Immagina Dybata.
Dedicato a felpato_19
Spero ti piaccia, un bacio!
Alvaro aveva appena finito di fare la doccia. Un'altra vittoria aveva contornato la striscia precedentemente composta dalle altre e sarebbe dovuto essere al settimo cielo e in fondo lo sarebbe anche stato se solo quello stupido ragazzino che aveva di fronte non stesse sorridendo così intensamente verso lo schermo del suo cellulare.
Lo spagnolo era distrutto, aveva le gambe stanche e la mente colma di pensieri che in quel momento non avrebbe dovuto avere, sentì il mister chiamarlo e si voltò tutto sommato sorridente, non voleva farsi vedere giù di morale, non dopo la fiducia che lui gli stava dando nonostante l'orribile periodo che aveva dovuto passare.
Gli fece cenno con la mano e si avvicinò passando piano di fronte ad uno dei suoi compagni d'attacco, lo stesso con cui aveva condiviso il campo quel giorno, lo stesso che era corso verso di lui felice dopo il goal stringendolo in un abbraccio così forte da fargli mancare il respiro.
Lo guardò e gli fece una linguaccia affettuosa, dopoché rivolse nuovamente l'attenzione su Paul che continuava a parlargli entusiasta del goal.
'Ancora una volta Paul' pensò d'istinto.
Era felice il Mister, si complimentava e lo adulava per il goal, era soddisfatto di come stava lavorando, sapeva che si stava impegnando al massimo e il moro era felice che apprezzasse il suo duro lavoro.
Gli fece cenno di seguirlo e sapeva già dove lo stava portando: almeno una decina di giornalisti aspettavano la sua uscita per poterlo intervistare.
Quindi indossò il sorriso più vero che riuscì a fare e acconsentì la richiesta del primo giornalista che iniziò con le solite, lunghe, estenuanti domande.
"Alvaro, senti finalmente di aver ritrovato la tua forma perfetta?"
"A dire il vero non mi sento affatto in piena forma" rispose velocemente. "Oggi abbiamo giocato bene, indipendentemente dal mio goal sono convinto che si possa sempre migliorare e lavoro ogni giorno per farlo, vincere è l'unica cosa importante, la squadra viene prima di tutto, soprattutto prima della gloria personale..."
"Cosa ne pensi del tuo compagno in attacco? Oggi tu e Dybala avete dimostrato una grande intesa in campo, è così anche fuori?" lo interruppe un secondo giornalista.
"Certo, credo che Paulo sia uno dei migliori attaccanti del campionato, sta crescendo tantissimo e giocare con lui mi stimola a voler fare sempre di più, anche fuori dal campo usciamo spesso insieme, è un buon amico." disse sorridente mentre in cuor suo sapeva che Paulo era per lui molto più che un semplice amico.
"Bene e sembra che lui abbia trovato un'intesa perfetta anche con Pogba, che ne pensi della loro esultanza dopo il goal."
Imprecò mentalmente per quella domanda che lo fece innervosire ancor più di prima ma si sforzò di risultare abbastanza tranquillo.
"Penso che si trovino molto bene insieme, hanno caratteri molto simili ed è facile per loro trovarsi in campo, la loro esultanza è carina ma non è quella l'importante, quello su cui tutti dovremmo concentrarci è la grande forza che la squadra sta mettendo in ogni partita."
Notò Gigi da lontano che lo richiamò con un gesto della mano per avvisarlo che dovevano andare via. Il viaggio fino a Torino sarebbe stato lungo e tutti loro volevano arrivare il più presto possibile.
Salì sul bus sapendo già che il suo solito compagno di viaggio a quell'ora sarebbe stato seduto al suo posto con le cuffie alle orecchie: lui e Paulo erano diventati amici fin da subito, il suo primo giorno di allenamenti era spaesato proprio come lo era stato lui al suo arrivo, gli era sembrata una buona idea correre da lui a presentarsi e, beh, da quel giorno erano inseparabili e se era riuscito in qualche modo a superare il brutto periodo che aveva passato lo doveva soprattutto a quel piccoletto con la numero ventuno.
Si sedette accanto a lui senza fare troppo rumore, era consapevole che amava ascoltare la sua amata musica rock dopo le partite e non voleva rischiare che gli offrisse una cuffia, perché se c'era una cosa che odiava più della pizza ai funghi quella era proprio la musica rock.
[...]
Erano nel pullman da più di un' ora e Paulo stranamente non aveva aperto bocca, di solito chiacchieravano tanto, parlavano di qualsiasi cosa, dalla partita alla musica, di scarpe, vestiti e qualsiasi altra cosa venissere loro in mente.
Alvaro lo guardò cercando di non farsi scoprire: Paulo era su Instagram e stava postando la solita foto del post-partita, così prese il telefono dalla tasca e aprì l'applicazione curioso di vedere la foto che aveva appena pubblicato.
Scorse qualche foto che compariva nella home e finalmente la trovò, si fermò ad analizzarla e non sapeva cosa pensare.
Era la solita foto, lui, Paul e la loro stupida Dab dance. Avvertì il sangue ribollire nelle vene e si sentì ancora più in colpa, ancora più stupido e illuso.
Si voltò ricevendo un sorriso, ma la gelosia prese il sopravvento. "Che bella coppia di innamorati." sputò spontaneo, con quella voce acida che con lui non aveva mai avuto, con così tanto odio da pentirsene immediatamente quando gli occhi del più piccolo si fecero lucidi.
Avrebbe voluto dirgli qualcosa, avrebbe voluto scusarsi e dirgli che moriva di gelosia, che non ce la faceva più a guardarlo e amarlo da lontano, ma l'unica cosa che riuscì a fare era stare in silenzio ed ascoltare il suono del suo cuore che era definitivamente andato in frantumi di fronte alla consapevolezza di un amore che non avrebbe mai avuto modo di essere vissuto.
Il pullman nel frattempo aveva terminato il suo percorso. "Paulo." lo chiamò, tentando di riordinare le parole nella sua testa. "Paulo non volevo dire quello che ho detto, lo sai che non è un periodo facile."
"Senti Alvaro, sai benissimo anche tu che quando usi quel tono è per dire cose che pensi davvero quindi non c'è niente da chiarire." lo gelò, ormai al limite.
"Non avrei mai voluto dire quello che ho detto." disse con il cuore in mano.
"Ma lo hai fatto e non puoi più tornare indietro, pensavo fossimo amici Alvaro ma evidentemente non mi conosci abbastanza!"
Decise di non ribattere più e scese dal pullman di corsa, seguito a ruota dal nove che si avvicinò a lui una seconda volta poiché lo accompagnava a casa dopo ogni trasferta, eppure, inaspettatamente, deviò la sua traiettoria, scontrandosi con il centrocampista di colore.
"Paul ti dispiace darmi un passaggio? Alvaro ha un altro impegno." gli poggiò una mano sulla spalla per trascinarlo verso il parcheggio e prima che i due potessero anche solo accorgersi della sua presenza, il maggiore prese l'argentino per il polso e lo fece letteralmente andare a sbattere contro il suo petto e, sotto gli occhi stupiti del francese, fece unire le loro labbra.
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