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Immagina Lorenzo Pellegrini

Dedicato a Sharonfusco08 , scusami per il ritardo, spero ti piaccia!

Dopo aver salutato tuo padre che stava andando a lavorare, ti ritrovasti da sola dinanzi all'ingresso di quella che, per i successivi cinque anni, sarebbe stata la tua università.

Da sola ovviamente per modo di dire poiché, oltre a te, c'erano almeno altri trenta ragazzi disorientati che aspettavano per entrare.

Alcuni erano in gruppo e parlottavano di aule e programmi, altri fumavano in solitaria una sigaretta, altri ancora - come te - erano semplicemente confusi e pregavano di riuscire ad affrontare al meglio il primo giorno di lezione.

Prendesti un respiro di coraggio e ti facesti avanti verso la grande entrata in legno scuro, dietro cui si celava un androne enorme, che si diramava in due, da un lato vi era una grande scalinata classica, mentre dall'altro un lungo corridoio, di cui non si vedeva la fine.

Sapevi benissimo che le aule in cui si sarebbero tenute le lezioni del giorno erano al piano di sopra, ma mancava ancora qualche minuto alle 8.30 e decidesti di partire all'esplorazione di quel nuovo e curioso posto.

Ti dirigesti a passo svelto verso il corridoio che era illuminato e abbellito da alcune panchine di marmo, sulle quali c'erano già alcuni studenti che leggevano, oppure riposavano.
Svoltasti l'angolo di quell'immenso corridoio e, con stupore, ti accorgesti di una porta dalla quale entrava moltissima luce, poiché si affacciava all'esterno.

I tuoi occhi si illuminarono quando ti trovasti di fronte un giardino pieno di aiuole e alberi, delimitato da colonne che sostenevano un portico al coperto, che girava attorno a tutto il perimetro.
Il pavimento era lastricato di mattoncini, c'erano dei tavolini bianchi con delle sedie dello stesso colore e, alzando lo sguardo, si potevano vedere le mura dell'università che proteggevano quel piccolo angolo di paradiso.

«Bello, eh?», ti chiese un ragazzo in completo che se ne stava poggiato ad una colonna con la sigaretta in mano.

Gli sorridesti spontaneamente. «Non sapevo ci fosse un altro cortile, oltre a quello principale.»

«Qui non vengono molte persone - ti spiegò - motivo per cui questo è il mio posto preferito di tutta l'università.»

Gettò il mozzicone della sigaretta nel cestino e si sistemò, quasi impercettibilmente, la cravatta, prima di porgerti la mano. «Comunque io sono Lorenzo.»

«Un nome una garanzia!», esclamasti disperata: il tuo ex storico si chiamava Lorenzo e, per inciso, ti aveva tradita per ben due volte.

Il ragazzo di fronte a te, però, sembrò parecchio imbarazzato e confuso da quell'uscita e non ti parve il caso di raccontargli seduta stante tutta la storia della tua vita. «Scusami, ho avuto una brutta esperienza con questo nome...»

A lui scappò una risatina. Cavolo, eri davvero un'esperta nel fare delle figuracce.

«Spero allora che tu non abbia una brutta esperienza anche con me, altrimenti significherebbe una bocciatura.», salvò la situazione, lasciandoti però con qualche dubbio.

«Che cosa intendi?», gli domandasti curiosa.

«Sei del primo anno, giusto? Quest'anno potresti fare un paio di esami con me, lo sai? Sono un assistente di due materie di questo corso.»

Lo guardasti perplessa. Nonostante la barba corta e ben curata e il completo beige che sicuramente gli conferiva un'aria autorevole, quel ragazzo non avrebbe potuto avere più di ventisei anni.

«Allora, Lorenzo l'assistente, oltre a terrorizzarmi sugli esami già il primo giorno, potresti dirmi qualcosa in più su questa università?»

Lui ti sorrise e rilassò la postura, avvicinandosi un po' di più a te. «Certo, ragazza che non mi ha ancora detto il suo nome. Per prima cosa, ti consiglio di seguire il più possibile le lezioni, agli esami infatti le domande saranno principalmente sugli argomenti trattati a lezione. Poi, cerca di farti molti amici: qui non sai mai da chi potrà servirti una mano. Ed infine, sii sempre attenta alle attività e ai convegni che proponiamo in bacheca all'ingresso, potresti trovarci qualcosa di molto interessante.»

Prese una pausa, per poi ricominciare a parlare, arcora più vicino a te. «Piccolo bonus, se bevi il caffè ti consiglio di provarlo al bar che c'è nell'ala sinistra del primo piano, non te ne pentirai.»

Ti allontanasti bruscamente da quella vicinanza improvvisa, per riprendere a respirare. Era decisamente troppo tardi e tu te ne stavi lì a pendere dalle labbra di uno sconosciuto. «Grazie davvero Lorenzo, farò come mi hai detto. Ora però devo proprio scappare...»

E, senza dargli la possibilità di elaborare le tue parole, gli lasciasti un ultimo sorriso prima di andare via, quasi correndo.

La sua voce ormai lontana non tardò ad arrivarti alle orecchie. «Non mi hai ancora detto il tuo nome...»

Quel bellissimo ragazzo ti aveva già distratta abbastanza.

[...]

Era da poco passato mezzogiorno, avevi seguito due lezioni e nel pomeriggio ne avresti avuta un'altra. I professori erano molto preparati e avevi capito quasi tutto quello che avevano spiegato anche se, essendo materie nuove, ti sembrava tutto così strano e complicato.

Decidesti di tornare nel tuo piccolo angolo di paradiso, sicura che lì avresti potuto fumare una sigaretta in pace.

Eri con due ragazze appena conosciute, che ti seguirono mentre scendevi le scale. Percorreste insieme il lungo corridoio, fino ad arrivare al giardino segreto che, forse, non era più così segreto.

A differenza di qualche ora prima, infatti, vi erano circa una ventina di studenti distribuiti tra i quattro tavolini e le panchine.

Senza dubbio, però, era molto meno affollato del cortile principale, quindi lo designasti come posto perfetto per trascorrere le tue giornate all'università.

Tu e le tue compagne di corso sceglieste un tavolino con delle sedie libere e vi faceste a vicenda delle domande di circostanza per conoscervi meglio, quando una delle due interruppe di colpo la vostra conversazione. «Quello è Lorenzo Pellegrini ragazze!»

Stava indicando un punto alle tue spalle, ma decidesti di non voltarti a guardare il ragazzo di cui parlava per non dare nell'occhio.

«Chi è Lorenzo Pellegrini?», domandò l'altra.

«È l'assistente più bello dell'università. Ha ventisei anni, gli occhi scuri e...oh dio!», si bloccò di colpo «Sta venendo verso di noi!»

Non riuscisti a realizzare le sue parole che una mano sbucò dietro le tue spalle e poggiò una tazza di caffè sul tavolo di fronte a te. La ragazza accanto a te aveva un'espressione spiritata come se avesse appena visto un fantasma.

Ti voltasti con aria confusa per capire di chi fosse quella mano, solo per ritrovare il sorriso che avevi già visto quella stessa mattina. «Lorenzo ciao, cos'è?»

«È il caffe del bar che c'è nell'ala sinistra del primo piano, Sharon.»

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