Derek Shepherd [Grey's Anatomy]
Immagina per Sogia2809
Spero ti piaccia 💚
(è stata una delle mie prime crush da piccola [si, guardavo Grey's Anatomy con i miei da piccola...])
Piove, tanto per cambiare.
Lo prendo come un segnale del destino: se smettesse, sarebbe un’apocalisse.
È un pensiero inutile e autocommiserativo, ma non ho molto di meglio a cui aggrapparmi mentre Derek, con i suoi capelli perfettamente spettinati e il suo sorriso mi passa accanto in corridoio.
-T/n- Mi saluta come se non fosse la persona più pericolosa della mia sanità mentale.
-Dr. Shepherd- Rispondo con un sorriso che spero sia diplomatico, ma probabilmente gronda un po’ di nervosismo.
Chiunque con due occhi e un cervello funzionante capirebbe che sto nascondendo qualcosa.
Purtroppo, Derek non è “chiunque”.
Lui mi conosce.
Da anni.
Migliori amici, complici, confidenti – chiamalo come vuoi, il succo non cambia: lui è il mio punto debole.
-Hai tempo per un consulto?-chiede, ma il tono suggerisce altro.
Non c’è nessuna urgenza medica.
Solo lui. E me.
E il mio cuore che batte come un tamburo impazzito.
La sala consulti è deserta, naturalmente.
Perché Derek non chiede mai un consulto reale; è troppo bravo per averne bisogno.
E io sono troppo stupida per rifiutare quando mi lancia quello sguardo da cane bastonato sotto la pioggia.
Mi prende per mano e mi guida verso il fondo del corridoio.
Lo stanzino delle forniture è troppo piccolo per due persone.
O forse è solo troppo piccolo per me e Derek.
Mi schiaccio contro uno scaffale, cercando di respirare mentre lui si avvicina, chiudendo la porta alle sue spalle.
-Non puoi continuare a fissarmi così- mormoro, cercando di concentrarmi sul fascicolo che ho davanti.
Non c’è nulla di interessante, ma è meglio del magnetismo innegabile del suo sguardo.
-Come?- chiede, fingendo innocenza.
Oh, certo. Lui, innocente. Come no.
Alzo lo sguardo.
Sbaglio.
È più vicino di quanto mi aspettassi, con quei dannati occhi blu che sembrano decisi a scavare dentro di me e tirare fuori tutto quello che cerco disperatamente di reprimere.
-Derek...- comincio, ma lui scuote la testa.
-Non dire il mio nome così...-
-Questa è una pessima idea- dico, senza un grammo di convinzione.
Lui non risponde subito.
È troppo occupato a guardarmi, come se fossi l’unica cosa interessante in tutto l’ospedale.
-Probabilmente sì- Finalmente parla, e il suo tono è così basso e caldo che mi fa venire i brividi.
E poi succede.
Le sue labbra trovano le mie in un bacio che non è per nulla professionale, per nulla amichevole, per nulla “da migliori amici”.
È urgente, disperato, e per un attimo dimentico tutto: le regole, le conseguenze, il fatto che questo non dovrebbe accadere.
Ma succede. E dannazione, è perfetto.
Quando usciamo, nessuno sembra accorgersi di nulla.
Non che mi aspettassi un applauso o una marcia della vergogna, ma l’idea che nessuno sappia cosa sia appena successo mi fa sentire quasi invincibile.
-Allora, domani pranzo?- mi chiede lui, con quella sua aria di innocenza studiata.
-Come sempre- Rispondo, cercando di sembrare normale, non come se avessi appena perso ogni brandello di autocontrollo.
Derek sorride. Lo odio. Lo adoro.
E lo so: questa non sarà l’ultima volta.
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