Jason Wylie [The Mentalist]
Sto parlando con Patrick del caso, o almeno ci sto provando.
Se ne sta seduto lì con quell’aria apparentemente assorta, le mani incrociate davanti a sé, lo sguardo fisso su di me come se stesse seguendo ogni parola.
Sembra attentissimo.
Solo che so che non lo è.
-...e quindi, secondo me, il testimone sta mentendo. La storia del gatto che salta fuori dalla finestra per giustificare il taglio sul braccio non regge. Probabilmente stava nascondendo qualcos-
-Wylie vuole invitarti al cinema-
Mi blocco.
Sento il cervello fermarsi bruscamente come un motore che si spegne in salita.
Sbatto le palpebre -Cosa?-
Patrick si inclina un po’ indietro sulla sedia, con il solito sorriso beffardo che gli si disegna sul volto ogni volta che sta per divertirsi a mie spese -Wylie. Vuole invitarti al cinema-
Ci metto un momento a realizzare che ha davvero detto quelle parole.
Forse non le ho sentite bene.
Mi sta prendendo in giro.
Deve essere così: -Scusami, ma che c’entra Wylie?-
-Te l’ho detto. Vuole invitarti al cinema.-
Mi viene da ridere, ma è quel tipo di risata che nasconde puro imbarazzo.
Quella risata che ti scappa quando vorresti evaporare all’istante -No, no. Ti sbagli. Non è possibile-
Patrick inarca un sopracciglio, e il suo sorriso si allarga.
Mi conosce troppo bene -E perché non sei felice? A te piace, no?-
Non ho mai desiderato tanto avere un superpotere come in questo momento.
Uno qualunque: invisibilità, teletrasporto, persino quello di poter congelare il tempo.
Invece rimango lì, inchiodata alla sedia, con la faccia che immagino stia diventando dello stesso colore di un pomodoro -Non so di cosa stai parlando.-
-Certo, certo- Patrick fa un gesto vago con la mano, come se lasciasse perdere, ma non ci credo neanche per un secondo.
Lo vedo negli occhi: ha già vinto.
Mi alzo di scatto -Ho lavoro da fare- dico, più per me stessa che per lui.
Mi dirigo verso la mia scrivania, cercando di sembrare disinvolta, ma la consapevolezza del suo sguardo divertito sulla mia schiena mi segue come un’ombra.
Arrivo alla mia postazione e cerco di concentrarmi.
Davvero.
Ma è più facile a dirsi che a farsi.
Wylie è seduto poco più avanti, chino sui suoi monitor, con quell’attenzione che gli invidio sempre.
Le dita scorrono rapide sulla tastiera, mentre il bagliore dello schermo gli illumina il viso.
Ha un’espressione tranquilla, quasi serena, e mi rendo conto che lo sto fissando da troppo tempo quando lui, come se sentisse il mio sguardo, si volta.
Mi sorride.
Un sorriso timido, quasi esitante, ma incredibilmente genuino.
È quel tipo di sorriso che ti si infila sotto pelle, che ti fa dimenticare di respirare per un istante.
Mi sento il cuore accelerare e abbasso subito lo sguardo sul mio computer, fingendo di essere immersa in chissà quale rapporto.
Ma non resisto.
Ogni tanto butto un’occhiata, giusto per assicurarmi che sia ancora lì.
E ogni tanto lui si gira, e i nostri sguardi si incontrano per un istante prima che entrambi distogliamo gli occhi, come due adolescenti colti in flagrante.
Alla fine, non ce la faccio più -Wylie?- chiamo, cercando di sembrare casuale, ma il tono della mia voce tradisce l’agitazione che mi ribolle dentro.
Lui si gira completamente verso di me, con quell’aria un po’ curiosa e un po’ nervosa che gli viene così naturale -Sì?-
Prendo un respiro profondo.
È adesso o mai più.
-Volevo chiederti una cosa.-
-Certo, dimmi-
-Ti andrebbe di venire con me al cinema stasera? Hanno appena fatto uscire quel nuovo film di fantascienza... pensavo potesse piacerti-
Lui mi fissa, e per un momento ho la sensazione che il tempo si sia fermato.
Poi lo vedo sorridere, ed è un sorriso diverso dai precedenti.
Più aperto, più felice -Wow. Sì, mi piacerebbe molto. E... a dire il vero, stavo pensando di chiederti la stessa cosa-
-Davvero?-
-Già- Si gratta la nuca, un po’ impacciato ma adorabile -Solo che non sapevo se ti piacesse quel genere di film-
-Oh, li adoro- rispondo, forse con un po’ troppo entusiasmo, ma ormai sono lanciata.
-Perfetto. Allora... a che ora ci vediamo?-
Decidiamo rapidamente i dettagli, e poi torniamo entrambi al lavoro.
O almeno ci proviamo.
Ogni tanto alzo lo sguardo verso di lui, e ogni tanto lo vedo guardare me.
E ogni volta che i nostri occhi si incontrano, non posso fare a meno di sorridere.
Ad un certo punto, mentre sono immersa nei miei pensieri, sento una voce familiare dietro di me -Che ti avevo detto?-
Mi giro di scatto, trovando Patrick che mi guarda con la solita espressione da "Io so tutto e tu no.”
-Non dire niente- gli ordino, cercando di sembrare seria, ma non posso fare a meno di sorridere.
Lui si allontana ridendo tra sé, e io scuoto la testa.
Sì, aveva ragione. Ma non glielo dirò mai.
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