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Patrick Jane [The Mentalist]

-T/c- rispondo al telefono, come sempre.

La voce di Wade irrompe dall'altro capo del telefono -T/n...-

-Tutto bene? Cos'è successo?-

-O'Laughlin é morto- dice freddo.

Alla fine era Craig la talpa di Jhon il Rosso.

Chissà come si sentirà Grace.

Sospiro -Come sta Van Pelt?- domando.

-Bene, credo... Hanno sparato a Lisbon ma nulla di troppo grave-

-Menomale- dico ma so che non mi sta dicendo qualcosa, conosco mio fratello -Che altro?-

-È...-

-Cosa Wade? Ti è successo qualcosa?-

Rista un'istante -No... No, è per Jane-

-Patrick?-

---

Aspetto davanti all’ascensore, nervosa.

Le porte si aprono con un lieve scatto e Patrick è lì, in mezzo a due agenti che lo scortano come se fosse un pericoloso criminale.

Lui tiene lo sguardo basso, l’espressione impenetrabile, ma so che sotto quella calma apparente c’è un uragano.

Non sarebbe Jane, altrimenti.

Mi avvicino mentre lo portano via, il mio cuore che batte all’impazzata, ma lui non mi guarda.

Non mi degna nemmeno di uno sguardo.

Perfetto.

Prima si mette nei guai e poi decide che ignorarmi è la scelta migliore.

Cho mi lancia un’occhiata di comprensione mentre si ferma fuori dalla stanza degli interrogatori -Vai, ma non fare cavolate- dice, mentre apre la porta.

Entro senza pensarci due volte, chiudendomi la porta alle spalle.

Jane è seduto al centro della stanza, le mani incrociate davanti a sé e lo sguardo fisso sul tavolo, come se stesse contemplando i misteri dell’universo o solo il modo migliore per farmi perdere la pazienza.

-Ciao, agente- dice infine, alzando lo sguardo con quel mezzo sorriso che non riesco a decifrare.

Non rispondo nemmeno.

Mi avvicino e lo abbraccio, stringendolo forte, come se potessi in qualche modo proteggerlo da tutto questo caos.

Sento le sue braccia rigide lungo i fianchi, ma poi lo percepisco cedere, un lieve tremito che percorre il suo corpo.

Lo sento respirare contro il mio collo, un respiro profondo che sembra l’unico da chissà quanto tempo.

-Sei un idiota- mormoro, con la voce che mi trema -Ma dovevi proprio farlo?- gli accarezzo i capelli.

Lui ride piano, una risata senza gioia -Be’, T/n, dovevo cogliere l’occasione… Sai, quelle non si presentano tutti i giorni-

Mi stacco quanto basta per guardarlo in faccia.

I suoi occhi azzurri sono più scuri del solito, carichi di una stanchezza che non avevo mai visto prima -Avresti potuto morire- dico, cercando di non suonare troppo melodrammatica, ma senza riuscirci granché.

-Ma non sono morto- replica con un tono che vuole essere rassicurante, ma riesce solo a irritarmi di più -E nemmeno Lisbon. Anche se penso che non sarà felice quando scoprirà che l'ho fatto senza dirle niente-

-E nemmeno io lo sono, per la cronaca- ribatto, incrociando le braccia al petto -Ma come ti è saltato in mente di sparare a John il Rosso in un centro commerciale pieno di gente? Non potevi almeno aspettare un luogo più… appartato?-

Lui alza le spalle, come se fosse la cosa più ovvia del mondo -Quando l’occasione si presenta, devi coglierla. Anche se è fra il reparto casalinghi e quello dei giocattoli-

Mi ritrovo a ridere mio malgrado.

È tipico di Patrick: riuscire a far sembrare una tragedia una commedia, anche quando la posta in gioco è la sua stessa vita -Sei davvero irrecuperabile-

-Lo so- risponde, e per un attimo il sorriso si spegne, lasciando trasparire tutta la fatica e il dolore che si porta dietro -Ma almeno adesso è finita, T/n. Non dovrò più guardarmi le spalle ogni giorno, non dovrò più vivere per inseguire un fantasma-

Mi siedo accanto a lui, appoggiando una mano sul suo braccio -E adesso?- gli chiedo, piano -Cosa farai adesso che hai ottenuto la tua vendetta?-

Lui distoglie lo sguardo, come se non fosse sicuro della risposta -Adesso… vedrò di restare fuori di prigione, per cominciare. Poi, forse, potrei prendermi una vacanza. Che ne dici? Hai sempre parlato di quel viaggio in Europa.-

-Già, ma pensavo di farlo senza dover prima tirarti fuori dai guai-

-Che vuoi farci- dice con un sorriso che torna a brillare -sono un tipo impegnativo-

-Sei molto più che impegnativo, Patrick. Sei una vera rogna- Ma lo dico senza rabbia, solo con un affetto rassegnato.

Perché, alla fine, anche se è complicato e incosciente, non riesco a immaginare la mia vita senza di lui.

Lo guardo per un istante, e so che dovrei continuare a mantenere le distanze, che dovrei rimanere razionale e professionale.

Ma c'è qualcosa nei suoi occhi – un mix di sollievo e vulnerabilità che non avevo mai visto – che mi spinge oltre il limite.

Senza pensarci troppo, mi avvicino e lo bacio.

Le nostre labbra si incontrano con una dolcezza inaspettata.

Il bacio è inizialmente lento, come se entrambi stessimo testando il terreno, cercando di capire se sia reale o solo un'illusione.

Poi, sento Patrick ricambiare con più forza, le sue mani che salgono lungo le mie braccia fino a stringermi il volto.

Il calore delle sue dita sulla mia pelle mi fa rabbrividire, e l'odore del suo profumo – un misto di tè e qualcos'altro.

Mi spingo contro di lui, premendo il mio corpo al suo come se potessi ancorarlo a me, come se potessi in qualche modo proteggerlo da tutto quello che dovrà affrontare.

Le sue labbra si muovono contro le mie con una passione che non avevo previsto, e per un momento dimentico dove siamo, dimentico che fuori da questa stanza ci sono agenti che aspettano di farmi uscire, che questo potrebbe essere l’ultimo momento di tregua prima di una lunga battaglia legale.

Sento il suo respiro farsi più rapido mentre una delle sue mani scivola dietro la mia nuca, le dita che si intrecciano ai miei capelli.

Io afferro la sua camicia, stringendola come se potesse impedirmi di allontanarmi da lui.

La sensazione delle sue labbra morbide, del suo calore, della sua pelle contro la mia… è come se fossi improvvisamente viva in un modo che non avevo mai conosciuto prima.

Alla fine, ci stacchiamo per riprendere fiato.

Resto a pochi centimetri dal suo viso, guardandolo dritto negli occhi.

La sua espressione è incredibilmente seria, gli occhi azzurri che brillano di un'emozione che non riesco a decifrare -T/n...- sussurra, e per un attimo sembra che non sappia cosa dire.

Io gli passo una mano lungo la guancia, il pollice che accarezza la linea della mascella -Non preoccuparti- dico, cercando di suonare sicura anche se dentro di me sento il cuore battere all'impazzata -Ti tirerò fuori di qui, lo prometto-

Prima che lui possa rispondere, sento bussare alla porta.

Cho si affaccia, il volto impassibile.

-T/n, è ora di andare-

Mi stacco da Patrick con riluttanza, gli occhi che non riescono a staccarsi dai suoi -Io ci sarò- dico, più per convincere me stessa che lui -Non importa cosa succeda, ti farò uscire-

Lui mi sorride, un sorriso stanco ma autentico -Lo so- risponde, con una calma che sembra quasi surreale -Non ho mai dubitato di te-

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