2. Indagini
Porca. Merda.
So che dovrei essere un po' più fine, ma in fondo non mi sto esprimendo davanti a una folla mondiale e, sinceramente, non c'è molto altro da dire.
La nuova vicina, Elle, è una bomba scoppiata.
Una bomba sexy.
Una bomba, punto.
È una mina vagante, carica ed esplosiva nel suo essere solare ed esuberante, ma è anche sensuale. Ha un fisico da urlo e un sedere da dieci. Ok, forse non è corretto esprimermi così, ma ho un neurone ed è focalizzato su queste cose, non riesco a non guardarlo. Così come il seno. Sono riuscito a vedere una ragazza dal vivo in reggiseno senza prima doverci uscire. Se la gente mi conoscesse meglio saprebbe che non è così facile, per me.
Sono un attore di una saga di fama internazionale. Dopo Harry Potter, Twilight e Hunger games adesso c'è Legacy, un franchising composto da cinque libri. Un fantasy medievale dove io interpreto l'erede al trono sotto le mentite spoglie di un assassino senza scrupoli.
Siamo al terzo film e il delirio attorno a me è come un'onda devastante: mi travolge a ogni apparizione e ne lascia i segni, soprattutto su uno imbranato e introverso come me. Ogni persona che mi trovo davanti pensa di conoscermi, vuole scoprire sempre più di me e richiede un pezzetto di quello che sono. Eppure non sanno chi sono. Lo intravedono dalla superficie, perché comunque cerco di essere sempre fedele a me stesso, ma non è facile in una macchina da soldi come Hollywood e tutto il suo pacchetto, fatto di gossip e parole travisate.
Così eccomi qui, in pausa tra un film e l'altro della saga, con alle calcagna le donne di mezzo pianeta, disposte ad accendere un mutuo ventennale a tasso variabile pur di toccarmi, baciarmi o assaltarmi. Tutto, pur di avere in risposta un gesto, anche se non sentito. Recitato.
In fondo è il mio lavoro, ma cerco sempre di non portarlo a casa al di fuori dal set o dalle interviste.
Poi arriva Elle, questo mare forza nove che Maracaibo in confronto parla di un mare calmo, a distruggere ogni mia certezza.
Lei, con i suoi modi vivaci e frizzanti e ubriachi, mi ha baciato e non solo non se lo ricorda, ma si è pure scusata per avermi assalito a tradimento.
Beh, aggrediscimi quante volte ti pare, Elle. Dico davvero, non mi offendo. Sono a tua disposizione. Il tuo sex toy a grandezza naturale.
Ma, per tornare ad argomenti che non facciano confluire tutto il mio afflusso di sangue a sud dell'ombelico, questo suo lato mi ha sconvolto. L'ho sentita chiamarmi mentre stava sognando, quindi un minimo di interesse nei miei confronti deve esserci, a meno che non abbia desiderato uccidermi in dodici modi diversi, eppure si è scusata e si è detta decisa a girare alla larga da casa nostra per evitare di disturbarmi.
I suoi atteggiamenti potevano essere ritenuti idonei per il centro di igiene mentale, ma ci sono stati più rispetto e sincerità nei suoi modi eccentrici e nella conseguente dichiarazione di volersi tenere alla larga per rimediare al suo errore, che alle pretese di molte fan indemoniate.
E, non avrei mai pensato di dirlo, ma ho apprezzato questa sua presa di posizione anche se, lo ammetto, io quella ragazza la vorrei vicina a me e al mio letto, possibilmente mentre io sono steso su di esso.
La gente pensa che io, in quanto attore, abbia tutte le donne che voglio, dato che le mie colleghe sono tra le ragazze più belle esistenti sulla faccia della terra, ma non sanno che sono pessimo ad approcciarmi e, soprattutto, sono un monogamo seriale, oltre che a un cretino di prima categoria, altrimenti non si spiega la relazione naufragata da qualche mese con la mia compagna di set, l'altra protagonista, Claire Martin.
Una relazione morta e sepolta, per cui ho sofferto dalla sua fine fino a oggi, giorno in cui il mio amico nei boxer ha deciso di uscire dal suo periodo di lutto per ricordarmi che c'è vita anche lì, in quella landa desolata contenuta nella mia biancheria intima.
Quindi sono venuto a casa per leccarmi le ferite, prendermi una pausa da Hollywood e circondarmi di amici e famigliari che mi trattano da persona normale e non come un essere soprannaturale che non beve, non mangia e non fa nulla di sbagliato.
Ed Elle l'ha fatto, mi ha trattato come una persona qualunque, con il rispetto che cerco sempre disperatamente nelle persone che mi urlano in faccia durante le premiere, e non sono stato in grado di articolare una frase di senso compiuto in sua presenza. A mia discolpa, però, posso dire di essere uomo e che due cose insieme non riesco a farle. Se devo decidere tra sembrare un umano dotato di parola e la mia nascente erezione, beh, quest'ultima decide per me e si prende tutto il sangue a disposizione per tornare ad avere vigore e non lasciarne un po' al cervello. Le sono grato, dato che negli ultimi mesi sembrava avere la stessa vita di un cactus a cui manca l'acqua, ma avrei preferito un momento migliore per la sua manifestazione.
E la cosa divertente è che l'ho vista ubriaca, con addosso alcune delle mie cose più imbarazzanti, usare più parolacce del dovuto, restare mezza nuda e insultare Dan, ma non l'ho mai trovata inopportuna.
Questo è il potere di non essere trattato come un fenomeno da baraccone. E di aver avuto il principio di un'erezione.
Non ha urlato trovandosi davanti a me, non si è strappata i capelli e non ho visto l'ombra di una lacrima. Pensava fossi una sua allucinazione. Non perché pensava fossi una visione celestiale, ma perché era convinta di essere ancora ubriaca dalla sera prima.
È tutto così assurdo da sembrare perfetto. È stato un po' come vedermi da fuori e anni fa, quando vivevo in pianta stabile con questi disperati che ora sono al tavolo con me e facevo il coglione senza rischiare di finire sui tabloid e i siti di gossip di questo mondo. Bei tempi.
Elle.
Ho passato più tempo a studiarla che a interagirci, eppure mi piace.
Ha i modi da maschiaccio, ma nel suo modo di muoversi c'è una femminilità innata che è magnetica. È bella, ma non fa di questa cosa il suo punto di forza, tanto che risulta più genuina di gran parte delle donne con cui ho avuto a che fare sul lavoro. Donne che sono state dichiarate le più belle del mondo, ma Elle non ha nulla da invidiare a molte di queste.
«Avete visto il mio cellulare?» Domando, distratto dai miei pensieri su di lei.
«È in camera tua, l'ho sentito suonare poco fa» risponde con faccia ancora assonnata Charles.
«Sei una causa persa» interviene Daniel, divertito dalla mia faccia imbambolata. So di avere un'espressione ebete, ma non posso farci nulla.
«Senti chi parla!» Lo rimprovero con allegria. «Ho capito dove vuoi andare a parare con la vicina, ma non ce la farai mai».
A dire il vero non ne sono sicuro. Daniel è un bel ragazzo, ha i capelli castano scuri e gli occhi azzurri più impressionanti che abbia mai visto, molto più dei miei. Ma, quello che fa la differenza, è il modo di porsi che ha con le ragazze, che lo aiuta molto a portare a casa il risultato. Beh, non esageriamo, ma di sicuro a portare a casa più risultati di me. È il giullare della compagnia, quello che a furia di battute sfinisce e riesce a confonderle fino ad arrivare al loro letto. Non so dire quante ragazze sia riuscito a portarsi a casa negli anni, so solo che sono un po'.
Quindi sì, questo è il mio patetico metodo per sondare il terreno e capire se devo smetterla di farmi idee vietate ai minori di diciotto anni sulla nostra vicina. E, nel caso, mettere a cuccia il mio pene.
«Lo so, credimi» sospira lui in risposta. «Ci ho provato in modo abbastanza esplicito i primi tempi, ma ho sempre ricevuto due di picche». Fa una smorfia disgustata, prima di continuare: «Dopo stanotte ho capito il perché. Ci sei sempre di mezzo tu, cazzo. Per fortuna il mare è pieno di pesci e pure le sue coinquiline non sono male».
«Per favore, come se non ci avessi provato anche con loro!» Eddie lo prende in giro, ma le informazioni che ho ottenuto sono preziose. È un via libera. Non penso di essere in grado di provarci con una tipa così intraprendente, ma almeno posso fantasticarci su e, magari, studiare una strategia per avvicinarmi a lei e darmi una possibilità.
«Dio, Dan, sei pessimo!» Continuo a prendermi gioco di lui, in fondo è il parafulmine del gruppo e niente sembra scalfirlo. «E poi io cosa c'entro in tutto questo?»
Voglio sentirlo dire anche da loro che Elle ha fatto il mio nome, ho il terrore di essermelo sognato.
Questo dovrebbe far capire quanto io sia insicuro, a discapito di quanto si possa pensare degli attori. Non sarò mai come Brad Pitt nemmeno nelle prossime sette vite, nemmeno se mi impegno. La sicurezza che tento di dimostrare in pubblico è autodifesa, quel muro che erigo per tutelarmi e sopravvivere. In fondo è recitazione, una cosa che mi compete e, se me lo si permette, lo faccio anche abbastanza bene. Ma sono la cosa più lontana che ci sia dai personaggi che di solito interpreto. Non ho nulla di Jaskel, il personaggio che mi ha portato la fama mondiale. Lui è spavaldo, sbruffone all'apparenza, ma ha un cuore d'oro. Ecco, l'unica cosa che abbiamo in comune può essere l'ultimo punto, e solo perché scelgo di impegnarmi a essere la miglior versione di me stesso nella maggior parte dei casi.
«Cosa c'entro in tutto questo». Mi fa il verso con una smorfia da ragazzina viziata, per poi continuare: «Dai, le piaci di sicuro. Non invocava il mio nome, stanotte».
E, per essere eloquente, indica il divano vicino a noi. La cosa mi rievoca subito le sue gambe nude che si contorcevano con le coperte e il bacio confuso che ci siamo scambiati.
«I sogni non corrispondono alla verità». Anche se spero che in questo casino combacino alla perfezione. Non so quanti Sebastian Daniel possa conoscere, questo restringe il cerchio di molto, ma non posso esserne sicuro.
«Non hai dormito stanotte?» Dan prende il pacchetto di sigarette e si sposta sul balconcino per fumare, abbiamo sempre evitato di farlo in casa per una questione di decoro. «Pensavo che il jet-lag ti avesse stancato parecchio, di solito sei rincretinito per giorni. Più del solito, s'intende».
Non posso certo ammettere la verità, passerei per uno sfigato totale, anche se sarebbe un'immagine alquanto accurata di me, quindi rispondo: «Fottiti. E comunque no, ero talmente stanco che non sono riuscito a dormire».
Vero. E falso. Diciamo che ho omesso parte della storia.
Di solito è così, dopo un viaggio cado in stato comatoso per qualche giorno per riprendermi dal fuso orario, ma dopo essere arrivato in un nuovo posto ho il sonno leggero.
Ed è per questo motivo che stanotte, mentre cercavo di prendere sonno, l'ho sentita pronunciare il mio nome. Non sapevo cosa aspettarmi, anche se avevo sentito Dan uscire nel cuore della notte.
Così, dopo aver teso le orecchie verso il salotto, mi sono avvicinato a lei per sentire se avesse aggiunto altro. E, nel frattempo, l'ho studiata.
Non era successo nulla, in un primo momento, ma avevo notato i suoi capelli biondi scuri, con un riflesso caldo che spiccava con il bagliore della luna.
Mi ero convinto di essermi sognato tutto, ma poi l'ho vista con i miei occhi mentre la sua bocca a cuore mormorava quelle tre stupide lettere che mi rappresentano: Seb.
E, nonostante non fosse in sé, era affascinante.
La pelle diafana, di porcellana e una spruzzata di lentiggini – appena visibili – a impreziosirle il volto.
Mi sono seduto sul pavimento accanto a lei, con la schiena appoggiata al divano, mentre la ascoltavo sussurrare frasi incomprensibili intervallate dal mio nome. E io che, come uno stupido, intervallavo la mia lettura pigra.
Me ne sono andato solo quando ho sentito uno dei ragazzi alzarsi per andare in bagno. Erano le sette e aveva senso dormire almeno un paio d'ore.
Ma ho sentito una connessione con quella ragazza all'apparenza innocente, come se avesse bisogno di protezione. Ha ripetuto il mio nome nove volte, e a ogni occasione è come se mi fossi avvicinato a lei contro la mia volontà.
«Da quanto conosci Elle e le sue coinquiline?» Non me ne ha mai parlato per telefono, come se non fossero importanti, eppure sembra che il loro rapporto sia intenso. Pare un gruppo affiatato di amici. Soltanto ora mi rendo conto che è da tanto che non tornavo in questo appartamento e che mi è mancato terribilmente.
«Rachel e Jane si sono trasferite la scorsa estate, quasi un anno fa, mentre Elle si è unita a loro a inizio anno» racconta concentrato, mentre mi offre una sigaretta. Ho smesso da un po', ma la fumo volentieri, giusto per non stare qui fuori sul balcone con lui come un cretino in cerca di informazioni. Cosa che sono, sia chiaro. In cerca di informazioni, non cretino. «Ti ricordi la signora Watson, quella che cantava sempre? Ecco, se ne è andata nello Yorkshire con la sua famiglia. Dopo due settimane sono arrivate Jane e Rach».
«Non mi hai mai detto niente di loro, eppure sembra vi frequentiate parecchio». E, nel dirlo, butto fuori un po' di fumo.
«Non ci ho mai pensato. Non volevo annoiarti con racconti di sconosciute». Si scompiglia i capelli già naturalmente disordinati. «Comunque sì, c'è un bel rapporto. Soprattutto da quando è arrivata Elle. È stata lei a farci legare. Con noi ragazzi si diverte. Tra noi c'è uno strano rapporto di amore e odio, ma penso si sia capito».
«Ti piace?» C'è un affetto nelle parole di Daniel che mi spinge a non frenare la lingua, perché per me sta tutto in questa domanda.
«Sì, ma non in senso fisico». Lo vedo scuotere la testa, come se avesse appena detto la più grande cazzata del mondo, per poi riprendere: «Cioè, ok, se lei ci fosse stata me la sarei fatta, ma l'idea di rinunciare al rapporto che si stava creando per una scopata era triste, così ho smesso di provarci. E siamo diventati amici».
Ok, era quello che volevo sapere. Ora non cambierà nulla perché io rimango impedito, alla faccia del ruolo di seduttore incallito che ho girato in una commedia romantica che in confronto Ryan Gosling in Crazy, stupid, love era un vergine inesperto, ma so di non pestare i piedi a nessuno e sognare non costa nulla.
Forse ho ancora il copione da qualche parte, giusto per perdere spunto. Sempre che Elle non abbia visto il film, quindi sarei fregato a priori e passerei per un perdente se scoprisse il mio trucco. Ok, lasciamo perdere.
«Quindi l'hai cambiata per vedere se ha un tatuaggio?» Ripenso a tutte le cose che gli ha rinfacciato Elle e sono curioso di saperne di più. Mi incuriosisce e non vedo l'ora di conoscere anche Rachel e Jane per avere un quadro completo della situazione.
Dan ruba la mia sigaretta e fa un tiro, ha da poco finito la sua, ma vede quanto poco io sto fumando la mia e non è di certo per lo spreco, soprattutto se riguarda i suoi vizi. Mai spegnere una sigaretta a metà, mai buttare una bottiglia di birra non vuota e mai disfarsi di una confezione di lubrificante di cui non si vede il fondo. Più o meno queste sono le sue regole di vita.
«Assolutamente sì» replica convinto. «Appena conosciuti, mentre era ubriaca, me l'ha confessato. Ha parlato di inguine o cose simili. Capisci che non ho potuto non registrare l'informazione e crogiolarmi nella curiosità». Sorride arrogante, con quell'atteggiamento che potrebbe far sciogliere parte del pubblico femminile. Anche Dan è un attore e, per quanto sia uno che buca lo schermo, preferisce recitare nei teatri di Londra in pièce teatrali di serie A che a volte finiscono pure a Broadway.
Continua: «Stanotte ho colto l'occasione e l'ho ispezionata. L'ho trovato! È vicino al fianco, sotto gli slip. Non ho spostato nulla perché sono un signore, ho visto spuntare solo alcuni tratti. Diciamo che è parecchio arrapante, e non pensavo che Elle fosse capace di essere sensuale».
Un signore, certo.
Oxford, se non sbaglio.
E guarda caso se la voleva fare, però non la credeva sensuale. La verità è che chi non arriva all'uva dice che è acerba e, cosa ancora più probabile, Daniel ha smesso di guardarla da un punto di vista sessuale che gli ha permesso di apprezzare il lato un po' più forte di Elle, quello che la fa sembrare il quinto ragazzo del gruppo, facendogli così dimenticare che lei, però, ha una vagina.
Cosa che, ci terrei a dire, io non ho dimenticato nemmeno per un secondo.
«E cos'è il patto?» Non riesco a frenare le domande. Manco da un po' e le cose pare siano cambiate parecchio in mia assenza, e con grande divertimento da parte dei miei amici.
«Ok, questa richiede una spiegazione approfondita. Le ragazze hanno libero accesso qui, che è il nostro punto di incontro, mentre casa loro è un po' più off limits per noi. È che, sai, ci hanno lasciato le loro chiavi di casa per ogni evenienza. Cose tipo ritirare i pacchi dei corrieri e sistemarli a casa loro, oppure l'idraulico che deve aggiustare qualcosa ma loro non sono in casa», alza un angolo della bocca, divertito, «quindi per me ed Eddie queste occasioni hanno portato a un'accurata ispezione dei cassetti della biancheria, dove recuperavamo i pezzi più sexy per fare qualche scherzo a loro. E ai vicini». Sogghigna sempre più apertamente, incapace di trattenersi. «Quando se ne sono accorte si sono incazzate come iene. Specialmente Rachel, ero convinto potesse distruggerci tutti con uno schiocco di dita, peggio di Thanos».
«Ma va? E come mai? Non riesco a capirne il motivo». Lo interrompo, divertito, mentre spengo la sigaretta, ormai al filtro.
Dan ignora il mio commento sarcastico per arrivare al punto di interesse, il famoso accordo. «Da lì abbiamo stipulato il patto: nulla esce dai rispettivi appartamenti, a meno che non ci sia il permesso del proprietario, non sia una cosa prestata volontariamente o sia un regalo». Conclude convinto. «Ovviamente a noi ragazzi non frega niente se ci sparisce un paio di calzini, ma volevamo avere qualcosa con cui infastidirle e abbiamo voluto che la cosa valesse anche per noi. Non avrei mai pensato che potesse tornarci utile, fino a oggi».
Sorride soddisfatto, perché il mio migliore amico è un sadico.
«Dan, sei un cazzo di stronzo». Gli dico senza mezzi termini. «Era roba mia quella che aveva addosso. Avresti potuto dirlo subito, così gliel'avrei prestata. L'avrebbe riportata subito!»
«Lo so Seb, lo so» Conviene lui, con fare solenne. «Ma ero in debito di una vendetta con lei e volevo che la togliesse per ammirare le sue tette. Solo perché ho accantonato l'idea di farci sesso non vuol dire che io non abbia degli occhi per guardare e rendermi conto che è bella».
Deglutisco e annuisco, non posso dargli affatto torto. Guardare ma non toccare, anche perché ho l'impressione che Elle sarebbe capace di staccarci le dita una a una, se solo ci provassimo.
«Andiamo, le hai viste?» Mi dà una gomitata nelle costole, con fare cameratesco. «Non sono né troppo grandi né troppo piccole, meravigliosamente sollevate da un reggiseno in pizzo che invade prepotentemente molte delle fantasie sessuali di tutti gli uomini etero». E fa un gesto con le mani per rievocare il seno in questione.
Oh sì, eccome se le ho viste, è come se le avessi stampate nell'interno delle palpebre, perché quando chiudo gli occhi sono lì, marchiate a fuoco davanti a me. Ma non posso dirglielo e devo mantenere la parvenza da gentiluomo che mi ha insegnato mia mamma.
«Fai schifo. Sei la congiunzione tra l'uomo e l'animale. Saltando la scimmia, perché sono troppo evolute per assomigliarti». So che una cosa simile non lo scalfisce.
«Ehi, grazie». È commosso e lusingato, quasi fosse stato un complimento. Ora si può capire perché dico che Daniel è un depravato con un chiodo fisso per il sesso. Ma, lo giuro, è innocuo. Se si comporta così con Elle è perché lei gli risponde per le rime. Da quel che ho capito, è pane per i suoi denti.
Rientriamo, perché anche se siamo a maggio l'aria di Londra è frizzantina e oggi si sta meglio in casa.
«Ah, Seb, una domanda: quanto hai intenzione di fermarti?» Alza un sopracciglio, in trepidante attesa di una risposta, cosa che mi spinge a invitarlo a continuare per sapere cosa c'è sotto. Ho soltanto paura di scoprire qualcosa che non mi piacerà. «Perché, sai com'è, devo sapere fino a quando camera tua sarà fuori uso...»
«Un paio di mesi circa, verso fine luglio riprendo a girare in Canada». Il solo pensiero di tornare a lavorare con Claire tutti i giorni mi fa venire voglia di buttarmi nella vasca dei piranha del primo acquario a disposizione, tanto per farmi capire, ma non ho voglia di rovinarmi la permanenza e pensarci ora. Grazie Daniel, davvero. «Ho paura a chiedertelo, ma... perché fuori uso?»
Come minimo scopro che l'ha subaffittata per mesi a narcotrafficanti e che rischiamo di finire in carcere da un momento all'altro.
«Oh, beh, ci facevo dormire le ragazze che portavo a casa, giusto per mettere le cose in chiaro una volta finito di fare sesso: ognuno per la sua strada». Minimizza con un gesto della mano, come se il mio materasso non fosse un portatore sano di malattie veneree potenzialmente invalidanti o mortali. Io voglio continuare ad avere un pene. Uno che funzioni, intendo. «A quelle più reticenti dicevo che era il tuo letto, così smettevano di lamentarsi. Geniale, non trovi?»
Perfetto, quindi il mio letto è diventato la richiesta d'asilo per le performance sessuali di Dan ed è molto probabile che ci sia un hashtag su Instagram come #sebhartfordbed con foto di tizie mezze nude che si fanno i selfie coperte da un misero lenzuolo, quando io, sui social, non ho nemmeno un profilo.
Ok, forse erano meglio i narcotrafficanti al bordello.
«Certo, come no! Genialmente disgustoso». Sono contento di averci passato poco tempo stanotte. Il problema si pone per quelle successive. Si può dormire senza materasso? Forse è meglio il divano. Potrei chiedere a Elle se è comodo. «Non cambierai mai, vero?»
«Perché dovrei? Sono perfetto così come sono». Dan mi soffia un bacio con enfasi, come se fossi una delle fan che si porta a letto, e io fingo di schifarlo con altrettanto entusiasmo.
«Ok, vado a bruciare il materasso e le lenzuola» dico mentre rientro in casa. Mi dirigo in camera e tolgo le lenzuola dal letto. Non è la più efficace delle disinfestazioni, ma mi fa comunque stare bene. Ora devo capire dove e come bruciarle senza essere denunciato.
«Tra un po' vado a comprarmi un materasso, chi viene con me?» Domando dopo aver osservato soddisfatto il mio lavoro, ma mi risponde il silenzio. Esco dalla stanza e faccio un giro per casa, accorgendomi che se ne sono andati tutti.
È strano, ma è anche ovvio che sia così, i miei amici hanno tutti un lavoro, sono io l'unico che ha tempo da perdere al momento. Devo riadattarmi ai ritmi rilassati e al contempo deliranti di questa casa.
Ok, il piano per non avere un letto infestato dalle malattie veneree di Dan e delle sue amiche salta, dato che non ho un'auto e non ho intenzione di farmi un bagno di folla mentre, in metro, cerco di raggiungere il negozio IKEA più vicino, ma posso sempre uscire e, in incognito, andare a procurarmi nuove coperte. Così, dopo essermi rimesso a nuovo con una doccia, mi vesto ed esco.
Ed è nel pianerottolo che incontro Elle, intenta anche lei a chiudere la porta.
Mai avuto tanto culo in vita mia, parola di uno che ha la fortuna di essere una star di Hollywood.
«Ciao...» La saluto con quella spero sia allegria, ma mi auguro di non sembrare un cane che scodinzola davanti all'osso.
«Ciao Sebastian!» È solare e non sembra una che, un'ora prima, ha vomitato una certa quantità d'alcool nel nostro bagno. «Come stai? Posso chiederti una cosa?»
La vedo saltare da un piede all'altro per l'attesa.
Sono spiazzato. È lei quella che è tornata ubriaca e chiede a me come sto.
Vorrei provare a fare la persona indifferente, ma con lei nei dintorni il mio pene si riattiva, io divento una bussola, lui l'ago catalizzato dal nord ed Elle palesemente il mio nord, quindi diventa difficile elaborare un pensiero di senso compiuto.
«B... bene, tu?» Indico la porta alle mie spalle con le chiavi che ho tra le mani e con cui gioco in modo goffo. «Mi dispiace per Dan. Sai, per prima. È fatto così, ma lo sai anche tu...»
L'oscar? Difficile che io ne riceva uno, ma il premio per il miglior cretino lo vinco a mani basse.
«Sì, ok, lo so». Minimizza lei con un gesto della mano, come se le mie parole fossero superflue e, in effetti, lo sono. «Ma posso farti una domanda?»
Questa non me l'aspettavo. Se vuole usare il mio scopo a fini sessuali, però, non deve nemmeno chiederlo. «Certo, spara».
Sospira. «Quanto ti fermi?» E mi pare di vedere uno sguardo accusatore nei suoi occhi.
Per la prima volta sono felice di non conoscerla così bene per non avere conferma a riguardo.
Ma perché tutti ce l'hanno con la mia permanenza qui? E io che pensavo di fare una cosa gradita ai miei amici!
«Un paio di mesi circa, perché?»
Ma Elle non risponde, si limita a masticare qualche lamentela e poi sbuffa.
Per fortuna le piaccio, almeno un po', se le fossi stato sulle palle probabilmente mi avrebbe già strappato tutti i peli dal naso. Uno a uno.
«E ora come faccio a farla pagare a Dan? Avevo trovato anche il modo!» Piagnucola tra sé, anche se lo fa a un livello di voce così alto che sembra stia parlando con me.
Intervengo nel suo monologo per esporle la soluzione: «Entri in casa e fai quello che devi». Piuttosto semplice, lo so, ma sono nato per risolvere i problemi. Altrui, perché quando si tratta di me sono bravissimo a cacciarmi nei peggiori guai.
«No!» È categorica. «Ti ho promesso che non ti avrei dato fastidio e non mi sarei fatta vedere finché tu fossi stato qui. E sono una che mantiene la parola data».
Ammiro la sua coerenza e il suo rispetto nei miei confronti, ma io sarei disposto a vendere un rene sul mercato nero degli organi pur di vederla girare spesso nei dintorni.
«Allora promettimi una cosa». Elle annuisce, curiosa. Io non so dove ho tirato fuori questa spavalderia, ma mi fa piacere per una volta essere così intraprendente. «Dimenticati della promessa ed entra in casa nostra tutte le volte che vuoi, non mi dai affatto fastidio».
Ecco perché mi fa bene tornare a Londra, dai miei amici. Sono qui da un giorno e invito già le ragazze a casa mia, come il classico dei bad boy delle fan fiction.
Sì, a volte cerco le storie che scrivono su di me. Mi faccio risate enormi.
«Sicuro?» È diffidente.
«Sicuro». La tranquillizzo.
Mi allunga la mano. «Ok, allora. Affare fatto».
E io la stringo.
«Ora sono curioso di vedere come ti vendicherai. Posso avere un'anticipazione?» Non vedo l'ora di vedere Daniel piangere come una bambina.
«Perché rovinarti la sorpresa?» Mi sorride in modo accattivante, si gira e se ne va. «Ciao Sebastian, sono in ritardo. Ci vediamo presto!»
Sono blu scuri. I suoi occhi sono grandi e blu e sembrano in grado di scavarti dentro.
Erano l'unico dettaglio a mancarmi, questa mattina. Ora il quadro è completo.
Ripenso al nostro accordo e ho quasi la certezza di essere incappato nell'ennesimo guaio.
Il più grande di tutti.
E così avete avuto modo di conoscere Sebastian! Cosa ne dite?
So che è tendenzialmente un pervertito, ma è anche imbranato e con le donne non ci sa proprio fare, non vi fa tenerezza?
Elle, invece, sembra intenzionata a contenere i danni, ma Seb le ha dato il via libera per scatenare un tornado, e lei è pronta per la vendetta.
Mi scuso per il ritardo con cui pubblico, dato che è da mercoledì che ci provo, ma sono giorni pieni e non ho avuto tempo per rispondere, rileggere il capitolo e caricarlo su Wattpad.
Inoltre mi scuso anche per la lunghezza, ma questo capitolo era impossibile dividerlo, e mi dispiace parecchio spezzettare la presentazione della mente di Seb.
I prossimi saranno un po' più contenuti, promesso.
Io vi ringrazio immensamente per la meravigliosa accoglienza di questa storia, spero di non deludervi!
A presto,
Cris
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