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19

Come sia possibile che finisca sempre per dovermi preparare in cinque minuti dopo essermi svegliata alle cinque per ripassare, ancora me lo devo spiegare! Mio padre dice che non ho metodo, che sono una ritardataria cronica e che probabilmente non troveranno mai una cura per me, ma poi vedo che Didì è come me, perciò mi rassegno e penso che mio padre non voglia ammettere che sia una caratteristica di famiglia da voler nascondere a tutti i costi. Anche stamattina ho fatto after al contrario, sono andata a dormire presto per poi alzarmi all'alba, con la paura di essere scoperta visto che mia madre non vuole che interrompa le mie ore di sonno per ripassare, ma se le dicessi che al pomeriggio mi perdo ad ascoltare la musica e che sto sui social ad aggiornare le mie stories o a chattare con gli amici e che quindi non faccio il mio dovere, beh, allora avrebbe qualcosa da dire, perciò non le dico niente e mi alzo presto per fare il dovere che dovrei fare di pomeriggio. So che qualcuno qui mi capirà, ma non ammetterà mai che fa come me perché chi scrive la mia storia è pur sempre una professoressa. 

Esco di casa talmente struccata e con un groviglio spettinato al posto dei capelli che se mia nonna mi vedesse in questo momento direbbe che sono proprio ridotta ai minimi termini. D'altronde sfido chiunque a vestirsi in cinque minuti e a smangiucchiare nel frattempo due pezzi smonchi di biscotti, solo per non stare vuota e precipitarsi nei secondi restanti alla fermata dell'autobus. Giusto il tempo di mettermi le cuffiette nelle orecchie e di far partire "Dangerous Night" dei Thirty Seconds to Mars che arriva l'autobus. Salgo e cerco di accaparrarmi uno dei sedili vuoti, ma ovviamente l'energumeno di turno me lo soffia sotto il naso sghignazzando. Vorrei dirgli che è un idiota e che con la sua prepotenza non arriverà mai da nessuna parte, ma Jared Leto sta cantando e il mio livello di attenzione è ai minimi storici, perciò gli lascio il sedile e mi appoggio alla cabina dell'autista, finendo schiacciata nella solita bolgia infernale che non mi rassicura per niente, ma che almeno mi evita di cadere quando l'autista strappato alle corse di Formula Uno che abbiamo inchioda, tanto per tenere fede alla sua guida sportiva per le strade di campagna che portano a Bologna. Quando entro a scuola mi fiondo subito nei bagni e mi sciacquo la faccia - visto che oggi posso - cercando di calmarmi. Una delle mie amiche mi raggiunge e mi chiede se sia tutto ok.

- La mia solita ansia, tranquilla - rispondo, abbozzando un sorriso - è per l'interrogazione di Gerry della terza ora, spero che vada tutto bene, visto che è la prima interrogazione che abbiamo con lui e non ho la minima idea delle domande che mi farà.

- Margot, se hai studiato non devi avere paura - mi dice, facendomi una carezza - e poi se va male, ti farai interrogare finché non va bene, no?

- Sì, lo so, ma ci tengo a non deluderlo, insomma, in classe non è che tutti lo seguano quando spiega e ci sono anche tante persone che gli sorridono e poi gli sparlano dietro come se non ci fosse un domani.

- Sì, è vero, ma dai, andrà bene, ora però mi fai un bel sorriso e andiamo ad affrontare un altro giorno di tortura esistenziale, ok? - mi dà un bacio sulla guancia e mi trascina per il corridoio finché non raggiungiamo la classe.

Gerry arriva in ritardo di cinque minuti e passa più di dieci minuti ad aprire il registro elettronico. Scruta un po' le facce di tutti mentre io decido di immolarmi per l'anima del cazzo e alzo la mano.

- Prof, scusi, posso offrirmi volontaria per l'interrogazione?

Mi scruta, aggrottando la fronte e poi scuote la testa.

- No, Margot, prima vorrei sentire Gotrocchi, Abete, Culatello e Lodano.

- Ma aveva detto che avrebbe accettato dei volontari - replico, cercando di non irritarlo.

- Ah avevo detto così? Ma voi non dovete basarvi su quello che dico, perché con tutte le classi che ho io non posso ricordarmi esattamente quello che dico a una classe e quello che dico a un'altra.

- Quindi su cosa dobbiamo basarci? Su quello che non dice? - non so nemmeno da dove mi esca, visto che di solito non replico o almeno non con questo tono.

- Margot, siediti. Ora devo interrogare - taglia corto Gerry.

Decido di ascoltarlo prima che gli venga in mente di mettermi una nota e di sbattermi fuori dall'aula. Passo tutta l'ora a guardare lo schermo del cellulare per controllare l'ora e a confrontarla con quella che segnano le lancette del mio orologio, poi lancio occhiatacce confuse all'orologio appeso alla parete e, niente, ovviamente l'orario è sempre lo stesso. Quando suona la campanella sono già arrivata al limite dell'esasperazione: ho le mani sudate, le pagine del libro di filosofia con l'impronta del dito che le ha continuamente voltate e rivoltate, il bottoncino della maglia che si è sfilacciato lasciando un brandello a penzoloni sulla mia scollatura. In tutto questo Gerry non mi ha interrogata. Inutile dire che ho i nervi talmente esposti che se potessi li strapperei alle loro terminazioni. Quei quattro insulsi che ha interrogato sicuramente non si sono alzati alla mia stessa ora per ripassare. Non voglio passare per la bambina di turno, ma non mi alzo a caso alle cinque di mattina per tutti i prof. Sì, seleziono, problemi? Lo faccio perché ci sono insegnanti che mi stimolano a studiare di più e altri che invece - come dice la mia compagna di banco - "mi stimolano a non farmi i cazzi della loro materia". Non appena sente suonare la campanella, Gerry si alza, rimanda al posto gli interrogati dai quali non ha cavato fuori molto e inizia a rimettere a posto le sue cose. Mi avvicino, le palpebre che più aperte di così non si può, con tutto quel tè che ho bevuto alle prime due ore.

- Prof, scusi, volevo sapere perché non mi ha interrogata pur sapendo che ero pronta e che volevo offrirmi per l'interrogazione.

- Perché io non accetto volontari, molto semplicemente - risponde a muso duro.

- Ci tengo a farle presente che mi sono preparata tanto per questa prova orale e visto che sono in un periodo un po' difficile... volevo essere interrogata oggi e non accetto scuse del genere da parte sua, molto semplicemente.

- Tutti passiamo dei periodi difficili, ma se la vita guardasse in faccia a ognuno di voi non esisterebbero più le difficoltà - risponde, categorico.

- Non può interrogarmi dopo o all'ultima ora?

- No, non ti interrogo fuori dall'ora - risponde, mentre sistema il computer nella cartella.

- Io però mi sono preparata per oggi - sbuffo.

- Beh, allora la prossima volta sarai già pronta, no?

Ma perché fa così? Che gli prende? Io sono pronta oggi, se mi rimanda a un altro giorno significa che dovrò perdere un altro pomeriggio di studio solo per lui!

- No, non sarò pronta di nuovo. Io sono pronta oggi.

- Allora devi sicuramente rivedere il tuo metodo di studio se non ti permette di essere pronta sempre.

- Se lei ci mette tanto a interrogare e non è capace di gestire il suo tempo perché deve diventare un mio problema?! - replico.

- Margot, calmati.

- No, che non mi calmo. Senta, prof, io sono stanca, mi sono alzata presto e ho pure le balle girate per colpa del ciclo che mi è arrivato a sorpresa un'ora fa e che mi ha fatto macchiare la sedia perciò se non vuole vedere la versione più isterica di me le conviene interrogarmi.

- Beh, Margot, sono cose che succedono. Il ciclo è una cosa naturale ed è un momento di estrema femminilità per una donna.

- Sono cose che succedono? Ma gliela faccio vedere io l'estrema femminilità! Altroché, lei ha voglia di scherzare! Io non mi muovo di qui finché non mi interroga, perché è un mio diritto!

- Nelle mie ore è un tuo diritto, io fuori non interrogo nessuno - diventa serio e risponde con tono semi incazzato.

- Io ho studiato e sono pronta. Se ne faccia una ragione - mi siedo sulla cattedra e dondolo le gambe nel vuoto.

- Margot, scendi e calmati.

- Se mi dice un'altra volta di calmarmi le sbatto per terra il suo computer!

Gerry mi prende per un braccio e mi porta fuori dall'aula in un corridoio quasi deserto.

- Si può sapere che ti prende? La pianti di mettermi in ridicolo davanti a tutti? Per quello che mi hai detto rischi una sospensione!

- Non sarebbe mai capace di sospendermi! - lo guardo con occhi di sfida - e poi io sto facendo del casino perché voglio capire perché non mi abbia interrogata.

- Non ti ho interrogato non perché non sappia gestire il mio tempo, ma perché preferivo sentire quelli che non studiano mai.

- E allora non dica che avrebbe accettato volontari perché poi ci sono coglioni che ci credono e che perdono ore di sonno per colpa sua!!! - sbotto, liberandomi e appoggiandomi alla parete in cerca di ristabilire la mia calma interiore.

- Perché non me l'hai detto che ti volevi offrire così ti avrei detto di non farlo?

- Perché sono una cogliona, evidentemente! - sbotta - ci voleva tanto a dire 'ragazzi, interrogo solo chi va male'?

- Ma se lo avessi detto, i tuoi compagni che vanno bene non avrebbero studiato.

- A me, dei compagni, non me ne frega niente, capito? Io penso a me, alle ore piccole che ho fatto per la sua materia e quello che ottengo in cambio sono solo delle misere scuse! La verità è che lei non sa gestire il suo tempo!

- Tu invece sei la migliore in gestione del tempo, vero? Ti sei alzata alle cinque per studiare per la mia materia e non sei stata nemmeno capace di pettinarti!

- Ma chi se ne frega dei miei capelli! Lo capisce che ho perso due ore di preziosissimo sonno per colpa della sua cazzo di materia? E ora cosa mi sento dire? Vieni la prossima volta? Ma io sono pronta oggi, punto!

- Intanto non definisci la filosofia una 'cazzo di materia'. Se tu sei pronta oggi è un problema tuo. Verrai lunedì e se non riesci martedì, mi dispiace, ma è andata così.

- Serio? Ma lei forse non ha capito come sono fatta! Se lei mi stimola a studiare e poi mi sbatte la porta in faccia così mi ha perso per sempre! Comincerò a fregarmene, di lei, della sua materia, di tutto quello che dice e inizierò a fare come quei quattro che ha interrogato oggi, che se sanno dove siamo arrivati col programma è già tanto.

- Se decidi di non studiare più filosofia, è un problema tuo. Io non c'entro, io sono solo un tuo insegnante, nulla di più.

- Lei è la persona più lunatica che abbia mai conosciuto e sappia che oggi mi ha veramente deluso. Non studierò mai più la sua materia, nemmeno sotto tortura, anzi inizierò a fregarmene di tutto perché lei non conta più nulla nella mia esistenza, se mai ha contato qualcosa.

- Ma sei proprio una bambina! Stai montando un casino immenso prendendotela con me solo perché non ti ho interrogato! Ti rendi conto di quanto sei immatura?

- Almeno io sono immatura a 16 anni, ma lei che non è mai stato adulto, sarà ben peggio, no?

- Smettila, Margot, stai giocando con il fuoco, non mi sta bene questa cosa.

- Se lei ci vede questo nel mio comportamento, si faccia due domande perché io semplicemente penso alla mia interrogazione, ma lei a cosa cazzo pensa?

Lo pianto in asso nel bel mezzo del corridoio e corro a chiudermi a chiave in bagno. Respiro profondamente, cercando di realizzare quello che è appena successo con Gerry e le cattiverie che ci siamo detti a vicenda. La verità è che sono stanca, stanca di non capire, stanca di essere trattata di merda. Sono così confusa, cazzo, e tutta la gente che ho intorno ci mette dell'impegno a farmi sclerare e innervosire. Pietro che mi mette pressione per fare certe cose, ma io non mi sento ancora pronta perché sono passi importanti e non mi va di farli con un ragazzo per cui forse non sento nemmeno poi così tanti sentimenti. Gerry che bacia a cavolo Didì, Didì che sta cercando di allontanarmi da lui e soprattutto che mi manda a fanculo per poi scusarsi. Ho sedici anni, gente, non ne ho trenta, se qualcuno mi fa del male, io ho bisogno di tempo per elaborare tutto e cercare di capire perché mi abbia trattato di merda e per eventualmente prepararmi a parare l'eventuale altra mossa che mi farà più male della prima. 

Non so più nulla però, so solo che prima dentro avevo un fuoco acceso e scoppiettante e a furia di urlare senza parlare sono esplosa tirando fuori tutta la rabbia covata finora e l'unico che ci è capitato sotto è stato Gerry. Per fortuna che in quel momento non c'era nessuno nelle classi adiacenti il corridoio e quinti nessuno ha sentito. Se qualcuno avesse visto qualcosa, rischierei davvero la sospensione. Non si parla così a un professore, ma ero talmente fuori di me che è stata anche solo una grazia che non gli abbia sferrato un pugno. Mi ci vogliono almeno venti minuti per calmarmi, per fortuna che abbiamo un'ora di supplenza e che Didì a quest'ora è in classe così almeno non corro il rischio di incontrarla alle macchinette. Lei ci mette due secondi a capire se è successo qualcosa, non sono mai riuscita a nasconderle niente, però non sono ancora riuscita a parlarne con lei. Qualcosa che mi tormenta c'è, ma nemmeno io so ancora bene cosa sia e non vorrei allarmarla prima del tempo. Poi c'è sempre qualcosa che si inserisce fra i miei pensieri: ora ogni mia energia dovrei riversarla sulla preparazione dello spettacolo di teatro di Natale, ma non ci riesco. Esco dal bagno e vado alle macchinette a prendermi un caffè. Amo le macchinette del mio piano perché proprio di fianco ai distributori c'è una finestra nel muro che dà sulla sala insegnanti. Mi parte un tuffo al cuore mentre sento la prof. Tabella parlare del mio spettacolo di teatro e di me.

- Lorenzo, scusa, tu che sei il coordinatore della 3^O... è il 14 dicembre che ci sarà lo spettacolo di teatro di Margot Salsatelli, vero? - sento dire dalla Tabella.

- Sì, esatto, me lo sono già segnato in agenda per non dimenticarmene. Anzi, per sicurezza avevo comprato anche qualche biglietto in più... se siete interessati ditemelo che ve lo tengo da parte.

- Mi piacerebbe tanto venire, Margot è sempre così educata e rispettosa, proprio una brava alunna, ma non so se riuscirò a trovare qualcuno che rimanga con mio padre. Da quando ha iniziato ad avere problemi di salute diventa difficile trovare una badante per le ore serali.

- Non preoccuparti, Lina, se non riuscirai a venire credo che Margot capirà - risponde Lollo.

Didì non ha ancora commentato e spero che non si tradisca dicendo 'sis' o robe del genere.

- A te Alex non lo chiedo nemmeno se vieni oppure no visto che avrai già un posto prenotato in prima fila, vero? - chiede Lollo, ridendo.

- Ehm, no, io veramente... - risponde, confuso.

- Che c'è? Non dirmi che non vieni e ci pacchi tutti! - risponde Lollo, ridendo e tirandogli una pacca sulla spalla.

- Sì, hai capito bene, non penso che verrò. Non vedo perché devo spendere dei soldi per uno spettacolo così insignificante e ....

- Mi auguro che tu non abbia il buon gusto di dire in faccia a quella ragazza quanto sia insignificante lo spettacolo di teatro che dovrà fare - la voce di Didì spezza in due il discorso di Gerry.

Didì, ti prego, non mi difendere. Gliene ho già dette così tante prima che la metà basta, anche se, devo dire, mi sento parecchio sollevata.

- Ma ovvio che non glielo dico in faccia - risponde, Gerry, nervoso - comunque ecco, io, ehm, insomma... cioè io... devo vedere... - aggiunge, ancora più confuso e correndo fuori dall'aula docenti con gli occhi lucidi.

Mi passa davanti senza nemmeno accorgersi che esisto. Didì e Lollo si guardano, stupiti dal comportamento di Gerry, e poi ritornano ai loro interessi. Accidenti, l'unica persona che volevo che Lollo invitasse a teatro e cioè Didì non ha ancora ricevuto uno di quei biglietti che lui stesso ha anticipato. 

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