Il terzo incomodo
Luce soffusa e silenzio tutt'intorno. La spessa moquette aveva silenziato i tacchi sottili che colpivano a ritmo con le ginocchia che invece sbattevano sul fianco della scrivania in legno massello.
Le mani frenetiche a percorrerle la carne. Strizzava quei seni come se ne andasse della sua vita. La bocca seguiva un percorso immaginario sulla schiena nuda, fino a lasciare una scia di saliva luccicante su quella pelle perfetta ora leggermente arrossata dal filo di barba che gli segnava la mascella dalla mattina.
Erano le 18,45 e l'ufficio era già chiuso al pubblico, ma loro due riuscivano sempre a trasformare quel fine giornata in un campo di battaglia, con leggeri ansimi e rumori inconfondibili.
L'amplesso durava sempre poco secondo i parametri di lei, ma a lui bastava un niente per incendiarsi e quella sua gonna al ginocchio, quel giorno, gli aveva acceso una voglia come poche erano riuscite.
Era bastato chiamarla all'interfono con la scusa di una lettera da dettare, chiudere a chiave e il gioco era fatto. Sapevano entrambi che avrebbero resistito giusto il tempo di odorarsi la pelle e di guardarsi negli occhi. Prendevano fuoco da mesi ormai e finora filava tutto liscio.
"Ti prego Valentina, rivestiti e apri la porta. Tra poco arriva l'avvocato Spina per prendere le pratiche della causa di lunedì. Vediamo di non farci beccare mentre ti sono dentro."
"Va bene tesoro... se ne hai abbastanza allora mi rivesto" ammiccava la segretaria infilando quel che restava degli slip e abbassando la gonna.
Il reggiseno riusciva a contenere a malapena quel ben di dio e lui non riusciva a staccarle gli occhi di dosso.
"Hai un cuore fantastico" le diceva sospirando mentre ricominciava a palpeggiarle un seno, "e il tuo fegato poi è ancora più bello" mentre con le mani scendeva sui fianchi a farle il solletico. "Per non parlare di tutti i tuoi organi interni" e le mani a sollevare ancora i lembi della camicetta. Lei rideva e lo lasciava fare.
"Certo che quei tacchi oggi mi hanno dato il colpo di grazia. Da domani mettili sempre, così ogni volta che farai un passo penserai a me e a quello che ti farei se ti avessi tra le mani in quel momento." e con un sorriso e una pacca sul didietro lui cominciò a sistemarsi la cravatta nel riflesso dell'anta di vetro della libreria.
Le spalle alla porta, e un lieve bussare li mise in allarme. Dei rumori al di là della porta e poi all'improvviso:
"Andrea, sono Spina. Che fine ha fatto la tua segretaria? Non te la starai spassando in orario d'ufficio!" e una risata sonora smorzò la tensione nella stanza.
"Arrivo Mario, dami un attimo solo."
Aprendo la porta, la segretaria sfilò velocemente alla sua scrivania lasciandosi dietro un sorrisino dei due uomini e un commento poco carino di Spina, ma che percepì per metà una volta chiusa la porta.
"Ma sei un pazzo avvocato Carli, come fai a non rischiare un infarto con quella dea dietro la porta ogni giorno?"
"E chi ti ha detto che non lo rischi! Ma sai io adoro il rischio..." e una serie di commenti e risate sancirono l'accordo di segretezza tra maschi e lo scambio di pratiche che erano soliti fare il venerdì pomeriggio alla fine dell'orario di lavoro.
"Che farai domani sera? È San Valentino, ti va di portare al "De Sade" la tua segretaria e la mia amica Patrizia a bere e fare due salti? Sai bene che ci stanno entrambe, sempre e in ogni posizione." e giù ancora grasse risate maschiliste e volgari commenti da bar.
"Non posso Mario, domani vado a cena da Francesca e non posso darle buca la sera di San Valentino, anche se odio ste cose. Mi piacerebbe, ma sarà per un'altra sera."
"Da quando hai deciso di fingere di essere un ragazzo serio mi stai antipatico sai?"
"Ma dai, lo dici solo perché ha scelto me e non te. Anche se sei uscito con Francesca prima di me non significa che tu avessi la prelazione sul suo corpo."
Lo stuzzicava perché sapeva bene che Mario in realtà ne era innamorato, quando lei scelse il suo amico, e questa era ancora una ferita aperta.
Lo sguardo di Mario Spina infatti si rimise in modalità amicone nel giro di pochi secondi.
"Stai attento avvocato Carli, non vorrei che si accorgesse di qualcosa."
"Tranquillo Mario, non sono così sciocco... a meno che non sia tu a fare la spia. Ora devo scappare, porto Valentina a casa sua e poi... ci siamo capiti, no?" una strizzatina d'occhi e il patto da fedifrago era scattato.
*******
Certo che se avessi preparato più cose forse Andrea avrebbe apprezzato.
Francesca si faceva mille problemi nell'attesa che il suo uomo suonasse per cena. Era sempre incerta e si faceva mille paranoie su cosa e quanto preparare, non tenendo conto che ad Andrea andava sempre bene tutto ciò che lei preparava, specialmente se era carne.
Era brava a cucinare e questo lo sapeva bene. Quella sera poi aveva dato il meglio di sé e aveva cucinato delle pietanze nuove, sperando che al suo Andrea piacesse la sorpresa.
La casa era perfettamente sistemata in stile festa degli innamorati, sdolcinata forse, ma era come piaceva a lei. Almeno quel giorno voleva sorprenderlo come si conveniva ad una ragazza veramente innamorata.
Aveva legato palloncini rossi alle sedie e sparso di coriandoli a cuore su tutto il tavolo apparecchiato per l'occasione, sulla terrazza fronte parco, da cui si sarebbero gustati la cena e la vista delle luci del lago all'orizzonte.
Era quasi tutto pronto, si sentiva come una di quelle donne delle riviste anni '50 tutte casa e cucina. Aveva anche adottato un abbigliamento consono, una larga gonna a campana con una camicetta in tinta legata in vita con i lembi a fiocco. Anche la pettinatura era tipo quella di una PinUp, per non parlare di ciò che celava sotto l'abito, un completino intimo con tanto di guepiere e calze di seta.
Si sentiva molto sexy quella sera, e avrebbe stupito il suo uomo non appena avesse sfilato via tutta quella stoffa.
Aveva anche preparato i loro giochini preferiti sotto il cuscino e nel cassetto aveva fatto scorta di lubrificanti in diversi gusti, per un dessert davvero speciale.
Francesca era impaziente di ricevere Andrea quella sera, per festeggiare quella insulsa festa degli innamorati, come la definiva lui, ma che per lei era il simbolo di una ricorrenza particolare. Si erano infatti conosciuti proprio in quei giorni due anni prima e le dispiaceva che lui non lo ricordasse mai, a quanto pare quello era l'unico modo per farglielo tenere a mente.
Uno sguardo al forno e alle cibarie che rosolavano, una controllata al tegame sul fuoco col resto della cena e finalmente era pronto. I profumi che si sprigionavano in quella cucina erano divini. Andrea avrebbe fatto sicuramente il bis.
Il suono del citofono la avvisò che era arrivato in perfetto orario.
Ovviamente Andrea si presentò con un mazzo di scontatissime rose rosse a gambo lungo e un sorriso angelico da riuscire ad illuminare tutta la sala, che era rischiarata solo dalle candele accese su ogni superficie orizzontale.
I fiori furono messi nell'acqua dopo averla stordita con un bacio appassionato. Francesca si mise in modalità padrona di casa e lo accompagnò al tavolo in terrazza offrendogli un aperitivo.
"Tra poco si cena amore... sai che ieri sera, quando eri fuori per lavoro tutta notte mi ha chiamato Mario? Non credevo neanche ricordasse il mio numero. Non eravate insieme ieri sera a quel meeting?"
Un colpo di tosse e l'aperitivo gli andò di traverso.
"No, lui non è venuto perché aveva avuto un contrattempo dell'ultimo minuto" cominciava a fare caldo in quella casa e Andrea bevve tutto d'un sorso il suo "coraggio liquido".
"Cherie, sei sempre impeccabile quando organizzi qualcosa per noi. E guarda che abbigliamento originale che hai messo."
Andrea cercava di farle mille complimenti tentando di cambiare discorso e mascherare il senso di panico che lo stava solleticando.
"Amore, sei pronto per la cenetta speciale che ti ho preparato? Siediti pure che porto in tavola."
Andrea scelse il posto alle spalle della ringhiera per tenere la scena sott'occhio, ma si accorse che la tavola era apparecchiata per tre.
"Francesca come mai c'è un posto in più? Credevo che saremmo stati solo noi"
"E invece la prima sorpresa è proprio che stiamo aspettando il "terzo incomodo" della serata, ma possiamo cominciare tranquillamente. Avrai fame."
Intanto Francesca portava in tavola porzioni di carne stufata impiattate come un grande chef e dei piccoli vassoi con le porzioni di quelli che sembravano bocconcini di carne alle verdure.
Andrea stupito e in allarme per l'ospite in attesa, cominciò a mangiare, non senza gradire e fare sinceri apprezzamenti alla sua ragazza.
Francesca non riusciva a mandare giù nulla, beveva nervosa guardando in continuazione la porta d'ingresso o la cucina.
Al secondo o terzo piatto di stufato, Andrea chiese lumi sull'ospite tanto atteso, cercando di non sembrare interessato alla risposta.
"Sei come sempre una gran cuoca cherie, e questa carne è davvero la migliore che abbia mai mangiato. Ora posso sapere chi stiamo aspettando?"
Francesca vuotò il suo terzo bicchiere di vino e scostando i coriandoli a cuoricino sulla tovaglia, prese il coltello da portata con cui aveva tagliato la carne e puntandolo alla gola di Andrea lo lasciò arretrare fino ad appoggiarsi al balcone alle sue spalle.
Lui si spaventò della reazione improvvisa di Francesca e con un balzo si scostò dalla traiettoria della lama.
"Stavamo aspettando la tua segretaria Valentina, ho invitato a cena anche lei stasera. Ma adesso non c'è più bisogno di aspettarla."
Andrea sbiancò a quella affermazione ma non diede modo di farla finire che subito la incalzò:
"E che cazzo c'entra lei con noi stasera? Che significa sta cosa Francesca? Che volevi fare con quel coltello eh?", "E' stato Mario a dirti qualche cattiveria sul mio conto?"
Francesca lo lasciava parlare e arrampicarsi sugli specchi, intanto si alzò lentamente e cominciò a sparecchiare impilando meticolosamente i piatti uno sull'altro.
Un sorriso strano e vagamente da folle le si dipinse sul volto, come quasi a trasformarla nell'attesa di dire qualcosa. Come una piccola bolla di soddisfazione interna che le scoppiava sul volto in forma di ghigno.
Una voce pacata e serafica le uscì da dentro, come di una rassegnazione mista a serenità.
"Tranquillo Andrea, Mario mi ha solo chiamato per augurarmi un buon San Valentino, perché si ricordava che era anche il nostro anniversario. Gli è solo sfuggita la via di dove tu avessi il "meeting" ieri sera, poi ho fatto tutto io da sola."
"Cosa hai fatto tutto tu da sola? Cosa hai capito, cosa hai dedotto da quel bastardo?"
"Sono andata a quell'indirizzo e sono stata tutta la notte in auto ad aspettare che uscissi dalla casa di quella troia. Poi stamattina sono salita da lei e le ho spiegato che si è comportata molto male. L'ho invitata a cena e sono tornata qui a preparare le tue cose preferite."
Andrea era ormai in allarme e non capiva cosa non gli tornasse del discorso di quella fidanzata palesemente turbata dalla situazione.
"Ho dovuto fare più viaggi dalla casa di quella sgualdrina a qui, perché per portare tutto in cucina avrei avuto bisogno di aiuto. Due viaggi per l'esattezza, poi una volta ripulito tutto mi sono messa a cucinare. Sei contento della cena, no?"
"Ma Valentina non è più venuta a cena da noi? Perché apparecchiare anche per lei?"
Andrea cominciava a sudare freddo e a sentirsi rivoltare lo stomaco.
"Oh no, Valentina c'era a cena con noi. Lei era la portata principale. Cosa credi di aver mangiato per tutta la cena? Il cuore che ti piaceva tanto ieri sera in ufficio è stato rosolato a fuoco lento con gli odori e poi passato al forno. E quel corpo che accarezzavi con quelle mani lascive, è quello che hai preso più volte con le verdure di contorno. Ce n'è ancora per tutta la settimana nei contenitori nel freezer, è stato difficile solo ripulire da tutto quel sangue. Era pesante da trascinare, anche fatta a pezzi."
Andrea si piegò su se stesso e diede di stomaco ripetutamente, tenendo lo sguardo scioccato su Francesca che con un sorriso deforme gli si avvicinava con quel coltello da portata che aveva riafferrato dal tavolo.
Un colpo, due colpi, tre colpi... e Andrea cadde in una pozza sul pavimento della terrazza, intriso del suo vomito e del suo sangue.
La donna ripulì la lama e la andò a sistemare nella lavapiatti con tutta calma.
Tornò al fresco della sera e scavalcando il corpo inerte si affacciò a rimirare le luci sul lago che per l'occasione erano tutte rosse e a forma di cuore.
Sospirò stanca e innamorata.
Peccato che il dessert non sia stato nemmeno assaggiato!
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