Emotional Shower
Gocciole d'acqua ustionanti
mi mordono la schiena,
tratteggiano i miei fianchi, scivolando muoiono poi a terra, sfinite.
Le guardo rincorrersi tra le scanalature del piatto e gettarsi sicure nello scarico.
La pelle diviene morbida, arrendevole, come la mia volontà.
Rivoli roventi rendono i rumori ovattati, incollano i capelli a ciocche sparse sulla mia schiena, come gli obbiettivi prefissi e mai raggiunti che aderiscono alla mia volontà, ma che restano dormienti su di essa.
Mi lascio abbracciare dall'acqua, lascio che si impadronisca di me, che mi tenga ferma.
Godo dello scorrere dei minuti, avvolta da una nube di vapore, leggero come un respiro, pesante come i ricordi. Nel vetro appannato scrivo il mio nome. Una volta, due, dieci.
Lo guardo scomparire ingoiato dalla nebbia.
Non voglio ricordare chi sono.
Chi ero.
Pensare a chi sarò domani.
Che quest'angolo nascosto mi faccia da alcova per un mondo chiassoso e pauroso, rimarrò qui nuda a guardare i ruoli andarsene via, a veder angosce e paure dileguarsi e sparire.
Allungo le mani alle tempie, le massaggio, fanno male. Porto la testa indietro, sotto al getto, sciacquo via i battiti irregolari del cuore, i nodi in gola, le parole corrosive, il gelo degli addii.
Mi sbarazzo d'ogni cosa. Mi viene in mente una frase che devo aver letto da qualche parte; gli esseri umani non nascono sempre il giorno in cui le loro madri li danno alla luce, la vita li costringe ancora molte volte a partorirsi da se.
Le parole mi pungolano il cervello senza sosta, come formiche affamate in cerca di cibo, non troverei parole migliori per descrivermi neanche sforzandomi, ho dovuto partorirmi così tante volte da sola che al solo ricordare la frase, genero in automatico un senso di nausea sfiancante.
Un paio di capelli rimangono impigliati tra le fughe delle piastrelle, strattonati dall'acqua resistono imperterriti alla corrente, li osservo aggrovigliarsi plasmarsi al getto d'acqua ma inspiegabilmente resistervi. Mi piacerebbe saper fare altrettanto, a volte anche se convinta d'essere ben salda alle mie convinzioni mi ritrovo alla deriva, trascinata da correnti fatte di dubbi e timori.
Ma non importa, non è tempo per ragionare questo, è invece tempo d'essere, di esistere senza nome, di respirare e basta, di sentire la pelle bruciare e dimenticarsi per un istante di essere vivo.
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