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CAPITOLO 13.

"Aspetta un attimo, Navir! Riavvolgi il nastro." Oyà cercò di fermare l'ondata di parole che la nipote stava catapultando su lei ed Ocram. Quella mattina li aveva svegliati lei piuttosto che il solito trombettino, bussando insistentemente sulla porta.
"Dovete seguire il mio discorso, altrimenti non lo ripeto più!" Navir era leggermente stizzita ma più che altro era l' effetto dell'ansia e della voglia di portare a termine il suo compito che la rendevano tanto suscettibile. "Ero nella mia stanza, mi sono buttata nel letto e sul pavimento ho visto questo." Uscì dalla tasca il filo d'oro che aveva trovato quel fatidico pomeriggio. Lo mostrò loro e non appena Oyà mise a fuoco l'immagine di ciò che aveva davanti agli occhi, si portò le mani alla bocca. Ocram dal canto suo rimase accigliato e perplesso in attesa del proseguimento della storia. "Non appena l'ho toccato, mi sono ritrovata in una terra deserta con il cielo rosso sangue decorato da quel brutto muso di Kokou; un'orda di anime si dirigeva verso quella che poi ho capito essere io." Camminava avanti e indietro, come se volesse scavare una fossa nel pavimento. "Li battevo uno per uno con la mia spada e fino a qui tutto bene, insomma io trionfavo. Poi lo scenario è cambiato e mi sono ritrovata sull'orlo di un dirupo da cui poi sono stata scaraventata giù da Kokou, con le ossa del petto già tutte schiacciate. Capite? Vinceva lui!"
"Navir, i fili d'oro non possono sbagliarsi."
"Lo so, zia. Ma qualcosa non quadrava. Nelle mie visioni ero affiancata da un altro guerriero e allora mi sono detta che magari erano le mie visioni ad essere errate o che, dopo queste nuove vicende, ciò che avrei predetto sarebbe cambiato. Poi ho toccato la spada e Pff! Un altra visione, nulla era cambiato, tutto restò uguale."
Ocram iniziò a toccarsi i capelli con fare pensieroso.
"Quindi fammi capire, hai avuto una visione che non corrisponde con la premonizione dei fili d'oro. Uno dei due deve fare cilecca, per forza! C'è la probabilità che un filo d'oro venga boicottato?" Ocram si voltò verso Oyà.
"Mmmh.. difficile che possa essere così. Tuttavia, se sono le tre sorelle a crearlo è possibile!"
"Quindi state dicendo che questo potrebbe essere un falso?" Navir aveva alzato il tono di voce.
"Esatto. Pensaci! Perché mai un filo d'oro dovrebbe essere nella tua stanza, se da millenni vengono custoditi nelle viscere della terra dalle tre sorelle?"
"Hai ragione" Affermò Oyà con tono esultante.
"Quindi i miei super-poteri non fanno cilecca! Certo, non mi hanno mostrato come va a finire la storia ma è probabile che quello che il filo d'oro mi ha mostrato, non sia reale: SI!" Trionfante Navir abbracciò sua zia. "Mi sento meglio, adesso."
"Navir, aspetta prima di esultare. Se quel filo d'oro era nella tua stanza, significa che Kokou sta progettando qualcosa per sconfiggerti e scoraggiarti. Non abbassiamo la guardia e soprattutto vai ad allenarti; non so fino a quando ti sarà possibile migliorarti. Ho la sensazione che la battaglia sta per cominciare." Ocram aveva un tono solenne e severo. Oyà abbassò la testa, disperata e preoccupata per la nipote.
"Ha ragione tesoro mio.." Accarezzò la guancia della nipote "Vai agli allenamenti e migliorati più che puoi. Io ho fiducia nelle tue capacità." Le diede un bacio e Navir sorrise, uscendo dall'abitacolo.
Oyà rivolse lo sguardo ad Ocram.
"Pensi che ce la farà?"
"Oyà, è una battaglia dura. Inutile illuderci. Ma nutro buone speranze."
Senza pensarci gli andò incontro, lo abbracciò e nascose la testa tra le braccia possenti di quell'uomo. Era stanca di essere forte, di mantenere la calma e cercare di prendere la decisione migliore. Era stanca di vedere la sua nipotina sballottata tra gli eventi tragici della vita. Non lo meritava. E nemmeno lei stessa.
Ocram appoggiò la testa su quella della donna e sentì, per la prima volta in vita sua, una sensazione di benessere e pace.

Navir corse sul campo di allenamento, la spada ben riposta nel fodero. Non appena raggiunse il campo, vide Akram intento in una battaglia corpo a corpo con un'altra ragazza. Il corpo di Navir diventò un fuoco, cercò di distrarsi cercando la sua amica Aria, ma proprio in quel momento Ofraz si accorse della sua presenza e la chiamò.
"Signorina Navir, vedo che stamattina siamo in ritardo."
"Mi scusi." Fece il solito inchino.
"Ti scuserò quando vincerai un combattimento. Akram lascia perdere la signorina, hai una nuova rivale adesso."
Akram corse verso il professore, sorrise a Navir e la guardò con fare provocatorio.
"Forza! Niente armi Navir, consegnami la spada. La riavrai alla fine del combattimento."
Navir si tolse la spada e la consegnò al professore. Quando quest'ultimo tese la mano verso essa e la sfiorò, innumerevoli scintille balenarono davanti agli occhi di tutti e la spada si incastrò nel suolo.
Il professore si schiarì la gola. "Bene. C'era da aspettarselo. La riprenderai non appena finisci, ho la netta sensazione che nessuno può toccarla all'infuori di te. Iniziamo!"
Akram le sorrideva con l'intento di distrarla ma lei era talmente arrabbiata con lui che con un pugno gli avrebbe tolto quel ghigno dalla faccia. Aveva visto come guardava quella ragazza durane il combattimento e come la sfiorava. Era gelosa ma non poteva darglielo a vedere.
Navir corse verso Akram con l'intento di spingerlo a terra; lui fu più rapido e riuscì a bloccarla al suolo ancor prima che lo facesse lei.
"Stai attenta, potresti farti male." Disse sogghignando.
"Vorrei ricordarti che sono figlia di un dio!" Gli mollò un calcio sullo stomaco e il giovane allentò la presa. Navir approfittò del momento, lo prese con forza e lo lanciò contro il muro vicino. Quest'ultimo per il violento colpo si ruppe, ma Akram ne usci illeso. Corse verso di lei e Navir, con un salto, lo oltrepassò mollando un altro calcio dritto sul fondo schiena.
"Stai attento, potresti farti male." Canzonò lei.
Mentre era disteso a pancia sotto, sul suolo erboso, gli bloccò le mani dietro la schiena, lo sollevò verso di lei e gli sussurrò all'orecchio "Ho vinto."
Lasciò la presa e si diresse verso la spada, la tirò fuori dal punto in cui si era andata ad incastrare e la ripose alla vita.
"Scuse accettate signorina. La lezione è finita. Ci vediamo nella sala comune." Ofraz girò i tacchi e lasciò il campo.

"Potevi uccidermi, lo sai?" Akram aveva raggiunto Navir, la quale stava già camminando verso la sala comune.
"Non credevo ci volesse così poco per farti fuori."
"Bhé, hai ragione."
"Navir!"
"Aria. Ma dov'eri?"
"Mi sono addormentata, qualcuno stanotte mi ha tenuta sveglia." La guardò di sottecchi e a bassa voce le disse "Poi mi racconti".
Navir annuì.
"Ragazze muovetevi sennò rimanete digiune!"
"Non lo sopporto!" Disse Aria.
"Inizio a non tollerarlo nemmeno io."
Le due amiche sorrisero e iniziarono a correre, sfidando quel saputello di Akram.

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