo.

Lo stringo forte, e lui si irrigidisce per un momento, come se non sapesse cosa fare.

Poi, lentamente, le sue braccia si chiudono intorno a me, e posso sentire la tensione sciogliersi un po’.

Quando ci stacchiamo, alzo una mano per toccargli la fronte.

La ferita è piccola, ma c’è sangue, e basta a farmi venire voglia di tornare lì dentro e prendere a calci Kreese.

Johnny si sposta, scuotendo la testa.

-Non è niente- dice, la voce bassa.

-Johnny, hai una ferita sulla fronte, e non mi sembra “niente”-

-Sto bene, davvero-

-Ah, certo, perché gli uomini duri non sentono dolore, giusto? Johnny, hai del sangue sulla faccia. È il tipo di cosa che notano anche i tuoi ragazzi-

Lui sorride appena, ma si allontana di nuovo quando provo a toccarlo. -Lascia perdere, non è importante-

-Non è importante?- ripeto, incredula -Johnny, quel tizio lì dentro non può permettersi di trattarti così... Dovrebbe insegnare, non farti del male-

Il suo sorriso scompare, e per un momento sembra quasi... piccolo.

Quasi come il ragazzo che probabilmente è stato, tanti anni fa.

-È sempre stato così. Non importa-

-Johnny, importa eccome. Tu sei... tu sei migliore di lui. Sei migliore di tutto questo-

Lui mi guarda, e per un momento sembra che voglia rispondermi.

Poi, senza dire una parola, si avvicina e mi prende il viso tra le mani.

-T/n, basta- mormora, e prima che io possa dire qualcosa, mi bacia.

Mi tiene vicina, le sue mani ferme sul mio viso come se avesse paura che potrei scomparire.

È intenso, ma anche delicato, come se stesse mettendo ogni emozione in quel momento, cercando di dirmi tutto quello che non riesce a dire a parole.

Mi perdo completamente in lui, il mondo intorno sparisce, e tutto quello che posso sentire è il suo respiro e il battito del mio cuore che sembra andare a mille.

Ovviamente, è proprio allora che la porta del Dojo si apre di nuovo.

-Johnny, un buon guerriero non si distrae- dice Kreese, con un tono che mi fa venire voglia di tirargli qualcosa addosso.

Mi giro verso di lui, il mio sorriso dolce come veleno -Un buon maestro non prende a pugni i suoi allievi. Ma, ehi, forse sono io che non capisco niente di karate-

Johnny soffoca una risata accanto a me, ma Kreese non sembra divertito.

Ci lancia uno sguardo gelido prima di rientrare nel Dojo senza dire nulla.

Non appena la porta si chiude, Johnny scoppia a ridere.

Una risata piena, genuina, che mi fa sorridere a mia volta.

-Sai che hai appena insultato un veterano di guerra con una cintura nera, vero?-

-Beh, qualcuno doveva farlo- rispondo, alzando un sopracciglio.

Lui scuote la testa, ma c’è qualcosa nei suoi occhi, una luce che non vedevo da un po’.

Mi prende la mano e la stringe leggermente.

-Vieni- dice, tirandomi verso di sé -Ti porto via da qui prima che inizi a diventare cintura nera anche tu-

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