Klaus Michealson [Tvd]
Il cielo sopra di noi è un mare di nuvole grigie, pesanti e minacciose, quasi come se il mondo avesse deciso di riflettere l’umore di Klaus.
È ironico, davvero, perché c’è qualcosa di ridicolmente drammatico in tutto questo.
Come se stessi vivendo in uno di quei romanzi gotici dove il protagonista è sempre bello, tormentato e, ovviamente, pericoloso.
Stiamo camminando lungo un sentiero abbandonato, il vento freddo che sibila tra gli alberi spogli.
Lui è accanto a me, con il solito passo elegante e un’aria di noncuranza che è, ovviamente, tutta una facciata.
Lo so perché i suoi occhi — quei maledetti occhi che sembrano scrutarti fino all’anima — sono più scuri del solito, e ogni tanto le sue dita si stringono in un pugno, come se cercasse di trattenere qualcosa.
Forse sé stesso.
Forse me.
-Sai- dico alla fine, rompendo il silenzio -questa tua cosa del fare il misterioso e il tormentato è affascinante, ma anche un po’ esagerata-
Mi aspetto una risposta secca, magari un’occhiataccia.
Ma no.
Klaus si ferma, si volta verso di me, e sul suo volto si dipinge un sorriso che potrebbe sciogliere anche il ghiaccio più duro.
È dolce, e pericoloso allo stesso tempo.
Come sempre.
-Trovi esagerato che io sia tormentato?- chiede, la voce bassa, vellutata, con quel delizioso accento che fa sembrare ogni parola una promessa.
-Sì- ribatto, incrociando le braccia sul petto -Sei sempre così... drammatico. Come se il mondo intero stesse sulle tue spalle. Magari prova a rilassarti ogni tanto-
Lui ride.
È un suono raro, profondo, e mi colpisce più di quanto voglia ammettere.
Prima che possa dire altro, però, accorcia la distanza tra di noi con una rapidità che mi lascia senza fiato.
Le sue mani, forti ma sorprendentemente gentili, afferrano il mio viso, e i suoi occhi si fissano nei miei.
-E se ti dicessi- sussurra, avvicinandosi tanto che posso sentire il suo respiro caldo sulla mia pelle -che l’unica volta in cui riesco a rilassarmi è quando sono con te?-
Mi manca il fiato, e non sono sicura se sia per la vicinanza o per le sue parole.
Probabilmente entrambe.
-Sarebbe un po’ smielato- mormoro, cercando disperatamente di non perdere la testa.
Ma è impossibile.
Non con lui.
Lui sorride di nuovo, e questa volta c’è qualcosa di più tenero in quel sorriso.
Mi bacia, lentamente, con delicatezza.
Le sue labbra sono morbide e fredde, ma il bacio è breve, quasi timido.
Si stacca appena, lasciandomi desiderare di più, e i suoi occhi brillano di un’intensità che mi fa tremare.
-Troppo smielato?- domanda con un sorrisetto divertito, come se avesse letto i miei pensieri.
-Abbastanza- sussurro, ma prima che possa aggiungere altro, mi bacia di nuovo.
E ancora.
E ancora.
Sono baci brevi, piccoli tocchi che lasciano una scia di fuoco sulla mia pelle.
Ogni volta si stacca solo per un secondo, giusto il tempo di guardarmi, di lasciarmi senza fiato, e poi torna a posare le labbra sulle mie.
È un gioco, una tortura lenta e dolce, e io non voglio che finisca.
-Sei insopportabile- mormoro contro la sua bocca, le mani che si aggrappano alla sua giacca, come se stessi cercando di ancorarmi a qualcosa.
-Lo so- replica, ridendo piano, e la sua voce è così maledettamente morbida che mi sciolgo un po’ di più ogni volta.
Non c’è nulla di tranquillo in noi, eppure in questo momento tutto sembra perfetto.
-Ti odio- mento, mentre le sue labbra trovano di nuovo le mie.
-So anche questo- risponde, e mi bacia ancora, e ancora.
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