Patrick Jane [The Mentalist]
C’è qualcosa di profondamente ingiusto nel modo in cui dorme.
Patrick Jane, l’uomo che non spegne mai il cervello, che sfodera sorrisi ironici come fossero armi e che sembra sempre un passo avanti a tutti, adesso è qui accanto a me, profondamente addormentato.
I suoi capelli biondi sono un disastro – come al solito – e le sue ciglia si riposano sulla pelle chiara delle guance.
È immobile, la bocca leggermente socchiusa, il respiro lento e regolare.
Non dovrei essere qui.
Non dovrei essere in questo letto, con lui accanto, a guardarlo come se fosse il protagonista di una stupida favola romantica.
Eppure eccomi.
Con il cuore che batte così forte che mi sorprendo che non lo svegli.
È come se il semplice fatto di essere qui con lui, così vicino, fosse troppo.
Troppo per il mio cuore, troppo per i miei pensieri.
C’è qualcosa in Patrick che mi disarma.
Èil modo in cui sorride, un sorriso che mi fa sentire come se sapesse tutto di me – ogni segreto, ogni paura, ogni sogno che non ho mai confessato a nessuno.
È il modo in cui parla, con quella voce morbida, quasi ipnotica, che riesce sempre a calmarmi anche nei momenti peggiori.
È il modo in cui mi guarda, a volte.
Come se fossi più di quello che credo di essere.
E sto cadendo.
Lo so.
Mi sento come se stessi scivolando verso qualcosa che non posso controllare, qualcosa che non posso fermare.
Non so quando è iniziato, non so perché.
Ma so che, ogni giorno che passo accanto a lui, il mio cuore si avvicina sempre di più al bordo.
Lo guardo ora, così vulnerabile nel sonno, e il peso di tutto quello che provo mi schiaccia.
Non è solo affetto.
Non è solo attrazione.
È qualcosa di più grande, di più profondo, qualcosa che non ho mai provato prima.
E mi spaventa a morte.
Alzo una mano, quasi senza rendermene conto, e sfioro la sua guancia.
La sua pelle è morbida sotto le mie dita, calda, viva.
Traccio la linea del suo zigomo, la curva della sua mascella.
È perfetto.
Non perfetto nel senso comune del termine, non perfetto perché senza difetti.
Perfetto perché è lui.
E in questo momento, non mi importa più di niente.
Non del fatto che sia Patrick Jane, l’uomo che ha perso tutto e che non crede più nell’amore.
Non del fatto che io sia, probabilmente, solo un pezzo della sua scacchiera.
In questo momento, c’è solo lui.
E io.
Mi chino leggermente verso di lui, il cuore che batte così forte che mi sembra di non poter respirare.
Mi fermo per un istante, indecisa, con le labbra a pochi centimetri dalle sue.
E poi, lentamente, lo bacio.
Le sue labbra sono morbide, e per un momento è tutto perfetto.
Perfetto come un sogno, perfetto come qualcosa che non avrei mai osato desiderare.
Quando mi stacco, i suoi occhi sono aperti.
Mi sta guardando, e c’è qualcosa in quel suo sguardo che mi toglie il fiato.
Non dice nulla.
Non c’è bisogno.
C’è solo un sorriso, piccolo, quasi impercettibile, ma più sincero di qualsiasi parola.
E in quel momento, lo so.
Non c’è più modo di tornare indietro.
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