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Fly Away [Cm]

Immagina per lucy08novembre2001
Spero ti piaccia 💚

Il telefono vibra sul sedile accanto a me, e vedo apparire il numero.

Non ho bisogno di guardare due volte: so chi è.

Rispondo, cercando di mantenere il tono il più possibile neutrale, anche se dentro sento già l’ombra dell’angoscia -Mamma?-

-Derek...- La voce di Fran trema -È Sarah. Si è svegliata-

Resto in silenzio per un attimo che sembra interminabile, mentre una serie di emozioni mi attraversano come un treno in corsa.

Sarah.

Due anni di coma.

Da quella maledetta sera del 21 maggio 2011, quando lei e Sienna, la sua piccola di sei anni, sono precipitate dalla finestra dell’appartamento.

La caduta ha spezzato la vita di Sienna e lasciato Sarah in un limbo tra la vita e la morte.

Ora, all’improvviso, è tornata.

Ma come?

-Sarah… si è svegliata?- ripeto, quasi per verificare di non aver frainteso.

Mi rendo conto di essermi fermato in mezzo al parcheggio, con l’auto ancora accesa e il volante che trema leggermente sotto le mie mani -Com’è possibile? Sta… sta bene?-

-Sta parlando- risponde mia madre, con un misto di sollievo e disperazione nella voce -È confusa, debole. Ma i dottori dicono che potrebbe recuperare, anche se non ricorda niente di ciò che è successo-

La mente mi corre veloce a quel giorno, a tutti gli interrogativi che da allora mi tormentano.

Nessuno ha mai capito cosa fosse successo davvero.

La polizia ha archiviato il caso come un possibile suicidio, ma io e la mia famiglia abbiamo sempre avuto i nostri dubbi.

Sarah amava Sienna con tutta se stessa; non avrebbe mai fatto del male alla sua bambina.

Eppure, le prove sembravano puntare in quella direzione.

-Arrivo subito- dico a mamma.

Non importa quante miglia mi separino da Sarah, la distanza non è niente in confronto alla necessità di vedere con i miei occhi che è tornata.

---

Quando varco la soglia della stanza d'ospedale, mi trovo di fronte una donna che non riconosco.

Mia sorella è seduta sul letto, appoggiata ai cuscini bianchi che sembrano quasi soffocarla per quanto sono alti.

È pallida, smagrita, i capelli in disordine che le cadono sulle spalle come fili d'erba secca.

Mi guarda con un’espressione distante, come se non fossi altro che uno sconosciuto che le è capitato per caso davanti.

-Sarah- la chiamo, cercando di mantenere la voce ferma.

Avanzo di un passo, sperando che possa riconoscermi -Sono io, Derek-

Il suo sguardo si sposta lentamente su di me, come se la mia presenza richiedesse uno sforzo immane per essere compresa -Derek?- ripete, quasi provando il mio nome sulla lingua, come un sapore dimenticato.

Annuisco, avvicinandomi e prendendole la mano.

È fredda e sottile, la pelle quasi trasparente -Sei tornata- dico con un sorriso forzato -Sei sveglia, ed è questo che conta-

Le sue labbra tremano appena, e per un momento penso che stia per sorridere, ma poi il suo viso si contrae in una smorfia di dolore -Dov’è Sienna?- chiede, con la voce che si spezza.

Il suo sguardo è impaurito, come quello di un animale intrappolato in una gabbia troppo stretta.

Il nodo che sento in gola mi soffoca.

La verità è lì, pesante come un macigno che non posso evitare -Sarah, Sienna…- Prendo un respiro profondo, cercando le parole giuste, ma non esiste un modo delicato per dire ciò che sto per dire -Sienna non ce l’ha fatta-

Il silenzio che segue è lacerante.

Lei fissa il vuoto, come se le avessi appena dato un colpo letale.

Poi lascia cadere la testa sul cuscino, girandosi dall’altra parte -Non... Non ricordo- mormora, con la voce ridotta a un soffio -Non so cosa sia successo-

---

Nei giorni successivi, la verità che ho cercato di proteggere esplode come una bomba.

Sarah è costretta a confrontarsi con il fatto che la sua bambina non c’è più, e io cerco di restare al suo fianco.

Ma è una lotta costante: le sue emozioni vanno dalla rabbia alla disperazione, e le risposte sembrano sfuggirle ogni volta che le allunga la mano.

L’indagine, nel frattempo, riprende slancio.

Ho convinto i miei colleghi del BAU ad aiutarmi a scavare nuovamente nel caso.

Abbiamo sempre avuto i nostri sospetti, ma le prove erano insufficienti per dimostrare che si trattasse di qualcosa di più di un tentato suicidio.

Stavolta, però, non lascerò che le cose restino sospese nell’incertezza.

Esaminiamo ogni dettaglio della scena del crimine.

L’appartamento di Sarah era in disordine, con segni evidenti di una lotta.

I vicini avevano sentito delle grida quella sera, ma nessuno aveva visto niente.

Non c’erano segni di effrazione, il che faceva pensare che Sarah conoscesse la persona con cui aveva avuto quel confronto.

E c’era solo una persona che era stata una presenza costante nella sua vita: l’assistente sociale che la seguiva.

---

Quando lo interroghiamo, lui appare sicuro di sé, con un’espressione che rasenta la compassione -Sarah aveva bisogno di supporto- dice con un tono calmo e studiato -Era una brava madre, ma la sua situazione era difficile. Non mi sorprenderebbe se avesse avuto un momento di debolezza-

Le sue parole mi fanno ribollire il sangue -Non era debole- ribatto, incrociando le braccia -Stava lottando, sì, ma per sua figlia. Lei non avrebbe mai fatto del male a Sienna-

Lui mi guarda, come se volesse farmi sentire ingenuo -A volte, anche le persone più forti possono crollare-

Ma mentre parla, noto qualcosa nei suoi occhi, una sfumatura di falsità che mi colpisce.

Inizio a scavare più a fondo nel suo passato, e ciò che scopro mi lascia senza fiato.

La verità è sepolta negli archivi, nascosta tra le pagine dei suoi casi precedenti.

Molestie.

Abusi insabbiati.

E Sarah era stata una sua vittima, molti anni prima.

All’epoca, lei non aveva detto nulla per proteggere nostra madre dal dolore.

Era la stessa scelta che avevo fatto io con Buford.

Tenere tutto dentro e fingere che il male non esistesse.

Quando l’assistente sociale aveva cominciato a prestare particolare attenzione a Sienna, Sarah aveva capito cosa stava succedendo.

Non poteva permettere che la sua bambina passasse attraverso lo stesso inferno.

Ma sapeva che, se fosse andata alla polizia, nessuno le avrebbe creduto.

Dopo tutto, lui era una figura rispettabile, un uomo con una lunga carriera senza ombre (almeno in apparenza).

E così, disperata e senza altra via d’uscita, aveva fatto l’impensabile.

Aveva preso Sienna in braccio e si era lanciata dalla finestra, preferendo una morte rapida all’orrore che quell’uomo le avrebbe inflitto.

---

Quando finalmente rivelo tutto a Sarah, lei sembra sciogliersi davanti a me.

È come se l’aria si fosse fatta densa, opprimente, e ogni respiro fosse una lotta -L’ho fatto per proteggerla- dice tra le lacrime, con le mani che si stringono al lenzuolo come se potessero strapparle via il dolore -Non sapevo cos’altro fare, Derek. Nessuno mi avrebbe creduto-

Le prendo le mani tra le mie, cercando di infondere un po’ della mia forza in lei, ma la verità è che non mi sento per niente forte -Hai fatto ciò che credevi fosse giusto- le dico, anche se so che è una magra consolazione -E ora lui non potrà più fare del male a nessun altro-

L’assistente sociale viene arrestato, finalmente smascherato per il mostro che è sempre stato.

Sarah non viene incriminata, ma viene obbligata a seguire un percorso di terapia.

Non esiste una punizione peggiore del dolore che già porta dentro di sé, e la strada verso la guarigione sarà lunga e tortuosa.

La verità è uscita allo scoperto, ma non c’è sollievo.

Solo una sorta di pace amara, come quella che segue un temporale devastante.

Sarah dovrà affrontare il suo cammino di guarigione un passo alla volta.

Ogni seduta di terapia, ogni notte insonne in cui i ricordi riaffiorano, ogni istante passato a chiedersi se ci sarebbe potuta essere un’alternativa, saranno battaglie che dovrà combattere da sola, anche se noi saremo lì per sostenerla.

Nel corso delle settimane che seguono,
Sarah si sforza di ricostruire la sua vita.

A volte sembra che stia cercando di rimettere insieme i pezzi di un vaso rotto che non tornerà mai più integro.

Ha giorni buoni, in cui riesce a trovare un po’ di serenità nel lavoro manuale che la terapista le ha consigliato, come dipingere o modellare l’argilla.

Poi ci sono giorni in cui la vedo rannicchiata sul divano, lo sguardo perso nel vuoto, incapace di trovare le forze anche solo per alzarsi.

La terapia non è una soluzione magica, e ci sono momenti in cui la rabbia emerge come un fiume in piena -Perché non l’ho detto prima? Perché non ho trovato un’altra via?- ripete, e io posso solo starle accanto e cercare di farle capire che la colpa non è sua.

Ma come convincere una madre che sente di aver fallito nel proteggere il suo bambino?

Intanto, la notizia dell’arresto dell’assistente sociale si diffonde.

Altri casi emergono, altre vittime trovano il coraggio di raccontare le proprie storie.

Mi accorgo che c’è una sorta di triste soddisfazione nel sapere che almeno Sarah è riuscita a fermarlo, anche se il prezzo che ha dovuto pagare è stato spaventosamente alto.

Lei, però, non la vede così.

Ogni giorno trascorso senza Sienna è una ferita che non si rimargina, una perdita che non si attenua.

Un giorno, mentre siamo seduti insieme nel parco vicino all'ospedale, vedo Sarah osservare una bambina che gioca con la madre.

Il suo sguardo si fa assente, e capisco subito dove sono andati i suoi pensieri -Sai, a quest’ora Sienna avrebbe già iniziato la scuola elementare+ dice con un filo di voce -Chissà com'era... se fosse stata felice-

Il mio petto si stringe, e cerco di trovare qualcosa da dire, qualcosa che possa alleviare anche solo un po’ il suo dolore -Era una bambina felice, Sarah. Non dimenticare mai quanto la amavi e quanto lei ti amava. Nessuno potrà mai toglierti questo-

Lei annuisce, ma so che quelle parole sono ben lontane dal riempire il vuoto che sente.

Tuttavia, vedo nei suoi occhi una determinazione che non aveva mai mostrato prima.

Forse è ancora lì, sotto la superficie, la vecchia Sarah: quella forte, quella che si prendeva cura di me quando eravamo bambini.

Quella che è sopravvissuta a tutto questo per raccontare la storia di sua figlia e per cercare di trovare un senso in mezzo a tanto dolore.

Con il passare del tempo, Sarah comincia a parlare di Sienna nelle sedute di gruppo con altri sopravvissuti al trauma.

Ogni volta che racconta la sua storia, si spezza un po’, ma allo stesso tempo si ricostruisce.

È come se, condividendo il peso di quel dolore, riuscisse a renderlo un po' più leggero.

Le sue parole diventano un faro per altre madri che hanno perso i loro figli, un monito per chi si è trovato intrappolato nell'oscurità.

Non c’è un lieto fine in questa storia.

Non c’è mai stato.

Ma c’è la sensazione che Sarah stia cominciando, a modo suo, a trovare una strada per convivere con il suo dolore.

È un percorso irto di difficoltà, fatto di giorni in cui la vita sembra insopportabile e altri in cui riesce a intravedere uno spiraglio di luce.

Noi siamo lì per lei, ma so che solo Sarah potrà davvero ritrovare se stessa.

Mentre la vedo uscire dalla terapia un pomeriggio, con lo sguardo ancora velato di tristezza ma con un accenno di determinazione, capisco che mia sorella sta lottando.

E in quel momento, mi rendo conto che anche gli angeli caduti possono trovare la forza di rialzarsi e continuare a volare.

Perché, alla fine, non è il volo perfetto che conta.

È la volontà di continuare a battere le ali, anche quando tutto sembra perduto.

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