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Certificato [Cm]

Immagina per lucy08novembre2001
Spero ti piaccia 💚

Il mio ritorno alla BAU è stato complicato.

La mia finta morte, la mia rinascita, il dolore che ho lasciato dietro di me…

Ora devo dimostrare ai miei colleghi che sono di nuovo qui, davvero.

Poi, come se non bastasse, la mia vita viene ancora una volta stravolta da un colpo di scena che sembra uscito da un romanzo di Dickens.

La chiamata arriva all’improvviso, nel mezzo di un caso.

Rispondo al telefono con un certo fastidio.

-Grace?-

-Em, devi sederti-

Grace è mia cugina.

Lei è diversa da me: gentile, dolce, amante della vita di famiglia.

L’esatto opposto della mia versione da campo di battaglia, disillusa e sempre pronta a combattere.

-Grace, sono in servizio-

-Sì, lo so. Ma è importante-

Sospiro -Allora spara-

Grace deglutisce -Ho trovato… qualcosa. Un certificato di nascita. Il tuo. E, ehm… Emily, non sei nata in ospedale-

Sento il cuore fare un balzo nel petto.

Mi fermo, stringendo il telefono così forte da poterlo rompere -Continua- dico, la voce stranamente calma.

Grace mi racconta di aver trovato il certificato in una vecchia scatola, mentre sistemava la casa dei nostri nonni paterni.

La nostra famiglia non è mai stata particolarmente unita, ma il pensiero che ci sia qualcosa di così fondamentale su di me che non sapevo, mi sconvolge.

Il documento dice che sono nata in un istituto per madri non sposate, gestito da suore.

Rachel Jenkins, la mia madre biologica, aveva diciassette anni.

Le parole di Grace mi colpiscono come pugnalate.

Ma è quello che dice dopo a congelarmi il sangue nelle vene: Rachel è stata assassinata.

La notte dopo avermi partorito.

I miei genitori, i Prentiss, mi hanno mentito per tutta la vita.

Mi hanno nascosto chi ero, chi erano davvero.

Come hanno potuto?

Come hanno potuto crescermi facendomi credere che fossi loro figlia senza mai dirmi da dove venivo davvero?

Prendo una decisione: troverò Rachel, o meglio, troverò quello che ne resta.

E anche chi l’ha uccisa.

Siamo a Quantico, attorno al tavolo rotondo della sala riunioni.

Gli altri mi guardano con un misto di curiosità e preoccupazione.

Mi serve il loro aiuto, e non ho né tempo né voglia di inventarmi scuse.

-Ho scoperto qualcosa di personale- spiego -La mia vera madre è stata uccisa poco dopo avermi partorito, e non si è mai scoperto chi sia stato-

Derek annuisce, appoggiando i gomiti sul tavolo -Quindi vuoi riaprire il caso-

-Esatto. Non era una persona importante per il mondo, ma lo era per me-

---

Iniziamo le ricerche.

Vengo a sapere che l’istituto in cui sono nata era una di quelle strutture che ai tempi ospitava giovani ragazze incinte, costrette a dare i figli in adozione.

Le ragazze dovevano firmare documenti sotto pressione, perdendo i loro figli pochi minuti dopo il parto.

Troviamo due testimoni, persone che erano lì in quegli anni e che potrebbero sapere cosa è successo.

La prima è Ruth Collins, un’anziana suora che lavorava nell’istituto.

La seconda è Sarah Williams, un’ex ospite della struttura.

Entro nell’appartamento di Ruth Collins con una sorta di rispetto formale.

La donna, ormai ottantenne, mi fissa con occhi stanchi e pieni di rimpianti.

-Tu devi essere Emily- dice -La figlia di Rachel-

Mi siedo di fronte a lei, mantenendo la distanza -Sì. Ho delle domande su mia madre-

Lei annuisce lentamente -Lo immagino. La verità è che quell’istituto era... un luogo freddo. Non era fatto per aiutare le ragazze, ma per separarci dalle loro famiglie, dal loro passato, dai loro figli-

Mi racconta che non tutte le adozioni lì erano legali.

Alcuni neonati venivano venduti a coppie ricche.

E una sera, Rachel l’aveva sorpresa mentre trattava per uno di quei bambini.

-Rachel ha visto tutto?- chiedo, con una punta di angoscia nella voce.

-Sì. E io le ho chiesto di stare zitta, ma sapevo che non l’avrebbe fatto. Era una ragazza coraggiosa, tua madre-

Quella sera Rachel raccontò tutto a Sarah Williams.

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Sarah Williams è una donna fragile e indurita al tempo stesso.

Quando mi incontra, mi guarda a lungo, come se volesse studiare ogni mia linea, ogni tratto del viso.

-Ero là quando Rachel me l’ha detto- ammette alla fine, abbassando lo sguardo -Mi disse che stavano vendendo i nostri figli. Che i nostri bambini non erano dati in adozione, ma venduti al miglior offerente. Ero fuori di me. Avevo perso il mio bambino, e non avrei mai più potuto riaverlo-

-Sarah… hai ucciso mia madre?- le chiedo, fissandola dritta negli occhi.

Lei esita, e poi annuisce -Rachel stava cercando di fuggire quella notte. Voleva tenerti con sé. E io… l’ho seguita. Le ho urlato che non era giusto, che non poteva scappare con te mentre io avevo perso tutto-

La sua voce è carica di rimorso.

-L’ho colpita, l’ho lasciata lì… e poi ho preso te, Emily. Ti ho tenuta per qualche ora. Ma ho capito subito che non saresti stata tu a colmare il vuoto che mi aveva lasciato mio figlio-

Dopo quell’ammissione, non c’è altro da dire.

Sarah Williams è responsabile della morte di mia madre.

Ma lei è anche una donna che ha sofferto per tutta la vita, e non sono qui per giudicare, non più.

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Quando Sarah viene arrestata, le faccio un’ultima promessa.

Decido di trovare il figlio che ha perso, quello che ha cercato per tutta la vita.

La mia squadra non fa domande, si limita ad aiutarmi.

Poche settimane dopo, Sarah incontra finalmente suo figlio, James, un uomo di quarant’anni con la propria famiglia.

La sua reazione è diversa da quella che mi sarei aspettata: è grato di aver trovato sua madre biologica, ma è anche profondamente turbato.

Io li guardo da lontano, sentendo una strana pace.

Ho scoperto chi ero davvero, e so che mia madre avrebbe voluto che andassi avanti con la mia vita.

E mentre lascio quella stanza, sento una sorta di liberazione.

La verità è finalmente emersa, e posso finalmente andare avanti, sapendo chi sono davvero.

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