CAPITOLO 9.
"In base a cosa ti viene attribuito il leone o il serpente?"
Navir era in coda nella sala comune per prendere il suo pranzo. Il menù del giorno era a base di verdura ed uova: frittata di uova con spinaci, uova sode, insalata condita, verdure grigliate..
Dietro di lei c'era Aria che cercava qualcosa che avesse meno calorie possibili; era una fissata con la linea e con la buona nutrizione, invece, Navir era più una da cibo spazzatura.
"In base al modo con cui affronti le prove; ti spiego. Le prove a cui veniamo sottoposti in quella stanza servono a mostrarci quali sono i nostri poteri ed, in base al modo con cui tu cerchi di risolvere il problema che hai davanti, se con sotterfugi e astuzia o con coraggio e forza, ti viene assegnato un simbolo. Per esempio, tu hai usato sia il coraggio che la forza, non hai aggirato il problema ma ci sei saltata addosso. Ecco perché hai il leone sul petto."
"Caspita! Ci sono un sacco di cose che dovrò imparare mi sa. E tu che poteri hai?"
"Io non sono figlia di un grande amore, non ho grandi poteri come te ma ho grandi doti telecinetiche. E sono brava in scienze." Sorrise.
"Aspetta un attimo, tu sei in grado di prendermi quell'uovo sodo solo con il pensiero?"
"Si". Aria si concentrò e l'uovo iniziò a fluttuare fino ad atterrare sul piatto di Navir.
"WOW! WOW! WOW! E' una cosa incredibile".
"Niente di eccezionale." Arrossì Aria.
"No! Devi smetterla, è una cosa fantastica."
"Grazie."
Si sedettero nei grandi tavoli ed iniziarono il loro pranzo. Tutto intorno era un turbinio di voci, grida e risate. Ognuno si divertiva con i propri compagni di squadra e li sentii parlare di combattimenti con le spade e con gli archi.
"Più tardi inizierai gli addestramenti Navir. Ricordati di scegliere la tua arma con saggezza anche perché poi non la potrai mai più cambiare."
"Non sapevo di dover scegliere un'arma. Tu quale hai?"
"Io ho scelto il coltello. Ma ovviamente ti insegnano a combattere con qualsiasi arma solo che ti devi specializzare con una soltanto."
"Forte!"
Qualche ora dopo erano già sul campo di addestramento. Si trovavano all'interno di una delle strutture di Paraalang; qui lo spazio era molto vasto, le pareti bianche e senza finestre avevano l'aria di una prigionia. Tuttavia, nessuno dei ragazzi si sentiva rinchiuso anzi li vedevi sorridenti, saltellanti e pronti alla lezione imminente. Navir era l'unica nuova all'interno della squadra; da quando Ilang fu pervasa dall'ira funesta di Kokou, nessuno più è giunto in quella struttura. Nessuna donna era rimasta viva e nessun dio poteva avere figli con alcuna donna terrestre e, per come erano messe le cose, nemmeno sull'Olimpo c'era più spazio per la procreazione.
"Ben arrivati miei cari. Oh chi abbiamo qui? La nostra New entry alla sua prima lezione."
Navir arrossì sotto lo sguardo divertito di tutti i suoi compagni.
"Intendi dirmi il tuo nome o vuoi stare ferma lì a perdere tutto il pomeriggio?"
"Mi chiamo Navir."
"Navir. Navir. Navir. Che nome particolare. Hai già scelto la tua arma?" L'uomo aveva dei grandi occhi scuri, la barba incolta e i capelli lunghi e brizzolati. Non doveva avere meno di 50 anni e, a guardare la lunghezza della sua peluria, non doveva essere un tipo molto curato.
"No, signore."
"Akram!" Gridò.
Subito si avvicinò un giovane che Navir riconobbe immediatamente. Era il ragazzo che aveva osservato combattere il primo giorno nella pianura. Lo riconobbe dagli occhi, l'unica cosa scoperta che il ragazzo aveva quel giorno. Blu come il mare e a guardarli da vicino erano ancora più belli. Risaltavano benissimo con quella pelle abbronzata e quel fisico scultoreo che completava il quadro. Navir si accorse di fissarlo da un po' troppo tempo e abbassò, intimidita, lo sguardo. Aria vicino a lei, se ne accorse e sorrise maliziosa.
"Si, signore?"
"Porta la tua nuova compagna nella sala delle armature e falle scegliere una arma. Ricordale tutte le regole."
"Certo, signore." Il ragazzo fece un leggero inchino e si recò verso Navir, la quale perse un battito.
"Navir, io sono Ofraz. Sarò il tuo insegnante di attacco e difesa. Insegno a difendervi ed attaccare con le armi e con tutto il vostro corpo. Ogni volta che ti rivolgerai a me, dovrai dimostrare rispetto."
"Si, signore." Navir si inchinò come poco prima fece Akram e l'uomo barbuto sorrise.
"Bene, ci siamo capiti. Andate."
I due ragazzi si inchinarono ancora e uscirono dalla porta di ingresso. Akram guidò la ragazza verso una sorta di cripta, distante qualche metro da quella struttura.
"Io sono Akram comunque. Non sei una ragazza dalle tante parole, è vero?"
"Oh, scusami. Mi chiamo Navir. Non parlo molto, mi piace ascoltare per lo più."
"Io, invece, sono un gran chiacchierone. Non fare caso a Ofraz; è un cane che abbaia ma non morde."
"Menomale. Non mi ha fatto una grande impressione, finora."
"Ti abituerai. Questa è la cripta." Akram aprì la porta e davanti a loro innumerevoli gradini a chiocciola si illuminarono con delle torce uguali a quelle che avevano illuminato i gradini scheggiati dell'ingresso sotto la quercia. Navir pensò che a scendere sarebbe stato facile, ma a salire sarebbe stata durissima.
"Seguimi." Le sorrise e Navir si ritrovò a pensare che era perfetto anche in questo.
"Allora, ti spiego come funziona. Non appena saremo arrivati nella sala delle armature, ti troverai davanti una serie di armi tra cui coltelli, archi, spade, mazze e chi più ne ha, più ne metta. Dovrai toccare il primo strumento che ti colpisce e se è quello giusto sarà lui stesso a fartelo capire."
"Ma come è possibile? E' un oggetto."
"Niente a Paraalang è come realmente sembra. Insomma c'è molta magia qui ed è tutta proveniente dalla grande quercia. Quando il dio fu trasformato in albero, fu usata da parte degli dei una magia potentissima, tale da imprigionarlo per l'eternità. E' quella stessa magia a tenerla sempre in piedi, nonostante adesso sembri quasi crollare. Quella stessa magia anima Paraalang, non siamo noi dei ad avere questi poteri ma è la quercia ad offrire tanti vantaggi."
"Incredibile. E tu che poteri hai?"
"Io? Controllo il fuoco e l'acqua. Due elementi opposti ma che se lavorano insieme sono imbattibili. Almeno spero." Ridettero di gusto per qualche secondo.
"Eccoci."
"Sembravano molte di più le scale."
"In realtà sono tantissime, ma chiacchierando il tempo passa."
"Allora chiacchiereremo anche al ritorno."
Akram rise "Si, per fortuna mi piace molto parlare."
Quando si ritrovarono a scendere l'ultimo gradino di quella infinita scalinata, ecco che si presentò dinnanzi ai loro occhi uno dei portoni più grandi e spettacolari che Navir avesse mai visto. Doveva avere una qualche sorta di marchingegno di protezione visti gli elaborati intrecci in oro che incorniciavano le possenti maniglie. Di fatti, Akram busso tre volte sulla porta e disse una sola parola "OTBOPETE". La porta si apri in un cigolio di cinghie e ciò che gli occhi di Navir videro, era l'Olimpo delle armi. Sistemate con cura in ogni angolo della stanza, vi erano armi di tutti i tipi: spade, coltelli, boomerang, archi e frecce, asce, mannaie, pugnali, machete e chi più ne ha più ne metta.
"Wow. Ma qua dentro ci sono armi di tutti i tipi." Navir prese a camminare sfiorando ogni arma, con l'intento di conoscere ogni parte di quegli oggetti e di imprimerli nella sua memoria. Aveva questa abitudine; ogni volta che doveva comprare dei vestiti o qualsiasi altro tipo di oggetto, prima di tutto lo toccava così da memorizzarne la forma, i colori fino al punto di vedersi con quell'abito o con quell'oggetto nella vita di tutti i giorni.
"Ti piace?"
"Vuoi scherzare? E' incredibile questa stanza."
"Bene, devi scegliere un'arma."
Navir annuì e continuò a sfiorare ogni strumento, fino a quando non fu attratta da una spada incastrata nel pavimento; la toccò ed ebbe una scossa.
"Ahi!" Sobbalzò.
Navir guardò la causa del fastidio che pervadeva la mano sinistra; si avvicinò con la destra, la toccò ancora e nuovamente prese la scossa. La guardò con intensità, era una spada. Tuttavia non era una semplice spada come quelle che vedi nei film di guerra, piuttosto era particolare.. diversa e sontuosa.
"Quella spada è incastrata nel pavimento da secoli, nessuno è mai riuscito ad estrarla. Devi mettere forza e tirare, se veramente è questa l'arma che vuoi. Se lei ti ha scelto, ti agevolerà il lavoro, altrimenti resterà lì per altri millenni."
"Parli come se fosse una persona e non un oggetto."
"In realtà, ognuna di queste armi ha un'anima e si affida solo ed esclusivamente ad una sola persona. Quella spada stava aspettando te. Questa è la spada più antica di tutta Paraalang; è l'arma più potente dell'intera Ilang. Prova." Le fece un gesto con la mano di incitazione.
Navir allungò una mano, afferrò l'impugnatura con tutte le dita e la estrasse dal suolo.
E' stato facile. Pensò.
La sollevò per guardarla alla luce: l'impugnatura, probabilmente di bronzo, era ricca di incisioni astratte color oro e la guardia faceva dei costanti ghirigori che si intrecciavano in modo originale e particolare. La lama, era affilata e lucente, con incise al centro la parola "izabrani" anche se lei non sapeva cosa volesse dire. Akram si portò una mano alla bocca.
"Incredibile. Sei tu l'eroina destinata a salvare Ilang. Sei tu l'eroina destinata a questa spada. Lo sapevo!" Si portò le mani dietro la nuca e iniziò a camminare forse per nervosismo forse per gioia.
"Che significa questa incisione Akram?" Il ragazzo le si avvicinò, il respiro lento e delicato pervadeva la pelle morbida di Navir all'altezza del collo. Distolse qualsiasi probabile peccaminoso pensiero e porsela spada ad Akram, onde evitare qualsiasi contatto. Arrossì e abbassò lo sguardo.
"Vuol dire - il prescelto- cosa che tu sei!"
"Ma che significa?"
"Significa Navir che dovrai impegnarti al massimo, sulle tue spalle poggia la salvezza delle nostre vita e della nostra terra." Le posò entrambe le mani sulle spalle con cura e la guardò dritta negli occhi. "Sarò salvato da una donna e per di più una novellina della scuola, non c'è male."
Sorrisero ma il cuore di Navir era pieno di ansie e preoccupazioni.
Come poteva lei salvare una intera terra? Giovane ed inesperta per come'era.
Prese la spada e la ripose nel fodero. Una volta che il portone si fu richiuso alle loro spalle, risalirono la lunga scalinata chiacchierando del più e del meno.
"Mi dici esattamente cosa è che si dice di questa eroina?"
"Si narra che una semi-dea, nata dall'amore di due, salverà la terra riportando il male nelle tenebre e il bene nell'alto dei cieli. Ogni uomo sarà salvato ed ogni donna continuerà a vivere grazie a colei che impugnerà la spada forgiata dalle saette di Shango, dio del fulmine." Akram indicò la spada che teneva stretta Navir. "Quella spada si narra che è stata forgiata nel momento stesso in cui si intrappolò il dio nella grande quercia, è stata nascosta nelle viscere della terra fino a quando non fu costruita Paraalang e riportata alla luce. Nessuno fu ma in grado di prenderla e per questo la cripta sorge nel punto esatto in cui era la spada. Si narra che quando l'ordine naturale delle cose verrà ristabilito, anche la quercia tornerà alla sua vera natura."
"E io sarei quell'eroina? Non posso semplicemente essere stata fortunata o magari la mia super-forza ha fatto del suo meglio per aiutarmi?"
"Diciamo che la super-forza ha avuto un ruolo decisivo nella vicenda ma è solo una tua prerogativa, nessun'altro semi-dio ha questo potere."
"Benissimo.. mi sento meglio adesso."
"SU, non disperare. C'è ancora tempo per la battaglia."
"Già, speriamo sia abbastanza."
Salirono gli ultimi gradini in silenzio e si diressero nella stanza in cui avveniva la lezione di attacco e difesa. Non appena videro l'arma, il silenzio calò nella stanza e persino il professore Ofraz rimase senza dire una parola.
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