Patrick Jane [The Mentalist]
Immagina per Leggo_perch3MiPiac3
Spero ti piaccia 💚
In ufficio è una di quelle giornate rare in cui sembra che il mondo esterno abbia dimenticato di chiamare, mandare email o, per lo meno, fare un rumore decente.
L’open space è quasi deserto, e per "quasi" intendo dire che, oltre a me, l’unico altro essere umano presente è Patrick Jane, appollaiato sul suo solito divano come un felino pronto ad attaccare.
Ma in questo caso l'attacco è un gioco mentale, ovviamente.
Io, sfortunatamente o fortunatamente (dipende dai punti di vista), sono la sua vittima designata di oggi.
Non che mi dispiaccia, per carità, ma so benissimo dove porta tutto questo: un trucco.
Patrick è affascinante, lo riconosco, ma ho imparato a diffidare di lui ogni volta che apre bocca.
Quel sorriso sornione nasconde sempre un piano ben preciso, un trucco di prestigio che vuole farmi cadere in qualche tranello mentale.
E oggi non fa eccezione.
-Vuoi vedere qualcosa di interessante?- chiede, come se fosse un semplice passatempo da pausa pranzo.
-Interessante per chi?- rispondo, sollevando un sopracciglio.
Mi giro lentamente sulla mia sedia, fingendo indifferenza, anche se so benissimo che questa sarà la mia fine.
Non posso resistere quando Jane si mette in modalità ‘prestigiatore da strada’.
-Per tutti e due- dice, con quell’aria da bambino che ha appena trovato un giocattolo nuovo.
Si alza con calma dal divano, avvicinandosi come un predatore.
Non è intimidatorio, affatto.
È più... affascinante, se devo essere sincera.
È così sicuro di sé, così rilassato.
Indossa uno dei suoi soliti gilet eleganti, con la camicia bianca impeccabile e i pantaloni scuri.
Sembra uscito da una pubblicità di abiti su misura.
Tutto a posto, come sempre.
Tranne il caos che inevitabilmente scatena nella mia testa ogni volta che decide di "giocare".
-Ok, Jane. Cosa vuoi stavolta?- Chiedo, cercando di sembrare annoiata, anche se in realtà sono curiosa.
Lo sono sempre.
Dopotutto, chi non lo sarebbe con lui nei paraggi?
-Non devi fare altro che lasciarti andare. Fidati di me- risponde, il suo sorriso si allarga di qualche millimetro, appena abbastanza per farmi capire che sa esattamente cosa sta per succedere.
-Ah, certo, perché fidarsi di te ha sempre funzionato benissimo- commento sarcastica, ma alla fine sbuffo e gli faccio cenno con la mano di avvicinarsi.
Non che avessi molte alternative.
Non c'è nessun altro qui, e non ho di meglio da fare, apparentemente.
Patrick si avvicina al mio lato della scrivania, si piega leggermente in avanti, posizionando le mani sul bordo del tavolo.
Mi fissa intensamente, i suoi occhi blu brillano di quella solita luce divertita e un po' pericolosa.
-Allora, T/n… ho una domanda per te-
Oh no.
Le domande di Patrick sono sempre l’inizio della fine.
-Dimmela- sospiro, già preparando la mia mente a trovare la trappola nascosta.
-Qual è la tua carta preferita in un mazzo di carte?-
Aspetta, cosa?
Lo guardo un attimo, cercando di capire il trucco dietro una domanda così banale.
-Cosa? Perché? Cosa c’entra una carta con… qualsiasi cosa stiamo facendo?-
Patrick si limita a sorridere -Scegli una carta, T/n. Non devi fare altro-
Gli lancio uno sguardo dubbioso, ma alla fine decido di giocare -Okay, la Regina di Cuori-
Jane sorride di nuovo, e questa volta noto che è un sorriso soddisfatto.
Oh no, mi ha già fregata, vero?
-Perfetto- dice, tirando fuori un mazzo di carte dal taschino interno del suo gilet.
Lo apre con un movimento fluido, facendo scorrere le carte tra le mani come un croupier professionista -Adesso, prendi una carta. Non guardarla, solo prendi una e tienila stretta-
Sollevo un sopracciglio, ma faccio come dice.
La tiro fuori, la stringo nel pugno senza guardarla, come mi ha ordinato.
-Adesso- continua -dimmi solo una cosa. Secondo te, quella è la tua carta preferita? La Regina di Cuori?-
Mi fermo, incrocio le braccia e lo fisso.
-Non lo so, Jane. Potrebbe esserlo, potrebbe non esserlo. Questo lo sai solo tu.-
Lui ride leggermente -Ah, ma il punto è che lo sai anche tu, T/n. Devi solo lasciarti andare e fidarti del tuo istinto. È la Regina di Cuori?-
Mi mordicchio il labbro inferiore, non volendo dargli la soddisfazione di giocare esattamente come vuole.
-Sì, è la Regina di Cuori. Ma so già che mi stai fregando-
Patrick scuote la testa, quasi con una finta delusione -Poca fiducia, poca fiducia- Poi si allunga e, con un gesto rapido, mi toglie la carta dalla mano.
Sento un leggero fremito attraversarmi.
È troppo veloce, troppo preciso.
Eppure, ogni volta riesce a sorprendermi.
Gira la carta con un movimento teatrale e... sì. Ovviamente, è la Regina di Cuori.
-Ma come...?- inizio, fissando la carta come se potesse spiegarsi da sola.
Jane ride, e c'è quel luccichio nei suoi occhi che mi dice che ha goduto ogni secondo di questo piccolo trucco -Non hai ancora capito? Sei stata tu a scegliere la carta. Io non ho fatto nulla-
-Non è possibile- Scrollo la testa, cercando di non lasciargli vedere quanto sono realmente impressionata -Deve esserci un trucco. Hai manipolato il mazzo o qualcosa del genere-
-Magari- Si allunga, si appoggia alla mia scrivania come se avesse tutto il tempo del mondo e mi fissa con quel suo sorriso malizioso -Ma non è importante come l’ho fatto. Quello che conta è che, anche quando pensi di avere il controllo, in realtà lo hai solo in parte. È una questione di fiducia reciproca, T/n-
-Fiducia, eh?- gli rispondo, ridendo leggermente -Dovrei davvero fidarmi di uno come te?-
Jane finge di essere offeso -Uno come me? Ma come osi?- Poi sorride di nuovo -Sai cosa penso? Penso che tu voglia fidarti di me, ma non vuoi ammetterlo-
-Ah sì?- incrocio le braccia, cercando di mantenere un tono distaccato -E cosa ti fa pensare questo?-
Lui si avvicina ancora di più, fino a trovarsi proprio di fronte a me.
Ora il suo tono è più basso, quasi intimo -Perché, T/n, ogni volta che provo a metterti alla prova, non ti tiri mai indietro. Non è così?-
Le sue parole mi colpiscono più di quanto vorrei ammettere.
Ha ragione, ovviamente.
È come se non riuscissi mai a resistere al suo gioco.
E forse è proprio questo il problema.
-Non sono sicura di cosa stai cercando di dimostrare qui, Patrick- dico, cercando di distogliere lo sguardo, ma senza molto successo.
-Non sto cercando di dimostrare nulla. Voglio solo... capire meglio- Si ferma un attimo, osservandomi intensamente.
Poi sorride ancora una volta, un sorriso leggero, quasi tenero -Voglio capire meglio te-
Sento un leggero calore salire alle guance, e non posso fare a meno di ridere nervosamente -Bella mossa, Jane. Ma non pensare che mi fregherai così facilmente-
-Oh, non lo penso affatto- dice, con un tono così calmo da sembrare quasi pericoloso -Ma ho tutto il tempo del mondo per provarci-
E con questo, si allontana lentamente, lasciandomi lì con la Regina di Cuori ancora tra le dita e il cuore che batte un po' più velocemente di quanto dovrebbe.
Patrick si allontana leggermente dalla mia scrivania, e per un istante penso che il suo gioco sia finito qui.
Ma poi mi sorprende di nuovo.
I suoi occhi blu, solitamente pieni di malizia e divertimento, ora sembrano più intensi, quasi magnetici.
Si ferma, appoggiandosi di nuovo al bordo della scrivania, ma questa volta è più vicino, decisamente troppo vicino.
La sua presenza diventa palpabile, e l’aria tra di noi sembra farsi più densa.
Non dico niente, ma la tensione è palpabile, come un filo sottilissimo che si tende sempre di più.
Mi rendo conto che sto trattenendo il fiato, senza nemmeno accorgermene.
Patrick inclina la testa leggermente, il suo sorriso si affievolisce, trasformandosi in qualcosa di diverso, qualcosa che non ho mai visto prima.
-Sai, T/n- dice piano, la sua voce quasi un sussurro -ci sono trucchi che non funzionano con le carte… ma funzionano in modi che non ti aspetteresti-
Lo guardo negli occhi, il cuore che batte più forte.
Non posso fare a meno di rispondere, quasi a bassa voce, come se parlare ad alta voce potesse spezzare qualcosa -E cosa stai cercando di dimostrare, Patrick?-
Il suo sorriso si fa appena più largo, ma questa volta è diverso.
Non è il solito sorriso sornione.
C’è qualcos’altro nei suoi occhi, una sorta di confidenza, di consapevolezza che mi mette ancora più a disagio -Non è una dimostrazione- risponde, avvicinandosi appena -è una scoperta-
E poi, prima che possa dire altro, lui si china verso di me.
Il suo viso è così vicino al mio che posso sentire il suo respiro sfiorarmi la pelle, il profumo del suo dopobarba leggero e fresco mi circonda.
Il mio cuore accelera, e il mondo sembra restringersi a quel piccolo spazio tra di noi.
Mi sento intrappolata tra l’impulso di spostarmi e la curiosità di vedere dove questo ci porterà.
Ma prima che possa decidere, le sue labbra incontrano le mie.
Il bacio è morbido, delicato, come se stesse saggiando il terreno, testando la mia reazione.
E, contro ogni previsione, mi sento sciogliere.
Le sue labbra si muovono con una lentezza studiata, come se ogni gesto fosse calcolato per non forzare, ma invitare.
Il mio cuore batte fortissimo, e per un secondo dimentico tutto: il trucco, le sue solite manipolazioni, il fatto che siamo in un ufficio praticamente vuoto.
Le sue mani non mi toccano, non ancora.
Sta lasciando che sia io a scegliere cosa fare.
E forse è questo che rende tutto così… disarmante.
Sento una scarica di adrenalina attraversarmi il corpo, e prima che me ne renda conto, sto ricambiando il bacio, senza esitazione.
C’è una dolcezza inaspettata in tutto questo, un calore che non mi aspettavo da lui.
Ma poi—come sempre accade quando qualcosa sembra troppo bello per essere vero—arriva l’interruzione.
-Ehm… scusate?-
Ci separiamo di scatto, e io sento le guance in fiamme mentre mi volto verso la voce.
Eccolo lì, immobile sulla soglia dell’ufficio: Cho.
Sta in piedi con le mani infilate nelle tasche dei pantaloni, l'espressione impassibile di sempre, ma c'è un lampo di divertimento nei suoi occhi scuri.
Per quanto possa sembrare impassibile, so benissimo che si sta trattenendo a stento dal lanciarmi una battuta tagliente.
-Cho- inizio a dire, ma la mia voce suona stranamente strozzata, come se fossi stata colta in flagrante a fare qualcosa di terribilmente proibito -Noi… stavamo solo…-
-Stavate solo?- ribatte lui, sollevando appena un sopracciglio.
Non completa la frase, perché sa benissimo che qualsiasi cosa dirò sarà inutile.
L'evidenza parla da sé.
Patrick, al contrario di me, sembra perfettamente a suo agio.
Si sistema il gilet con calma e si volta verso Cho, con il suo solito sorriso rilassato dipinto sul volto -Sì, Cho? Serve qualcosa?-
-Solo il rapporto sul caso di ieri- risponde Cho con la sua tipica calma, guardandomi con quella sua espressione impenetrabile, come se fossi trasparente.
Io, intanto, sento il sangue che mi ribolle sotto la pelle.
Oh, per l'amor del cielo, Patrick!
Mi ha appena baciata in pieno ufficio, e ora si comporta come se nulla fosse?
Io, invece, sono seduta qui con il cuore che batte all’impazzata e il cervello che ancora fatica a elaborare quello che è appena successo.
-Te lo porto subito- dico, cercando di mascherare la mia confusione con un tono professionale.
Mi giro verso il computer, cercando di focalizzare la mia attenzione su qualcosa che non sia Patrick Jane e il modo in cui le sue labbra si sono posate sulle mie.
Cho annuisce e si volta per andarsene, ma non prima di lanciare a Patrick uno sguardo complice -Ah, e Jane… buon tempismo- aggiunge, con quel suo modo enigmatico di dire le cose.
Poi se ne va, lasciandoci di nuovo soli nell’ufficio.
C’è un momento di silenzio, e io fisso lo schermo cercando disperatamente di sembrare concentrata.
Patrick, naturalmente, non sembra minimamente imbarazzato.
Anzi, mi sembra di sentire un leggero senso di soddisfazione nel suo respiro.
Mi volto verso di lui, cercando di mantenere una certa compostezza -Tempismo perfetto, eh?- chiedo sarcastica, cercando di stemperare la situazione.
Lui mi guarda con quel suo solito sorriso sornione, ma c’è qualcosa di più dolce nei suoi occhi ora -Sì, beh… non poteva durare per sempre, no?-
Scrollo la testa, non riuscendo a credere di aver quasi dimenticato con chi stavo giocando -Sei incredibile, Jane-
-Grazie, me lo dicono spesso- Mi lancia un’occhiata e si avvicina ancora una volta, ma questa volta è solo un leggero tocco sulla spalla -Ma lo sai, T/n, che la prossima volta non ci sarà nessuno a interromperci.-
Sento il mio cuore battere di nuovo più forte, ma non gli darò la soddisfazione di saperlo -Non contarci troppo- rispondo, con un sorrisetto.
-Vedremo- dice, facendomi l’occhiolino prima di tornare al suo divano, come se nulla fosse successo.
Ma qualcosa è successo, e lo sappiamo entrambi.
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