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Cap.3 Paura dei draghi


Stiriaco si svegliò che gli doleva terribilmente la testa, la vista annebbiata e quando provò ad alzarsi, il dolore lancinante alla coscia gli ricordò la ferita e quello che era successo prima che tutto diventasse nero. Si trascinò fuori dalla stanza e si accorse che dava proprio sul corridoio collegato alla torre, e strascicando qualche passo arrivò alla fine, dove si trovava il portone d'accesso alla sala del consiglio. Stava andando lì perché una volta svegliatosi lo avevano assalito un sacco di domande e solo Gherart, che sapeva dietro quelle lastre d'ebano puro, poteva esaudire le sue richieste; voleva farsi dire cosa era successo dopo che era svenuto, ma soprattutto sapere a chi apparteneva l'urlo che aveva sentito. Quando fu davanti all'entrata , due guardie gli bloccarono la strada incrociando all'ultimo momento le alabarde. -Fatemi passare! Devo parlare con Gherart!- ordinò Stiriaco - tu non sei nessuno per dare ordini...ne tanto meno per parlare con il capo dei Ribelli!- disse una delle guardie - io sono comandante dell' esercito!Ho questo e altri diritti!- si infuriò il giovane vedendosi negare l'entrata - comandante dell' esercito? Ah! E io sono l'Imperatore! A me sembri soltanto un mendicante conciato a quel modo! E ora vattene!- disse la guardia impettita - forse non hai ben capito chi sono...io sono...- ma una voce dal fondo del corridoio interruppe la frase: era squillante e agitata, ed apparteneva ad una ragazzina che stava correndo proprio nella loro direzione; quindi quando arrivò alla portata di Stiriaco gli prese la mano e cominciò a parlare ininterrottamente! Sembrava seriamente preoccupata per la sua salute,ripeteva continuamente che doveva stare a letto a riposarsi e che lui l' aveva fatta spaventare molto quando non lo aveva più visto nel letto. Stiriaco non capiva perché si comportasse così, ma nel profondo del cuore la ringraziò perché, a un certo punto, dalla sua bocca uscì la parola comandante , che fece capire alle guardie chi avevano davanti. Nonostante la ragazzina lo pregasse di tornare a l etto, Stiriaco entrò e parlò con Gherart il quale non nascose sorpresa nel vederlo. - Stiriaco, non mi avevano detto che stavi meglio...- - dovrei?- chiese - per due giorni sei stato incosciente, senza dare alcun segno di miglioramento, la ferita alla gamba ha perso molto sangue, si è infetta e così ti è venuta la febbre...che fino a ieri non voleva scendere! Pensavamo che saresti peggiorato e ora, come se niente fosse, ti ritrovo qui che mi chiedi addirittura perché dovresti stare meglio?- rispose il vecchio - io non sono meno sorpreso di voi...due giorni?! Cosa è successo mentre dormivo?!- domandò stupito Stiriaco - mentre dormivi nulla, la domanda è cosa è successo prima...- disse Gherart. Stiriaco gli spiegò che quella sera era uscito perché non riusciva ad addormentarsi, gli raccontò anche dell'incontro con Kimberly poi volle sapere la sua versione dei fatti, volle sapere se era a conoscenza di quello che era accaduto dopo che tutto, per lui, era caduto nell'oscurità e cosa più importante, a chi apparteneva l'urlo che aveva sentito. Con amarezza Stiriaco scoprì che Gherart ne sapeva meno di lui anche se seppe dirgli la cosa che aveva più a cuore, gli rivelò il nome della donna il cui urlo lo aveva così tanto ossessionato: Isabel. Quando ne venne a conoscenza per un momento si sentì mancare: era come se lo avessero colpito in pieno petto, quella rivelazione gli aveva tolto il respiro... non poteva crederci, non voleva crederci! Isabel? Com'era possibile? Non riusciva a spiegarselo e dal silenzio di Gherart capì che anche lui provava i suoi stessi sentimenti. -Dov'è?!- gridò - non lo sappiamo...- rispose afflitto Gherart, non lo aveva mai visto così - come non lo sapete?!non avete mandato nessuno a cercarla?Insomma, sono già passati due giorni ! come potete rispondermi così!- replicò infuriato Stiriaco, mentre sempre più rabbia e dolore gli salivano alle tempie infiammandogli il volto e l'anima, trasformandosi pian piano in un unico sentimento d'odio verso quel vecchio veterano che non aveva saputo far nulla per per Isabel .- mi dispiace Stiriaco...ma non ho potuto mandare nessuno a cercarla, siamo in pieno conflitto con l'Impero, le Sue terre sono molto pericolose per Noi adesso. Lo sai, non posso sprecare uomini per cercare qualcuno che ritengo in grado di cavarsela da solo...e poi ha la magia dalla sua parte.- concluse Gherart - questa non è una giustificazione! Se è vero che sa badare a se stessa perché è dispersa nelle terre dell'Impero?potrebbe essere prigioniera di Kimberly, potrebbe essere in pericolo!- disse, l'odio negli occhi - ora basta! Potrebbe essere dovunque, potrebbe, potrebbe...solo supposizioni inutili! E ora vai...- lo congedò - No! Vi chiedo il permesso di andarla a cercare con i miei uomini! - chiese Stiriaco speranzoso - no . Ho bisogno dei tuoi uomini qui, e non a gironzolare per l'Impero! No, non lascerò che risorse importanti risichino di morire per una ragazzina e un comandante malato che non vuole sottostare ai miei ordini!- rispose il capo dei Ribelli seccato - Voi siete l'unico malato qui signore...pensavo consideraste Isabel una figlia...- - in guerra si è pronti a sacrificare qualsiasi cosa, e ora, per l'ultima volta, va...- disse Gherart sperando che lo ascoltasse, che si arrendesse alle sue parole, ma no, il comandante non demordeva : sfoderò la spada, gliela puntò addosso e con calma gli disse che non gli importava più niente, sarebbe partito da solo,non avrebbe ascoltato una parola di più di quello che aveva da dire quando là fuori ogni secondo perso a blaterare li dentro era una possibilità in meno di trovarla, ma mentre lo diceva le guardie che prima gli avevano sbarrato la strada irruppero nella stanza, le lance in pugno pronte a colpire. Stiriaco se ne accorse, si voltò , tranciando di sbieco le aste delle due armi bianche e facendone volare le punte in aria: che caddero al suolo con un tonfo lieve...ma quello scatto improvviso gli costò caro: la gamba destra cedette, la ferita reclamava il suo tributo di dolore a quello sforzo imprevisto...non fece in tempo a riprendersi che aveva puntato alla gola tre spade, quelle delle due guardie e di Gherart. - bene, perché non mi uccidete adesso? Sono solo, disarmato e ferito, ho disobbedito agli ordini e mancato di rispetto...a che ti serve un comandante così? Uccidimi...e non avrai più problemi. - disse Stiriaco con tono di sfida rivolto a Gherart - si, ucciderti porrebbe forse fine a queste lotte, ma mancherei di un comandante, un comandante testardo e certe volte stupido, certo, ma insostituibile...ho incontrato molti uomini nella mia vita e credimi se ti dico che per te il destino ha in serbo molto più che una fine così banale! Sei destinato a fare grandi cose Stiriaco, sento che tu ci porterai fuori da questo inferno...e poi credi davvero che non ti avrei già ucciso se non lo avessi voluto? - rispose Gherart - avresti dovuto allora, perché se io vi porterò fuori dall'inferno...chi porterà via me? - chiese Stiriaco con tono arrendevole e gli occhi simili a quelli di un cane bastonato - Stiriaco, mio caro ragazzo - disse Gherart prendendolo in contro piede - non tutti gli eroi sopravvivono alle loro gesta...- - ma perché io? Perché dovrei sacrificarmi per un popolo che mi considera un traditore?No, non è il destino che voglio...- - non sei tu a scegliere il tuo destino e ora ritorna alla tua stanza e vedi di non farti pregare, sei prezioso per questo esercito, ma un altro colpo di testa come questo e non esiterò a infliggerti la punizione che meriti- disse con aria dura Gherart - non voglio sconti , se devo pagare per la mia insubordinazione pagherò. Le vostre parole non mi confortano ma mi fanno capire che fino ad adesso sono stato uno stupido a credere che morire così sarebbe servito veramente a qualcosa. Farò in modo di assolvere ai miei compiti , ma non pensiate che rinuncerò a cercare in qualche modo Isabel, o che mi farò immolare tanto facilmente per liberare questo paese- disse Stiriaco con una nuova luce negli occhi, qualcosa in lui era cambiato - sono felice di sentirti parlare in questo modo - poi si rivolse alle guardie - portate il comandante fuori dalla cittadella e legatelo al palo, quello a venti passi dal pozzo- - si signore!- dissero le guardie e di mala grazia lo trascinarono fin fuori dal primo cerchio di mura, dove lo attendeva un triste palo e una notte gelida. Le due guardie lo legarono stretto, così stretto che i polsi incominciarono a dolergli presto , per di più la corda era talmente corta che non gli permetteva di sedersi, così passò la nottata appoggiato al palo, la gamba destra sempre più affamata di dolore, fino a che la stanchezza ebbe la meglio su quel supplizio, dimenticò per un istante il male che provava e si lasciò abbracciare dal buio, cadendo presto fra le braccia di Morfeo. Prima dell'alba un presentimento lo fece svegliare. Aprì gli occhi e li vide: una nube nera all'orizzonte, era l'esercito dell'Impero che stava marciando verso di loro, poco meno di un ora e sarebbero arrivati. Doveva avvisare qualcuno...ma come? Poi ecco la salvezza: una ragazzina che stava venendo a prendere l'acqua al pozzo. La chiamò. Non rispose. Ancora. Niente...gridò - ehi! Guarda laggiù! Quelli sono cavalieri dell'Impero! Avvisa subito tutti e poi fammi liberare!- . La ragazzina sembrò riscuotersi, guardò all'orizzonte e il vaso che portava fra le mani le scivolò, rompendosi in mille pezzi, quindi cominciò a correre e dal suono di trombe che sentì poco dopo Stiriaco capì che aveva dato l'allarme...ma nessuno venne a liberarlo, così si dovette arrangiare: sfregò le corde sul palo nel tentativo di romperle, ma non accadde nulla finche non sentì una voce alle sue spalle . - comandante, così non concluderai niente...! - poi il sibilo di una lama e di corde che cadono. Era stato Luciano, un giovane ragazzo anche lui a capo di un battaglione. - grazie Luciano, ma i miei polsi sono ancora legati...- - non c'è problema- disse il giovane e tranciò anche le corde che gli tenevano stretti i polsi. - e ora andiamo, non c'è tempo da perdere! Ad occhio credo che saranno qui in meno di un' ora! Bisogna preparare tutti gli uomini perché a vederli da qui sembrano in maggioranza numerica...- - stiamo già mobilitando tutte le forze possibili, ma manchiamo di un piano e poi tu...hai intenzione di combattere? Insomma con quella gamba ferita forse dovresti stare a riposo...- - mai! Non abbandono i miei uomini, lo sai...e poi non ti preoccupare! Ho già in mente un piano, dobbiamo solo radunare gli altri comandanti. - e così Stiriaco chiuse il discorso. Decise che le donne e i bambini sarebbero rimasti all'interno delle mura, mentre fuori a poca distanza ci sarebbe stato un piccolo reparto di vigilanza così che ,nel caso in cui la situazione precipitasse, fosse pronto a dare l'allarme e a lasciare il tempo agli altri di fuggire a nascondersi nel bosco. Successivamente insieme al resto dei comandanti dispose le condizioni in cui avrebbero dovuto combattere: al centro dello schieramento vi sarebbe stata la fanteria divisa in due squadroni: leggera, dietro, guidata da Miraslam e quella pesante, davanti, guidata da Adamas; avrebbero attaccato subito dopo la cavalleria, sfondando il centro dell'esercito nemico e dando man forte ai compagni. La cavalleria era divisa in due grandi squadroni capitanati da Stiriaco e Luciano . Sarebbero stati posti ai lati della fanteria e sarebbero partiti per primi sfondando le ali del nemico e accerchiandoli parzialmente così che non potessero fuggire da nessuna parte. Li avrebbero chiusi in una morsa mortale: la cavalleria ai lati e dietro , la fanteria davanti a chiudere il cerchio . Se tutto andava secondo il piano sarebbe stato un massacro.
Incominciò a piovere. Si schierarono. Mille e più scudi, armature , uomini crogiolanti. Il terreno cominciò a diventare palude. Zoccoli scalpitanti, cuori che non stavano più in petto...stava per iniziare...il comandante Stiriaco passò davanti alle file di soldati vestito solo della sua semplice armatura ed in sella al destriero nero, più nero del buio che avvolgeva i cuori inquieti dei guerrieri e con il mantello vecchio e già zuppo che però trovava la forza di svolazzare al ritmo del vento che in quel momento sferzava i volti degli uomini. Li guardò ad uno ad uno i Suoi uomini, quelli che avrebbe dovuto portare fuori dall'inferno, e guardandoli si commosse e promise a se stesso che si, li avrebbe condotti vivi fuori da quella guerra che stava chiedendo da troppo tempo un tributo troppo alto di sangue, giovani vite...quanti dei suoi aveva visto morire? E per cosa? Si rese conto che una volta per tutte doveva porre fine allo scempio a cui suo fratello aveva dato inizio ingannando tutti e facendo passare lui per traditore soltanto per poter arrivare al potere. Parlò ai suoi uomini e mentre parlava si rese conto che qualcosa in lui era veramente cambiato, non era più assetato di vendetta per se stesso, con la convinzione di dover morire per forza per far finire quella guerra assurda,non più solo, si accorse di appartenere al suo esercito ora più che mai, pronto a lottare per la sua e la loro libertà .

***

Mancavano solo due giorni alla meta, e ben poche ore invece all'esercito che aveva visto sfilare sotto di se il giorno prima, diretto da dove lei stava fuggendo. Faceva freddo quella notte, il mantello che aveva addosso non la copriva abbastanza e l'insulso fuocherello che aveva acceso grazie a Janaly , il suo drago, non le era di grande conforto. Aveva sbattuto Isabel vicino ad un albero, le aveva legato giusto polsi e caviglie per non farla scappare e, per lo stesso scopo, le aveva imposto un sigillo magico temporaneo, in modo che non potesse usare la magia per qualche tempo. Conosceva bene Isabel: aveva avuto modo di confrontarsi con lei in svariate battaglie anche prima di diventare cavaliere di drago, era un' abile spadaccina e maga che si batteva con onore e forse anche per una giusta causa...
Ma non importava il motivo per il quale combatteva, importava soltanto che ora era sua prigioniera e non se la sarebbe lasciata sfuggire: era il pretesto che aveva per non farsi punire, visto che non era riuscita a riprendersi la pergamena.

Quando Janaly atterrò , di ritorno dalla caccia, lo spostamento d'aria fu tale che il fuoco si spense , un ramoscello si staccò da un albero e andò a colpire Isabel in pieno volto, tanto forte che la fece svegliare d'improvviso con un sussulto. Dopodiché tutto accadde in pochi istanti. Isabel si svegliò e si mostrò immediatamente terrorizzata, il suo viso era una maschera di paura. Kimberly non l'aveva mai vista così! Quella si sarebbe detta una qualsiasi donna impaurita, non una tra le più grandi guerriere dei suoi tempi!
Janaly invece si era impennata, poi aveva portato il muso ad un soffio dal volto di Isabel: lei aveva sgranato gli occhi e il cuore aveva preso a pomparle impazzito. Kimberly provò a richiamare la sua dragonessa, ma non le dava ascolto, così la chiamò con la telepatia, ma si accorse che non la ascoltava, che la escludeva dalla sua mente, cosa mai successa prima e capì immediatamente che stava comunicando mentalmente con Isabel, anche se non ne comprendeva il motivo. - cosa vuoi da me! Va via!- implorò Isabel - perché hai paura di me? Non ti voglio fare niente...- disse Janaly - non mi importa! Va via! Lascia la mia mente!- gli gridò disperata Isabel - non finche non mi avrai detto perché una guerriera impavida come te ha paura di noi draghi...proprio tu che potresti cavalcarci ed essere migliore di quello che sei ...io non capisco proprio...perché? Ti ho visto sai, due sere fa come avevi paura di me! Solo per questo Kim ti ha catturato! Potresti essere libera! Perché hai paura di me?- chiese la dragonessa - a te che importa se io ho paura dei draghi? Vattene ho detto!- rispose Isabel arrabbiata - perché non è normale. Sei una Figlia della Luce dovresti essere nostra amica...- disse Janaly - io non sono un Figlia della Luce!- gridò - perché rinneghi il tuo destino?- - e perché tu ti interessi tanto a me, drago? - - te l'ho detto...perché non è normale...- rispose paziente la dragonessa - e va bene...vuoi sapere perché ho paura di voi? Eccoti servita...!-

Era una bella giornata d'estate, la piccola Brighitte correva con la sorellina Giselle nel prato, stavano giocando ai cavalieri, l'erba alta frustava il viso a tutte e due, ma non importava , l'importante era divertirsi! A un certo punto scorgono un drago e il suo cavaliere in cielo - che bello !- grida Brighitte - si! Un giorno diventerò come lui!- dice Giselle, poi arriva la mamma correndo, le prende sotto braccia e le fa fare un giro per aria, sembra quasi di volare! - oh, ecco dov'erano i miei due maschiacci! - dice la mamma, poi il suo viso cambia completamente espressione: non è più felice è preoccupata , guarda il cielo e non riesce a staccarvi gli occhi, anche Brighitte e Giselle alzano lo sguardo, per imitare la madre, e li vedono: adesso ci sono due draghi in cielo e stanno lottando. Le due sorelline hanno paura e si aggrappano alla gonna della mamma, non avevano mai visto due draghi combattere, ne avevano paura. La madre le prende per le mani e incomincia a correre: le vuole portare al riparo, sa che i draghi potrebbero decidere di scendere a tera a combattere o peggio, uno dei due poteva precipitare e venirgli addosso: non era sicuro rimanere lì. Ma è troppo tardi! Uno dei draghi è stato ferito gravemente e sta precipitando! Cade non troppo lontano da loro e lo spostamento d'aria è così forte che tutte e tre ruzzolano a terra. Le bambine cominciano a piangere, hanno troppa paura, non riescono più a muoversi, tremano come foglie, allora la mamma cerca di trascinarle via, ma così sono troppo lente e ben presto si trovano nel mezzo di una battaglia: l'altro drago è atterrato e si prepara ad attaccare quello ferito. I cavalieri non badano a loro, è come se non le avessero viste, continuano a combattere: il drago ferito sputò fuoco per allontanare l'avversario, ma questo si sposta e la sua coda rischia di arrivare addosso alle tre poverette...! Giselle grida e senza volerlo scopre di avere dei poteri magici: ha creato una piccola barriera che ha protetto la mamma e Brighitte, ma ha lasciato scoperta lei! Finisce scaraventata per terra e batte forte la testa. La mamma grida e con Brighitte corre da Giselle, ma lei sta bene: si è già rimessa in piedi , la magia scorre veloce nelle sue vene e vorrebbe farla uscire tutta, ma non sa come fare...è lei, la magia, che le ha dato la forza di alzarsi. E così tanto presa da questa nuova scoperta che non si accorge che un'altra codata sta per colpirle! La botta arriva improvvisa e violenta e colpisce tutte e tre: Brighitte è quella che è stata colpita più violentemente: cade a terra e non si alza più...c'è sangue vicino alla sua testa, anche la mamma è stesa a terra...per un momento apre gli occhi poi però li richiude...Giselle si sente sola ed è terrorizzata...ha dimenticato la magia...ora ha soltanto paura di quel drago e vorrebbe essere a casa, al sicuro con suo padre, la mamma e Brighitte...non in quel prato infernale! Improvvisamente la bambina scoppia a piangere senza ritegno e si rannicchia vicino alla madre...non vede l'ora che quell'incubo finisca!Dopo qualche secondo, minuto, ora, non sa dirsi quanto tempo sia passato, Giselle avverte un dolce calore intorno a se, trova il coraggio di aprire gli occhi, di alzarsi e quando lo fa vede un uomo tutto vestito di bianco che la guarda: è da lui che proviene il calore... sembra un angelo e per un momento pensa di essere in paradiso...poi si guarda attorno e capisce di essere ancora in quel posto maledetto. L'uomo tutto bianco le dice una strana cosa, continua a ripeterle che lei è una Figlia della Luce, ma Giselle non capisce, cos'è una Figlia della Luce? E cosa vuole quell'uomo bianco? Lei non lo sa, ma presto lo avrebbe scoperto.

- e credimi scoprirlo non fu una bella cosa.- disse poi:- quell'uomo bianco faceva parte di una setta chiamata Guardians : Guardiani, rapivano e portavano via con la forza bambini e bambine che secondo loro avevano grandi potenziali magici e li addestravano per farli diventare maghi potenti e cavalieri di drago. Una notte Gaucher, così si chiamava , mi portò via da casa facendomi credere che i miei genitori avevano acconsentito a lasciarli la mia custodia come insegnante. Io ci credetti, ero una bambina molto ingenua, ma ovviamente mi aveva raccontato una bugia: Loro non mi avrebbero mai lasciato nelle mani di uno sconosciuto, soprattutto in momenti come quelli , quando io ero l'unica erede rimasta al casato della fenice...il casato reale: la futura regina. Gaucher mi portò alla loro base, dove gli altri adepti mi stavano aspettando. Mi disse che io ero diversa dai bambini che loro addestravano, che ero speciale ...mi ripeté per l'ennesima volta che ero una bambina della luce, spiegandomi che di quelli come me al mondo ne esistevano soltanto sette , proprio come i colori che compongono la luce, e che finora Loro avevano trovato solo me e un altro bimbo, che tenevano chissà dove in un'altra delle loro sedi. All'inizio odiavo quell'uomo: mi aveva strappato agli affetti!Poi quando iniziò ad insegnarmi ad usare le magia e a combattere dimenticai tutto : mi stavo perdendo nelle nozioni e negli allenamenti , mi annullavo in tutto questo, stavo perdendo chi ero. Quando, dopo qualche mese, mi impose di cavalcare un drago, mi ripresi: capì che non volevo rimanere li, che me ne dovevo andare, in un attimo mi fu tutto chiaro : sarei scappata o non sarei più stata la stessa...mi sarei persa per sempre. Come scappare non mi era chiaro...non ne avevo proprio idea, sapevo solo che non volevo cavalcare draghi e che Gaucher non avrebbe posticipato ancora per molto il giorno in cui avrei dovuto farlo...stavo perdendo la speranza , quando finalmente arrivò la mia manna dal cielo : i Ribelli. Distrussero quel posto maledetto, ne fecero razzia di ogni genere...liberarono i bambini, liberarono me ,li riportarono tutti alle loro famiglie, ma per me il destino aveva scelto ben altro.Quando mi riaccompagnarono a casa era tutto diverso: in piazza c'era un monumento che rappresentava me e Brighitte e sotto c'era scritto: in ricordo delle principessine morte...- evidentemente Gaucher aveva fatto credere ai miei genitori che fossi morta, per non indurli a cercarmi dopo che mi aveva rapita. Capì all'istante che per me non c'era più posto, decisi così di cambiare nome e di unirmi ai Ribelli. Gherart si sostituì a mio padre e io diventai come una figlia per lui, era diventato la mia famiglia e il custode del mio più grande segreto.- concluse Isabel. Ora era completamente svuotata, si era liberata di un enorme peso anche se non sapeva perché lo aveva fatto con un drago: la sua più grande paura.
- infondo la tua paura per i draghi ti ha salvata...- disse Janaly - non è importante...- rispose Isabel - è quello che pensi tu...vedo che non hai più paura di me adesso...- le fece notare la dragonessa - forse, e per questo ti dovrei ringraziare, ma non illuderti drago che io possa dimenticare- disse la ragazza con una nuova luce negli occhi. Era vero non aveva più paura della dragonessa, parlare del suo passato le aveva fatto capire che non poteva più nascondersi, non serviva a nulla celarsi dietro ad una maschera: ora era il tempo che la fenice risorgesse dalle ceneri e tornasse in tutto il suo splendore...forse adesso sapeva per cosa realmente doveva combattere: per una nuova vita che non fosse già scolpita , avrebbe accettato quel destino e lo avrebbe riscritto.

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