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capitolo 10: La Memoria

Kimberly's P.O.V :

Arrivò un giorno che pioveva. Entrò nella sala del trono che era ancora fradicia: se avesse potuto strizzare i capelli o i vestiti, probabilmente una bacinella da un litro non le sarebbe bastata per raccogliere tutta l'acqua che ne sarebbe gocciolata via. Non appena entrò tutti i nobili li riuniti si voltarono, fissandola con disappunto. Kimberly si inginocchiò immediatamente, poi si scusò per lo stato in cui si era presentata. - Ebbene, arrivi proprio in un momento cruciale della nostra discussione. Io e i lord stavamo discutendo della morte del Traditore. - disse l'imperatore - si mio signore, la notizia è giunta anche agli estremi confini del Vostro regno, dove il principe Alart mi ha mandato- - il tuo compito e quello dei tuoi uomini non era forse quello di arginare le dicerie?Di stroncare l'espansione dei Ribelli?!- gridò l'imperatore alzandosi dallo scranno e andando verso di lei. Kimberly lo sentì farsi sempre più vicino, il cuore prese a battergli senza alcun freno - si mio signore- rispose con voce rotta da un leggero tremito - e allora perché una notizia che doveva rimanere segreta fino a mio ordine si è sparsa nel Mio regno senza alcun controllo?!perchè?! - chiese nuovamente l'imperatore urlando - io non lo so mio signore. Probabilmente la notizia si è diffusa in modo disomogeneo...ai confini estremi è arrivata per ultima. Mio signore sento di averla delusa nuovamente: non è quello che volevo. Sono mortificata, ma il lavoro che mi ha affidato il principe Alart non è stato totalmente inutile: io e i miei uomini abbiamo scovato parecchie spie e le abbiamo uccise. - mentì Kimberly - almeno una cosa buona l'hai fatta- disse l'imperatore più calmo tornando a sedersi - ma questo non ripara il danno che è stato fatto: ora il popolo non si fida più di noi, crede che lo stiamo prendendo in giro, che non sappiamo mantenere la parola data, che siamo dei barbari...sempre più popolani stanno passando dalla parte dei Ribelli, e questo non va bene, questo significa guerra civile! Se avessimo dato la notizia noi per primi, saremmo stati credibili e i Ribelli sarebbero crollati emotivamente...ma no: il popolo lo è venuto a sapere proprio dai nostri peggiori nemici!Coloro che hanno cercato di abbattere questo Impero fin da quando è nato! Sai capitano cosa si dice dell'imperatore? Che è un vecchio bugiardo...e sai cosa si dice degli ufficiali come te?- Kimberly non osò guardarlo in faccia ne aprir bocca quindi fece di no con la testa - dicono che siete degli infami traditori bugiardi e assetati del sangue dei vostri uomini che mandate a morire contro della "brava gente"- disse l'imperatore con tutta la cattiveria che possedeva. Kimberly si sentì distrutta da quelle parole: fu come un macigno che improvvisamente le cadeva addosso, schiacciandola al suolo. Si sentiva incapace di far nulla di fronte a quelle parole, poi l'imperatore continuò il suo discorso - e sai perché pensano questo?no, certo che non lo sai...il Traditore è morto dopo essere stato catturato da Cleo, è morto prima di arrivare qui, prima di poter essere imprigionato e condannato a morte con una sentenza chiara, pulita: pubblica. Il popolo ha interpretato la sua morte e il modo in cui è stata annunciata una nostra mancanza e presa in giro. Per questo ora si ribella. Se avessimo dato noi per primi la notizia l'avremmo potuta girare come ci pareva, avremmo detto che era morto a causa delle Diafane, e che molti dei nostri erano morti con lui, avremmo detto anche che c'era stata una grande battaglia nelle Terre di Nessuno e che anche li in molti avevano perso la vita. Sarebbe stato più plausibile: l'avrebbero accettato e sarebbero ancora sotto il nostro controllo. Ma non è così, dirlo ora alimenterebbe soltanto le maldicenze sul nostro conto: crederebbero ad una scusa per rimediare alla mancanza che abbiamo commesso- Kimberly non sapeva cosa dire: era tutto vero, ma prima che potesse replicare qualsiasi cosa l'imperatore rincominciò a parlare - e cosa peggiore...ora il Traditore sta diventando una leggenda: si ipotizzano cose assurde sulla sua salma, sta diventando l'icona della ribellione, è visto sempre di più come un martire a causa della sua morte improvvisa e non pubblica. Tutto questo rende più forte il popolo e i Ribelli. La situazione ci sta sfuggendo dalle mani. Troppo in fretta. - disse, poi dopo una breve pausa rincominciò a parlare - dobbiamo sfatare questo mito. Assolutamente. L'unico modo per farlo è trovare qualcuno che possa attirare l'attenzione di tutti, tanto quanto lo sta facendo la morte del Traditore.- - cosa avete in mente mio signore?- chiese uno dei lord li riuniti - ritrovare Isabel. Questa è la nostra unica speranza. Ritrovarla e imprigionarla, prima che ritorni dai Ribelli.- rispose l'imperatore sicuro di se- se riusciremo ad averla, a tenerla in pugno...la loro attenzione per il Traditore cadrà in secondo piano e noi avremo di nuovo il controllo. È scappata una volta, non lo farà di nuovo .- - ma mio signore...Isabel è come...scomparsa.- disse lo stesso lord che aveva parlato per primo - già, non si hanno sue notizie da circa un mese...nessuno l'ha vista, nessuno ne ha sentito parlare da quando è scappata...perfino i Ribelli non ne sanno niente- aggiunse un altro dei lord che si erano riuniti nella sala del trono - avete entrambi ragione, potrebbe essere ovunque, potrebbe anche essere stata sempre sotto al nostro naso senza che ce ne accorgessimo mai...per questo voglio che Kimberly e Cleo collaborino per ritrovarla- disse l'imperatore guardando la giovane guerriera dritta negli occhi. Cleo...si dice sia la più spietata tra le guerriere...pensò Kimberly questo è un bel problema...avrei preferito cercare Isabel da sola, dovrò stare molto attenta... poi chiese - come mai avete scelto proprio noi due?- - perché tu l'hai già conosciuta e lo stesso ha fatto il tuo drago, si dice che siano meglio dei cani da salvataggio a ritrovare le persone, soprattutto se hanno avuto con loro un contatto significativo e se non ricordo male mi raccontasti che Isabel e il tuo drago dialogarono fuori dal tuo controllo...- - si signore, ma non so se basterà...- mentì Kimberly, l'imperatore era quasi riuscito a metterla in trappola - la ritroverete. Fosse l'ultima cosa che fate, voi la ritroverete. Ora non sei sola, ci sarà anche Cleo, lei è molto simile a te, siete entrambi fredde, forse lei è ancora più spietata di te, voi due ragionate, calcolate, entrambe avete fatto i vostri errori...ma penso che vi troverete bene insieme...Vi servirà molta freddezza per catturarla e portarla qui. Come ho detto prima non è una preda facile, non è una ragazza qualunque, si è fatta catturare una volta, non sarà facile sottometterla per la seconda. Confido in voi. - disse, poi la congedò, Kimberly si alzò, girò i tacchi e uscì. Fuori pioveva ancora, il freddo era pungente. Come farò?Dovrò stare attenta ad ogni parola, movimento, atteggiamento...speriamo soltanto che vada tutto bene e che i miei uomini riescano a cavarsela ai confini...e mentre lei si preoccupava di come non farsi scoprire da Cleo, nella Città Perduta, altri e più urgenti erano i problemi...

***

- Non ricorda nulla?- chiese sorpreso Sadoc - no, quando si è svegliato non ricordava nemmeno il suo nome...- rispose Aida - questo non è un buon segno, non lo è per niente - disse il vecchio mago - cosa possiamo fare?- domandò allora la ragazza sconsolata - portami da lui - rispose semplicemente, quindi la giovane lo guidò verso la stanza dove si trovava Stiriaco. Quando aprirono la porta lo trovarono ancora steso sul letto, a fissare il soffitto con occhi pensierosi; ma non appena ci misero piede, lui si voltò di scatto verso di loro poi, non appena riconobbe Aida la salutò sorridendo, dopodichè chiese con aria un po' spaesata, riferendosi al vecchio mago - voi siete Silas o Sadoc?o forse siete soltanto un medico, venuto per farmi tornare la memoria?- -sono Sadoc, lo stregone di questa comunità e forse riuscirò ad aiutarvi.- rispose il vecchio - forse?Il mio caso è così grave da non poter essere curato nemmeno dalla magia?- domandò Stiriaco sconsolato - la magia può aiutare un corpo malato, ferito, una mente che comincia a vacillare...ma posso fare ben poco per una mente che ha perso tutto ciò che aveva. Posso stimolarla, ma solo voi sapete quali siano gli stimoli giusti, quelle piccolezze, quei particolari che vi porteranno a ricordare qualcosa...- spiegò Sadoc - ma io non ricordo nulla!nulla! so qual è il mio nome perché me l'avete detto...non ricordo nemmeno da dove vengo,quanti anni ho,e tutte le atre cose che possono venire in mente. Io sono un estraneo per me stesso: io non so chi sono, ed è una sensazione bruttissima, mi sento solo e spaesato- disse prendendosi il viso fra le mani; Sadoc cercò di consolarlo, anche se sapeva che sarebbe valso a poco - non vi preoccupate: prima o poi incomincerete a ricordare qualcosa- poi disse ad Aida che poteva andare, quindi vedendo che Stiriaco non gli rispondeva più, e che anzi, sembrava essersi chiuso in se stesso, si voltò per andarsene, ma proprio mentre stava per afferrare la maniglia della porta Stiriaco gli domandò a bruciapelo :- perché mi dai del voi?- - perché...siete una persona importante- rispose il vecchio mago non sapendo bene cosa dirgli - è una risposta troppo generica. Dimmi la verità, sento che mi stai nascondendo qualcosa, dimmi chi sono.- Sadoc rimase sconvolto dalla freddezza con cui glielo aveva ordinato,sorpreso da come aveva capito che gli stava mentendo: per un secondo nei suoi occhi vide brillare la stessa determinazione che lo contraddistingueva quando ancora sapeva chi era. Disarmato dalla fortezza e sicurezza di quelle parole, Sadoc gli disse tutto ciò che sapeva sul suo conto, gli disse anche dove era e di come lo avevano trovato. - questo significa che siamo sotto terra e che tutti là sopra mi credono morto?- domandò Stiriaco tendendo il braccio verso l'alto per indicare il soffitto - esatto - gli rispose Sadoc - se Loro mi credono morto, allora che senso ha recuperare la memoria? Con me è morta la loro speranza, l'Impero ne avrà già approfittato, non posso tornare come se niente fosse e dire: rieccomi! Sono tornato...- - non ti devi lasciare andare Stiriaco, può darsi che tu abbia ragione, che l'Impero se ne sia già approfittato, ma i Ribelli sono forti, non si lasceranno abbattere. È molto importante che tu recuperi la memoria: per te stesso e per coloro che ti vogliono bene. Ora ti credono morto, sicuramente saranno tristi ma io credo che questo fatto gli abbia dato ulteriore carica per continuare a combattere! Quando tornerai e spiegherai tutto...non potranno fare altro che accoglierti a braccia aperte e ricominciare a combattere al tuo fianco, con una forza e una fiducia ancora più grandi di prima o di adesso...- disse Sadoc per rassicurarlo nuovamente, capiva infatti che aveva bisogno di sicurezze e di incoraggiamento: il suo era un caso molto particolare, e se ne rendeva benissimo conto - spero tu abbia ragione, perché se è così allora impegnerò ogni fibra del mio corpo per far riaffiorare la mia memoria il più velocemente possibile -disse infatti Stiriaco, gli occhi ricchi di una nuova forza, determinazione e speranza.
Sadoc sorrise, era questo che voleva sentirsi dire, pensò che Stiriaco era forte, che ce l'avrebbe fatta. Pensò a coloro che vivevano all'aria aperta, alla loro condizione. Sarebbe stato suo dovere far sapere agli altri membri del Consiglio che Stiriaco era vivo, ma ormai era troppo tardi, infatti aveva saputo che le prime notizie sulla sua morte si stavano già diffondendo in tutto l'impero. La cosa migliore in quel momento era lasciare che tutti credessero al suo decadimento, per poi, una volta riaffiorata la memoria, trovare un modo per farlo ritornare sulla scena Imperiale e Ribelle. Non sarebbe stato facile, lo sapeva, ma ce la avrebbero messa tutta per riparare a quel enorme sbaglio: avrebbero fatto in modo di girarlo a loro vantaggio. Lui rappresentava una speranza per tutti: la speranza di conquistare una repubblica democratica.

Nei giorni seguenti Stiriaco riuscì a ricordare ben poco della sua vita, molto spesso erano soltanto episodi, avventure che aveva vissuto, tutte cose non troppo importanti e che non gli dicevano molto di se: di quello che era adesso e di quello che era stato.
Un giorno Sadoc, spazientito dai risultati insoddisfacenti che stavano ottenendo, provò ad aiutarlo: fece portare nella sua stanza uno specchio in cui potesse vedersi per intero. - Come può uno specchio aiutarmi?- chiese Stiriaco non appena il vecchio mago lo informò della sua idea - te ne accorgerai presto- gli rispose - basterà che tu ti fidi di me- quindi mentre ancora stavano parlando entrarono nella stanza due uomini che tenevano in mano uno specchio lungo e stretto. -Appoggiatelo là...- ordinò Sadoc ai due, quindi li congedò e una volta rimasto da solo con Stiriaco gli chiese:- ti fidi di me?- il giovane guerriero annuì, anche se continuava a non comprendere l'utilità dello specchio - allora, che aspetti?guardati!- gli ordinò il vecchio mago. Stiriaco lo guardò di sbieco, poi con passo lento si avvicinò alla lastra di vetro. Più si avvicinava più sentiva l'emozione salire...effettivamente non ricordava nemmeno il suo aspetto. Quando arrivò davanti allo specchio vide un uomo, un uomo alto e trasandato,le spalle larghe, le braccia forti e fasciate, i riccioli neri sporchi e arruffati, la barba incolta, gli occhi verdi smeraldo che cercavano di riconoscere l'immagine che gli si presentava...e una cicatrice...bianca e sottile che gli attraversava quel volto sconosciuto in diagonale: dalla guancia sinistra fin sopra al sopracciglio destro. Istintivamente si portò la mano sinistra al volto, lentamente con l'indice incominciò a percorrere quella sottile linea bianca e mentre lo faceva chiuse gli occhi: immediatamente un'immagine riaffiorò dalla sua memoria: vide se stesso in un campo, mentre combatteva con un uomo che era il doppio di lui. Vide il momento in cui lo aveva messo k.o, ricordò la cattiveria con cui gli aveva tirato addosso lo scudo: che gli aveva fatto volare lontano l'elmo, che a sua volta lo aveva tagliato,lasciandogli la cicatrice che ora possedeva; ma quel giorno ricordava di non aver badato a quel taglio: il sangue usciva a fiotti dal suo naso,la testa gli martellava, l'avversario lo aveva quasi soffocato con lo scudo, lo aveva addirittura legato dietro ad un cavallo e se l'era portato via come fosse stato un sacco di patate...aveva rivisto anche i suoi occhi iniettati di odio e gli occhi sorridenti di una donna, la stessa a cui lo aveva consegnato. Non riusciva a collocare questo episodio in un tempo ben definito, eppure capiva che era importante, che c'era qualcosa di quel giorno o di un giorno vicino ad esso che ancora gli sfuggiva: in quel momento si sentiva incapace di fare qualsiasi cosa, si sentiva frustrato, poi, quando riaprì gli occhi, vide che il suo indice era ancora lì, a percorrere la cicatrice bianca che aveva aperto un nuovo cassetto della sua memoria perduta. Si fissò intensamente, poi si guardò bene negli occhi: li vide tristi e sconsolati, vide che erano di un verde intenso e forte, smorzato appena dalla sua malinconia,stava per spostare lo sguardo oltre quando all'improvviso nei suoi stessi occhi vide riflessa l'immagine di una bellissima donna che teneva in braccio un bambino dai riccioli neri: quella donna era sua madre. Lo seppe fin da subito, fin dal primo istante in cui la vide, lì immobile nei suoi stessi occhi. Il suo ricordo lo invase improvvisamente con tutta la forza che possedeva: rivide i Suoi occhi: anch'essi verde smeraldo, rivide il suo sorriso, la sua tristezza quando, dopo il processo lo avevano allontanato da lei...risentì la sua dolce voce...poi il cuore gli si chiuse in una stretta dolorosa, rivide se stesso al fianco della donna dagli occhi sorridenti, quella al quale il guerriero che lo aveva sconfitto lo aveva consegnato, gli sentì dire chiaramente che sua madre era morta... improvvisamente tutte le emozioni che aveva provato quel giorno, in quel preciso istante tornarono a tormentarlo. Distolse immediatamente lo sguardo dallo specchio e prendendosi il viso fra le mani si lasciò cadere in ginocchio. Sadoc gli si fece vicino e con molta accuratezza, senza sembrare troppo invadente o paterno gli chiese cosa aveva ricordato. Stiriaco gli raccontò tutto quello che aveva visto, gli disse anche di sua madre, e del presentimento che qualcosa di molto importante gli sfuggisse ancora. - Prima o poi lo avresti ricordato...- disse il vecchio elfo, ma Stiriaco non gli rispose - è un ricordo molto importante, è un bene che ti sia ritornato in mente - ma il giovane guerriero continuava a non rispondergli - stai facendo progressi, non ti devi abbattere proprio adesso!Fatti forza Stiriaco...non ho ancora finito con te- disse poi in tono scherzoso, ma il giovane continuava a rimanere muto, aveva svuotato tutto se stesso raccontandogli quello che aveva visto: ora non ce la faceva a parlare nuovamente, infatti chiese a Sadoc di rimanere solo, forse si sarebbe fatto trovare per pranzo. - E va bene ragazzo, non posso rimanere indifferente al tuo dolore, ma domani ti voglio in forma: ho fatto mettere a posto la tua armatura e sono riuscito a procurarmi una spada nuova visto che la tua è andata perduta...i nostri guerrieri sono ansiosi di conoscerti...- disse e silenziosamente uscì, lasciando Stiriaco solo nella sua stanza. Non appena vide che la porta si chiudeva dietro al vecchio mago, Stiriaco si alzò da terra e si trascinò fino al letto, dove si lasciò cadere a peso morto sulle lenzuola bianche e il materasso di paglia. Provò a chiudere gli occhi, ma non appena lo fece vide apparire nuovamente la figura della madre e della donna dagli occhi sorridenti, così li riaprì, non riuscendo a sopportare quella vista. Quale destino crudele mi è stato assegnato?pensò, poi fissò gli occhi al soffitto, e continuò a fissarlo con sguardo vuoto e perso finché la porta non si aprì, e insieme a una folata di vento non entrò nella stanza Aida. Stiriaco si voltò verso di lei: era come la prima volta che l'aveva vista: fresca e sorridente, una tale luce negli occhi che riusciva a illuminare tutta la stanza.- mi chiedevo se venivi per pranzo...fra pochissimo sarà pronto- disse con voce dolce, ricordandogli quella di sua madre. Inizialmente avrebbe voluto dire che no, non sarebbe venuto, ma come poteva rifiutare l'offerta di un angelo? Così la ringraziò per essere venuta ad avvisarlo e le disse che li avrebbe raggiunti al più presto, poi la vide sorridere e uscire dalla stanza accompagnata dal vento con il quale era arrivata. Non appena fu nuovamente solo, si alzò dal letto, si sciacquò il viso e uscì diretto nell'unico posto che in quella immensa città aveva imparato a conoscere: la casa di Sadoc, dove, da quando aveva ripreso a camminare senza problemi, si recava a pranzo e a cena. La casa del mago era molto strana ed eccentrica: era stretta e si ergeva su tre piani. Il primo era quasi totalmente occupato da una porta enorme laccata per metà di vernice dorata e per metà di vernice blu acceso che rappresentava un sole calante; il secondo piano invece era totalmente occupato da un enorme balcone di ferro brunito dalle aste ondulate dal quale pendevano fiori dai colori accesi e piante dai forti odori: che servivano al mago per i suoi infusi e pozioni magiche; infine l'ultimo piano era il più sobrio: presenteva una sola piccola finestra a specchio a forma di goccia d'acqua. Quando Stiriaco arrivò davanti alla casa del mago, nel quartiere più a sud e più eccentrico della città, entrò senza bussare per non far scomodare gli altri che sicuramente si erano già accomodati a tavola, e una volta dentro attraversò sicuro il soggiorno finché non arrivò davanti alla porta di legno della cucina; stava quasi per mettere la mano sulla maniglia quando udì una voce che aveva sentito poche volte: quella di Silas.
-...mi aspettavo di più, avevo ragione io a dire che non era poi così tanto forte e coraggioso come si dice, abbiamo appena sfatato una leggenda!-
- non parlare male di lui!Sei ingiusto nei suoi confronti...tu non hai perso la memoria, tu non hai perso doppiamente la madre...sai che non avresti reagito diversamente: avresti fatto lo stesso-
- Aida ha ragione. Dovresti dargli fiducia...-
- Fiducia?ah!Siamo perduti vi dico, vi rendete conto che vi state affidando a uno che non ricorda nemmeno come si chiama?Pazzi...dovremmo trovare un'altra soluzione-
- smettila di essere ingiusto con lui: io credo che ce la farà-
- tu credi a tutto Aida-
- ora smettila Silas, stai andando troppo oltre, mi sembri un bambino di tre anni, che non capisce quando è ora di finirla!-
- Maestro, smetterò soltanto quando si farà vivo e quando mi dimostrerà che ho torto...-

Stiriaco non sopportava più quella conversazione così entrò nella stanza e la troncò. Silas balzò sulla sedia spaventato e lo guardò in cagnesco; Stiriaco a sua volta lo fissò con sguardo intenso, il più intenso che gli riusciva, poi si sedette e senza staccargli gli occhi di dosso gli disse - non so perché tu mi odi tanto, ma oggi ti dimostrerò che hai torto- Silas non replicò, ma dentro di se ribolliva di rabbia: come osava quello sconosciuto fargli un affronto simile?Davanti a tutti poi! Gliela avrebbe fatta pagare: fosse stata l'ultima cosa che faceva. Dopodichè si rimisero tutti a mangiare, poi quando tutti se ne furono andati e Stiriaco fu solo con Sadoc disse - hai detto che i vostri guerrieri sono ansiosi di conoscermi: portami da loro,voglio incontrarli e confrontarmi, chissà che magari non mi torni in mente qualcosa...- - la tua idea è buona ma io credo che tu ti voglia battere con loro per mantenere intatto il tuo orgoglio...so che hai sentito quello che Silas ha detto sul tuo conto: non devi dargli retta, è sempre molto impulsivo- Il vecchio mago aveva colto nel segno ma Stiriaco non lo diede troppo a vedere - ho solo pensato che sarebbe utile per la mia memoria, visto che secondo voi sarei un guerriero...- disse infatti il giovane - va bene Stiriaco, tra un ora passo dalla tua stanza per accompagnarti dai guerrieri. Fatti trovare pronto: farò venire Aida al più presto per farti portare l'armatura- gli raccomandò Sadoc poi lo vide girarsi e uscire non poco soddisfatto diretto alla sua stanza. Quando Stiriaco vi arrivò la trovò vuota, come sempre, così si diede del tempo per riposarsi, ma poi vedendo che si annoiava uscì e incominciò a girovagare per la Città
Perduta. La trovò davvero stupenda e, nonostante si trovasse nel sottosuolo, anche piena di vita ed era talmente tanto preso dalle meraviglie che aveva intorno che gli ci volle ben poco per perdere la strada del ritorno. Stava ancora girovagando quando per sbaglio trovò Aida: stava camminando con gli occhi per aria, come un bambino meravigliato da tutto ciò che lo circonda, e inavvertitamente l'aveva urtata: facendole cadere quello che aveva in mano. - Scusami...- si affrettò a dire, poi quando la riconobbe sorrise stupito - Aida?- - Stiriaco?- gli fece eco lei - che ci fai qui?- domandò sorpresa - mi annoiavo- rispose semplicemente lui quindi scoppiarono entrambi a ridere e insieme tornarono nella stanza di Stiriaco. Quando furono lì Aida gli diede l'armatura - tieni: è la tua, l'abbiamo rimessa a nuovo- - grazie, state facendo così tanto per me...perché?- chiese guardandola dritta negli occhi, Aida arrossì leggermente poi gli rispose:- perché è giusto così, sei una persona, una persona in difficoltà e meriti di essere aiutato come qualsiasi altro uomo e poi...- - poi?- la esortò Stiriaco - tu sei la speranza di molti- disse Aida abbassando gli occhi - perché?perchè proprio io?da quello che ho capito sono un principe che è stato esiliato dal suo stesso padre per...tradimento?che razza di persona sono?- - io non posso rispondere a queste domande, solo tu lo puoi fare. Sei la nostra speranza per molti motivi, per le imprese che hai compiuto: non c'è persona in questo Impero che non conosca il tuo nome...- rispose. Stiriaco si mise a ridere: tutti sapevano chi era meno che lui! Quale strano fato era mai quello? Poi allontanò per un momento quei pensieri: chiese ad Aida di aiutarlo a mettersi l'armatura, fra pochissimo infatti sarebbe arrivato Sadoc per accompagnarlo dai guerrieri. Quando arrivò, Aida se ne era appena andata e lui aveva appena finito di sistemarsi la spada nuova alla cintola. - Sei pronto?- gli chiese il vecchio elfo non appena fu entrato, Stiriaco annuì quindi uscirono diretti alla palestra: dai guerrieri. Mentre camminavano Stiriaco si sentì gli sguardi di tutti puntati addosso quindi, per distrarsi, chiese al vecchio mago di chiarirgli come mai una città dimenticata da tutti avesse bisogno di guerrieri - la tua è una domanda legittima, ma più di tanto non ti posso dire...le loro azioni sono controllate dal Consiglio che è formato dal capo dei Ribelli e dagli anziani delle altre comunità simpatizzanti. Loro si chiamano cavalieri ombra perché così come appaiono scompaiono. Sono guerrieri come tanti ma lavorano in incognito e nessuno conosce le loro identità, nemmeno i membri del Consiglio. Quando ti tornerà la memoria di sicuro ti ricorderai di averli già sentiti nominare e ti ricorderai anche del Consiglio.- spiegò Sadoc, stando molto attento a come parlava: non poteva infatti rivelargli che anche lui stesso faceva parte del Consiglio: i nomi dei consiglieri dovevano essere un segreto per tutti: l'unico consigliere di cui si conosceva l'identità era Gherart, il consigliere supremo. - spero che ricorderò tutto- si augurò Stiriaco, poi senza neanche accorgersene vide che erano arrivati a destinazione. - Ora ti lascio- disse Sadoc - da qui sei in grado di continuare da solo...- Stiriaco lo guardò per un momento poi entrò. Quando spalancò i portoni in legno e fece il suo ingresso , Stiriaco sentì ancora una volta gli sguardi di tutti puntati su di se. Avanzò lentamente: tra i guerrieri che, non appena lo avevano visto, avevano smesso di fare quello che stavano facendo e al suo passaggio si tiravano indietro senza staccare gli occhi dalla sua figura: stava camminando tra una folla immobile e aveva la netta sensazione che quegli uomini lo considerassero una persona più che importante: una speranza come gli aveva detto Aida o forse qualcosa di più: un simbolo. Mentre camminava tra loro e ragionava su queste cose Stiriaco si sentì, d'un tratto, atterrito: loro e molti altri riponevano in lui molta fiducia, ce l'avrebbe fatta a non deluderli, a portare una responsabilità che pesava così tanto?Era atterrito e quegli sguardi, così intensi e carichi di speranza, non facevano altro che mettergli addosso ancora più tensione. Quegli occhi li guardò bene e, per una frazione di secondo, riconobbe in quegli stessi sguardi gli sguardi di altri uomini: dei Suoi uomini, quelli che aveva lasciato.

Quando arrivò al centro della palestra si fermò: davanti a se, a bloccargli il cammino, stava infatti un uomo alto e di media corporatura con indosso un' armatura leggiera e un mantello lungo e nero. - Io sono Beldran, il capo dei guerrieri- si presentò l'uomo mentre gli allungava il braccio destro; Stiriaco lo guardò per un momento, poi senza dire nulla gli strinse vigorosamente la mano. - Per noi è un onore averti qui...come già ti avranno detto. Da noi sei considerato alla pari di una leggenda...vivente...- - si, si- disse svogliatamente, poi aggiunse:- ma quello che mi interessa ora è ben altro: recuperare la memoria - disse Stiriaco con molta franchezza e una punta iniziale di imbarazzo -capisco. Allora che ne dici di incominciare ad allenarti?- gli chiese Beldran per tirarlo fuori d'imbarazzo - sono qui per questo- rispose Stiriaco e mise mano alla spada ma il capo dei guerrieri lo bloccò - non così presto...- disse -...prima dovresti riscaldare i muscoli- - non ce n'è bisogno- rispose deciso Stiriaco e impugnò la spada: non tanto per presunzione ma perché sapeva, dentro di sé,che prendere in mano quel arma,pur non essendo la sua, poteva aiutarlo a ricordare il guerriero che era stato,le imprese che aveva compiuto, le strategie che aveva attuato, gli uomini che aveva guidato: non appena le dita sfiorarono il freddo ferro dell'elsa infatti una miriade indescrivibile di emozioni e di immagini confuse di battaglie, lotte e guerre lo investirono come un fiume in piena...

Beldran, dal canto suo, rimase stupito dalla apparente presunzione di Stiriaco: per un momento non seppe come reagire, cosa dire: si sentì in difficoltà, poi estrasse anche lui la spada e cominciarono a duellare, mentre gli altri guerrieri tornavano ai loro allenamenti e a quello che stavano facendo prima che Stiriaco irrompesse nella palestra.

Il capo dei guerrieri non risparmiò nemmeno un colpo a Stiriaco: era stato lui stesso, anzi, a chiedergli dopo pochi minuti di duello di dare il meglio di se stesso. Così Stiriaco gli rispondeva colpo su colpo e pian piano riscopriva le tecniche e le mosse di quella danza che con gli anni aveva imparato sempre più a padroneggiare, a fare sua: la scherma, il combattimento con le spade. Stiriaco non fallì nemmeno un colpo e presto ritornò a combattere con la stessa scioltezza, disinvoltura e bravura di un tempo.
- Quello che si dice su di te è vero allora...- disse ansimando stanco Beldran mentre si sedeva dopo essere stato disarmato elegantemente da Stiriaco - cosa si dice?- domandò lui incuriosito mentre, preso dalla stanchezza, si sedeva anch'esso per terra - che sei tra i migliori spadaccini che la terra abbia mai avuto l'onore di conoscere- rispose il capo dei guerrieri - stai esagerando...- si schermì Stiriaco, mentre sentiva le guance bruciare leggermente dall'imbarazzo - non sono solo io a dirlo- replicò - in molti lo pensano e oggi mi hai confermato che è vero. Si dice che solo tuo fratello Alart riesca a tenerti testa...- - Alart...- ripeté Stiriaco sentendosi improvvisamente turbato, si, si ricordava fin troppo bene di lui: era la causa delle sue disgrazie, del suo esilio, della guerra. All'improvviso ogni cosa sul suo conto gli era tornata alla memoria, era bastato nominarne il nome perché il suo amaro ricordo riaffiorasse alla sua mente.

- ora devo andare- disse con aria cupa e visibilmente amareggiato Stiriaco; quindi si alzò, mise la spada al suo posto e se ne andò, diretto in un posto che ancora non conosceva. Mentre camminava distratto per le vie della Città Perduta si ritrovò a pensare a suo fratello: aveva un ricordo netto e ben definito di lui, della sua personalità e di tutto quello che gli aveva fatto. Stava ancora pensando ad Alart quando un'idea gli balzò in mente: se è bastato nominare il nome di mio fratello per farmi ricordare di lui...non basterà nominare un altro nome e sperare che il suo ricordo riaffiori alla mia mente? Pensò Stiriaco, ma molto presto abbandonò quella idea: gli sembrava infatti improbabile come soluzione, troppo facile, così si convinse che quello che era accaduto in palestra era stata soltanto pura e semplice fortuna...eppure non gli andava di arrendersi così presto, non era bastato forse riprendere in mano la spada per far si che tornasse combattere come un tempo?per ricordare le strategie e tutte le altre cose legate alla battaglia?Era combattuto fra queste due opzioni: così diverse tra loro, ma che sarebbero state così determinanti nella sua vita, anche se attualmente non voleva rendersene conto. Era ancora assorto nei suoi pensieri quando si rese conto di essere incappato in un vicolo cieco; stava per voltarsi e tornare indietro per ritrovare la strada che portava alla sua stanza, quando improvvisamente, qualche metro più in là e ad una altezza che non riusciva a calcolare, si aprì nel terreno uno squarcio da cui penetrò la luce del sole pomeridiano che, se pur filtrata dagli alberi, ferì gli occhi a Stiriaco che non essendo più abituati alla luce naturale, si chiusero immediatamente a fessura: la vista quindi gli si offuscò e non riuscendo più a vederci bene il giovane si mise una mano davanti al viso, per schermarsi, cercò di indietreggiare ma inciampò in un sasso e cadde, rovinosamente, all'indietro. Improvvisamente il ricordo di Isabel, della notte in cui l'aveva persa, della luce abbagliante che lo aveva accecato,dell'urlo che lo aveva angosciato, della rabbia che lo aveva assalito nel momento in cui aveva saputo della sua scomparsa, lo investì e lo travolse con tutta la forza che possedeva; ma con la stessa velocità e violenza, il volto di un'altra donna gli riempì la testa, gli occhi, il cuore, l'anima: ricordò che lei gli aveva fatto del male Quella sera -la stessa in cui Isabel, così gli pareva si chiamasse, era scomparsa- ricordò che lo aveva guardato con infinita dolcezza, prima, e con odio profondo e risentimento, dopo. Stiriaco non riconobbe in quel ultimo volto Kimberly, e quando il suo viso, per un motivo che non comprendeva, si sovrappose a quello di Isabel, dimenticò completamente anche il nome di questa ultima, non riuscendo più a collegarlo a niente.

Il giovane guerriero capiva di aver "ricordato qualcosa", di sicuro non abbastanza, non quello che gli sarebbe stato utile. Aveva ancora davanti agli occhi quei due volti di donna, che vorticavano soprapponendosi,che gli accentuavano il mal di testa a furia di girare, che ora lo ossessionavano, perché sentiva che appartenevano a donne importanti, che facevano da chiave nella sua vicenda. Avrebbe voluto ricordare di più, ma visto che oramai il filo dei suoi ricordi si era interrotto, decise che era meglio rialzarsi: fece forza sui gomiti e si mise a sedere. Davanti a se vide uno stravagante ometto, un nano convenne, che lo fissava in modo strano con i suoi occhietti neri, semi nascosti da altrettante nere e folte sopracciglia. Deve essere sbucato da quella maledetta fessura nel terreno...pensò Stiriaco e il suo pensiero fu confermato da quel goffo essere, quel nano, che a quanto diceva si chiamava Melas, che significa nero, scuro proprio come i suoi occhi, i suoi capelli e a quanto poteva riuscire a vedere anche i suoi abiti.

- E così ti sei perso...- disse il nano con una voce che gli sembrò la più roca e cavernosa che avesse mai sentito - esattamente- rispose Stiriaco - se non vi è di eccessivo disturbo potreste accompagnarmi dal mago?- chiese poi - con piacere...- rispose il suo interlocutore- in ogni caso devo passare da quelle parti...- e gli andò davanti per fargli strada fino all'eccentrica casa del vecchio elfo.
Quando Stiriaco arrivò alla porta di Sadoc questi era già fuori, quasi lo attendesse, e sembrava agitato...
- Stiriaco!- esclamò non appena lo vide arrivare da lontano - che hai da strillare tanto?come mai sembri così preoccupato?- chiese il giovane avvicinandocisi con calma al vecchio - ho molto da dirti giovane guerriero - rispose semplicemente il mago - anche io- disse a sua volta Stiriaco ed entrarono in casa: dove rimasero per molto tempo: tanto che Aida li venne a cercare, preoccupata, vedendo che si facevano già le nove, la cena si era oramai freddata e loro non si erano ancora presentati a casa sua. Era domenica infatti e di domenica cenavano sempre da lei. Quando arrivò da loro, avevano appena finito di discutere.

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