36. L'apparenza inganna
«Dio, sei stato un po' stronzo» Mi dice Elle tra una cucchiaiata di gelato e l'altra, che prende dal barattolo. «Amanda stava per morire quando ti sei avvicinato. Era convinta la baciassi sulle labbra».
La lingua che scorre sull'acciaio mi eccita, ma non mi distrae abbastanza. «Tu stavi per morire, non Amanda. Eri gelosa marcia».
Abbiamo iniziato un film su Netflix in questo pomeriggio caldo, ma è chiaro che la nostra attenzione non sia rivolta alle immagini che scorrono sullo schermo.
«Nah, non avrei reagito male». Sposta il cucchiaio contro la guancia, per farsi capire meglio. «Avrei soltanto tirato un pugno sul tuo bel nasino. In fondo ogni azione provoca una reazione, no?»
Il mio pene ne sa qualcosa, soprattutto in sua presenza. Ma preferisco non approfondire, mi piace dare l'impressione di avere un certo autocontrollo.
«Certo, come no». Mentre continuo la mia frase la indico con il mio, di cucchiaio, che poi rivolgo anche contro me stesso. «Mettila come vuoi, ma sei gelosa. Di me».
Elle alza gli occhi al cielo, però non risponde. Finge di essere interessata al film e lo fa così bene da posare la confezione di gelato sul tavolino basso davanti a noi.
«Posso farti una domanda?» Vorrei lasciarla in pace, ma la questione gelosia ha sollevato una curiosità morbosa in me.
«Vai, spara». Mi guarda interessata, non capisce dove siano finiti i miei pensieri.
Mi accomodo meglio sul divano, con un braccio sullo schienale e il corpo rivolto verso di lei, in modo da non perdermi nemmeno un secondo della sua reazione.
«Non mi hai mai chiesto di Claire e della nostra storia, dato che è così poco chiara. Tutto il mondo lo fa. Tu no. Perché».
Non è una domanda, me ne rendo conto tardi. Ma la verità è che non mi ha mai chiesto niente. So che Elle non pensava che tra noi potesse esserci più del sesso, quindi forse non ha indagato oltre, ma è strano che non le sia mai venuto in mente di saperne di più, dato che mi segue dal primo film di Legacy.
«Perché ho dato per scontato che non foste più una coppia. Lei qui non è mai venuta, non è stata nominata né da te né dai ragazzi, che sono i tuoi migliori amici. E, soprattutto...», si morde labbro, indecisa su come continuare, «il modo in cui ti sei comportato con me. Insomma, non avresti fatto tutto quello che hai fatto per me, se la tua lealtà fosse rivolta a un'altra persona. Giusto?»
Il dito, che prima scorreva sul mio braccio appoggiato allo schienale, si ferma. Elle mi guarda, di colpo avida di voler conoscere la risposta. La capisco. È già stata con una persona simile e non vuole che la storia si ripeta. Ha bisogno della mia risposta come l'aria.
«Altrimenti non saresti la persona con cui voglio stare». Aggiunge, seria.
«Claire e io funzionavamo. Ma abbiamo smesso di farlo». Forse non è la risposta che si aspetta, ma ho bisogno di partire dall'inizio, di spiegare ogni dettaglio. Non voglio solo rassicurarla, ma voglio che comprenda cosa ho passato. Ho bisogno di condividerlo con qualcuno, e ho bisogno che questo qualcuno sia lei. «Pensavo che fossimo destinati. Sai, nella stessa situazione, così simili. Invece eravamo soli, insieme».
È ancora guardinga, ma aggrotta le sopracciglia e segue il flusso di pensieri che le ho riversato addosso. «Cosa intendi?»
«A Hollywood, a livello lavorativo, la pressione è altissima. Aspettative esorbitanti, la tua vita diventa un business continuo, dentro e fuori dal set. Ero convinto che fossimo fatti per capirci, invece ci sorreggevamo a vicenda». Non so se riesco a rendere al meglio l'idea, ma è difficile analizzare e dissezionare un rapporto che ho vissuto in prima persona. «Il successo di Legacy ci ha isolati, le pressioni dei fan e dei media erano alle stelle, ma per la produzione sono diventate necessarie per la riuscita del franchising. L'ho amata davvero, ma è un sentimento che è svanito in fretta. Ci siamo lasciati bene, siamo in buoni rapporti, ma per il mondo è meglio che non ci sia nulla di definitivo. Il nostro legame, qualunque esso sia, soprattutto se indefinito, fa bene agli incassi dei film e di tutto quello che ci gira attorno. La speranza di un ritorno di fiamma fa vendere molta più merce del fandom rispetto a un addio chiaro e definitivo».
«Non deve essere facile vivere così».
No. Sei circondato di attenzioni, non sei mai solo, ma sei comunque trincerato nella tua solitudine, perché sei l'unico di cui ti puoi fidare. Tutti, a quanto pare, cercano di sfruttarti come meglio possono. In questo Claire era uguale a me. Era solitaria in mezzo a un branco di lupi. È per questo che ci siamo compresi subito: perché eravamo simili. Ma una storia d'amore non può basarsi soltanto su questo.
«Passerà». O, magari, diventerò più bravo nel farci l'abitudine, nel gestire la mia vita privata e non darla in pasto ai media per farla diventare un franchising al pari della produzione in cui lavoro. Ma non potevo sapere che Legacy sarebbe diventata un fenomeno come Harry Potter o Twilight, per quanto me lo fossi augurato per la mia carriera. «Forse non è il massimo dare l'impressione sbagliata al mondo. Non stiamo mentendo, ma non diciamo nemmeno la verità, non smentiamo le voci errate sul nostro conto. Però serve, soprattutto per la carriera. La popolarità che ne deriva mi ha dato un sacco di opportunità per il futuro».
Già, perché ora sono sotto i riflettori dei migliori registi di Hollywood. Sono loro che mi propongono di prendere parte ai loro progetti, non sono io che devo partecipare ai provini per convincerli a darmi una possibilità.
«Quindi no. Per rispondere alla tua domanda non sto con Claire». Torno al discorso iniziale, perché è giusto che anche Elle abbia le sue risposte. Le accarezzo la pelle del dorso della mano, mentre la vedo rilassarsi. «Sono la persona con cui vorresti stare?»
«Senza ombra di dubbio». Sorride, imbarazzata e contenta, e io mi ritrovo a seguirla a ruota. La Elle che mi si mostra è un portento. È buona, appassionata e schietta, non sente il bisogno di nascondersi e sapere di essere riuscito a rompere i muri dietro cui si trincerava mi fa capire quanto è valsa la pena combattere per lei. «A proposito di questo, già che siamo in argomento...»
«Dimmi». Ora sono io che non so quale argomento vuole sollevare.
«No, niente. Lascia perdere». Scuote la testa e mi bacia il naso, prima di appoggiare la tempia sulla mia spalla e tornare al film, ma la tecnica non funziona.
«Parla, prima che ti torturi con il solletico». Le pungolo un fianco, per dimostrarle quanto sono serie le mie intenzioni.
«Ok, cowboy, non c'è bisogno di ricorrere alle maniere forti». Si allontana da me e alza le mani, in segno di resa. Poi si schiarisce la voce, a disagio. «Vorrei sapere soltanto, beh, cosa siamo».
«Io Sebastian. Tu Elle» rispondo, indicando prima me stesso e poi lei.
«Cretino!» Mi da uno schiaffo sul braccio, ed è così leggera che sembra quasi una carezza. «Intendo, ehm... tra noi le cose ora sono a posto? Del tipo, che ne so, definite?»
«Spiegati meglio». Fingo di non aver capito, ma la verità è che voglio che si esponga un po' sulla questione. La Elle gelosa e territoriale mi piace da impazzire.
«Siamo esclusivi?» Sale a cavalcioni su di me ma, al posto di essere una provocazione, diventa una forma di difesa, che le consente di affossare il viso nel mio collo per evitare lo sguardo soddisfatto che le rivolgo. «Oddio, ma si dice davvero una cosa del genere?»
«Non lo so. Ma so che sei una buona alternativa, al momento, tra quel numero infinito di donne che mi venerano. Cioè, insomma, come dare loro torto? Guardami!» Le sollevo il viso e, se uno sguardo potesse uccidere, sarei già sottoterra. «Comunque finché non trovo la persona perfetta sei ok».
Concludo la mia battuta con una risata idiota, ma Elle assottiglia gli occhi. «Stai scherzando, o vuoi morire qui e ora?»
«Sto scherzando, ovviamente». Sollevo le spalle come gli angoli della bocca, ma la mia ironia non le basta come risposta.
«Sul serio, cosa siamo?» Continua, sempre più a disagio.
«Cooper, vuoi proprio sentirmi dire che sei la mia ragazza e che ci sei solo tu nella mia vita?» Alzo un sopracciglio, ironico.
«Forse». Le fa spallucce, ma non ha il coraggio di guardami in faccia. La verità è che la mia maglietta è diventata la sua attrazione preferita, sulla quale si diverte a disegnare scarabocchi immaginari con l'indice.
«Facciamo così: ti farò la domanda più stupida e ovvia che mi sia mai capitato di porre, ma solo perché sei tu». Mi schiarisco la voce e mi do un tono formale: «Vuoi essere la mia ragazza? L'unica, la sola? Se avessi un foglio te lo scriverei e ti allegherei le possibili risposte, ovvero sì, no e forse. Ma al momento non ho un pezzo di carta a portata di mano. E, oh, non sono alle medie da un pezzo».
E il no e il forse non sono compresi nella gamma delle risposte nemmeno per scherzo.
«Mettiamola così, se avessi ricevuto un biglietto simile da te avrei risposto di sì, non ci sarebbe stata alcuna altra opzione». Sorride, di una felicità che mi sembra così strano suscitare in lei, mentre con l'indice mi traccia la parola "sì" sulla maglia.
Pensa che io non me ne accorga, ma io noto tutto di lei. Ogni singolo dettaglio.
«Bene. Ora sei contenta?» La abbraccio, Soddisfatto di aver messo le cose in chiaro e averle dato tutte le risposte che cercava.
«Sì. Riesci sempre a rendermi felice». Amo il modo schietto in cui mi guarda, quel modo che mi permette di vedere ogni sentimento che la attraversa. «Ora penso che ti darò un bacio in qualità di tua ragazza ufficiale».
Non ho nulla da obiettare.
«Così ufficiale da rilasciare un comunicato stampa?» Alzo un sopracciglio, ironico, perché mi diverto a provocarla.
«Sei pazzo? Poi tutte quelle donne che ti venerano verrebbero a cercarmi per prendere il mio posto». Mi prende in giro, per agguantare poi il cucchiaio dalla confezione del gelato che abbiamo abbandonato lì vicino. «No, grazie. Preferisco una relazione in cui ci siamo solo noi due».
Concordo. Una dimensione nostra, dove le persone non ci intralciano. Tanto che, per adesso, abbiamo deciso di non dirlo ai ragazzi. Preferiamo trovare il nostro equilibrio prima di rivelare tutto agli altri, un po' come hanno fatto Eddie e Jane.
«A tal proposito». Mi schiarisco la voce mentre mi riapproprio del cucchiaio e del gelato, prima che lo finisca tutto. Elle si accomoda sul mio stomaco e mi guarda, in attesa. «Non ti ho detto tutto riguardo a Claire e ai film».
«Stai già ritrattando tutto?» Sgrana gli occhi, con la posata a mezz'aria.
«Sono masochista, mica scemo. Dovresti averlo capito, ormai». Alzo le spalle e sorrido per distendere la tensione. E addio al bacio promesso dalla mia ragazza "ufficiale". «La verità è che, nel contratto che ho firmato con la casa di produzione della saga, c'è compresa una clausola che mi lega a Claire per pubblicità. Non ci è mai stato chiesto di stare insieme, è successo, ma ci hanno invitato sin dall'inizio ad alimentare le voci di un possibile flirt, in ogni caso».
«È una cosa comune, suppongo». Rilassa le spalle, ma non sembra piacerle la piega del discorso. La capisco, anche io nella sua posizione non mi metterei a ballare per la gioia, ecco. Ok, visti i miei precedenti non mi metterei mai a ballare a prescindere, se posso evitarlo, ma è meglio accantonare la faccenda.
«Già. Il problema è che sono vincolato fino alla fine dell'ultimo film, e alla sua promozione». Finirò di girare a dicembre circa, poi c'è da considerare il montaggio, la post produzione e tutto il resto. Quindi l'uscita del film è stimata per l'anno successivo, all'incirca a ottobre. Ma non sono scemo, non ho intenzione di morire giovane, quindi è un'informazione che tengo per me. Ho ancora tanto da dare al cinema, il mondo ha bisogno di me.
«Quindi non puoi avere una ragazza?» Lo domanda con innocenza, ma è preoccupata. La sua attenzione è rivolta al gelato per evitare di mostrarmela, non vuole pesare su di me, come io non voglio che informazioni inutili, al momento, gravino su di lei.
«Diciamo che devo tenere un profilo basso, molto basso, per evitare di dare scandalo. Motivo per cui non rimango mai negli States tra un film e l'altro. Ho bisogno di riappropriarmi della mia vita». La stringo a me, per farle capire quanto lei ne faccia parte. «Francine e i miei legali sono già al lavoro per ridiscutere la clausola e rivedere il contratto».
E ci stiamo battendo. Lo sto facendo per lei, per evitare che debba sentirsi sopraffatta dalle fake news, dalle insinuazioni, dai dubbi e ogni incomprensione che può nascere. Ma lo faccio anche per me, perché solo adesso ho capito quanto sia ingiusto anche nei miei confronti e in quelli di Claire.
«Ok». Alza le spalle per scrollarsi di dosso la cosa, come se andasse tutto bene, ma sento una punta di preoccupazione percorrerla sottopelle.
«Guardami». Le metto l'indice sotto al mento per farle sollevare lo sguardo.
«Clausola o no i miei sentimenti per te sono immensi. Niente riuscirà a cambiare quello che provo. Sei qui». Metto una sua mano sul mio petto, all'altezza del cuore. «E nessuno ti schioderà. Non sei una parte di me che voglio nascondere, non succederà. Forse all'inizio dovremo stare attenti, ma finirà presto».
A costo di pagare una multa da trilioni di sterline per farlo, non me ne frega se hanno più soldi e più risorse di me per affrontare un'ipotetica causa. La fronteggerò, qualunque siano le conseguenze.
«Te l'ho mai detto che sei carino quando sei romantico?» Elle sorride appena, l'imbarazzo a tingerle le guance per le mie parole sdolcinate, ma vere.
«Solo carino? Mi offendi!» Provo a rianimare il mio ego, ma non ne vuole sapere di riprendersi. Ha subìto troppi colpi, tutti inferti da Elle.
«Ok, allora diciamo che sei l'unico uomo che vedo e con cui voglio stare». Mi fa una linguaccia, ma nel mentre sposta la confezione di gelato e risale lungo il mio corpo. «I miei occhi vedono solo te, il mio cuore batte per te».
Notevole, davvero, se non fosse per un piccolo – insignificante – dettaglio: «Sarei commosso, se non citassi le battute del mio personaggio».
«Allora citerò me stessa e mi ripeterò, ma ti amo». Appoggia il mento sul mio petto, all'altezza del cuore, e lo fa con una naturalezza così disarmante che mi fa stare bene.
«Ti amo anche io». Le sposto i capelli dal viso e le accarezzo la guancia, perché il contatto tra noi non mi basta mai.
«E non ho bisogno di sapere altro». Mi batte appena un palmo sul petto, vicino alla sua faccia. «Niente Claire, niente contratti, niente false impressioni. Solo tu».
La versione a tuttotondo di Elle è sorprendente. Amo come si lascia andare, senza la paura che l'ha frenata per mesi. Ha tante sfaccettature, è fatta di fragilità che non ha più timore di mostrare, e questo la rende invincibile. E questo rende me completo e forte, motivo per cui ho deciso di lottare per quello che abbiamo e che, giorno per giorno, stiamo costruendo.
Si sposta appena per baciarmi. Sa di vaniglia, come il gelato che abbiamo mangiato, e il sapore mi esplode in bocca, tanto da risvegliare la voglia che ho di lei e che non mi abbandona mai. Rimane lì, sopita, in agguato, pronta a uscire al primo momento disponibile, come adesso.
Approfitto del modo in cui Elle si lascia andare al contatto tra noi per invertire le posizioni e farla accomodare sotto di me, così da approfondire il bacio e l'urgenza che ha scatenato.
Faccio scivolare le mani sotto la maglietta che indossa, giusto per fare scorrere le dita sui brividi che il mio passaggio le provoca.
«Tu non hai idea di come condizioni il mio mondo» mormora tra un respiro affannato e l'altro, tra il collo e l'orecchio, dove sa che sono più sensibile.
Non riesco a descrivere quanto simili ammissioni mi rendano felice, perché io l'idea ce l'ho, è l'esatto effetto che lei fa a me. Ed essere compreso, essere corrisposto, mi rende completo.
Vorrei rispondere con le parole, ma non ce ne sono di adatte o, almeno, non me ne vengono al momento. Elle è totalizzante e mi dico che mi riesce meglio esprimerlo con i gesti che con qualche frase.
Lascio che sia la mia venerazione e parlare, al modo in cui la bocca reagisce alla sua pelle, a come il mio battito si allinea col suo.
Prendo un po' di gelato e glielo spalmo sulla clavicola, per poi leccarglielo con attenzione, in una tortura piacevole per entrambi, ma Elle non perde tempo e inizia a giocare con il bottone dei miei pantaloncini militari, cosa che mi distrae per qualche secondo.
Siamo così presi da noi che non riusciremmo a sentire il mondo che ci crolla attorno nemmeno se lo volessimo.
«Per carità! Chiudetevi in camera e non profanate il divano, nemmeno io sono arrivato a tanto!» Dan, infatti, rientra in casa e ci coglie sul fatto.
Pessimo bugiardo, l'ho beccato fare ben di peggio su questo divano, ma sono un amico troppo leale per rivelarlo agli altri coinquilini.
Elle e io cerchiamo di sistemarci un minimo, ma non è facile, dato che stavamo per dare vita a un giochino molto divertente che comprendeva corpi nudi, leccate, cibo e piacere.
«Evviva, il regno ha i suoi nuovi royals». Esulta con le mani in aria, per poi posare lo zaino vicino all'appendiabiti. «Siete nella fase in cui scopate negando i vostri sentimenti, o siete entrati nell'età adulta e avete ammesso di provare qualcosa?!»
Per tutta risposta Elle alza un dito medio mentre si mette a sedere, nel tentativo di racimolare un po' di contegno. «Fottiti».
«Lo prendo come un sì. Brava Elle, fai progressi». Daniel prende posto tra di noi, come se non fossimo stati pronti a fare sesso.
È incredibile la sua indifferenza, sarebbe da mettere a curriculum. Skills: smontare l'atmosfera come se niente fosse.
«Mai quanto lo stadio avanzato delle tue malattie veneree». La mia ragazza è davvero delicata, non c'è che dire.
«Mi piace che, prendendoti le tue responsabilità, tu sia rimasta fedele a te stessa». Le fa notare Dan, mentre sembra cercare un cucchiaio in più nei paraggi della confezione. Povero illuso. «Ovvero stronza come sempre».
«Ma ho anche dei difetti». Elle non gliene lascia passare mezza.
Ok, è meglio che qui intervenga l'unica persona razionale e adulta tra le tre: ovviamente sto parlando di me.
«Basta, bambini». Li riprendo divertito. Poi mi volto verso il mio amico: «Ok, sì, stiamo insieme».
«Non me n'ero accorto». Ci prende in giro. «Pensavo steste scrivendo un simposio sull'inquinamento degli spazi condivisi nell'era contemporanea».
«Conosci una parola come simposio?» È il turno di Elle di sfoderare il sarcasmo. Ma lo batte, perché l'espressione sorpresa è sincera.
Ora è Dan ad alzare il dito medio.
«Torniamo sulla questione». E, nel dirlo, mi focalizzo sul mio migliore amico, perché ho bisogno di tutta la sua attenzione: «So che per te sarà difficile comprendere il prossimo concetto ma, siccome siamo agli inizi, gradiremmo discrezione a riguardo».
«In poche parole apprezzeremmo che tenessi l'informazione per te, almeno per un po'» rincara Elle con un sorriso soddisfatto e diabolico dipinto in faccia.
Il modo in cui questi due si punzecchiano potrebbe essere estenuante, ma è il loro mezzo di comunicazione e si trovano bene così. Insomma, sono circondato da sadici, e il fatto che siano le mie persone preferite non so cosa dica su di me.
Meglio non saperlo.
«Cosa? No!» Daniel non è contento e, a dire il vero, ho paura di scoprire il motivo, ma lui sembra propenso a rivelarlo: «Mi rovini la piazza. Se le tue fan sapessero della relazione io avrei campo libero. Migliaia di donne da consolare. Almeno, tutte quelle di Londra, per ora. Siete scorretti».
«Perché sei così cretino?» Non ho altro da aggiungere, davvero. Come se, dopo la fissa di certe persone nei miei confronti, fossero tutte lì ad aspettare lui al mio posto. Non, che ne so, Henry Cavill, Robert Pattinson o Cole Sprouse. Però, ehi, chi sono io per smontare i sogni altrui?
«E pensi solo al sesso?» Amo come Elle finisce e completa i miei pensieri, del tutto allineata con quello che ho in testa, anche se non lo dico.
«Da che pulpito». Daniel indica noi e il divano, sfrontato. «Non mi sembra che voi foste in procinto di pregare, poco fa».
Ops, touché.
«Acqua in bocca o giuro che inizio a divulgare sui social che hai la sifilide e ce l'hai piccolo». Elle preferisce essere incisiva, visto che Dan non sembra aver colto il nostro avvertimento di poco fa. «E lo usi pure male».
Siamo nella parte del poliziotto buono e poliziotto cattivo. Lei, ovviamente, è quello senza pietà. Mi sta più che bene.
«Va bene, bocca chiusa, ho capito». Alza le mani in segno di resa. Sapevo che minacciare la sua sfera sessuale l'avrebbe fatto crollare con poco sforzo. «Non c'è bisogno di ricorrere a questi colpi bassi. Ma mi dovete un favore, e so anche cosa».
«Se è un favore sessuale non esiste proprio». Io il mio amico nudo non lo voglio vedere. Cioè, è già capitato, però non in un contesto sessuale, e ora questa nuova immagine è marchiata a fuoco nella mia mente e so che farò fatica a prendere sonno per le prossime dodici vite, circa.
«Allora ci penserò su». Si rabbuia, triste.
«Ho bisogno di farmi uno shampoo con la candeggina, dopo che ho capito dove sei andato a parare». Perché so che ha pensato a una cosa a tre. Lo conosco troppo bene.
«Siete chiusi mentalmente». La sua è una recriminazione vera, senza ironia di fondo.
«No, sei tu che non hai il minimo pudore». Elle, in questo caso, ha deciso di essere delicata. Sono quasi commosso, forse non ha idea di dove la mente perversa di Dan sia volata.
«Lo dici come se fosse una cosa brutta». E no, il mio radar per l'ironia non ne ha rintracciata nemmeno un briciolo.
«Niente, non si può averla vinta con te». Elle parla al posto mio, io sono ancora sotto shock per certe istantanee che mi passano per la testa. «Tu pensa pure al favore che non ti faremo mai. Noi, intanto, ci chiudiamo in camera di Seb».
Questa parte mi fa rinsavire. È un ottimo modo per farmi dimenticare certe cose, ed è meglio della candeggina. In fondo ai miei capelli ci tengo.
Sono del parere che noi uomini, a causa di quel pericolo costante che porta il nome di calvizie, dobbiamo tenerceli finché possiamo. Ok, da oggi in poi me li faccio crescere, almeno una volta nella vita devo provare l'ebbrezza di fare un codino e sentirmi una sorta di Khal Drogo che non ci ha creduto abbastanza e non uno che non si lava da più di una settimana.
Elle mi sottrae alle mie decisioni impellenti con una mano allungata davanti al mio viso a mo' di invito.
La accetto e, mentre ci dirigiamo in camera mia, mi rivolgo al mio amico: «E chiudiamo la porta a chiave, prima che tu possa anche solo pensare di autoinvitarti».
In pochi passi siamo in camera mia e, ancora prima di riuscire ad arrivare al letto, Elle è su di me. Le labbra incastrate tra le mie e le mani che mi accarezzano la pelle sotto la maglietta.
«So che non è il massimo con Daniel la fuori che potrebbe origliarci», sorride sul mio collo, poi si sporge sulle punte dei piedi per avere maggiore accesso, «ma mi piacerebbe tanto riprendere il discorso da dove l'abbiamo interrotto».
Potrebbe essere pure il pubblico dell'intero Coachella fuori dalla porta, e non basterebbe a convincermi a tirarmi indietro. Discreto sì, fino a un certo punto. Ma stupido? Anche no, grazie.
«Torno subito». Alzo un indice per fermarla. Idea brillante in corso, ma non voglio regalarle alcuna anticipazione in merito.
«Dove vai?» Alza un sopracciglio, sconvolta dall'interruzione inaspettata.
«Ho dimenticato una cosa». Continuo a mostrarle l'indice mentre indietreggio. Un modo come un altro per tranquillizzarla, ma non serve, perché ho intenzione di tornare in questa stanza in meno di dieci secondi.
Mi ritrovo in salotto, dove Dan è intento a seguire una partita di rugby in televisione, con la confezione di gelato sulle ginocchia e il cucchiaio pronto a finire nella sua bocca.
«Scusa, ma questo ci serve». Gli rubo la vaschetta e il cucchiaio. Vorrei dire che mi dispiace rovinare i suoi piani, ma lui è stato il primo a intromettersi nei nostri e ho tutta l'intenzione di riprenderli dal punto in cui siamo stati interrotti.
«Ma volete fare sesso o ingozzarvi di gelato?» È confuso e triste per la sparizione del cibo nel bel mezzo della partita.
«Non vuoi conoscere davvero la risposta». Gli regalo uno sguardo eloquente e giro sui tacchi, pronto a dirigermi in camera mia.
«Poi il depravato sarei io». Sbuffa, irritato.
«Buona partita» Urlo, con un sorrisino perfido stampato in faccia.
Lo lascio alla TV, mentre io torno alla mia fame.
«Sì, certo». Bofonchia, prima di urlare: «Buon match anche a voi».
Hi peeps!
Non sono sparita, ho semplicemente deciso di aggiornare oggi perché... beh, perché invecchio, e volevo farmi un regalo, avvicinandomi a voi.
So che per voi sono passate le solite due settimane, ma a me sembra di essere lontana da wattpad, dai lettori e dai personaggi da una vita. Sto facendo una full immersion nell'editing di Loverdose e nei suoi personaggi ed essere qui è veramente strano, ma ne sono felicissima!
Comunque eccomi qua, con un problema che vi aspettavate. Ma non temete, Seb si è messo all'opera e noi sappiamo cosa succede, quando si mette d'impegno, vero?
Esatto, combina disastri. AHAHAHAH, poverino, scherzo! Questa cosa non dipende da lui, purtroppo.
Vedremo come si metteranno le cose.
Io vi do appuntamento a presto,
Mi mancate
Cris
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