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Dan Espinosa [Lucifer]

Immagina per ValeriaPuglisi342
Spero ti piaccia 💚

'Ovviamente doveva capitare proprio ora'

Non posso fare a meno di pensarlo mentre mi ritrovo qui, fuori dall’ennesimo locale di Los Angeles, a cercare disperatamente di accendere una sigaretta con un accendino che ha deciso di morire proprio adesso.

So bene che dovrei smettere, che il fumo fa male, ma c’è qualcosa di irresistibilmente romantico e autolesionista nell’idea di una sigaretta al termine di una lunga e inutile serata.

Sto per rinunciare, quando una voce maschile alle mie spalle mi fa sussultare -Ti serve una mano?-

Mi giro e lo vedo lì, in piedi con la sua solita espressione da cucciolo abbandonato che cerca disperatamente di essere utile.

Dan Espinoza.

Detto anche “Detective Stronzo” da un certo diavolo inglese con la passione per le camicie aperte e gli psicodrammi celesti.

Ma a parte le battute crudeli di Lucifer, Dan è… beh, lui è proprio come appare: un poliziotto sempre con la faccia un po’ tesa, con quell’aria da bravo ragazzo che si è appena preso una fregatura e non ha ancora capito come sia successo.

Mi porge il suo accendino con un mezzo sorriso incerto.

-Grazie- mormoro, accendendo finalmente la mia sigaretta.

Inspiro profondamente e subito il fumo mi graffia la gola, facendomi tossire leggermente.

Perfetto, proprio come mi immaginavo che sarebbe andata.

Dan mi osserva con quell’aria a metà tra il preoccupato e il divertito, come se non sapesse se offrirmi un bicchiere d’acqua o ridere della mia goffaggine -Tutto bene?- chiede, un sopracciglio sollevato.

Annuisco con un gesto esagerato, perché mi piace l’idea di sembrare disinvolta -Certo, tutto sotto controllo. È solo… un’imitazione di una scena da film noir venuta male-

Lui sorride e il suo viso si illumina in un modo che non avrei mai pensato di trovare affascinante.

La verità è che ho sempre visto Dan come una di quelle persone che sono troppo buone per stare al mondo, come se il suo destino fosse quello di essere costantemente sfruttato dalla gente più furba e carismatica di lui.

Ma ora, mentre mi osserva con quegli occhi marroni che sembrano volermi capire e non giudicare, mi rendo conto che forse ho sempre sottovalutato quanto in realtà possa essere… accogliente.

-E tu, che ci fai qui fuori da solo?- gli chiedo, tentando di spezzare il filo di pensieri che minaccia di rendermi troppo vulnerabile.

Dan si stringe nelle spalle, con un mezzo sorriso che non raggiunge del tutto gli occhi -Stavo giusto pensando di andarmene, ma poi ti ho vista e…- Si interrompe, come se non fosse sicuro di voler finire la frase.

-...E hai pensato di venire a salvare la donzella in difficoltà?- continuo io per lui, con un tono volutamente provocatorio.

Lui scuote la testa, ma il sorriso gli si allarga -Qualcosa del genere. O forse volevo solo compagnia per un paio di minuti, prima di tornare alla mia noiosa vita da detective divorziato-

C’è una certa sincerità nella sua voce che mi colpisce.

È raro che le persone siano davvero oneste sui loro sentimenti, senza ricorrere a frasi fatte o mezze verità.

Forse è proprio questo che mi spinge a restare qui con lui invece di cercare una scusa per andarmene.

Mi accorgo di non aver risposto subito, e che Dan mi sta guardando come se si aspettasse che faccia qualcosa di particolare, tipo recitare una poesia o esibirsi in un numero di danza.

Alla fine, sbuffo un’altra boccata di fumo e mi siedo su un muretto vicino, facendo segno a Dan di avvicinarsi.

-Allora, detective Espinoza, qual è il piano per stasera?-

Lui si avvicina, restando in piedi davanti a me con le mani nelle tasche della giacca -Il piano era tornare a casa, guardare qualche film d’azione e fingere che non sia un venerdì sera in cui sono di nuovo da solo- Si interrompe e poi mi guarda con un’espressione che è una via di mezzo tra il serio e il faceto -Ma sembra che il piano stia cambiando-

C’è un momento di silenzio tra di noi, e mentre lo osservo, mi rendo conto che forse c’è più in Dan di quanto non avessi mai voluto ammettere.

Non è solo il detective un po’ ingenuo che cerca di essere il migliore amico di tutti, né il bersaglio delle battute sarcastiche di Lucifer.

È anche un uomo che ha sofferto e che continua a cercare di fare la cosa giusta, nonostante tutto.

-Magari posso salvarti io dalla tua serata noiosa- propongo, alzandomi dal muretto e lasciando cadere la sigaretta ormai finita a terra.

La spengo con il tacco dello stivale, sentendomi vagamente come una femme fatale mancata -Ti va di fare qualcosa di diverso, per una volta?-

Dan mi guarda sorpreso, come se l’idea della spontaneità fosse qualcosa di esotico e pericoloso.

Poi, dopo un attimo, annuisce -Sì, credo di sì-

Ci ritroviamo a passeggiare per le strade di Los Angeles senza una meta precisa, come due adolescenti che hanno appena scoperto il mondo.

Parliamo di tutto e di niente: dei casi che ha risolto, di quelli che ha perso, delle mie disavventure amorose e delle sue, che sembrano essere quasi altrettanto complicate.

Scopro che Dan ha un senso dell’umorismo sorprendentemente sottile, e che sa anche come prendersi in giro senza mai suonare patetico.

È una cosa rara in un uomo.

A un certo punto, ci fermiamo davanti a una vecchia insegna al neon che lampeggia debolmente.

È un bar malandato, uno di quei posti che la gente normale eviterebbe come la peste, ma che ha un certo fascino decadente.

Dan mi lancia uno sguardo interrogativo.

-Vuoi entrare?- chiede, e c’è un guizzo nei suoi occhi che non gli avevo mai visto prima.

-Certo- rispondo con un sorriso, sentendo il cuore battere più forte senza un motivo apparente -Vediamo se questo posto può fare concorrenza ai tuoi film d’azione-

Il bar è esattamente come immaginavo: un’atmosfera fumosa, un juke-box che suona musica vecchia e qualche cliente dall’aria decisamente poco raccomandabile.

Ma Dan sembra a suo agio, quasi come se questo fosse il posto che ha sempre cercato senza saperlo.

Ci sediamo al bancone e ordiniamo da bere, e mentre sorseggiamo i nostri cocktail improvvisati, ci ritroviamo a ridere di cose che probabilmente non fanno ridere nessun altro, tranne noi.

Ed è in quel momento che mi rendo conto di una cosa assurda e allo stesso tempo inevitabile: mi piace Dan Espinoza.

Sul serio.

Non è solo una cotta passeggera o il risultato di un paio di drink in più; è il tipo di attrazione che ti prende alla sprovvista, come un colpo di scena mal scritto in una soap opera.

E più lo guardo ridere, con quella fossetta sul mento e lo sguardo che si increspa agli angoli, più mi chiedo come ho fatto a non accorgermi prima di quanto fosse… adorabile.

Dan si volta verso di me e si interrompe a metà di una battuta, come se avesse colto qualcosa nel mio sguardo.

Il suo sorriso svanisce per un istante, sostituito da un’espressione di stupore -T/n, sei… stai bene?-

-Meglio di quanto pensassi- rispondo, senza riuscire a trattenere il sorriso che si fa strada sulle mie labbra -E tu?-

Lui annuisce lentamente, come se stesse valutando le mie parole.

Poi, con una delicatezza che non mi aspettavo, mi sfiora la mano, lasciando che le sue dita si intreccino con le mie -Anche io, credo-

Si avvicina, e il calore della sua mano che stringe la mia sembra trasmettersi direttamente al mio petto, sciogliendo quel groviglio di nervosismo e incertezza che fino a un attimo fa mi teneva bloccata.

Ci guardiamo negli occhi, e c'è qualcosa in quel momento che ha un senso di inevitabilità dolce e struggente, come se ogni passo che abbiamo fatto questa sera ci avesse condotti proprio qui.

La musica di sottofondo continua a suonare, una vecchia ballata malinconica che sembra perfetta per un momento come questo, e mentre Dan si avvicina ancora un po', posso sentire il suo respiro che si mescola al mio, leggermente irregolare.

Il mio cuore batte forte, e per un attimo mi chiedo se lui possa sentirlo, così vicino.

Il profumo leggero del suo dopobarba e l’odore di tabacco ormai sbiadito sul mio cappotto si fondono in un aroma che mi sembra improvvisamente familiare, come se fosse parte di un ricordo che non avevo mai vissuto.

Dan inclina la testa di lato, i suoi occhi marroni che mi scrutano con un’intensità nuova, e poi, con una lentezza quasi esasperante, abbassa lo sguardo sulle mie labbra.

C’è un attimo di esitazione, come se stesse ancora chiedendosi se fosse la cosa giusta da fare, ma io non ho intenzione di aspettare un secondo di più.

Sposto appena la testa in avanti e, finalmente, le nostre labbra si incontrano.

È un bacio lento e dolce, quasi timido all'inizio, ma c’è una passione nascosta sotto la superficie che non tarda a farsi sentire.

Sento le sue labbra che si muovono contro le mie, morbide e calde, e c’è qualcosa nel modo in cui mi bacia che è diverso da qualsiasi altra esperienza abbia mai avuto: non c’è fretta, non c’è bisogno di dimostrare nulla, solo la sensazione di due persone che stanno trovando un rifugio l’una nell’altra.

Mi perdo nella sua vicinanza, nella dolcezza del suo tocco, e quando le sue mani si spostano sulla mia schiena, tirandomi delicatamente più vicina, sento un brivido che mi corre lungo la spina dorsale.

Ricambio il bacio con più intensità, lasciandomi andare alla sensazione di calore che mi pervade.

Quando alla fine ci stacchiamo, entrambi un po’ senza fiato, rimango con la fronte appoggiata contro la sua, i nostri respiri che si intrecciano ancora, e non riesco a trattenere un sorriso -Beh- mormora -devo ammettere che questa è stata una delle serate più interessanti degli ultimi tempi- Ride piano, e il suono vibra contro il mio petto, facendomi venire voglia di baciarlo di nuovo.

-Sono contenta di aver potuto salvare il tuo venerdì sera- risponde, e c'è un lampo di complicità nei suoi occhi che mi fa desiderare di non dover mai lasciare questo momento.

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