Immagina per The_stupid_cat
Spero ti piaccia 💚

Le luci fluorescenti sopra di noi ronzano debolmente, un accompagnamento di sottofondo perfettamente irritante per questa conversazione che si sta trascinando da troppo tempo.

Dick è lì, di fronte a me, con quella sua aria un po' troppo concentrata e un po' troppo... beh, Dick.

Ha le mani intrecciate dietro la testa, i capelli disordinati che gli cadono sulla fronte e il modo in cui la maglietta gli aderisce è decisamente ingiusto.

Non che io lo stia notando, ovviamente.

-Quindi- sto dicendo, cercando di mascherare il nervosismo dietro un tono casual -se vuoi davvero andare avanti con questa cosa della squadra, forse dovresti smetterla di fare tutto da solo-

-Non faccio tutto da solo- ribatte lui, con quella voce bassa e profonda che mi fa venir voglia di lanciare qualcosa per distrarmi.

-Ah sì? Quando è stata l'ultima volta che hai chiesto aiuto?- incalzo, alzando un sopracciglio.

Lui alza gli occhi al cielo, ma non dice nulla.

Ecco, punto per me.

Mi sporgo un po' in avanti, giusto per dare il colpo di grazia.

-Sai, Dick, potresti renderti la vita molto più facile se fossi un po' meno testardo. Per esempio, potresti anche lasciarti piacere da qualcuno senza fare tutta questa fatica-

Ecco, è qui che lo dico.

Lo lascio cadere come una bomba nel mezzo della conversazione, con la stessa nonchalance con cui si potrebbe parlare del tempo -Sai, tipo me-

Le sue mani rimangono dietro la testa, ma il suo corpo si irrigidisce all'istante.

Il suo sguardo si blocca su di me, con quegli occhi azzurri spalancati come se gli avessi appena detto che Bruce Wayne fa il clown nei fine settimana.

È... oh mio Dio, è perfetto.

-Scusa, cosa?- chiede, la voce leggermente incrinata, come se avesse sentito male.

Lo guardo innocente, come se non avessi appena sganciato una bomba nucleare emozionale -Cosa?-

-Quello che hai appena detto- insiste, il tono sempre più perplesso.

-Oh- dico, alzando una spalla con indifferenza studiata -Dicevo che mi piaci. Pensavo fosse ovvio-

Ora sembra un personaggio di un cartone animato colpito da un mattone in testa.

Le sue mani scivolano dalla testa ai fianchi, e rimane lì, incredulo, la bocca leggermente aperta.

Posso praticamente sentire gli ingranaggi del suo cervello che si bloccano.

-Tu... tu pensi che io...-

-Mi piaci, sì- Completo la frase per lui, perché sembra che stia lottando per trovare le parole -Non è un grande segreto, sai? Sei un detective, Dick, pensavo l'avessi capito da solo-

Lui scuote la testa, come se cercasse di scrollarsi di dosso la confusione -Aspetta un attimo. Io ti piaccio?-

Ora tocca a me sospirare -Sì, Dick. Mi piaci. È stato davvero così difficile da capire?-

Per un momento, tutto è silenzio.

Il suo sguardo passa dal mio viso al pavimento, poi di nuovo su di me, come se cercasse di decifrare qualcosa.

E poi, finalmente, parla.

-Forse- dice lentamente, il fantasma di un sorriso che si fa strada sulle sue labbra -potremmo parlarne meglio... a cena?-

Ora sono io quella sorpresa.

Non mi aspettavo che accettasse così facilmente.

Lo fisso per un attimo, cercando di capire se sta scherzando.

-Stai chiedendo a me di uscire?- chiedo, inclinando la testa.

-Beh, tecnicamente, stai dicendo che ti piaccio da più tempo- risponde lui, con un piccolo sorriso che mi fa battere il cuore un po' più forte -Quindi sì, ti sto chiedendo di uscire-

Mi ritrovo a sorridere, anche se cerco di non sembrare troppo felice -Va bene. Ma niente cene eleganti. Mi piacciono i posti semplici-

-Perfetto- dice lui, facendo un passo avanti e guardandomi con quel sorriso un po' sghembo che fa sembrare che il mondo intero si sia fermato.