Extra!
Benvenuti alla mia prima challenge!
Devo ringraziare ergoscripsit per questo... 😐
Comunque le regole sono le seguenti:
- Non si può rifiutare
-Questa challenge si può fare solo in una storia
-Bisogna scrivere una storia (breve, di un capitolo) che parli dei tre soggetti che la persona che ti ha taggato deciderà
-Bisogna taggare sette persone
-Si deve fare la challenge entro due settimane
-Bisogna dare un titolo alla storia
-Bisogna postare le regole
Le mie tre parole sono...
Meglio che ve le dica alla fine così vi potete godere questo breve scritto! 😉
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Titolo: C'è ancora qualcosa per cui vivere...
Viaggiare nel tempo e nello spazio è divertente, a volte scioccante, altre volte terrorizzante, ma sempre eccitante.
Non imposto mai le coordinate sul mio dispositivo di teletrasporto: preferisco pigiare tasti a caso e vedere dove capito.
Una volta sono finita nella camera da letto della Regina di Python.
Se ci ripenso mi viene ancora da ridere.
Non credevo che i rettili fossero così... sinuosi.
In effetti a pensarci seriamente, il riso mi muore in gola soppiantato da un'altra più forte emozione.
Quella volta ho rischiato di venir decapitata e solo perché ho interrotto un amplesso di gruppo.
Ma dico io!
Come potevo sapere che i serpenti amano le orge?!
《Bei tempi quelli...》mormoro con palpabile nostalgia.
Sono secoli che viaggio sola e senza meta: all'inizio mi piaceva scorrazzare libera senza dover rendere conto a nessuno delle mie azioni e delle mie decisioni.
Ma, a lungo andare, una vita così frenetica e dissoluta può venire a noia.
Ed è esattamente quello che sta capitando a me.
Sdraiata fra l'erba viola e morbida di questa luna senza nome, mi ritrovo a fare il bilancio della mia relativamente breve esistenza.
È passato così tanto tempo da quando sono scappata di casa.
Ormai Sitha, il mio pianeta d'origine, è diventato polvere così come la mia casata, i miei amici, la mia famiglia.
Io sono l'ultima della mia razza.
《Forse è ora che la mia canzone finisca...》
Allungo una mano alla mia destra fino a posarla sul libriccino in pelle nera dove ho annotato tutti i miei viaggi e le mie scoperte, nonché tutte le persone che ho conosciuto.
Viaggiare nel tempo può essere pericoloso e tenere degli appunti mi evita di compiere errori quali parlare con gente che ancora non mi conosce o divulgare segreti che è meglio mantenere oscuri.
Ma ora mi sembra tutto così insensato.
《La verità è che sono stanca...》
Se qualcuno mi chiedesse l'età rimarrebbe spiazzato.
Non dimostro gli anni che effettivamente appesantiscono le mie spalle, anzi ad una prima e superficiale occhiata potrebbero scambiarmi per una ragazza terrestre, ma poi i miei occhi, neri e profondi come gli abissi siderali, rivelerebbero la verità.
Una verità che spaventa molti.
All'improvviso uno strano odore giunge alle mie narici.
Accantono per un momento i miei problemi esistenziali ed annuso l'aria: percepisco un lieve aroma acre che fino ad un attimo fa non sentivo.
Mi rizzo a sedere, d'un tratto intrigata dalla situazione, ed i miei occhi millenari scrutano il piatto panorama.
《Ma cosa...?》brontolo quando il mio sguardo intercetta un pennacchio di fumo nero e denso.
Le volute scure si innalzano a circa tre chilometri di distanza da me, dietro ad una piccola altura di roccia blu notte.
Ed ora che faccio?
La curiosità è come un canto di sirena, dolce ed ammaliante.
Il mistero mi chiama, grida il mio nome a gran voce, mi incita.
Oh, maledizione!
Balzo in piedi, seccata con me stessa, e corro verso l'agglomerato roccioso, pronta a svelare l'enigma.
Giungo a destinazione col fiatone, ma resisto e m'inerpico sulle pietre blu, facendo attenzione ai wyrm, piccoli insetti che infestano ogni pianeta.
Non voglio essere la loro incubatrice.
Al solo pensiero arriccio le labbra dal disgusto: quei parassiti usano i corpi per depositare le uova e, quando le uova si schiudono, le larve si fanno strada cibandosi della carne dell'ospite, che muore fra atroci sofferenze.
Fortunatamente arrivo in cima all'altura senza incappare in quei cosi malefici, ma, quando abbasso gli occhi, capisco che i miei problemi sono appena cominciati.
Per metà sommersa da acque nere e limacciose, la capsula di salvataggio argentata è l'ultima cosa che mi aspettavo di trovare.
Di forma ovoidale, ma priva d'iscrizioni, è identica a molte altre e che ho già visto nel corso dei miei viaggi.
Voglio avvicinarmi.
Non devo avvicinarmi.
Quasi come se fosse spinto da una volontà propria, il mio corpo si muove, scivolando giù da questo lieve pendio ed atterrando in una nuvola di polvere bluastra, ai margini della pozza d'acqua scura.
La curiosità è il mio peggior difetto.
Con un salto riesco a raggiunge la sommità della capsula, percorro con la mano il metallo liscio e caldo e, usando un po' di pressione, riesco ad aprire il portello d'emergenza, che si spalanca con un sibilo.
Voglio entrare.
Non dovrei entrare.
Mi affaccio senza, però, riuscire a vedere qualcosa: l'interno è buio, come le notti su Tharesh, questo significa che la capsula è danneggiata, forse irrimediabilmente forse no.
Non mi è dato saperlo.
Fino a qualche momento fa volevo farla finita mentre ora...
L'ultima avventura...
Spericolata e senza sapere che mi aspetta, mi calo all'interno della capsula d'origine sconosciuta e finisco nella sala comandi.
È un ambiente angusto, anche se in origine doveva essere stato molto più ampio: ora, però, una paratia è crollata dividendo la sala in due locali più piccoli.
Un sibilo seguito da uno schiocco mi fanno sobbalzare.
Pigio un paio di pulsanti sul mio dispositivo di teletrasporto ed illumino il posto.
《Oh... Mi dispiace...》mormoro con sincerità.
A due passi da me vedo una creatura ricoperta di squame verdi con una gorgiera rosso acceso: è un abitante di Sgiach, un lontano pianeta abitato da una sorta di lucertole molto pacifiche.
L'essere è disteso sulla schiena con una placca di metallo conficcata nel torace: il respiro gli esce a fatica mentre bolle di sangue giallo fanno capolino dalla sua bocca, dotata di piccoli denti aguzzi, ideali per spezzettare le dure foglie degli alberi di Skool.
Mi avvicino a passi lenti, mi inginocchio vicino alla creatura e le prendo la mano squamata fra le mie.
《Mi dispiace...》ripeto, sentendo gli occhi bruciare di lacrime.
L'essere verde emette una serie di sibili e gira la testa verso sinistra, verso un ammasso di rottami.
《Io... Non capisco che vuoi dirmi...》
Girovagando per la galassia ho imparato molte lingue, ma alcune mi sono ancora sconosciute come quella del pianeta Sgiach.
La creatura emette un'altra volta quella serie di suoni prima di spirare.
In silenzio, poggio la mano dello sconosciuto a terra e mi dirigo verso quella bolgia di metallo che per lui era così importante.
A fatica mi faccio strada fra le lamiere fino a raggiungere un fagotto bianco.
Mi appoggio alla parete cigolante e apro l'involto con mani tremanti.
《Non... posso... crederci...》
Davanti a me, beatamente addormentato, c'è una creaturina con deboli squame verdognole, una gorgiera gialla e piccole zampette dotate d'artigli appena abbozzati.
Espiro bruscamente ed i suoi occhietti viola si spalancano di colpo prima che lui, o lei, inizi a piangere e divincolarsi.
《Dolcezza...》Lo vezzeggio prima di prenderlo fra le mie braccia.
È così caldo e pieno di vita.
Una lacrima scivola lungo il mio viso, perdendosi fra il metallo in cui siamo racchiusi.
Forse oggi non è un buon giorno per morire.
Non finché c'è ancora qualcosa per cui vivere.
Mormorando paroline dolci e senza senso, stringo il cucciolo al mio petto e rimaniamo così, aggrappati l'uno all'altra, per un infinito momento, all'interno della capsula ormai satura di morte.
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Allora? Che ve ne pare? ☺
Le mie parole erano: libriccino, pennacchio e gorgiera.
Ed ora le note dolenti...
Devo taggare sette persone, ma non odiatemi! Vi prego!
MinervaDrago : sole, mezzanino, padella
erikuxoxo : bacio, fuoco, ombra
ElisaCaffari : cieco, maiale, tridente
Chloette_ : carcere, buio, abissi
_Light_Dark_ : trogolo, prugna, tramonto
_Aru01_ : sinuoso, alba, piede
GiorgioBuro : giallo, pera, sangue
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