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Bianco


Siamo di nuovo noi due. Io ed il foglio bastardo che mi guarda ostile ed immacolato.
Non ho bisogno di nessuna musica di sottofondo, sono io il sottofondo, queste le parole spigolose che mi risalgono nella gola, quelle che s'arrampicano con le unghie ancorate nella pelle, grasse quasi da strozzarmi.

Io non la voglio una musica. Non ce n'è una adatta al momento, più un accozzaglia di stridule grida e voci forse, un angosciante e insensato agglomerato di suoni, potrebbe dare l'idea di quello che voglio dire.

Pensavo ai colori.

Stasera d'un tratto mi sono scoperta interessata alle infinite tonalità della quale la vita è rivestita, a tutte quelle miriadi di fumose, opache, scolorite e opalescenti tinte nella quale sono costretta ad imbattermi continuamente.
Stesa sul divano, con la luce del giorno pronta alla sua dipartita, mi sono sentita con l'impetuoso bisogno di fare chiarezza sul continuo mutare dei colori della mia esistenza. Li ho immaginati tutti, uno ad uno, accostandoli inevitabilmente ad ogni situazione concreta, il rosso purpureo dei lutti, denso e colloso come pochi altri colori che ho incontrato in vita mia, il grigio dei ricordi peggiori, vischioso come carta da mosche, il giallo del rimorso, ruvido e caldo, che pulsa regolare rinchiuso da qualche parte nella mia testa.

Li ho spulciati tutti, uno ad uno passati in rassegna e richiamati agli occhi, con calma e dedizione.
Tutto scorreva liscio, senza intoppi; i colori galleggiavano sino alla superficie dei pensieri, si risvegliavano mezzi intorpiditi dal loro sonno e scomparendo poi come una bolla di fumo mi lasciavano in pace l'anima, sgravata dal loro peso.

Ma, per ogni momento di serenità, si sa, ne esiste uno di ingestibile irrequietezza. Ed ecco allora comparire il gorgo selvatico dell'ultimo colore, il Bianco. Dovessi spiegare al mondo, ci fosse la necessità di descrivere che cosa rappresenta per me quel colore, direi per certo qualcosa di influenzato dal terrore. Si, terrore avete capito bene, per me il bianco è una vera e propria porta verso il calvario.
Ogni scoria radioattiva del processo necrotico della mia persona, è irrimediabilmente confinato e rinchiuso nel bianco, affogato ma perfettamente conservato e vivo in quell'agglomerato spietato di colore.

Come una secca nell'oceano, una di quelle distese d'acqua chiara alimentate da correnti invisibili e mortali. Nel Bianco c'è di tutto, c'è l'inespresso, il non concluso, c'è l'irrealizzabile ed il tremendo.
Nel Bianco c'è tormento e perdizione e rabbia. C'è tanta di quella rabbia da ammazzare persino la ragione. C'è il disincanto e il rumore dei passi che non ho mai sentito, il calore delle mani di chi non ho mai incontrato, la mancanza di consapevolezza riguardo a chi vorrei essere ma inevitabilmente non sono. Nel Bianco c'è il frastuono, delle scelte che non ho mai avuto il coraggio di prendere, la decisione di volersi arrendere a paure veloci come rapaci dal becco ricurvo, il Bianco è il reflusso acido della mia vita corrosa, il fango attaccato alle scarpe quando cammino su di un tappeto intonso, c'è dentro il rumore di un sogno accartocciato su se stesso che respira a scatti e muore soffocato tra gli spasmi della fine. È l'insieme delle perdite di una vita che è un emorragia, la latrina nella quale sguazzano il risentimento e la solitudine e una tavola imbandita per quelle paure grasse come maiali al macello.

Il solo pensiero mi distrugge.

Scomposta in un miliardo di minuscoli pezzi di vetro però, non riesco a fare a meno di pensarlo. Lo tengo ancorato addosso, come un maglione di lana infeltrito, miasma di pezzi di carne in decomposizione, il peso sulla bilancia tra follia e ragione. L'autocommiserazione perpetua e suicida di una carcassa di anima in pena, il Bianco è cancrena, di parole sputate con l'amianto nel cuore, una freccia scagliata senza vedere dove, un bugiardo candore che non si può smettere di notare, il succo vaginale d'una donna morente, il dolore latente, che scava lo stomaco vuoto.

Il Bianco è fatica, di quella che storpia le gambe, è il semaforo più grande per la strada della mia esistenza. Il Bianco è partenza, è distacco pauroso, un salto nel vuoto per chi d'ali non è fornito.
Il Bianco è infinito. È un foglio di carta illibato sulla quale non riesco a scrivere niente, la firma d'addio d'un autore perdente.

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