Travis Bickle [Taxi Driver]
L’aria è fresca, umida, come se la città volesse prendersi una pausa dal suo solito caos.
Siamo appena usciti dal cinema, e camminiamo lentamente lungo il marciapiede.
Travis è accanto a me, con quel passo incerto che ha, come se non fosse mai davvero sicuro di appartenere a nessun posto.
È così che lo vedo: fuori posto, incompreso, eppure… terribilmente affascinante.
-Ti è piaciuto il film?- chiedo, più per rompere il silenzio che per curiosità.
Lui non mi guarda subito.
Tiene gli occhi bassi, lo sguardo perso nel vuoto, e io mi chiedo se stia riflettendo su chissà quale angolo buio della sua mente.
Finalmente solleva lo sguardo, quegli occhi chiari che sembrano vedere troppo, e annuisce.
-Era... ok- risponde piano.
Non è esattamente un elogio entusiasta, ma per Travis è già tanto.
Sorrido.
Non posso farne a meno.
C’è qualcosa di disarmante in lui, in quella sua calma apparente che nasconde un mondo intero di emozioni tumultuose.
Eppure, in questo momento, accanto a me, sembra quasi tranquillo.
Quasi.
-Solo ok?- lo stuzzico, dandogli una leggera spinta con la spalla.
Lui si ferma.
Mi guarda, e c’è un’espressione che non riesco a decifrare del tutto.
È dolcezza?
Forse sorpresa?
O è quella sua solita, enigmatica tristezza che lo accompagna ovunque?
-Non mi importa del film- dice, con la voce bassa, come se stesse confessando un segreto -Mi importa di essere qui… con te-
Ecco, colpo basso.
Sento il cuore fare una capriola nel petto, e per un attimo non riesco a parlare.
Non me l’aspettavo.
Non da lui.
Non così.
Cerco di rispondere con ironia, come faccio sempre, ma le parole mi sfuggono.
-Travis, sei terribile- mormoro, più per nascondere l’emozione che altro.
Ma lui sorride appena, un sorriso piccolo, quasi timido, e io sento le ginocchia diventare molli.
E poi, all’improvviso, mi afferra la mano.
È un gesto goffo, un po' impacciato, ma ha una delicatezza che mi disarma completamente.
-Non sono bravo con le parole- dice, stringendomi le dita -Ma so questo: quando sto con te… è diverso-
Non c’è più ironia.
Solo un silenzio carico di qualcosa di più grande di noi.
E poi succede.
Si avvicina lentamente, così vicino che sento il suo respiro mescolarsi al mio.
Mi bacia, un bacio breve, dolce, che mi lascia senza fiato.
Si stacca appena, ma solo per guardarmi, e poi torna a baciarmi.
Ogni bacio è breve, ma intenso, come se avesse paura di perdermi.
-Travis..- sussurro, ma lui non mi lascia finire.
Mi spinge delicatamente contro il taxi parcheggiato dietro di noi, e le sue mani si posano sui miei fianchi.
Mi bacia ancora, più a lungo questa volta, e c’è un’urgenza in quel bacio, una disperazione silenziosa che mi spezza e mi riempie allo stesso tempo.
Il metallo freddo del taxi dietro di me fa contrasto con il calore del suo corpo, e io mi aggrappo a lui come se fosse l’unica cosa che mi tiene ancorata al mondo.
Quando finalmente si stacca, entrambi senza fiato, mi guarda con un’intensità che mi fa tremare.
-Andiamo- dice, la voce roca, e apre la portiera del taxi.
Saliamo insieme, e mentre il motore si accende e la città inizia a scorrere fuori dai finestrini, mi sento finalmente al sicuro.
Con lui.
Sempre con lui.
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