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Settima tappa


Ripartirono abbastanza presto, rispetto al giorno precedente, e si diressero verso quell'antica cittadina di cui aveva parlato l'anziano.
Il viaggio fu lungo e impervio, ricco di curve sottili, di strettoie e di stradine storte che davano a strapiombo su qualche dirupo, ma l'anziano signore seppe alleggerire l'aria pesante che stava ingombrando il taxi.
- Questa è la città più antica dell'intera regione. Sono state scritte un sacco di storie e si narrano innumerevoli racconti sulle sue quattro mura.
- Del tipo?
- Di ogni tipo. Qualcuno parlò di angeli, qualcun altro di alieni. Molti scrissero di eroi mitici, grandi campioni dalla forza straordinaria e dal corpo invulnerabile, di fabbri in grado di sfornare armi simili a quelle degli antichi dei, di poeti lirici e trovatori tanto abili da poter ammaliare e plasmare persino il paesaggio, con il loro canto. Pensate che, secondo alcuni altri,  le porte della città erano già qui prima della venuta dell'uomo sulla terra.
- E allora, chi mai le avrebbe costruite?
- Beh, ci sono molte teorie - l'anziano si grattò la barba, ridacchiando, - ma poche sono davvero affidabili. In effetti si tratta per lo più di storielle per bambini e di superstizioni in cui poteva credere solo l'ingenuo uomo medioevale. Ma ci sono anche ipotesi verosimili ed accreditate dalla comunità scientifica.
- Ad esempio? - Il vecchio iniziava a stuzzicare la curiosità dei suoi compagni di viaggio.
- Ad esempio taluni ritengono che, essendo l'antica porta orientale della città composta di due uniche rocce allungate, sormontate da un'architrave di epoca a loro successiva, questi macigni potessero essere qui già prima di essere trovati da coloro che hanno fondato la città.
- Non potrebbe averle messe lì l'uomo?
- Questa città è sorta migliaia e migliaia di anni fa. Per l'epoca, spostare rocce di quelle dimensioni era pressoché impossibile. Non v'erano gli strumenti, non v'erano i numeri. -
E sopraggiunse il silenzio.
- Altri sostengono che la città l'abbiano portata qui i demoni dall'inferno, mattone dopo mattone, e che dentro le case ci siano solo i dannati. -
E tutti e tre sbottarono in una risata inattesa, spontanea. E continuarono a ridere e scherzare fino a che non raggiunsero la bella città . Scesi dall'auto, si diressero subito alla porta orientale, di cui avevano tanto parlato e discusso durante il tragitto. Rimasero tutti e tre stupiti della dimensione di quelle due rocce imponenti, persino il vecchio, che già nella sua vita le aveva incontrate diverse volte. E ogni volta lo sorprendevano, loro che erano sempre lì, sempre le stesse da tempo immemore, mentre lui ogni volta era più anziano, più fragile. Le intemperie, la pioggia e la neve, avevano graffiato quei due macigni, li avevano smussati, li avevano arricchiti con rughe e occhiaie, tante quante ne indossava l'anziano signore. Ormai pareva avessero la stessa età, loro tre.
- Eccomi, amiche mie, sono tornato. Avrete mica sentito la mia mancanza? Ma no, ma no, ma cosa dico mai? Con tutti questi turisti a farvi compagnia, io sono solo uno dei tanti. Addio, care mie. Ci si vede nella prossima vita, tanto sarete ancora qua, vero? -

E si voltò verso i suoi due accompagnatori, parlando con lo sguardo bagnato da qualche lacrima.
- Andiamo, signori miei. C'è ancora molto da vedere, qui.-
Ed esplorarono la città fino a notte fonda, quando trovarono un letto caldo per dormire.

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