Aaron Taylor-Jhonson [Attore]
-Andiamo... Non puoi fare l'offeso per tutto il giorno-
Il tono della mia voce è una via di mezzo tra lo scocciato e il supplicante, e non so nemmeno io come ci riesco.
Aaron è appoggiato al tavolo, il mento schiacciato sulle braccia, il fumo della sigaretta che si arriccia pigramente verso il soffitto.
Ha quel suo solito look da "torturato artista bohémien", e io lo so benissimo che lo fa apposta.
-Sto solo pensando- risponde senza nemmeno guardarmi.
La sigaretta è quasi finita, ma lui non ha nessuna intenzione di spegnerla.
Ah, i drammi.
-Pensando a quanto sei infantile, forse?- ribatto, incrociando le braccia e spostandomi davanti a lui.
Finalmente mi degna di uno sguardo, e accidenti a lui se non è bellissimo anche quando è ostinatamente ridicolo.
I suoi occhi sono di un azzurro quasi trasparente, ma ora si nascondono dietro un’ombra di sfida e – lo ammetto – una vaga vena di vendetta.
I capelli scuri gli ricadono sulla fronte, e il contrasto con la luce azzurra del fumo rende tutto maledettamente cinematografico.
-Non sono io quello che ha deciso di criticare il mio modo di fare davanti a tutti, T/n- La sua voce è bassa, quasi un sussurro, e so che sta calcando la mano.
-Era solo un commento, Aaron! Cristo, non è che ti ho insultato la madre-
Lui sbuffa, una nuvola di fumo che mi arriva dritta in faccia -A volte, sei davvero impossibile-
-Oh, certo, perché tu sei un santo- ribatto, ma c’è già un sorriso che cerca di spuntare sulle mie labbra.
Lui mi sta testando, e io sto per cedere.
Mi avvicino, accovacciandomi davanti a lui.
Le nostre facce sono a pochi centimetri di distanza, e posso sentire l’odore del tabacco e della sua colonia.
-Ti prego- gli dico, e la mia voce si abbassa, quasi un sussurro -Smettila di fare l'offeso. Sei insopportabile quando fai così-
-Ah sì? E tu cosa sei, esattamente?-
Mi sporgo di più, finché non riesco a sfiorargli il viso con le labbra.
Un bacio leggero, appena sulla sua guancia ruvida di barba.
E poi un altro, più vicino alla mascella.
-Aaron- mormoro, e sento il suo respiro cambiare.
Non resiste.
Lo so.
Lo conosco troppo bene.
Un sorriso gli scappa, e anche se cerca di nasconderlo, è lì.
Gli bacio l’altra guancia, poi il naso.
Lui scuote la testa, ma sta già mollando la presa.
-Sei insopportabile- mi dice, ma c’è un’ombra di divertimento nella sua voce.
-E tu sei il re del dramma- ribatto, ma prima che possa dire altro, mi afferra per la vita e mi tira sulle sue gambe.
-Sei fortunata che sei carina- mi sussurra all’orecchio, la sua voce bassa e leggermente roca.
-Carina?- ribatto, fingendomi indignata, ma il suo sorriso è contagioso, e non posso fare a meno di ridere mentre lui inizia a riempirmi di baci sul collo e sul viso.
-Carina- ripete tra un bacio e l’altro, e poi le sue labbra trovano le mie.
La sigaretta cade a terra, dimenticata.
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