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Capitolo 9

Anna credeva di essere morta, ma una luce bianca abbagliante penetrava con violenza attraverso le sue palpebre che avvertiva come concrete, reali.
Cercò di aprire gli occhi ma non riuscì a fare nulla di ciò che comandò al suo corpo.
Seppe che la stavano trasportando da qualche parte.
Non rammentava cosa fosse successo.
Non ci riusciva per quanto fosse successo.
Poi un immagine le attraversò la mente: tutti i ribelli per terra, sulla moquette cremisi della Sezione Uno.
Spalancò gli occhi.
Una delle guardie entrò nel suo campo visivo insieme al soffitto bianco del treno nord.
Dove la stavano portando? Dov'erano gli atri? Ma soprattutto, perché era ancora viva?
Avvertì un vocìo lontano, che man mano si fece sempre più forte. Il suo udito riprese a funzionare e riuscì a carpire qualche parola.
- Hanno desiderato essere liberi per tanto tempo, vedremo quanto dureranno...- disse una voce.
- Poveri illusi- disse un'altra.
- Aprite le porte! - ordinò la voce chiara del Capotreno.
Lei cercò di opporsi a ciò che stava succedendo, riuscì a stringere le dita intorno alla manica del Controllore ma non fece altro.
La porta del treno si spalancò e un risucchio d'aria rischiò di trascinarla fuori, sentì i capelli svolazzarle intorno alla faccia schiaffeggiandola.  Poi, per qualche motivo, si richiuse con uno schianto solo per lasciarle il tempo di realizzare, affannata, quale sarebbe stato il loro destino, mille volte peggiore che morire in fretta a causa di una pallottola.
L'appoggiarono per terra per un secondo, contro il muro, l'avvertì solido dietro la schiena.
Doveva trovare il coraggio per alzarsi e scappare, non poteva permettere che la gettassero fuori dal treno.
Ma presto la guardia tornò, riaprì la porta.
- Il treno ha rallentato! - esclamò con voce sorprese una donna.
- Non è possibile! - esclamò il Capotreno.
- Che cosa significa? - chiese adirato.
Anna quasi sorrise per il sollievo quando sentì la voce di Darren rispondere, - Ti avevo avvertito, noi eravamo solo un'esca. Il nostro piano è liberare tutti da questi treni. Li fermeremo, li stiamo fermando... non puoi evitarlo- disse ma venne bloccato da un pugno.
- Non è possibile!- gridò l'uomo camminando avanti e indietro, lei si godette lo spettacolo osservandolo ad occhi socchiusi.
Dopotutto avevano vinto.
Lei aveva visto cosa si classe dietro al mistero della locomotiva e del suo Capotreno, e in fin dei conti, era felice di aver partecipato a quel sabotaggio.
Ma non voleva morire.
Il padre di Darren si fermò, con uno sguardo crudele negli occhi.
- Faremo in modo che il treno non si fermi. Buttateli fuori! Prima che il treno rallenti troppo- ordinò poi sparendo.
Anna terrorizzata si sentì afferrare.
Il vento dalla porta era decisamente diminuito, lo avvertì come una brezza leggera.
La velocità per loro fortuna stava diminuendo in fretta.
Il Controllore che doveva eseguire gli ordini era particolarmente giovane, le ricordò quello che le aveva dato la caccia quando si trovava ancora all'inizio del treno.
Si chiese con che coraggio potesse eseguire quella sentenza senza sentirne il peso.
Si chiese per l'ennesima volta chi fossero quegli strani Passeggeri.
Sapeva di non poter sfuggire al suo destino, si immaginò l'impatto con il terreno e deglutì a stento.
Spalancò gli occhi e cercò quelli di Darren.
Lui li notò, sembrò sorpreso, turbato, felice.
Scattò, prima che il Controllore potesse lasciare la presa su di lei,  e spinse tutti e tre fuori dal treno.

Anna credette di vivere al rallentatore per un'eternità. La caduta fu terribile.
Ma in qualche modo, non morì.
Forse si ruppe un braccio, forse si graffiò dappertutto ma per l'adrenalina non se ne accorse.
Qualcosa di morbido attutì la caduta del suo corpo abituato ai pavimenti duri del treno.
Qualcosa di morbido, fresco e che le solleticò le guance.
Era stordita, dal sedativo, dal contraccolpo e dagli odori e dai suoni completamente nuovi per lei che la investirono con violenza pari all'urto con il terreno.
Non si mosse per un po', non si chiese nemmeno se Darren fosse ancora vivo.
Non pensò a nulla.
Lasciò che il tempo passasse da se.
Gli occhi fissi sul cielo che la schiacciava con la sua infinità.
Quel cielo che aveva visto sempre solo da un finestrino...
Respirò quell'aria che aveva una consistenza diversa da quella delle sezioni ed incredibilmente si sentì viva, più di quanto le fosse mai successo.
Si sentì rinascere.
Si sentì piena di un sentimento forte, violento, indefinito, ma che era certa di aver desiderato per molto tempo.
Si sentiva allo stesso tempo a pezzi e piena di energie.
Per la prima volta si sentì davvero libera.
Si mosse.
Si mise seduta e si guardò intorno.
Il treno continuava a correre davanti ai suoi occhi, il sottile rumore delle ruote sulle rotaie e i saltelli sulle traversine scandivano il silenzio di quel luogo.
Alla sua destra e alla sua sinistra, a perdita d'occhio, non vedeva altro che distese verdi di erba e cespugli. Dietro di lei invece, il terreno si alzava sempre di più, si ricopriva di alberi e diventava montagna innevata e selvaggia, coperta da nubi.
Era nel mondo.
Era libera, nel mondo selvaggio che aveva bramato inconsciamente per una vita intera.
Il Controllore era poco lontano da lei, non si muoveva più, si chiese se fosse morto o solo privo di sensi. Decise che non avrebbe controllato.
Darren invece, era in piedi, fissava le montagne.
Si alzò anche lei e gli andò vicino, - Siamo vivi- disse cogliendone il significato fino in fondo.
Il ragazzo si voltò verso di lei, sorrideva e piangeva allo stesso tempo.
La lasciò un po' senza parole, non sapeva cos'altro dire.
Lui però non sembrava aver bisogno di conforto o altro, ciò che fece fu invece molto più sorprendente.
L'abbracciò con forza e continuò a piangere, senza spiegarle perché, senza smettere.
Lei non si spostò, aspettò pazientemente che le lacrime sul volto del giovane si fermassero.
Si chiese per che cosa avesse versato quelle lacrime.
Ma non formulò quella domanda ad alta voce.
Darren finalmente la lasciò andare e quando tornò a guardarla i suoi occhi erano asciutti e brillavano.
- Siamo liberi- disse.
Si voltò verso il treno e agitò le braccia, incurante delle persone che avrebbero potuto vederlo, voleva che tutto il treno nord sapesse che loro erano a terra, nel mondo, vivi.
Aveva vinto contro suo padre, il treno stava rallentando e si sarebbe fermato, la sua corsa sarebbe finalmente finita.
- Siamo vivi- disse e tornò a guardare lei, - Grazie. È anche merito tuo- le disse sinceramente.
- Nonostante sia stata scontrosa con me tutto il tempo, bhe, ti devo delle scuse. Ti abbiamo ingannato più volte, ti abbiamo usata, so che nei tuoi confronti non è stato giusto... ma ti prego accetta le mie scuse- disse con uno sguardo serio.
Lei lo guardò incerta, poteva davvero fidarsi di quelle parole?
Decise che avrebbe provato un'ultima volta ad affidarsi a quel ragazzo, sperando di non sbagliarsi e annuì.
- Devo ammettere che è grazie a voi se ora capisco molte cose che prima erano solo un punto interrogativo. Devo a voi ribelli la mia libertà... ma ora, che cosa facciamo? - chiese preoccupandosi per la prima volta di ciò che sarebbe stato il dopo.
Darren le porse una mano voltandosi poi verso le montagne, - Viviamo- disse con una voce che fece sembrare  quella semplice parola un invito.
Lei prese la sua mano e insieme si incamminarono verso le montagne, lasciandosi alle spalle il treno infinito.

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