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Damon Salvatore❗[Tvd]


Essere morta, devo ammetterlo, mi dona.

Mi guardo nello specchio e quasi non mi riconosco.

La mia pelle è perfetta, i capelli sembrano una cascata di seta e gli occhi...

Oh, gli occhi sono un dannato incanto.

Mi brillano come se avessero rubato il riflesso della luna.

E dire che ieri ero un disastro ambulante.

-Dovresti smetterla di fissarti. La vanità amplificata è solo una delle gioie del pacchetto vampiro- la voce di Damon mi arriva alle spalle, suadente, intrisa di quella tipica ironia che sa tanto di schiaffo quanto di carezza.

Mi volto.

Lui è lì, appoggiato alla cornice della porta come se fosse stato scolpito lì da un artista capriccioso.

Giacca di pelle nera, sorriso da predatore e quegli occhi blu che ti scavano l'anima.

O quello che ne rimane, nel mio caso.

-Ti sei divertito a vedermi morire, Damon?- lo provoco, perché ora le emozioni mi scorrono addosso come fiumi in piena e il sarcasmo mi viene naturale.

Lui si limita a inclinare la testa, quel sorriso che non promette nulla di buono ancora più evidente -Se avessi voluto divertirmi, avrei portato i popcorn. Sai, drama queen lo sei sempre stata-

Lo odio.

Lo amo.

Voglio che se ne vada.

Voglio che si tolga quei vestiti.

Faccio un passo verso di lui.

Il mio corpo è un incendio e la sua presenza è come benzina.

Non mi aiuta che ora il suo profumo quel misto di pelle, legno bruciato e peccato sia ancora più pungente, più irresistibile.

-E adesso cosa faccio, maestro?- ironizzo, lasciando che una mano gli scivoli sul petto.

La sua camicia è aperta quanto basta per farmi capire che sotto c'è un paesaggio che non vedo l'ora di esplorare -Mi insegni tu a controllare queste emozioni amplificate?-

-Vuoi il corso rapido?- mi chiede, la sua voce bassa come un ruggito sommesso.

Annuisco.

Non so nemmeno più chi sta giocando con chi, ma so che mi piace.

In un lampo è su di me, mi spinge contro il muro con una forza che dovrebbe spaventarmi, ma non lo fa.

Il contatto è come una scarica elettrica, mi toglie il respiro o meglio, lo toglierebbe se ne avessi ancora uno.

-Prima lezione: non puoi controllarle- mi sussurra all'orecchio.

La sua voce è calda, avvolgente, un'arma letale -Puoi solo assecondarle-

Mi bacia, e tutto ciò che pensavo di sapere su passione, desiderio e bisogno svanisce in un istante.

Le sue labbra sono un assalto, un maremoto che non lascia scampo.

Mi perdo nel suo sapore, un misto di dolcezza e pericolo.

Le mie mani si muovono da sole, esplorano la curva della sua schiena, afferrano i suoi capelli.

Voglio di più, e lui lo sa.

Le sue mani mi stringono i fianchi, mi sollevano come se non fossi niente, come se fossi tutto.

-Seconda lezione-  mormora contro la mia pelle mentre scende con le labbra lungo il mio collo -amplifica il piacere. Goditelo. Tu non hai idea di quanto puoi sentire, T/n-

E ha ragione.

Ogni tocco è un'esplosione.

Ogni bacio è un fuoco d'artificio.

Mi sembra di essere viva per la prima volta, anche se la mia vita è tecnicamente finita.

Quando si ferma, solo per un istante, i suoi occhi blu trovano i miei.

Gli accarezzo la guancia e lui si abbandona al gesto.

Il legno scricchiola alle mie spalle, ma l'unica cosa che riesco a sentire è il calore del suo corpo contro il mio, la durezza di ogni linea, la potenza contenuta nelle sue mani che si stringono sui miei fianchi come se non volessero lasciarmi andare.

-Sei sicura di voler giocare con me, T/ n?- sussurra.

-Giocare?- rispondo, la mia voce un soffio roco, mentre le mie mani scorrono lungo la sua giacca di pelle per afferrarla e tirarlo ancora più vicino -lo non sono più quella da proteggere, Damon. Sono una di voi adesso-

-Ah, sì. Una di noi- mormora, con un sorriso che è puro veleno e tentazione.

Le sue labbra si schiantano sulle mie, e la parola fuoco prende tutto un altro significato.

È feroce, vorace, come se stesse cercando di divorarmi.

E io lo lascio fare, anzi, lo incito.

Le mie dita si insinuano nei suoi capelli, tirandoli appena, un gesto che lo fa ringhiare contro la mia bocca.

Dio, il suono.

È una vibrazione bassa, gutturale, che mi attraversa come una scossa.

Le sue mani si fanno audaci, viaggiano lungo i miei fianchi, scivolano sui contorni delle mie gambe, risalendo sotto il vestito.

Mi solleva come se fossi una piuma, premendo i miei fianchi contro il muro.

La mia schiena inarca al contatto, il mio respiro o quello che ne rimane si ferma.

-Le emozioni amplificate non sono solo un problema, sai?- mormora contro il mio collo, le sue labbra che tracciano una scia ardente sulla mia pelle -Sono anche un dono-

-Non mi sembra un problema in questo momento- riesco a rispondere, anche se il mio cervello è un vortice di sensazioni.

Le sue mani si stringono sui miei fianchi, spingendomi contro di lui con una tale intensità che riesco a sentire ogni fibra del suo corpo contro il mio.

La stoffa tra di noi è un fastidio, una barriera insopportabile.

-Damon...- il suo nome esce come un gemito involontario, un supplica a metà tra il desiderio e la frustrazione.

Lui sorride, quel sorriso malizioso che mi ha sempre fatto venire voglia di schiaffeggiarlo e baciarlo nello stesso momento -Cosa c'è, T/n? Pensavo non volessi giocare-

Stavolta sono io a prendere il controllo, le mie labbra che catturano le sue, i miei denti che mordono il suo labbro inferiore, abbastanza forte da farlo gemere.

Il suono mi incendia, mi rende ancora più audace.

Le sue mani si fanno più possessive, scivolano sotto il mio vestito, e la sensazione della sua pelle contro la mia è quasi troppo intensa.

Ogni carezza è come una scarica di adrenalina, ogni movimento amplifica il desiderio che mi brucia dentro.

-Devi imparare a controllarti, T/n,- mi dice, ma la sua voce è spezzata, e so che anche lui sta perdendo il controllo.

-E se non volessi?- gli rispondo, il sorriso sulle labbra mentre lo stringo più forte.

Lui ride, un suono basso, oscuro, prima di spingermi ancora più contro il muro, le sue labbra che scendono lungo il mio collo, i suoi denti che sfiorano la mia pelle in un modo che mi fa tremare.

-Spero tu sappia in cosa ti stai cacciando- mormora, un istante prima di baciarmi di nuovo.

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