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Arrivo a casa verso ora di cena, il consiglio di classe è finito relativamente presto, ma avevo voglia di fare una passeggiata in centro per sgranchirmi le gambe e per comprare un maglioncino che avevo visto nella vetrina di un negozio qualche settimana fa. Mamma e papà non sono ancora tornati, ma sarà questione di poco, perché di solito alle sette sono già a casa. Forse sono andati a fare la spesa. Apro la porta e mi tolgo subito le scarpe, senza fare a meno di notare il sollievo per aver finalmente indosso un comodo paio di pantofole. In cucina nessuno ha ancora apparecchiato e ne approfitto per farlo, così quando torneranno sarà già tutto pronto. Non appena inizio a estrarre i piatti dal mobile della credenza arriva Margot. È in tuta, struccata e con i capelli raccolti in una coda di cavallo che non le permette di tenere in ordine quei quattro riccioli ribelli sulla fronte. Si appoggia allo stipite della porta e rimane in silenzio.

- Ciao - rispondo, continuando ad apparecchiare - tutto bene oggi? Com'è stata la tua giornata?

- Uno schifo assurdo - risponde, secca.

- Come mai? È successo qualcosa? - commento, piegando i tovaglioli.

Annuisce, senza rispondere.

- E cosa è successo? - chiedo, aggiungendo l'acqua e l'olio in tavola.

Continua a rimanere in silenzio senza degnarmi di una risposta.

- Margot, che hai? - ripeto, avvicinandomi e facendole una carezza.

- Non mi toccare - risponde, secca.

- Margot, che ti prende? Di solito mi abbracci sempre, è la tua indole essere affettuosa.

- Beh, da oggi non lo sarò più - commenta - io sono affettuosa solo con chi se lo merita.

- Cosa vorresti dire? Che non me lo merito?

- Sì, esatto, quello che ho detto - risponde, a tono.

- No, scusa, un attimo. Capisco l'adolescenza e tutto, ma non puoi avere queste tirate dalla sera alla mattina... che cazzo significa che non me lo merito?

- Che non te lo meriti - risponde, ancora più secca di quanto non sia già.

- Senti, mettiamo in chiaro una cosa. Sono fuori casa da stamattina alle otto, sono stanca e sono rimasta a scuola anche di pomeriggio, perciò l'ultima cosa che voglio è dover sforzarmi di interpretare i tuoi tiramenti di culo.

- Non sono tiramenti di culo! - replica, scocciata.

- Ah, no? Guarda, l'unica spiegazione che ti do io è che o ti devono venire presto e allora si chiama sindrome premestruale oppure sei ciclata così, a cazzo. E può succedere, sis, basta che non rompi le palle come stai facendo perché ho solo voglia di cenare e andare a dormire visto che mi aspetta un'altra giornata intensa.

- Non sono ciclata, porca miseria.

- No, mica, solo una briciola - commento, prendendola in giro.

- Smettila, è tutta colpa tua se ho passato una giornata di merda - esclama, arrabbiatissima.

- Ah, è colpa mia! - dico, ironica - ho passato tutto il giorno a scuola e sono riuscita a rovinarti la giornata lo stesso!

- Sì, me l'hai rovinata tu, ti dovresti solo vergognare! - urla, arrabbiatissima.

- Ma vergognare per cosa? Spiegamelo! Cosa ti avrei fatto di male?!

- Tutto.

- Ma tutto cosa? Ma tu sei fuori! Ma se non sapessi che fossi astemia penserei che tu abbia bevuto e alla grande o che ti sei drogata o che tu non sia completamente in te.

- Smettila! - urla - mi fai schifo.

- Margot, abbassa i toni e spiegami cosa ti avrei fatto.

- Non sai nemmeno cosa mi hai fatto, eh? - urla - hai slinguazzato con un mio professore e hai messo la foto su Instagram! Ma come ti sei permessa, cazzo, un mio professore!!!!

- C-Cosa? No, aspetta, ma che cazzo dici? Ma chi ci ha slinguazzato?! Era un bacio sulla guancia, stai tranquilla.

- Ah, scusa - commenta, ironica - non ci vedo molta differenza! E comunque non sto tranquilla, perché non puoi slinguazzarti chi ti pare, chiaro?

- Ma non l'ho slinguazzato, sis, era un bacio, un bacio sulla guancia.

- Non puoi baciare a random chi ti pare!

- Non era un bacio d'amore e nemmeno d'affetto, era solo una stupida penitenza per una scommessa, niente di che, sai, gli adulti si possono baciare anche in questo modo.

- Mi fa schifo lo stesso, è un mio professore, un mio professore!!!! Non lo devi sfiorare.

- Aspetta, ma allora il messaggio che mi hai mandato oggi pomeriggio era davvero per me!

Non risponde e inizia a fissare il pavimento.

- Margot... pensavo avessi sbagliato chat... perché mi hai scritto quella frase?

- Uhm...

- Perché mi hai scritto quella frase? - ripeto.

- Non potevo scrivertelo per messaggio, non dobbiamo far capire che siamo sorelle e tu l'hai anche taggato....

- Pensi che sia scema o che me la beva?

- Ma è la verità...

- Margot, guardami... perché mi hai scritto quella frase?

- Smettila, mi fai venire l'ansia - risponde, sedendosi su una sedia.

- Ascoltami - affermo, sedendomi di fronte a lei e prendendole una mano - l'ultima cosa che voglio è farti venire l'ansia, però lo capisci che non è una reazione normale, la tua?

- Io sono normalissima...

- Margot, mi hai minacciato per messaggio su Instagram e non era mai successo prima d'ora. Mi hai scritto di non 'sfiorarlo' come se fosse una cosa di tua proprietà invece ti rendi conto che stai facendo un casino immenso per un tuo professore!

- Vuoi sapere la verità? Te l'ho scritto perché in quel momento volevo che sapessi tutto il disprezzo che provavo nei tuoi confronti perché non lo sa nessuno che siamo sorelle, ma io lo so e tu lo sai e non mi sta bene che ti baci un mio professore!

- Cazzo, Margot, non è solo un tuo professore, è anche un mio collega!

- Un collega che hai sempre detto di odiare.

- Ma infatti lo odio e lui lo non mi tollera. Oggi abbiamo fatto una scommessa, una stupida scommessa, ma a te questo non deve interessare! È la mia vita, cazzo, non puoi farmi queste sceneggiate come se avessi cinque anni!

- Non è solo la tua vita!! - urla, arrabbiatissima, come un uragano brutto che travolge tutto quello che gli sta attorno - è un mio professore! Lo è da due anni, tu fino a due settimane fa nemmeno lo conoscevi!

- Lo vedi? Lo vedi quanto sei ridicola? Urli e ti esasperi perché ho baciato su una guancia un tuo professore! Sei una bambina! Mi minacci come se fossi una tua coetanea che si è impadronita di qualcosa che è tuo.

- Io non sono ridicola! - urla - sei tu che vai a baciare un mio professore come se fosse la cosa più naturale di questo mondo, invece non hai nemmeno capito che non puoi avvicinarti a lui.

- Ma non posso perché, cazzo! È anche un mio collega e, anche se è la persona più insopportabile di questo universo, se mi va di scherzare con lui lo faccio.

- Tu lo consideri solo uno stronzo, uno stronzo insopportabile, un maleducato e non so cos'altro e non sai nemmeno capire quanto valga come persona e come professore. Lo vedi solo nel tuo stupido modo di vedere le cose. Tu sai solo giudicare le persone, invece di fermarti a capirle!

- Senti, qualsiasi altra persona che conosco ti avrebbe mandata a fanculo già venti minuti fa, io invece sono qui che cerco di interpretare le tue alzate di genio. Dovrebbero darmi il Nobel solo per questo.

- Ma se mi vuoi mandare a fanculo, mandami. Almeno non mi sentirei tradita e sicuramente farebbe meno male.

- Ma meno male di cosa? Ma dico, sei gelosa del tuo professore per caso? Guarda che i professori non appartengono agli studenti e fidati che te lo dice tua sorella che è anche prof! È già buona che Alexander sia potuto rimanere per due anni di fila nella vostra classe visto che è precario esattamente come me! Questo però non ti dà nessun diritto. Non è di tua proprietà solo perché è un tuo prof, lo capisci? E comunque se mi permetto di scherzare in questo modo significa che lui è d'accordo.

Mi guarda, ferita, mentre gli occhi le si riempiono di lacrime e una le scorre via veloce sulla guancia. Si alza in piedi e corre fuori dalla cucina.

- Margot, aspetta...

Salgo le scale di corsa, ma lei è più rapida: in un attimo si infila nella sua stanza e chiude la porta a chiave. Mi aggrappo alla maniglia e inizio a bussare insistentemente.

- Margot, apri la porta. Margot! Ne possiamo parlare, solo non chiuderti dentro.

La sento scivolare lungo il muro e percepisco i suoi singhiozzi. Anche da bambina faceva così: se capitava di litigare, finiva sempre per piangere e chiudersi in se stessa senza più parlarmi. Quando si arrabbiava diventava davvero un'altra persona.

- Margot, ascoltami, apri questa porta. Ne parliamo e mi spieghi che ti succede.

- Vattene via! - urla, a sorpresa, dopo una lunga pausa - ho bisogno di stare sola.

- Apri questa cazzo di porta! - urlo - a sedici anni non si piange per queste cazzate!

- Lasciami sola! - urla, di nuovo, fra le lacrime.

- Va bene, ti lascio sola. Mandami un messaggio quando ti scazzi - le urlo - e comunque ancora non capisco se mi sono persa qualcosa! È solo una foto!

- Sì, tante cose ti sei persa, Lidia, tante! - mi urla, mentre sento che sbatte un pugno contro il muro - lo sai che quando sono arrabbiata ci vuole moolto tempo per farmi scazzare.

- Sei una bambina! Ti chiudi in camera e fai ste scenate, sei stra infantile! Cresci un po'.

Afferro la sciarpa e il cappotto ed esco di casa, sbattendo la porta. Mamma e papà stanno rincasando proprio in quel momento.

- Tesoro, ma dove vai? - mi chiede mamma, scaricando dal baule una busta della spesa.

- Io e Margot abbiamo litigato, ho bisogno di schiarirmi un po' le idee - rispondo.

- Litigato? Ma non succedeva da anni... ma c'è di mezzo un ragazzo? - mi chiede.

- No, niente, lascia stare, è lei che è una bambina ed è patetica quando reagisce così.

- Reagisce così a cosa?

- Ho baciato un suo insegnante sulla guancia e ci siamo fatti un selfie così, ma era solo una cosa stupida...

- Quale insegnante? - chiede mamma, senza badare troppo alla questione.

- Quello di filosofia, ma avrebbe potuto essere chiunque, ripeto, è davvero patetica.

- Ascolta, tesoro, non ti ho detto nulla per non farti preoccupare o sentire in colpa, ma l'anno scorso Margot ha sofferto moltissimo la tua mancanza. Ci sono stati periodi in cui usciva solo per andare a scuola e poi si chiudeva nella sua stanza, in silenzio.

- Ma ci sentivamo sempre! - replico - poteva dirmelo che stava male!

- Cosa sarebbe cambiato? Tu eri a Cremona, per la tua supplenza... Se anche solo fossi tornata per un giorno, poi avresti dovuto andare via di nuovo.

- E in tutto questo il prof. di filo cosa c'entra?

- L'anno scorso le insegnava storia ed è stato merito suo se Margot si è riaperta alla vita. Pare che il prof. Ciarniello sia in grado di fare lezioni molto coinvolgenti e di stimolare i suoi alunni ad approfondire, a farsi domande, a sentirsi in grado di affrontare la vita con più sicurezza.

- Mi stai dicendo che si è fatta abbindolare da quel professore?

- Non si è fatta abbindolare. Ci ho parlato anch'io con Ciarniello e si è sempre dimostrato molto disponibile. Margot gli è molto riconoscente per averla in un qualche modo 'salvata' e anch'io lo sono, perché così depressa non l'avevo mai vista.

- Ah, capisco, quindi ora il supereroe è lui e io sono solo l'insulsa che se ne è fregata ed è andata via di casa per seguire i suoi sogni!

- Lidia, smettila. Margot può sembrarti matura finché vuoi, ma come potevi anche solo pensare che non le saresti mancata dopo che tu stessa hai impiegato una vita intera a costruire un rapporto di fiducia e di confidenza fra voi due?

- Io non pretendevo di certo di non mancarle, ma nemmeno che mi facesse scenate del genere per una questione così.

- Sforzati di capirla. Non è un professore qualunque. È Ciarniello. Se tu diventi molto amica di questo professore, lei ha paura che tu possa portarle via la persona che l'aveva aiutata quando tu non c'eri. Ha paura di perdere una persona a cui è davvero molto legata.

- Questo la può giustificare in parte, ma non del tutto. Non è più una bambina che fa i capricci, sta per diventare una donna e fra due anni sarà maggiorenne.

- Adesso però ha ancora sedici anni ed è un'età particolare, in cui non si capisce nulla di niente, si ha una grande confusione in testa e si agisce impulsivamente, senza pensare troppo alle conseguenze. Sforzati di capirla. Fino a 14 anni pensava che saresti rimasta a vivere a casa per sempre, poi l'anno scorso le è praticamente caduto il mondo addosso quando hai ci hai detto di aver accettato un posto a Cremona. Ora sei tornata, ma potresti andare via ancora. Anche a me e a tuo padre sei mancata, ma noi siamo adulti e in un certo senso, ce lo possiamo aspettare perché è giusto che tu ti faccia la tua vita, ma Margot per quanto sia è sempre quella bambina a cui hai insegnato ad allacciarsi le scarpe, a leggere e a scrivere. Falle capire che ovunque tu sia, nella tua vita ci sarà sempre un posto per lei. Falle capire che ci sarai, ma che ci sarai per davvero. Non su Skype o su Instagram. Tanto per dire, non sei mai venuta un weekend a sorpresa a trovarla, quello avresti potuto farlo.

- Dovevo aspettarmelo che saresti stata dalla sua parte. D'altronde, da quando è nata, le hai sempre dato ragione. Anche ora. E dire che hai sempre odiato le persone capricciose. Margot però è intoccabile, giusto?

Mi allontano, amareggiata, scocciata, incazzata e anche esasperata. Le madri non dovrebbero schierarsi, specie se sono due figlie a litigare fra di loro. Invece lo fanno e prendono sempre la parte delle figlie più piccole, chissà perché. Dovrebbero insegnare loro a cavarsela da sole, ma no, figurati, Margot ha appena sedici anni, è ancora una bambina. Ma una bambina dove? Non credo che le farebbe piacere sapere che sua madre la considera ancora una bambina. In ogni caso, Margot è sempre stata enigmatica. Fa fatica a esprimere le emozioni a parole, ma le vive interiormente con una tale violenza che poi crolla e inizia a piangere. Non ho mai capito come potessi consolarla, soprattutto perché non sono mai riuscita a farla sfogare, a farle dire cosa la turbasse, a convincerla a parlarmene. Le ho detto tante volte che avremmo potuto parlarne, ma lei non ci è mai riuscita e ora inizio a sospettare che questo sentimento di adorazione nei confronti del suo professor di filosofia sia qualcosa di leggermente torbido e non completamente trasparente.

Non mi azzardo a dire che sia amore, anche se, per quanto ho visto, riesco a spiegarmi solo chiamando in causa la gelosia ciò che Margot ha provato oggi nei confronti di Alexander. 

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