capitolo 4 - L'adolescenza
Il divorzio dei miei genitori ha portato a grandi momenti di sconforto.
Tutto questo però mi ha portato a molte conoscenze personali e sicurezza in me stesso, il che mi fa pensare che senza quelle esperienze non sarei la persona che sono adesso, e forse oggi sarei infelice.
Perché alla fine non possiamo controllare quello che ci succede, possiamo solo controllare la nostra reazione, quella reazione che cambierà la vostra vita. Per parte mia, penso di aver reagito abbastanza bene. Avrei potuto reagire ancora meglio?
Certo. Avrei potuto rispondere in modo migliore e forse avrei potuto imparare di più, litigando meno con mia Madre, odiando di meno, amando di più, ma dopotutto c'è sempre spazio per migliorarsi in qualsiasi cosa, soprattutto guardando indietro.
Per me l'adolescenza inizia a tredici anni, perché a quell'età ho veramente fronteggiato la realtà, sono uscito da quel mondo di favole e soffici nuvole di zucchero a velo e mi sono schiantato contro un muro di cemento armato.
I miei genitori stavano per divorziare.
Mi ricordo in lacrime davanti al viso addolorato di mia madre.
Odio, rabbia, tristezza e frustrazione; sequenza di emozioni che si susseguirono molteplici volte dentro di me in quel periodo di "crollo dell'impero familiare".
Niente più domeniche in famiglia, pranzi di gruppo, niente più mamma e papà. Ora dovevamo trasferirci.
In poco tempo abbiamo cambiato casa; adesso mi serviva un passaggio in macchina per andare a scuola, perché non ci andavo più in bici.
Non potevo più giocare davanti casa con gli amici perché non avevo più il bel parco di prima: solo gli amici, quelli veri, venivano a trovarmi lo stesso.
Poi ho cambiato casa ancora, un appartamento più piccolo vicino al centro, per pochi mesi, una casa di passaggio; io e mio fratello dormivamo in soggiorno sul divano, entrambi con la testa rasata come due soldatini, dato che dopo il centro estivo ci eravamo ritrovati entrambi con i pidocchi.
Finita l'estate finalmente ci spostammo nella nostra abitazione definitiva, in cui ancora oggi vive mia madre.
Eravamo una famiglia che per anni non si era spostata, accumulando così mobili, vestiti, giocattoli, che ora si doveva portare con sé in un altro paese, caricando tutti i suoi averi su un grande furgone di muratori, per continuare la loro avventura in una bella casa di campagna, con molto verde attorno e tanto spazio per giocare.
Non era un posto perfetto, lontano dal mare vicino a cui sono nato e cresciuto. E non avevo più amici, dovevo ambientarmi completamente, daccapo; per me fu quasi un trauma.
Ricordo il primo giorno nella nuova scuola, un edificio stranissimo che rendeva la scuola contemporaneamente futuristica e antiquata, data la struttura innovativa ed il formarsi di muschio sulle superfici in ombra, con corrimani pieni di ruggine che faceva scrostare la vernice; fatta di rampe in cemento armato e passaggi secondari per i professori. Era una scuola che si distingueva dalle altre, diciamo che un po' mi intrigava scoprire parti nuove dell'edificio anche dopo mesi che lo frequentavo. Ero finalmente all'ultimo anno, ma ero nuovo. Per mia grandissima fortuna conoscevo un ragazzo prima di trasferirmi che proveniva proprio dal paese in cui sarei andato a vivere; grazie a lui ho conosciuto dei coetanei che sapevano chi sarebbero stati i miei futuri compagni di classe. Mi sono ritrovato ad essere un po' raccomandato, forse dopo tutto quello che ho passato o forse solo perché ero nuovo in un paesino.
Al banco vuoto vicino al mio, il primo giorno di scuola, si sedette Paolo, questo ragazzo attento e simpatico, magro e un po' più alto di me, che subito mi presentò tutta la classe e mi fece sentire a casa. Ero accettato. Mi integrai subito e questo mi portò immediatamente ad avere una buona cerchia di amici, simpatici, buoni e interessanti.
Giocavo a calcio con i vicini di casa e scorrazzavamo in bici per il paesino, spendendo pomeriggi spensierati.
Il problema ero io, ero io che volevo creare problemi!
Ero triste, circondato da negatività nella mia nuova situazione familiare dove c'erano continui scontri.
Non avevo informazioni stabili, non riuscivo a capire il perché di tutto questo; era successo tutto così in fretta: un giorno sei con i tuoi genitori e fai un giro in barca con loro e tuo fratello, l'altro ti ritrovi a caricare la macchina con le tue cose, perché devi trasferirti. Aggiungendo il fatto che la tempesta della separazione non fosse finita, ma che le raffiche forti di vento continuavano a tormentarci: telefonate, litigi, richieste di soldi. Tutto questo mi rendeva scontroso con chiunque.
Era come una necessità: per me dovevo essere un cattivo ragazzo.
Con i miei amici stavo bene, non pensavo a nulla, tornavo a casa il tardo pomeriggio e mi richiudevo in camera, ripresentandomi giù solo per cena, salvo poi scappare, di nuovo, tra le mie mura.
Andai alle superiori e cambiai scuola tre volte; non persi anni, ma non riuscivo ad adattarmi, solo l'idea di spendere più di due anni nello stesso istituto mi metteva l'ansia.
E spesso con i miei genitori cercavo di barricarmi dietro scuse, barriere o trucchi inutili, solo per paura di affrontare la realtà.
Fino a che, uno dei tanti sabati sera, con i miei nuovi amici ormai cresciuti, stavamo cercando un'alternativa, stanchi della monotonia del solito bar. Io e un gruppo di ragazzi ci spingemmo fino a Milano per un concerto, una band spagnola che suonava musica Ska e Rock alternativo.
Al ritorno, seduto da solo nel sedile posteriore della macchina, completamente libero da alcool e droghe, lasciai la mia mente vagare, pensai alla vita, a che cosa stavo facendo e a dove stavo andando: era questo il massimo del divertimento che potevo ottenere? Era tutto qui? Avrei dovuto ricorrere all'uso di droghe o grandi quantità di alcool come ho visto al concerto, per divertirmi? In quel momento vidi decollare un aereo di linea da Milano Malpensa e realizzai qualcosa. Fu come una scossa che mi svegliò da un sonno profondo! Stavo sprecando la mia vita!
Il mio sogno era di diventare un pilota e lo è sempre stato! Mi ero inventato o avevo ascoltato molte scuse per non farlo e sul perché non ci sarei riuscito, ma quello era il mio sogno. Ci sarei arrivato a tutti costi: dovevo cambiare. Ora!
Quando avvengono queste situazioni, semplicemente le riconosci. Qualsiasi cosa tu faccia nella vita ci saranno molti momenti di transizione, momenti di scoperte e di realizzazione: accetta queste rivelazioni e metti in pratica subito quello che impari.
//spazio autore//
Ciao e bentornato!
Com'è stata la tua adolescenza? Hai vissuto anche tu cose forti come la separazione dei tuoi genitori o è stato un periodo divertente e piacevole?
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Al prossimo capitolo!
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