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3. Piani

Sono ancora così stranito dall'essere tornato alla mia vita e dall'effetto di Elle sulla mia circolazione sanguigna sudombelicale, che una volta fuori dalla palazzina mi dimentico il motivo per cui sono uscito.

Sul serio.

Decido di non preoccuparmi del perché sono in mezzo alla folla con un cappello da baseball e un paio di occhiali da sole per mimetizzarmi e inizio a girare per la città senza una meta. Il travestimento sembra funzionare, dato che la gente mi rivolge occhiate dubbiose, ma non si spingono a chiedermi foto o a farne di nascosto con il cellulare.

Comincio così a riassaporare Londra, la mia città, e i suoi odori. La sua magia.

Ho sempre apprezzato come Londra pulsasse di vita con quel suo mix tra storia e modernità, e ogni volta che ci torno mi ritrovo a scoprire questo lato nostalgico e post punk che la permea. È un insieme di luci, odori e memoria storica che riesce sempre a togliermi il fiato.

Ed è ancora più bello trovarla diversa e sempre uguale allo stesso tempo.

È così che mi sento anche io ogni volta che rimetto piede a casa. Forse sono cambiato in superficie, ma la sostanza non è diversa, anche se la trasformazione spesso è necessaria, soprattutto se – come me – ci si ritrova a condurre una vita che ti risucchia ogni parte di umanità che lasci intravedere.

Cazzo, il materasso!

La voglia di andare a comprarlo si è volatilizzata. Sono disposto a girarlo e farmelo andare bene così, almeno temporaneamente. A testimonianza della mia imperitura pigrizia.

Ma per le lenzuola posso fare uno sforzo, così entro nel primo negozio utile che sembra avere quello che cerco e ne esco con una busta con il mio prezioso bottino: quattro set di coperte e crepi l'avarizia.

Mi sento quasi un adulto consapevole e maturo.

Tanto che, per festeggiare, decido di comprarmi un pacchetto di sigarette e addio astinenza di un anno e quattro mesi.

Prendo l'autobus solo perché è meno pieno della metro e arrivo fino al Saint Thomas, l'ospedale di fronte a Westminster, sulla sponda opposta del Tamigi. Il motivo per cui scelgo questo posto è semplice: oltre a piacermi per la sua vista, è un angolo tranquillo nel cuore della città. Sono nel suo centro senza essere travolto dal numero spropositato di persone che ne inondano le strade a ogni ora. D'altronde chi si siederebbe per fumare una sigaretta sulla panchina davanti a un ospedale?

Pochissimi. Ed è la ragione che mi ha spinto qui.

Rifletto sulla mia vita e tra una boccata e l'altra inizio a rilassarmi. È come se, dopo quasi un anno passato tra le riprese dell'ultimo film, premiere in giro per il mondo e la mia relazione sbattuta su ogni sito di gossip, la mia vita riprendesse a girare come voglio, quasi ne avessi il controllo.

E forse, dopo tempo immemore, è davvero così.

Ho un periodo per me, per pensare al futuro, a cosa voglio e a godermi una quotidianità che in America o sul set mi manca ogni volta che finisco di lavorare.

Ragiono su tutto e su niente, mentre finisco la sigaretta.

Sono rimasto con il sapore di tabacco sulle labbra e tanti, troppi, interrogativi. Eppure ho la sensazione che, continuando a vivere in quella casa con i miei amici, troverò la strada giusta per rispondere a tutti i miei dubbi.

*

I giorni passano con una certa velocità, anche se mi ritrovo a passare il mio tempo tra una partita online con la Play Station e con la chitarra tra le mani, l'altra mia passione oltre alla recitazione, mentre la sera – quando tutti tornano dalle loro occupazioni – passiamo il tempo con le vicine. Ho conosciuto Jane e Rachel e, per quanto simpatiche e carine, mi hanno terrorizzato a morte. Sia chiaro, non ho una virilità particolarmente sviluppata, non assomiglio nemmeno all'ombra di Jason Momoa, ma l'accoglienza che mi hanno riservato è stata inquietante. Hanno reagito come qualsiasi fan farebbe davanti a un personaggio famoso, con un'espressione senza senso e domande impertinenti. Da un lato mi ha consolato, data la reazione normale, perché il comportamento di Elle è riuscito a incuriosirmi e a rendermi più nervoso degli ultrasuoni emessi da loro due, dall'altra tutta quell'attenzione mi ha fatto mettere sulla difensiva, come quando sono su un red carpet, bersagliato da tutti i flash più uno, manco fossero le caramelle di Harry Potter.

Rachel e Jane, poi, si sono calmate e hanno iniziato a non rivolgermi la parola, forse intimidite dalla mia costante presenza, ma penso che ora si siano abituate e rilassate, tanto da trovare un equilibrio gestibile per tutti. Grazie a Dio. Sono una persona che sotto stress non dà il meglio di sé, almeno, non al di fuori del lavoro, quindi la loro irrequietezza mi rendeva un fascio di nervi.

Ma ora tutto sembra essersi stabilizzato. È sabato sera e siamo in un pub. Devo ringraziare i miei amici per la scelta accurata: buona musica, persone più intente a interagire tra loro che dedicarsi a me e un discreto numero di belle ragazze che, però, non riesco a guardare perché la mia attenzione è catalizzata da Elle, che potrei osservare per ore senza stancarmi mai.

Sono un potenziale stalker, ma giuro che sono innocuo.

È impossibile per me levarle gli occhi di dosso. Oltre a riconoscerle un'oggettiva bellezza, mi ha conquistato la prima volta che ci siamo visti con i suoi modi particolari e continua ad affascinarmi con pensieri fuori dal comune.

Così siamo al tavolo, tra chiacchiere e birre, quando Daniel va in bagno, o si allontana per provarci con una tipa, una cosa non esclude l'altra.

In quest'istante Elle si illumina e interrompe i nostri discorsi per richiamare l'attenzione, soprattutto mia, di Charles ed Eddie. «Ragazzi, mi dovete fare un favore enorme».

Da quanto ho capito, quando esordisce con frasi simili bisogna essere pronti a tutto. So che dovrei rimanere stupito dalle sue proposte, ma la verità è che in sua presenza mi sento così a mio agio da non sorprendermi più, come se la conoscessi a fondo.

O forse è che sto facendo l'abitudine molto velocemente alle sue stranezze perché mi mettono di buonumore e questa cosa mi piace molto.

È difficile trovare una persona che ti mette allegria con poco, senza essere banale.

«Dicci tutto». Charlie è attento e curioso e, di conseguenza Edward e io ci aggiungiamo a lui. Ora Elle ha la nostra attenzione e io ho una scusa per guardarla senza sentirmi un maniaco.

«La prima mattina in cui voi siete svegli e Dan no, mi dovete chiamare assolutamente». Ci fissa negli occhi con fare solenne, come se potesse farci capire l'importanza della cosa con una frase così vaga. «Ho trovato il modo di vendicarmi. Ma non provate a dirglielo, altrimenti farò lo stesso con voi!»

Non so di cosa si tratti, ma ho quasi la certezza che non mi possa piacere, quindi mi attengo al piano di segretezza riguardo la vendetta. Qualunque cosa sia, non voglio passarci.

Non sono un tipo molto coraggioso, se non si fosse capito.

Il massimo brivido che mi azzardo a correre è schiodare il culo dal divano per uscire di casa e incontrare persone. Mi sembra di essere un eroe, a volte.

Stiamo annuendo come macachi addestrati, quando Elle aggiunge: «Quasi dimenticavo! Fatemi trovare sul mobile accanto alla porta una puntina da parete, per favore».

«Cosa vuoi fare?» Non riesco a trattenermi, sono curioso. Se la gente mi lascia con il dubbio, io brucio dal desiderio di sapere. Inoltre c'è di mezzo un corpo contundente, ho davvero paura per le palle di Daniel. Insomma, se si esagera devo porre dei limiti alla cosa. Elle mi sembra una disposta a tutto e mi piace questo suo lato, ma Dan è il mio migliore amico e se le sue palle sono in pericolo mi sento in dovere di intervenire.

L'ho detto, a volte sono un eroe. I ringraziamenti dopo.

«Sssshhh!» Mi zittisce con l'indice che esercita una leggere pressione sulle sue labbra carnose e a cuore.

Un gesto che solitamente mi manda in bestia, ma fatto da lei, che riesce a mettere in risalto i suoi dettagli più piccoli e sensuali, mi fa quasi eccitare.

Quelle labbra sono da film porno. Vorrei essere più aulico, ma la verità è che risvegliano pensieri impuri. Labbra con cui vorrei avere uno scontro appassionato per morderle, farle mie almeno una volta. Sentirle sul mio corpo, sentire che mi vogliono, che desiderano di più.

Ok, tolgo il quasi dalla frase precedente: mi eccita e basta e sono felice, molto felice, di avere le gambe protette da un tavolo. È patetico che sia riuscita a farmi un simile effetto con un gesto tanto semplice e nel bel mezzo di un pub, questo dovrebbe far capire da quanto tempo è assente il sesso dalla mia vita, alla faccia della star di Hollywood che dovrebbe farsi una ragazza diversa al giorno.

Non oso immaginare cosa mi succederebbe se dovessi rimanere solo con lei o anche soltanto parlarci in modo un po' più serio. Meglio non scoprirlo, potrebbe essere imbarazzante.

Torno alla realtà e capisco il suo gesto di poco prima, Daniel è tornato al tavolo. «Ora sì che sto meglio».

«Ora che so come sta la tua vescica posso andare a dormire contento». Lo prendo in giro.

Elle, nel frattempo, ride in risposta al mio amico. «Come se ti servisse svuotarti la vescica per stare meglio. Tu devi svuotarti le palle – e mi si scusi il francesismo – perché ci provi, ma non ce la fai mai». E, nel concludere, indica una ragazza mora con un taglio corto in fondo alla stanza. A quanto pare il mio amico ci ha provato, ma la cosa non deve essere andata a buon fine.

Sento un polmone abbandonarmi il petto per il troppo ridere e sembra che sia così anche per gli altri al tavolo. Tutti stiamo ridendo, tranne Dan che, colto sul vivo, si offende per essere stato beccato durante un due di picche. Uno dei tanti, dato che riesce a portare a casa la vittoria solo perché ci prova con molte ragazze. La legge dei grandi numeri e altre cose a me incomprensibili.

«Cazzo ridi?» Daniel mi dà una spinta con la spalla che dovrebbe irritarmi, ma mi fa ridere ancora di più. «Cosa ridete tutti?!» È offeso, odia che gli si faccia notare la mancanza di performance sessuali nella sua vita, soprattutto quando è in periodo di carestia. Benvenuto nel club, amico.

Assottiglia gli occhi e fissa lo sguardo su Elle. «Visto che ci tieni tanto al mio svuotamento inguinale, perché non mi aiuti tu?» E, nel dirlo, sfodera il suo sorriso più arrogante.

Elle, però, non si fa mettere in imbarazzo dalla proposta. «Per favore. Trovati un altro utero per lo scopo. Vorrei Dan, davvero, ma ho un cervello funzionante, io. Dovresti trovare una ragazza senza, magari pure un po' ubriaca, per riuscire nell'impresa». È ironica, ma è riuscita a rimetterlo al suo posto con sarcasmo.

«Fanculo». La fulmina con lo sguardo mentre incrocia le braccia al petto.

Elle si alza per correre ad abbracciarlo. «Anche io ti voglio bene, palle blu».

Lui fa l'offeso, ma non la respinge. Hanno un rapporto molto conflittuale, basato su battute al vetriolo e su chi la spara più grossa, ma giuro che si vogliono bene davvero, come amici. Lo si percepisce dalla sintonia che hanno e da come non riescono a superare il limite nei confronti dell'altro. E un po' li invidio.

Tutti ridono, la loro scaramuccia finisce, ma la risata di Elle mi ricorda che sotto al tavolo la situazione non è migliorata poi di molto.

Che cosa mi ha fatto questa ragazza?

*

Mi sveglio con l'aria fresca di un reduce del Vietnam a causa del mal di testa provocato dalle troppe birre di ieri sera. Forse, e dico forse, abbiamo esagerato un po', come nostro solito quando ci ritroviamo a disposizione una vasta riserva d'alcool.

Sono quasi le undici di una domenica di fine maggio, ma per me è mattina presto.

Il metodo per abbattere il cerchio alla testa è bere così tanto caffè da rianimare un morto e, se non farà effetto, passerò agli analgesici.

Mi trascino verso la cucina non senza difficoltà, quasi mi costasse uno sforzo immane, e mi accorgo di non essere solo: Edward e Charles sono attorno alla penisola mentre fissano le tazze fumanti davanti a loro con le teste pesanti appoggiate alle mani. Non penso di essere messo meglio di loro, ma provo a far funzionare i miei neuroni.

«Dan?» Domando incerto mentre cerco di scavare nella memoria. Non ricordo se è tornato a casa con noi o meno. Chissà se l'abbiamo abbandonato morto in qualche vicolo o se è riuscito a conquistare qualche ragazza e ad andare a casa sua.

«È nel letto» risponde Eddie, dopo aver sbadigliato. O trattenuto un conato di vomito, non saprei. «Nella migliore delle ipotesi è svenuto, altrimenti è morto. Dopo il due di picche della ragazza mora si è sbronzato di brutto».

«Certo», lo riprende Charles, «perché noi, invece, ci siamo andati leggeri. A noi non serve nemmeno un due di picche per ridurci uno schifo».

Edward, per tutta risposta, alza un angolo della bocca per concordare e manifestare il fastidio per quella scomoda verità.

«Perché sembra ci sia un concerto? È la mia testa che sta cercando di uccidermi o qualcuno sta esagerando con l'ottimismo?!» Domando con le mani sulle orecchie, nel tentativo di fermare il pulsare del mio cervello, mentre va a ritmo con i bassi in sottofondo.

«Oh». Vedo Edward sorridere. «Sono le ragazze».

«Vuoi dire che sono loro che cercano di farsi odiare da tutta la palazzina attentando alle coronarie altrui a furia di decibel?» Sono allibito. Forse ammirato, dato che non riuscirei mai a inimicarmi così spudoratamente e in modo volontario gli altri inquilini.

«Beh, sono le undici», ci fa notare Charles, «non è disturbo della quiete pubblica. E poi le ragazze hanno il tocco magico: con le signore sono gentili e con gli uomini un po' civettuole, nessuno sano di mente se la prenderebbe con loro».

Le parole di Charlie mi tranquillizzano. È la prima volta che mi prendo del sano di mente, anche se inconsciamente, per essere rimasto tramortito da una ragazza. Finalmente mi viene riconosciuto qualche merito.

«Già». È Eddie a continuare. «La domenica mattina puliscono casa e per darsi la carica mettono la musica al massimo, come se si trovassero a Wembley per un concerto. Donne!» Sospira e scuote la testa.

Beh, se volessero sfogare un po' della loro carica pulendo anche casa nostra non avrei nulla in contrario.

Ma, se Elle volesse scaricare la sua energia su di me, sarei disposto a pulire da solo tutta casa e lo sporco lasciato da noi quattro, lo giuro.

Stiamo per bere tutti e tre il caffè dalle tazze, quando ci scambiamo occhiate furtive mentre ci blocchiamo quasi in contemporanea. Ho come la sensazione che abbiamo avuto tutti la stessa idea. «State pensando quello che penso io?» E alzo un sopracciglio di riflesso.

«Elle» Domanda Charles.

Edward e io annuiamo.

Prima che lo faccia qualcun altro mi offro per andare a chiamarla. «Vado di là a chiamarla, voi cercato la puntina e mettetela sul mobile vicino all'entrata».

Io mi avvio prima che qualcuno possa controbattere, ma in realtà sono concentrati e ci dividiamo, ognuno con la sua tazza di caffè appresso.

Io mi ritrovo in pochissimo davanti alla loro porta ma, al posto di bussare come mi ero prefissato, mi ritrovo a osservare per la prima volta il loro appartamento dalla porta d'ingresso, socchiusa per chissà quale motivo.

La lieve apertura – che mi fa capire come mai sentissimo così bene la musica da casa nostra – mi permette di assistere a uno spettacolo di tutto rispetto. Le ragazze sono scatenate mentre alternano passi di danza alle pulizie. La canzone parla di spogliarsi e, sinceramente, non ho niente da obiettare.

Jane è intenta a passare l'aspirapolvere e la usa come chitarra, Rachel è fuori da mio campo visivo, oltre la porta, ma la sento cantare ed Elle sta sprimacciando i cuscini del divano e intanto sculetta in modo indecente. E – udite, udite – indossa una canotta striminzita e i boxer di Wolverine che, dopotutto, deve aver deciso di apprezzare.

La più vicina alle casse collegate al cellulare è Jane e, dopo aver fatto partire Strip that down di Liam Payne, che parla di spogliarsi e ondeggiare il corpo – altra cosa, ci tengo a sottolinearlo, a cui non ho nulla in contrario –, abbassa il volume per potersi fare sentire dalle altre coinquiline.

Sono contrariato. Elle stava mostrando movimenti di bacino interessanti e una mossa provocante che l'ha fatta arrivare fino al pavimento e che mi ha distratto abbastanza da farmi dimenticare perché mi trovo sulla soglia di casa loro come il peggiore dei maniaci. Ma, lo ammetto, quando quella ragazza è nei paraggi la mia soglia dell'attenzione per qualcosa che non sia lei si annulla.

«Ehi, tu». Jane indica Elle con l'aspirapolvere. Se avessi provato a fare una cosa simile avrei distrutto tutte le lampade del nostro appartamento. «Sei una pessima amica. Perché non ci hai mai detto di Sebastian Hartford? Lo volevi tutto per te?» Le ammicca con un sorriso per farle capire la presa in giro, mentre continua a esibirsi sulla canzone.

Questo mi interessa. Anche di più dei richiami pornografici di Liam, cosa che non pensavo possibile.

Elle si ferma. «Nah. Sapevo che lo avreste conosciuto a breve e volevo lasciarvi la sorpresa». Alza le spalle con indifferenza, troppa, per essere credibile. O almeno è quello che mi voglio raccontare.

«Certo, Miss non credo più nell'amore, ci hai convinte». Rachel si prende gioco di lei come ha fatto Jane prima, in modo bonario. Il fatto che queste osservazioni vengano da loro che la conoscono meglio di me è un bene, mi fanno sentire meno fuori di testa di quanto mi sento. Allora i suoi sguardi fugaci e interessati non sono frutto di una mia possibile psicopatia.

Elle finge di non sentire la frase e continua: «E poi che senso ha buttargli addosso due avvoltoi come voi? È tornato a casa per evitare questo genere di cose e non lo state aiutando».

Prende le mie difese quando lei stessa è stata molesta, anche se in modo divertente e inconsapevole, nei miei confronti, questo è un gran punto a mio favore. Guardate e imparate, pivelli.

«Lo spirito da crocerossina si sta facendo sentire!» Jane è sempre più divertita e a Elle si colorano le guance per l'imbarazzo. «Sono fedele a Liam Hemsworth, ma te lo devo concedere: è sexy da morire con quell'aria stropicciata».

Ma stanno parlando di questo faccino da cucciolo qui? Non è stropicciato, è... Ok, è stropicciato, glielo concedo. Non c'è modo più azzeccato per descrivermi.

«Per non parlare dei modi impacciati. Ti fanno venire voglia di morderlo».

Sul mordermi sono d'accordo e mi offro volontario come tributo, ma vorrei poter dire qualcosa sul mio essere impacciato. Insomma, se fosse possibile non andrei a sbandierarlo in giro e rigirare il dito nella piaga. Non è mai bello essere ricordato per essere degli impediti. Dovrei rappresentare l'idea di un sex symbol.

«Siete due arpie». Le prende in giro Elle, stando al gioco.

La cosa bella? Non ha negato quello che hanno detto le sue amiche, quindi per lei potrei essere meglio di Liam. Beccati questo, Hemsworth junior.

«E tu hai un po' di Sebastian Harford tra i denti». Le va dietro Rachel, fingendo di morsicare l'aria.

Jane alza di nuovo il volume delle casse per tornare alle loro attività e io ho le guance bollenti e rosse per l'imbarazzo. È strano sentir parlare di sé in questi termini e ho finalmente capito – almeno in minima parte – come possono sentirsi le donne. E, per quanto i termini siano "lusinghieri", essere visti come un pezzo di carne lascia sempre un po' di disagio sottopelle, soprattutto se non si è a proprio agio con il rispettivo corpo. O, forse, dovrei dire sex appeal.

È arrivato il momento che mi dia una mossa, prima che mi notino e la situazione diventi ancora più imbarazzante di quello che già è.

Busso e apro la porta. «Buongiorno, si può?»

D'istinto spengono la musica.

«Certo Seb, entra pure! Abbiamo lasciato aperta a porta per far cambiare aria in modo più efficace. Ti serve qualcosa?» Ora che so come Jane la pensa su di me, ho quasi paura a rivolgerle la parola, ma non lo darò a vedere.

Ma nella sua frase c'è l'esatto motivo per cui Elle mi affascina tanto e le altre, nonostante siano carine e simpatiche, non sono riuscite a fare colpo su di me.

È vero, Elle mi ha baciato, anche se a tradimento e senza rendersene conto, ma mai, MAI, si è permessa di prendersi il lusso della confidenza nei miei confronti. Nonostante quello che è successo, non mi ha mai chiamato Seb, ovvero come sono conosciuto al mondo, soprattutto ai siti di gossip. Le ragazze, dopo una reticenza iniziale, hanno iniziato subito a usare il diminutivo del mio nome. Ma Elle no, usa sempre Sebastian, anche se sembra io sia riuscito a suscitare la sua curiosità.

Seb è il modo in cui il mondo mi vede, il mezzo tramite cui sembra dica "ti conosciamo". Ma tra conoscermi e sapere chi sono c'è una bella differenza e in pochi sembrano averlo capito. Elle fa sicuramente parte di questa minoranza e la cosa mi affascina. Ogni volta che mi si rivolge – chiamandomi Sebastian – mi fa sentire una persona normale che è riuscita ad attirare la sua attenzione il che, e lo so che è assurdo, mi fa sentire speciale.

Ed ecco il motivo per cui quando Elle è nei paraggi avrei bisogno di un secchio per la bava. Non dipende soltanto dalla sua bellezza, per me così palese da non essere messa in discussione. È una questione di comportamento e di modi di agire, a fare la differenza.

Mister Nerd è vivo e vegeto signori, più in forma che mai.

«Ho bisogno di Elle» dico con il sorriso sfrontato che uso di solito sul red carpet per ingraziarmi la platea, conscio della veridicità della mia frase. Se sapessero quanto è entrata nella mia testa mi prenderebbero per il culo a vita.

«Di me?» Perde il sorriso e abbassa il piumino che aveva preso da poco, ma il suo sguardo si accende di speranza, cosa che fa accendere altro nei miei boxer. Il fatto che io abbia bisogno di lei le piace più di quanto sia disposta ad ammettere e la cosa mi rinfranca, perché forse stiamo giocando ad armi pari.

«Sì. Dan sta ancora dormendo, ma noi siamo svegli. Mi sembra il momento ideale per attuare la tua vendetta». Indico la porta alle mie spalle e lascio libero il passaggio in un tacito invito. «Accomodati».

Aloha!

Come state? 

Spero di farvi una sorpresa gradita con questo aggiornamento!

Ok, ci inoltriamo sempre di più nella mente paranoica e delirante di Sebastian, che penso sia diventato così a causa delle attenzioni che il successo ha portato con sé.

Tranquille, prima o poi si troverà di nuovo a suo agio nella quotidianità della sua vecchia vita. In fondo siamo all'inizio e di cose ne devono ancora succedere.

Cosa mi dite di Dan? Sopravvivrà alla vendetta di Elle?

E, soprattutto, cosa avrà in mente?

Lo scopriremo nel prossimo capitolo 😈

Ovviamente Strip that down finisce dritta nella playlist ;)

A presto, 

Cris

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