Dedicato a Martaaveiroo
Spero ti piaccia, un bacio!

Indossasti la tua maglia, la numero 7 targata Real Madrid.

La amavi da morire, per te scendere in campo con quella era la massima espressione di felicità.

“Ragazze, oggi vi allenerà una persona speciale. Lo conoscete già tutte e mi raccomando, non fatemi fare brutta figura” vi avvisò il mister ed è lì che comparve lui.

Cristiano Ronaldo Dos Santos Aveiro.

L'uomo per cui avevi una cotta da quasi due anni, ovvero da quando eri entrata a far parte del Real Madrid femminile.

Si avvicinò a te e ti mise una mano sulla spalla sorridendoti. “Vedo che indossi il mio stesso numero”

Era la prima volta che avevate un contatto fisico e, dovevi ammetterlo, ti stavi letteralmente sciogliendo sotto il suo tocco.

“Fammi vedere come te la cavi” disse mentre le altre morivano d'invidia, avrebbero tutte voluto essere al tuo posto.

Iniziasti a palleggiare con una facilità unica e dopo qualche skills ti applaudì, facendoti arrossire.

“Bene, meriti di avere il mio numero” rise di gusto, cosa che ti fece quasi ipnotizzare.

“S-si, sono orgogliosa d-di avere il 7” balbettasti, incredula che Cristiano Ronaldo ti avesse detto quella cosa.

“Ehm...non intendevo la maglia. Meriti di avere il mio numero di cellulare”

Okay, ci stava fottutamente provando!?

Le altre stavano andando a fuoco e ti lanciavano occhiatacce e solo quando Cris lo notò decise di cominciare effettivamente l'allenamento.

Durante la corsa però una delle ragazze, Julia, ti spinse di lato e digrignò a voce bassa: “Che troia”.

La strattonasti e lei in risposta ti fece cadere a terra, cosa che preoccupò Cristiano che corse subito da voi.

“Cosa succede qui?” domandò con tono di rimprovero, poi osservandoti meglio la gamba violacea e coperta di graffi “Ora andiamo in infermeria, voi continuate a fare qualche altro giro di campo”

[...]

Eri seduta sul lettino con un calciatore bellissimo tra le gambe, che cercava di medicarti.

Dopo aver passato una pomata freddissima sul ginocchio dolorante, ti prese per i glutei e ti avvicinò ancor di più a lui.

Il tuo battito si stava facendo irregolare e ne perdesti uno quando le sue labbra si poggiarono sulle tue.

Nei suoi occhi potesti scorgere un bagliore di lussurria e nessuno era in grado di immaginare per quanto tempo avessi aspettato questo momento.

Si staccò solo un attimo per chiudere la porta a chiave.

Portò le sue mani sotto l'elastico dei tuoi pantaloncini neri e li abbassò leggermente e stessa cosa fece con i tuoi slip.

Non ti capacitavi come in un intervallo di mezz'ora eravate passati da sconosciuti - o quasi - a improvvisati amanti.

Ripeté l'operazione con la sua tuta e i suoi boxer ed entrò dentro di te, rude e violento, però potevi solo esplodere dal piacere.

Infilasti le mani sotto la sua maglia e gli graffiasti la schiena, ansimando sul suo petto.

E lo faceste lì, sul lettino dell'infermeria, eppure ti sembrava ancora un sogno, mentre il bel portoghese ti faceva sentire sua.