capitolo 2
Dopo dieci vagoni decise di fermarsi e riprendere fiato. Non aveva mai corso così tanto.
Si appoggiò alle pareti in un punto un po' meno trafficato, dove il corridoio si allargava per lasciare spazio ad una zona illuminata da finestre grandi e trasparenti che si aprivano sul paesaggio esterno, selvaggio, inesplorato.
Era stato a causa di un finestrino come quelli che lei aveva lasciato la sua casa e il suo lavoro, per percorrere quei treni che non facevano fermate, in cerca del Capotreno e di risposte.
Si terse la fronte con un fazzoletto di stoffa e sbuffò stanca. Non poteva continuare a darsela a gambe in quel modo, prima o poi le sarebbero scoppiati i polmoni.
Sorrise e si rimise in piedi.
Guardò ancora fuori, lontano, la terra stendersi disabitata e abbandonata di fronte a lei: una grande prateria costeggiata da colline boscose, da quel lato, una distesa di sabbia e acqua, dall'altro.
Aveva esplorato con gli occhi quelle due rive nei suoi vent'anni di vita e non ne aveva mai avuto abbastanza. Ogni volta si chiedeva cosa ci fosse là in quel verde, in quel blu.
Qualcuno viveva fuori da quel treno o solo la razza umana era l'abitante di quel pianeta?
Sospirò fissando il suo riflesso opaco nel vetro, - Forza Anna, ancora uno sforzo- si disse mordendosi un labbro indecisa su quale direzione prendere.
- Signorina? - disse una voce facendola saltare per l'ennesima volta.
Si voltò lentamente e con grande sollievo questa volta a parlare era stato un giovane senza divisa.
- State bene?- le chiese con un'aria preoccupata, accentuata da un paio di occhiali da vista sottili e decisamente grandi.
- si si signore. Perché? - domandò all'erta. Lui sorrise imbarazzato, - vi ho visto correre come se gli stessi Controllori vi stessero inseguendo- spiegò ingenuamente cogliendo nel segno.
Dovette trattenersi dal ridere e sospirò rilassata, - no, è tutto a posto, sono solo molto di fretta. Sono in ritardo- disse con un sorriso educato.
Il giovane annuì e ricambiò con aria spensierata.
Lo studiò un istante per imprimere nella mente quel tipo di atteggiamento rilassato e pacifico, proprio solamente dei fortunati abitanti di quelle carrozze, che mai avevano conosciuto la fatica e la fame, il rischio e la lotta.
Lei non avrebbe mai avuto la fortuna di avere una vita agiata e placida come quella di quel ragazzo, ma in fondo non lo invidiava, in realtà era contenta di sé.
- posso offrirvi qualcosa? Posso aiutarvi in qualche modo?- tentò lui quando la vide imbambolata, immobile.
Si riscosse con un piccolo sobbalzo.
- Vorrei solo un'informazione, quanto dista il prossimo ponte?- chiese.
- Due vagoni- sillabò allegro il passeggero sistemandosi gli occhiali.
Anna annuì e ringraziò, non doveva sapere altro.
Si voltò e ricominciò a correre, giusto in tempo per sentire in lontananza le grida dei suoi inseguitori.
-fermatela!- gridò il Controllore, - Ehi tu, ragazzo, prendila-.
Anna continuò a correre sorda, cercando di concentrarsi solo sulle falcate, sul ritmo del fiato e sulla strada.
Non doveva sbagliare.
Passò il primo vagone senza difficoltà, poi a metà del secondo vide il posto di blocco formarsi come dal nulla ad impedirle l'accesso al ponte.
Si guardò intorno in cerca di una via di fuga ma non trovò nulla che facesse al caso suo.
- merda...- sussurrò a denti stretti bloccandosi in mezzo ad una corsia.
Si sentiva in trappola e non le era mai successo di ritrovarsi in una situazione così scomoda. Come avrebbe fatto?
- psssst-.
Si voltò di scatto dietro di lei e scrutò tra i passeggeri ignari della sua corsa e dei suoi inseguitori.
Nessuno aveva parlato, nessuno sembrava l'avesse notata.
- Pssst-.
Una seconda volta, il sibilo richiamò la sua attenzione.
Da dove veniva?
Cercò con febbrile apprensione la fonte di quel suono, tenendo sempre un occhio alle spalle.
- Ehi, quassù- sussurrò una voce sottile e leggera.
Alzò lentamente gli occhi verso il tetto e notò che dalla griglia di ventilazione spuntavano alcune dita.
Squadrò quell'anomalia con diffidenza e attenzione, - chi sei?- domandò senza troppi giri di parole e attirando l'attenzione di qualche passante.
- sono uno come te- fu la risposta appena percettibile.
Subito dopo la grata si spostò per lasciar scoperta una fessura sufficiente a mostrare il volto giovane di un ragazzino.
- Se vuoi posso aiutarti- le propose dall'alto con un sorriso malizioso,- Posso tirarti su- disse sicuro.
Lei annuì speranzosa, guardandosi intorno e tese una mano verso l'alto mentre una corda scese fino a terra per aiutarla nella sua ascesa.
Si arrampicò con agilità, sfruttando i muscoli che con pazienza aveva sviluppato negli anni.
Non fu facile sfuggire ai Controllori ma, per un soffio, la grata si chiuse sotto i suoi piedi senza che qualcuno lo notasse troppo.
Prese fiato dopo lo sforzo non indifferente della corsa e dell'arrampicata e sorrise allegra, felice di averla scampata anche quella volta.
- Ti devo ringraziare- sussurrò rivolta al suo giovane salvatore.
Il ragazzino nell'ombra le fece segno di non parlare.
- Seguimi- fu l'unica parola che pronunciò prima di guidarla attraverso i grandi condotti del tetto del treno.
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