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20. Guerra

Poco prima dell'ora in cui ci troviamo con le ragazze per andare insieme al club, mi guardo allo specchio e sono soddisfatto.

Ho seguito il consiglio di Marcus e ho recuperato dei capi decenti nell'armadio e, beh, devo ammettere che il risultato non è male. Seguo sempre i consigli che mi ha dato Victor a inizio carriera e indosso una camicia azzurra, dei blue jeans scuri e un paio di scarpe da ginnastica. Il collo alla coreana è quel tocco trasgressivo che mi fa sentire elegante ed esuberante.

Insomma, se mi incontrassi in discoteca, di sicuro mi girerei a guardarmi. Soprattutto quel culo, proprio quello lì che vedo riflesso nello specchio, fasciato alla perfezione dai jeans.

Chris Evans inizia a tremare, hai un nuovo concorrente in giro.

Mi spettino i capelli con un po' di cera, evento più unico che raro e, per esagerare, mi spruzzo anche un po' di profumo. Praticamente sono irresistibile e pronto per far finta di divertirmi.

Con più baldanza di quanto mi aspettassi da me stesso, vado in salotto e trovo gli altri ragazzi tirati a lucido. Nel vedermi Daniel mi porge una bottiglia di birra e mi stritola con un braccio attorno al collo con fare cameratesco. «Sembri uscito da un catalogo di Abercrombie. Bravo, stasera vuoi mietere vittime?»

Charles ed Edward, al posto di difendermi, si accodano a Dan per fare altre battute. Mi chiedono se il profumo lo fanno anche da uomo, se sono emozionato per il mio primo passo lontano dalla misantropia e cose simili, ma li lascio fare, troppo preoccupato per quello che mi aspetta stasera. Io, in risposta alle loro provocazioni, mi attacco alla bottiglia e bevo un lungo sorso.

Mentre aspettiamo le ragazze diamo fondo alle birre e inauguriamo un secondo giro. Ne ho bisogno per distendere i nervi, un po' di alcool aiuta a rilassare.

E infatti, mentre sono a metà bottiglia, mi accorgo di essere più sereno. Poi, però, arrivano le ragazze e l'aria cambia.

Jane è splendente in un vestito glitterato e Rachel è meravigliosa in una canotta metallica e scollata e dei pantaloni attillati che le fasciano le gambe toniche, tanto che mi ritrovo a ricoprirle di complimenti.

Ma è quando arriva Elle, all'urlo di: «L'ho trovata!», mentre mette una collana girocollo, che l'asse del mio mondo cambia e si sposta, facendo un po' di spazio per metterla, come sempre, al centro.

Indossa un vestito nero, con una scollatura davvero generosa su un corpetto rigido e la gonna corta, mentre la vita è messa in risalto da una cintura oro. È meravigliosa, con i capelli lisci come non glieli ho mai visti e il trucco curato che sottolinea lo sguardo felino.

È provocante, è attraente, è un'arma costruita nel dettaglio per sedurre e mietere vittime, e io sono la prima di questo gioco crudele.

Non riesco a toglierle gli occhi di dosso, anche se so che la sto mettendo in imbarazzo con l'intensità del mio sguardo.

L'unico aggettivo che riesco ad associare a lei in questo momento è: spogliabile.

Sorrido e mi ritrovo a fantasticare di far scorrere un dito sui bordi della scollatura e conoscere il calore della pelle tra i seni, scoprire con dovuta lentezza il suo corpo di nuovo, se indossa l'intimo o meno, anche se di sicuro del reggiseno non c'è traccia.

Quasi mi strozzo con la birra, che recupero per finirla in un'unica sorsata perché mi ha seccato la bocca.

Il sorriso – però – scompare, perché mi ricordo che non posso fare niente di quello che ho immaginato, che ci sarà qualcuno che le abbasserà la zip del vestito per toglierglielo, ma non sarò io.

«Bene, è meglio scendere, le auto che abbiamo prenotato saranno qui a momenti». Rachel mi riporta alla realtà, interrompendo il contatto visivo che avevo stabilito con Elle, mentre prende posto all'inizio del gruppo e scende le scale.

Elle, insieme alle birre, è riuscita a mandarmi su di giri, dunque vedo di tenere a mente il mio obiettivo e faccio appello alla determinazione che mi ha investito per affrontare la serata.

*

Arriviamo al Venom e cerco di nascondere una smorfia schifata. Non so se è peggio l'idea di passare una serata in discoteca o una al chiuso, visto che è piena estate. Ma questa è Londra, con il tempo ballerino che ci ritroviamo solo in pochi si azzardano a fare locali all'aperto, e i club non fanno parte di questo team.

Dan, però, deve intercettare la mia espressione, perché si avvicina per rincuorarmi: «Dai, non sarà così male come serata».

Annuisco, ma è facile parlare per lui. Non è in compagnia della ragazza che ama e da cui è stato rifiutato e calpestato. Daniel è qui, con zero pensieri al mondo e la voglia di passare la serata in compagnia del proprio gruppo di amici e rifarsi gli occhi.

C'è un po' di gente fuori dal club, così d'istinto i miei amici si mettono attorno a me, di modo da schermarmi dalle persone e un possibile bagno di folla, ma la situazione è tranquilla e nessuno pensa che possa esserci qualcuno di famoso qui, stasera. Sono tutti concentrati sul divertirsi con il proprio gruppo di amici.

Appena entriamo nel vivo della festa tutto cambia: la gente urla, ride e scherza, l'alcool scorre a fiumi e la musica riempie ogni fibra del mio corpo. È talmente alta da non permettermi di sentire i miei stessi pensieri, una cosa di cui sono contento. La mente è dislocata dal corpo, che è totalmente in simbiosi con i beat della canzone, soprattutto il mio stomaco, che vibra a ogni basso sparato a mille nel locale.

Sembra che le mie viscere stiano partecipando a un rave, ballano come non hanno mai fatto in vita loro. Ciao viscere, spero che almeno voi siate più coordinate di me.

È quello di cui ho bisogno. Un rumore così assordante da mettere a tacere il caos che ho dentro e che le birre, nonostante abbiano aiutato a distendere i nervi, hanno contribuito ad alimentare.

Sento l'estremo bisogno di alcool. Per fortuna il PR ci porta al nostro tavolo e poco dopo esserci accomodati, un cameriere ci porta la bottiglia di champagne che abbiamo ordinato. Siamo in sette, ed è un attimo riempire i bicchieri, fare un brindisi e svuotare la bottiglia, ma ne è valsa la pena, per me è come benzina e mi sento sempre più carico.

Inizio a familiarizzare con l'ambiente, con l'idea che nessuno pare avermi notato e che forse la serata non sembra un totale fallimento, quando arriva il primo avvoltoio della serata e, neanche a dirlo, si butta su Elle.

«Ciao, Toby!» Elle si alza e lo abbraccia con calore – troppo, per i miei standard da spettatore con le mani legate – mentre mi guarda soddisfatta.

Ok, ho recepito il messaggio, è una guerra e lei ha già iniziato a sfoderare colpi bassi. Ma Elle non sa che ho un piano d'attacco, non ha idea che anche io ho le mie munizioni in canna, pronte solo per essere usate. Piani predisposti all'uso.

«Ciao, dolcezza. Tutto ok? Stasera sei bella da togliere il fiato». Toby, aka il Tobias di cui le ragazze parlavano nel pomeriggio, le dà un bacio sulla guancia e le fa fare una giravolta sul posto, per ammirarla meglio.

La cosa che più mi fa incazzare? È che questo Tobias non è come Ian o Jason, dei tipi che ci provano con lei perché è bella e sarebbe per loro una grande conquista. No. Tobias è genuinamente interessato alla ragazza che ha davanti, lo si vede dalle attenzioni che le riserva, dalla premura che mette in ogni gesto. Sembra uno che le sta morendo dietro da mesi e non ottiene niente in cambio.

Benvenuto nel club, amico, mettiti in fila e chiedi la tessera di membro onorario!

Da una parte vorrei dargli un paio di pacche sulla spalla, nonostante la mole non indifferente, dall'altra vorrei prenderlo a schiaffi per aver anche solo pensato di azzardarsi ad avvicinarsi a Elle e sperare di ottenere qualcosa. Da lei, che vive nella sua fortezza della solitudine, circondata da mura di paura e diffidenza invalicabili.

Giuro, vorrei mettergli le mani addosso, nel bene e nel male, quando mi accorgo chi è Tobias.

E ho deciso che le mani le tengo al mio posto, prima di finire al pronto soccorso.

Il ragazzo che si è catapultato al nostro tavolo è nientepopodimeno che Tobias Moore, giovane stella del rugby britannico, che quest'estate debutterà nella nazionale.

Quindi, se lo toccassi, mi farei male da solo, e se lui decidesse di sfiorare me con un dito potrebbe disintegrarmi.

Perché ancora mi stupisco della mia sfiga, soprattutto se si tratta di Elle?

Fingo di controllare la situazione nel locale, che si sta riempiendo sempre di più – anche se noi siamo nel privée, totalmente occupato dalla festa del college di Elle, e siamo più isolati dalla pista centrale e dal bancone che la costeggia – ma è una scusa per concentrarmi su quello che si dicono. Sono abbastanza vicino da poterlo sentire.

«Sei la più bella del locale. Sì, anche di Kate, ma non dirglielo, se la prenderebbe a morte».

Kate. Il nome che ritorna in ogni conversazione. A quanto pare deve essere popolare.

Tobias si guarda in giro per vedere se c'è qualcuno tra noi che conosce e, dopo aver salutato Jane e Rachel, passa alle presentazioni con noi ragazzi e mi lascia per ultimo.

«Ciao, sei la new entry del gruppo, immagino. Non ti ho mai visto, beh, non in loro compagnia, almeno». Mi tende la mano, pericolosamente simile a una pressa, mentre mi regala un sorriso sincero e aperto, un po' come i suoi modi di fare.

La stringo con quanta forza ho in corpo, non per una questione di dominio, dato che perderei in partenza, ma per dare la parvenza di avere una stretta vigorosa, scommetto che una morsa farebbe il solletico a una mano simile. «Piacere, Sebastian. E tu sei Tobias Moore, la tua fama ti precede». E, Dio, ho appena scoperto come ci si sente a essere dall'altra parte, e devo dire che sono un pessimo fan, il classico da frasi fatte e un po' invadente. Uno dei peggiori, in poche parole.

«Sì, sono io. E tu sei quel Sebastian Hartford, l'orgoglio nazionale che ha invaso Hollywood». Lo dice con allegria e fierezza. E, se lo dice lui, c'è da crederci.

Ricambia la mia stretta con delicatezza, ma temo lo stesso per la mia mano tanto che, dopo che me l'ha lasciata, la muovo per controllare che falangi, falangine e falangette siano al loro posto e intatte.

Lo guardo da vicino e ammetto che è davvero un bel ragazzo. Alto, moro e con gli occhi chiari. I lineamenti sono pronunciati, ma non gli si può proprio dire nulla.

E, a essere sincero, mi piace soprattutto come persona. Non è arrogante come ci si aspetta da un atleta di uno sport di contatto, e me lo fa apprezzare molto.

La cosa mi fa girare le palle, perché in un contesto diverso una persona simile sarebbe potuto essere mio amico.

Ma Elle non può essere corteggiata da persone normali? Magari tendenti al brutto, con una vita noiosa e senza aspirazioni?

Inizio ad avere il dubbio che abbia scelto me perché, tra tutti questi ragazzi da copertina da cui è circondata, sono l'unico a rispondere alla descrizione che ho appena fatto.

Dopo aver scambiato due chiacchiere, Tobias torna a concentrarsi su Elle e al suo tentativo di sedurla, cosa a cui sembra abituato, forse perché di solito non riceve particolare riscontro, ma Elle è una fonte continua di sorprese e sembra assecondarlo, tanto che il pilone della nazionale sembra disorientato da questa nuova situazione, ma ci si adatta con facilità.

«Posso offrirti da bere?» E, nel domandarlo, le allunga il braccio in modo gentile, pronto per guidarla verso il bancone del piccolo privée.

«Mais oui, Toby» risponde lei in francese, cosa che ha fatto perdere saliva a tutte le persone che le sono attorno nel raggio di duecento metri, dopo aver colto l'invito del braccio di lui, per poi allontanarsi.

«Cocktail?» propongo disperato ai miei amici, con sguardo implorante. Ho bisogno di alzare la gradazione, le birre non mi bastano più.

Dan, Ed e Charlie annuiscono, pronti a buttarsi nella mischia, ma prima di poter muovere un passo mi ritrovo Ian, il compagno di corso di Elle, avvinghiato al collo: «Sciao Hartford». Sbiascica da quanto è ubriaco. Ora capisco perché si è appoggiato a me, non per simulare una confidenza che non ha, ma perché ha bisogno di un appiglio per reggersi in piedi.

«Ciao Ian». Lo saluto rassegnato, in fondo si sa, i pazzi e gli ubriachi vanno assecondati. La gente dovrebbe avere a che fare con Daniel sbronzo per capire alla perfezione cosa intendo.

«Che figata di party!» Urla soddisfatto, alzando entrambe le mani al cielo, in segno di vittoria. Forse, dopo tutti gli esami finali, merita un po' di festeggiamenti.

Gli altri, ragazze comprese, lo incoraggiano e brindano insieme a lui per non rovinare l'atmosfera.

Poi si avvicina a me con fare cospiratorio, quasi dovesse rivelarmi i segreti dell'area 51 o dello sbarco sulla luna. «Tranne per la presenza di Tobias, quel tizio immenso. Mi ruba tutte le ragazze che mi piacciono». Scuote la testa in chiaro segno di protesta, poi urla: «Elle!» E se ne va, all'improvviso come è arrivato.

Avere qualcosa in comune con Ian, dato che oltre all'interesse per Elle condividiamo anche il suo rifiuto, mi fa sentire molto, molto inutile.

Così seguo il richiamo dell'alcool e mi dirigo al bancone da solo, perché i miei amici sono impegnati. Ed e Charlie stanno parlando con Jane e Rachel, mentre Daniel è partito all'attacco dopo aver scelto la sua vittima. Prego che almeno per lui la serata si concluda nel migliore dei modi.

Ordino un gin tonic e, dopo aver ottenuto il mio premio, faccio per tornare al tavolo, ma il mio percorso è frenato da un ostacolo, tanto che riesco soltanto a dare le spalle al bancone.

Il mio ostacolo ha le sembianze di una ragazza. La studio. Forse un po' costruita, ma comunque bella.

Sembra un po' fuori posto, con i capelli decolorati, le ciglia finte e le unghie, beh, pure, ma i suoi tratti sono tipici anglosassoni e non riesce a convincere con quell'aria esotica che sembra volersi dare.

Però, nonostante tutto, ha fascino.

«Oh mio Dio, Sebastian Hartford!» Esclama sorpresa, ma so che mi ha notato prima, come io ho visto lei, quindi immagino che questo incidente di percorso sia più che voluto.

Per fortuna ha detto il mio nome, pensavo di dimenticarmelo.

«In persona» replico affabile, mentre sorseggio il mio cocktail. In fondo questa ragazza sembra prestarsi al mio piano alla perfezione. E ho il vantaggio che mi si sta offrendo su un piatto d'argento, non devo nemmeno sforzarmi di andare alla ricerca della candidata ideale e flirtare per ottenere le sue attenzioni. «E tu sei?»

La sconosciuta sorride soddisfatta, quasi fosse stata sicura di ottenere questo tipo di considerazione da me, come se le fosse dovuto. La cosa non mi piace granché, ma non devo fare lo schizzinoso, dopo stasera non ho intenzione di rivederla mai più. È solo un diversivo. Odio ragionare in questo modo, ma fa parte del piano di Marcus, che ho intenzione di seguire alla lettera.

«Io sono Kate».

Mi allunga una mano, ma la prendo dopo qualche istante, perché rischio di strozzarmi con il gin tonic, che mi è andato di traverso. Sono molto contento che il karma mi abbia dato una mano, per una volta. Grazie karma, non me ne dimenticherò.

«Sei per caso compagna di corso di Elle?» Domando come se la cosa mi interessasse.

Vedo gli occhi di Kate allargarsi per la sorpresa, perché questa domanda implica che la gente parli di lei e che io mi ricordi della sua esistenza.

Mi sento un vero stronzo, ma in fondo lei serve a me come io servo a lei: da domani potrà raccontare alle amiche, e a tutto il vicinato, che ha flirtato con Sebastian Hartford. Potrebbe essere l'evento più elettrizzante della sua vita fino a questo momento.

«Sì, sono io! La conosci?» È guardinga, ma cerca di essere disinvolta. Forse teme che Elle non abbia avuto parole lusinghiere nei suoi confronti e, in effetti, è così. Ma non c'è bisogno che Kate lo sappia.

Prima di rispondere mi guardo in giro e noto Elle che ci osserva oltre la spalla di Tobias. Il suo sguardo è uno spettacolo, è benzina per il fuoco vendicativo che mi sta alimentando. Mi guarda con ammonimento, un tacito invito a non azzardarmi ad aggiungere una parola al discorso con Kate, ma fingo di non capire e le rispondo con un sorriso arrogante, dal retrogusto amaro, ma anche divertito.

La sua reazione è tutto quello di cui ho bisogno. «È la mia vicina di casa e, siccome qualche volta ho incontrato qualche suo compagno di corso, il tuo nome è saltato fuori». Le sorrido per rassicurarla.

«Beh, allora posso dire con una certa sicurezza che non sono mai stata così felice di avere in corso Elle!» E, nonostante cerchi di essere divertente, la sua frase deve essere più vera di quanto voglia dare a vedere.

Queste due non si sopportano proprio ed è la cosa migliore che potesse capitarmi.

Sorseggio il mio cocktail perché ho bisogno di distendere i nervi e ne offro uno anche a Kate, sotto lo sguardo inceneritore di Elle, la quale dovrebbe dedicarsi un po' di più a Tobias, se volesse essere coerente con se stessa. Ma è Elle, non posso aspettarmi tanto da lei.

Dopo aver parlato di argomenti futili, che hanno tenuto bene la conversazione – e per questo devo ringraziare le millemila interviste che ho rilasciato negli anni – Kate si prende troppa confidenza e mi prende per mano. Una volta che ha iniziato a camminare si volta verso di me e chiede: «Che ne dici di ballare?»

E si dirige verso la consolle del DJ, nel bel mezzo della pista, dove può fare sfoggio del suo trofeo. Furba. E dimostra che quando l'ho definita costruita, appena l'ho vista, ci ho preso in pieno.

Vorrei risponderle che, piuttosto che ballare, mi spoglierei nel bel mezzo del locale, e lo faccio pensando al bene comune perché, se ballo, potrei ferire qualcuno, ma sto zitto, sgrano gli occhi e la seguo.

Prima di andare in pista, però, prendo una bottiglia di birra, giusto per non rimanere senza carburante.

Mi ricordo che devo fare ingelosire Elle e questo mi basta a seguire Kate nel mezzo della bolgia.

«Io ci provo, ma non garantisco sul risultato». Bevo un sorso di birra. «Tu però non sfottere».

Kate ride divertita, prima di avvicinarsi per parlarmi all'orecchio: «Lo giuro».

È astuta. La pista ci permette di parlare poco e lasciare che siano i corpi a conoscersi. E, anche nel caso volessimo conversare, è autorizzata ad avvicinarsi più di quanto le permetterei in un altro contesto.

Inizio a molleggiare sulle ginocchia in modo sconclusionato e, intanto, faccio scorrere gli occhi sula pista per individuare Elle che ancheggia davanti a un Tobias disorientato, succube del magnetismo di lei, mentre Elle ha lo sguardo puntato su di noi, nemmeno fosse American sniper e noi i suoi obiettivi.

Mi piace notare che in mano ha un cocktail dal colore diverso, anche lei a quanto pare sta ricorrendo all'alcool per cercare di sopravvivere alla serata, cosa che rende Marcus un genio, perché tutto sta andando come aveva predetto.

Appena arriviamo al posto che Kate si è prefissata di raggiungere parte una canzone parecchio datata, che sembra l'ideale come apertura della nottata. È 3 words di Will.I.Am e Cheryl Cole.

Non sono concentrato sulla canzone, ma su Kate che mi guida. Si avvicina al lobo mentre con una mano mi accarezza la guancia. «Segui me».

Vorrei ritrarmi al suo tocco, perché non è quello di Elle e lo sento estraneo, troppo, perché lasci un'impronta sul mio viso, ma non voglio farle pensare che non è gradita, quindi mi impongo di rimanere impassibile e non allontanarmi dalla sua mano.

Poi, però, presto attenzione alle parole della canzone, che sembra farsi beffe di me: Sono quelle tre parole che mi hanno salvato la vita. Non era complicato, premeditato. Non era sottovalutato. Io ti amo.

Bella presa per il culo, questa. Vorrei capire se il DJ mi spia o se invece la cattiveria è totalmente inconsapevole. Forse l'alcool inizia a farsi sentire.

Inizio a muovermi in modo scoordinato, seguendo il ritmo del corpo di Kate, come lei stessa mi ha invitato a fare, mentre le sorrido ebete a causa delle birre e dei cocktail.

Vedo Elle in lontananza guardarmi con aria di sfida e, in risposta, si avvinghia alle enormi spalle di Tobias, che non si fa scappare l'occasione di avvicinarsi a lei e far fondere i loro corpi, in qualcosa che si avvicina parecchio all'illegalità degli atti osceni in luogo pubblico.

Non starò qui a guardarla inerte mentre lei cerca in modo deliberato di ferirmi. Per cosa, poi? Per ferirmi perché provo dei sentimenti.

Beh, mi dispiace, non sono un automa, non reagisco a comando o come lei spera.

E quindi sono qui, a sparare i miei colpi verso di lei, allo stesso modo in cui Elle fa con me.

Stringo di più Kate a me e do il via alla nostra battaglia.

Che la guerra abbia inizio.

Eccoci qui, sono tornata e ho portato con me Seb ed Elle.

E l'alcol, che in questo capitolo non manca. Ma è l'unico modo che ha Seb di affrontare la serata.

Siamo nel bel mezzo dei giochi, me ne rendo conto, ma ho seguito il vostro consiglio e, al posto di riportarvi due volte lo stesso capitolo, ho deciso di iniziarlo con un POV e di concluderlo con l'altro, quindi il prossimo vedrà Elle protagonista e, soprattutto, vedremo con i suoi occhi il resto della serata.

INFORMAZIONI RANDOM E IMPORTANTI:

1) Gli aggiornamenti, per ora, slitteranno. Non più ogni 10 giorni, ma ogni due settimane, quindi terrei il MERCOLEDÌ. Questo perché a breve dovrei iniziare l'editing di Loverdose con la casa editrice e sarà difficile portare avanti entrambi i progetti, ma farò di tutto per farlo. Motivo per cui, però, devo diluire un po' i post.

2) Sto pensando di pubblicare Lost, il secondo volume della serie di Matched, la storia di Logan. Questo per il semplice fatto che è una storia già completa e non ha senso tenerla sul computer. Quindi, se avete seguito Matched e siete curiose... beh, stay tuned, perché sto pensando davvero di postarla su Wattpad. Ovviamente, se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate!

Ok, Penso di aver detto tutto

A presto

Cris


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