Capitolo 20 Ti troverò
Capitolo 20 - Ti troverò
Brent
Ho appena lasciato il cimitero alle mie spalle, salgo subito sulla mia auto. E ora di trovare Alya, e chiederle scusa per il mio comportamento assurdo. Guido verso il suo appartamento, sperando di trovarla lì. Arrivo davanti all'edificio, mi fermo per un momento a riflettere su tutto quello che è successo. Sento un groppo in gola e un dolore nel petto, ma devo essere forte. Alya è la donna della mia vita e non posso perderla.
Entro nell'edificio e mi dirigo verso l'appartamento di Alya. Mentre salgo le scale, provo a preparare quello che le dirò. So che non basterà un semplice "mi dispiace", ma devo farle capire quanto mi importi di lei. Sono pronto ad andare fino in fondo per riconquistare il suo amore.
Arrivo davanti alla porta dell'appartamento e allungo la mano per bussare, ma improvvisamente mi fermo. Sento dei rumori provenire dall'interno, come se qualcuno stesse mettendo sottosopra la casa. Mi avvicino silenziosamente e mi rendo conto che qualcosa non va.
Senza pensarci, decido di entrare furtivamente nell'appartamento. Appena varco la soglia, mi trovo di fronte a una scena che fa gelare il sangue nelle vene. Ci sono un paio di uomini che stanno rovistando tra gli oggetti di Alya, distruggendo tutto ciò che trovano.
"Che cosa state cercando?" chiedo, cercando di mantenere la calma, ma con una fiera determinazione negli occhi.
Gli uomini si girano verso di me con sorpresa dipinta sui loro volti. Uno di loro, il più alto e massiccio, si avvicina a me con un ghigno cattivo.
"Chi sei tu?" mi chiede in modo minaccioso.
"Non importa chi sono. Voglio solo sapere cosa state cercando qui e dove è Alya" rispondo con voce sicura.
L'uomo mi studia per un attimo, incerto su come rispondere. Poi, lentamente, estrae il suo telefono cellulare dalla tasca che ha iniziato a squillare e, senza esitazione, prendo la sua mano e lo faccio rispondere in vivavoce, indicandogli di non dire che ci sono io.
"Pronto?" dice, cercando di non far trapelare la sua ansia.
Dall'altro capo della linea, un uomo dalla voce roca risponde: "Hai trovato qualcosa di utile?"
"Abbiamo distrutto tutto, ma non abbiamo ancora trovato nulla" risponde all'uomo, ancora ignaro della mia presenza. "Stiamo cercando indizi, qualunque cosa possa condurci a lei."
"Smettete subito di cercare" ordina l'uomo dalla voce roca. "Abbiamo Alya e il suo amico hacker Luke, appena riusciremo a farli parlare, saremo finalmente in grado di ottenere quel che vogliamo."
Le mie orecchie si rizzano all'idea che Alya e un certo Luke siano tenuti prigionieri. La rabbia si accende dentro di me e sento il bisogno di fare qualcosa.
Proseguo strappando il telefono dalle mani dell'uomo, facendo in modo che l'uomo con la voce roca possa sentirmi.
"Spero che tu sappia che ho ascoltato tutto" dico con rabbia contenuta nella mia voce. "E adesso dimmi subito dove si trovano Alya e Luke, o la tua fine sarà molto dolorosa."
L'uomo con la voce roca sbuffa e ridacchia con disprezzo. "Sei solo un uomo, certo che non potrai fare nulla contro di noi."
"Ti sbagli di grosso" sibilo tra i denti. "Non hai idea di cosa sono disposto a fare per Alya. Ora dimmi dove sono!"
Dopo una breve pausa, l'uomo con la voce roca dice, con un tono di sfida: "Vieni a trovarci se hai coraggio. Vieni al vecchio magazzino sul molo. Saremo pronti ad accoglierti."
Senza esitazione, mi precipito fuori dall'appartamento. Non posso permettere che Alya e Luke restino prigionieri ancora per molto tempo. Corro verso la mia auto e affondo il piede sull'acceleratore, dirigendomi verso il molo.
Mille domande mi passano per la testa mentre mi incammino verso quel luogo oscuro e pericoloso. Chi sono questi uomini? Cosa vogliono da Alya e Luke? E cosa succederà quando finalmente li raggiungerò? Mi chiedo se c'entra qualcosa suo padre Gustav Peterson.
Solo il tempo potrebbe rispondere a queste domande, ma ormai è troppo tardi per tirarsi indietro. Alya ha bisogno di me e farò tutto ciò che è necessario per portarla in salvo. La mia determinazione è incrollabile e, anche se il percorso sarà duro e pieno di pericoli, non smetterò di combattere finché non avrò ripreso ciò che mi appartiene.
Continuo a guidare verso il vecchio magazzino sul molo, la mia mente è occupata da pensieri oscuri. Ogni secondo che passa, l'angoscia cresce in me. I miei occhi sono fissi sulla strada, ma la mia mente è completamente concentrata su Alya, pregando che sia al sicuro.
Finalmente raggiungo il molo, dove l'aria salmastra del mare riempie i miei polmoni. Scendo dalla macchina e guardo intorno, cercando segni di attività. L'ampio magazzino davanti a me sembra un gigante addormentato, pronto a risvegliarsi.
Mi avvicino furtivamente all'entrata del magazzino, facendo attenzione a non farmi notare. Entro cautamente, cercando di non agitarmi nonostante l'angoscia mi stringa il petto. La prima cosa che colpisce i miei occhi è un fascio di luce proveniente da una stanza al piano superiore. Mi affretto verso la scala, cercando di non farmi scoprire.
Quando raggiungo il piano superiore e mi avvicino alla porta socchiusa, posso sentire delle voci che provengono dall'interno. Mi immobilizzo, cercando di riconoscere le voci. Mi spingo verso la porta, ascoltando la conversazione che si svolge all'interno. Sento tante voci maschili, ma non sento nessuna voce femminile, tantomeno la voce di Alya.
Disperato, mi schiaccio il pugno sulla bocca per trattenere un grido di frustrazione. Devo trovarla, ho bisogno di trovarla. Lentamente, spingo la porta fino all'estrema apertura, affacciandomi di nascosto nella stanza.
Un uomo armato si aggira nervoso, puntandomi la pistola contro.
"Chi sei tu?" mi sussurra tra i denti serrati.
Alzo le mani in segno di resa, ma la mia determinazione non vacilla. "Sono Brent, sono qui per Alya. Dov'è?"
L'uomo mi guarda con una mescolanza di sorpresa e dubbio. "Non so di cosa stai parlando," risponde con voce ironica. "Non c'è nessuna Alya qui. Sei nel posto sbagliato."
Tolgo gli occhi dalla pistola che minacciosamente punta verso di me e cerco di pensare velocemente. Quello che ha detto l'uomo non ha senso, Alya deve essere da qualche parte in questo maledetto magazzino. Sento il mio cuore battere contro il petto, l'incertezza farsi strada nella mia mente.
Decido di prendere l'iniziativa e di sfidare l'uomo davanti a me. "Non mentire, so che Alya è qui. Voglio vederla. Ora."
Notando la mia determinazione, l'uomo abbassa la pistola leggermente, mostrando una fessura di vulnerabilità. "E se ti dicessi che la tua amata Alya non è più qui? Che l'ho portata altrove insieme al suo amico?"
Il mio cuore si ferma per un istante. "Dove li hai portati?" chiedo, cercando di controllare l'angoscia nella mia voce.
L'uomo sorride beffardo. "Non te lo dirò mai. Se li vuoi così tanto, dovrai trovarli da solo."
Senza pensarci due volte, mi butto addosso all'uomo con tutte le mie forze, cercando di disarmarlo. Riusciamo a lottare per un po', ma grazie alla mia conoscenza della kickboxing, riesco a farlo stramazzare a terra. Poi, senza guardarmi indietro, lascio la stanza e inizio una frenetica ricerca di Alya e Luke nel magazzino.
Mentre attraverso passaggi bui e corridoi polverosi, riesco a sentire flebili grida e rumori. Seguo quelle tracce, sperando di trovare finalmente Alya. Poi, in un angolo oscuro del magazzino, trovo una porta semiaperta. Mi avvicino lentamente, ansiosamente guardandomi attorno per assicurarmi che nessuno mi stia seguendo.
Poi, spingo con forza la porta e mi trovo faccia a faccia con uno sconosciuto, ma di Alya e Luke non vi è traccia, non sono qui.
"E dove sono Alya e Luke?" chiedo con frustrazione, cercando di contenere la mia angoscia.
Lo sconosciuto mi guarda con sorpresa dipinta sui suoi occhi. "Non ti trovi nel posto giusto, amico," dice con un sorriso beffardo. "Alya e Luke sono già scappati da qui."
Il mio cuore si stringe nel petto all'idea che Alya e Luke siano riusciti a fuggire senza di me. Ma non ho tempo per piangermi addosso. Devo trovarli, non importa quanto tempo e sforzi mi costi. La mia sete di vendetta si rafforza ancora di più.
"Dimmi dove sono andati," ordino con voce ferma, fissando lo sconosciuto negli occhi. "Se pensi che me ne andrò da qui senza sapere dove si trova Alya, ti sbagli di grosso."
Lo sconosciuto arretra leggermente, sorpreso dalla mia determinazione. "Non lo so, davvero", risponde con un filo di paura nella voce. "Mi hanno solo detto di dirlo a qualcuno che si fosse interessato a loro."
Mentre parliamo, prendo il mio telefono dalla tasca dei miei pantaloni. Ma mi accorgo che è spento, cerco di accenderlo e fortunatamente, il telefono ha ancora batteria e mi metto subito a cercare il numero di Alya.
Da quando il cellulare si accende, non ci vuole molto prima che il suo nome appaia sullo schermo. Sento un sospiro di sollievo sfuggire dalle mie labbra mentre premo il tasto verde per chiamarla. Ma ahimè, la chiamata cade sulla segreteria. Frustrato e pieno di angoscia, lascio un messaggio urgente, implorandola di chiamarmi al più presto.
Le mie mani tremano mentre rimetto il telefono in tasca. Alya è ancora lontana e ho bisogno di trovarla prima che sia troppo tardi. Guardo lo sconosciuto negli occhi e fingo una sicurezza che non sento.
"Dimmi tutto quello che sai," sussurro minacciosamente. "Dove li hai visti per l'ultima volta? Dove potrebbero essere andati?"
Lo sconosciuto mi guarda spaventato, cercando di nascondere la sua paura. Dopo un breve momento di tergiversazione, accenna a una vecchia fabbrica abbandonata sulla periferia della città.
"Li ho visti scappare in quella direzione," dice indicando un punto lontano. "È lontana e pericolosa, ma se davvero la ami, sarai disposto a rischiare."
Rispondo con un cenno del capo e senza esitazione corro fuori dal magazzino. La mia mente è piena di immagini di Alya e Luke, sperando che siano al sicuro. Mentre mi avvicino all'auto, prendo il telefono e inizio a cercare l'indirizzo della fabbrica. Non c'è tempo da perdere.
Nella mia corsa verso la fabbrica, le domande e i dubbi riprendono a tormentarmi. Chi erano quegli uomini? Cosa volevano da Alya e Luke? E sono sempre più convinto che dietro a tutto questo c'è ancora una volta coinvolto Gustav Peterson, il padre di Alya. Ma perché rapire sua figlia?
Le risposte mi sfuggono, ma so che non posso fermarmi ora. Alya ha bisogno di me e lo giuro su tutto ciò che è sacro che la troverò e la proteggerò con la mia vita.
Arrivo finalmente alla vecchia fabbrica. È deserta e silenziosa, ma la mia ansia e la mia determinazione mi spingono avanti. Irrumpo nel vecchio edificio, cercando segni delle loro presenze.
Cammino attraverso i corridoi fatiscenti, scorrendo le stesse stanze buie e polverose. Le domande mi martellano nella testa, ma respingo qualsiasi dubbio. Continuo a cercare, a sperare che Alya e Luke siano ancora qui da qualche parte.
Mi sembra di udire un leggero scricchiolio proveniente da una porta semiaperta. Mi avvicino lentamente, l'emozione mi stringe il petto. Spero con tutto il cuore che ci sia Alya dietro quella porta, ma so che devo essere preparato a qualsiasi cosa. Mi avvicino, con il cuore che batte all'impazzata, faccio una pausa e poi spingo con determinazione la porta.
Spazio autrice:
Ma qui, in questo capitolo pieno di dubbi e suspense, mi fermo. Non svelerò cosa si nasconde dietro quella porta. Lascio che la vostra immaginazione corra libera, immaginando cosa potrebbe aspettare Brent dall'altra parte. Magari Alya e Luke sono lì, sani e salvi, pronti ad abbracciarlo, oppure potrebbero esserci altri pericoli in agguato.
Lo scopriremo presto nel prossimo capitolo.
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