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Cap.16: Ghiaccio Bollente


Isabel entrò nei territori dell'Est un giorno grigio, con un cielo plumbeo e coperto di nubi nere cariche di tempesta. Di li a poco sarebbe sicuramente piovuto, si sentiva chiaramente nell'aria. Quando si presentò da Luciano infatti incominciarono a cadere in terra gocce d'acqua pungenti e penetranti come punte di spilli, che sferzavano il viso e infradiciavano i vestiti. Isabel fu presto zuppa d'acqua, ma Luciano e gli altri non se la passavano meglio. L'acqua sembrava non avere alcun effetto su di loro, se ne stavano a testa bassa e si trascinavano lentamente nelle loro tende per riposare, alcuni avevano in spalla dei compagni, chi vivi, chi morti; era evidente che ripararsi dalla tempesta non era per loro una gran preoccupazione, ben altri erano i problemi che stringevano in una morsa gelida i loro cuori di soldati . Non appena Luciano vide Isabel la accolse nella sua tenda, dove riuscirono a parlare in pace. - Te ne farò avere una personale - fu la prima cosa che disse, mentre si sedeva sul suo giaciglio - è l'ultima cosa di cui mi preoccupo. Piuttosto, dimmi com'è la situazione e perché mi hai voluta qui. - replicò lei fermandosi non lontano dall'entrata della tenda - non è ovvio? Stiamo perdendo, perdendo clamorosamente... e nell'Ovest e nel Sud la situazione non è migliore - - credevo fossimo in maggioranza - disse Isabel, anche se sapeva che le Fenici Rosse stavano marciando contro di loro proprio in quell'istante - si, all'inizio lo eravamo, sapevo che l'esercito era stato dimezzato e che scatenando varie rivolte nei punti caldi dell'Impero li avremmo dimezzati ulteriormente. Non avevo contato i Cavalieri di Drago. Sono pochi è vero, ma valgono quanto un'intera squadra di soldati! L'Imperatore non li usava da tempo in battaglia, avevo dimenticato quanto fossero brutali... - - non avevi calcolato nemmeno che anche le nostre forze si sarebbero dimezzate, anzi che sarebbero diventare un terzo? - domandò lei con aria di superiorità, le cose che Luciano stava dicendo la irritavano, ogni guerriero Ribelle sa benissimo quanto vale un Cavaliere di Drago, ma chi gli ha dato il permesso di comandare? Pensò tra sé e sé - certo che si! Ma saremmo stati abbastanza - rispose Luciano indispettito dal tono di Isabel - ora però non più. Cosa intendi fare? - - usare la tua magia - Isabel guardò Luciano di sbieco e con un espressione perplessa stampata in viso - la mia magia? Come credi che possa migliorare la situazione? - chiese infatti, quasi a volerlo beffeggiare - l'hai fatto una volta, puoi farlo ancora... - gli rispose il comandante dell'esercito Ribelle - a cosa ti riferisci? Non capisco... - - non fare la finta tonta!- esclamò Luciano balzando in piedi - c'ero anche io il giorno in cui ribaltasti le sorti della battaglia di Fujiho, il giorno in cui ci feci risorgere dalle ceneri in cui stavamo sprofondando, il giorno in cui ti diedero il nome la Fenice... - Isabel rimase ferma immobile dov'era mentre ricordava quel giorno, era accaduto tutto senza che lei lo volesse, non sapeva come aveva fatto - ho rischiato di morire, ricordi? - disse poi - perché avevi utilizzato troppa energia, se adesso ti fai aiutare da altri maghi, loro potrebbero donarti l'energia necessaria e tu non rischieresti nulla - rispose Luciano guardandola dritta negli occhi - quel giorno diventasti un eroina. Risplendevi di una luce rossastra e te ne stavi sospesa in alto, in mezzo al campo di battaglia, i migliori maghi di tutto l'Impero si chiedono ancora oggi che razza di incantesimo scatenasti quel giorno, che razza di sortilegio usasti per riuscire a piegare l'esercito nemico al tuo volere, ricordo ancora ciò che dicevano seguiremo la Luce, seguiremo la Luce d'ora in poi... fu uno spettacolo inquietante e magnifico allo stesso tempo... - ricordò il guerriero - io, io non so come ho fatto... - disse Isabel. Luciano la guardò sorpreso - come non lo sai? - - non lo so! - ripeté la giovane spazientita - cosa vuoi che ti dica? È successo tutto fuori dal mio controllo, non so ne perché ne come - poi imbarazzata uscì - aspetta!- gridò Luciano - fuori sta ancora piovendo!- ma la giovane sembrava non averlo udito affatto. Quando fu fuori la pioggia le cadde addosso con tutta la furia che possedeva, e i vestiti da umidi tornarono fradici. Camminò fino ad arrivare al centro dell'accampamento. Si fermò e si sedette. Chiuse gli occhi. Tornò indietro nel tempo.

Fujiho, 21 Dicembre di quatto anni fa, quando Stiriaco non era ancora stato esiliato.

Appena diciottenne il giovane principe guidava già l'esercito che sarebbe diventato suo di diritto, il padre e il fratello, ancora sedicenne, assistevano da lontano, al sicuro. Anche lei era lontana, Gherart aveva detto che non si fidava a farla combattere in una battaglia come quella, se lo sentiva che sarebbe stata più crudele e cruenta delle altre. "Rimarrai qui" le aveva detto, e lei aveva obbedito. Gherart l'aveva salvata e cresciuta, le aveva insegnato tutto quello che sapeva sull'arte della spada, era come un padre, il padre che aveva perduto e mai più ritrovato. Isabel osservava tutto dall'alto di una rupe e faceva il tifo per i Ribelli, era sicura che avrebbero vinto quella battaglia e che gli avversari se ne sarebbero andati con la coda tra le gambe; anche quel bel ragazzo che guidava l'esercito, Stiriaco, il principe, che sembrava tanto sicuro di se e che con la sua spada e a dorso di quel demone nero del suo cavallo aveva già ferito e ucciso qualcuno dei Ribelli, facendola piangere un poco, se ne sarebbe andato via a testa bassa. Era sicurissima di se, tanto che scese dalla rupe e si avvicinò sempre di più alla battaglia, Gherart l'avrebbe sgridata, lo sapeva, ma non resistiva, e poi non si era mai sentita così sicura. Adesso era al limitare del campo, nascosta dietro ai radi cespugli che crescevano da quelle parti. Da li riusciva a vedere la città di Fujiho, che faceva da sfondo alla battaglia. Era stupenda, una volta che l'esercito Imperiale fosse andato via e la città fosse caduta in mano loro, l'avrebbe girata in lungo e in largo, aveva sentito dire infatti che era bellissima. Se solo l'Impero non fosse intervenuto così tempestivamente, quella città così bella sarebbe già stata loro, dei Ribelli, era una città importante, sul mare e con un grande porto dove arrivavano le merci provenienti dal regno degli elfi. Pensò che un giorno le sarebbe piaciuto incontrarne uno, dovevano avere un aspetto buffo con quelle strane orecchie a punta. Si era persa in questi pensieri quando si accorse che la situazione stava precipitando. I Ribelli arretravano, erano quasi completamente soverchiati dai nemici, stavano perdendo. Realizzò che li avrebbero uccisi tutti, quale occasione migliore per porre fine ai Ribelli? Cercò con gli occhi Gherart, lo trovò dopo pochi istanti, era ferito e stava combattendo contro Stiriaco, che era sceso da cavallo. Se moriva tutti i Ribelli sarebbero caduti con lui. Non poteva permetterlo. "Pensa Isabel, pensa! Cosa ti hanno insegnato i Guardiani?" Rimuginò, poi si ricordò "seguire la Luce!" Esclamò nella mente, poi si alzò in piedi e tutto accade senza che lei se ne accorgesse. Cercò soltanto di seguire l'istinto. Una luce sfavillante la ricoprì da capo a piedi e un' energia inebriante le percorse tutto il corpo. Si ritrovò senza sapere come sospesa in aria, in mezzo al campo di battaglia e sentiva chiaramente che ogni singolo uomo dell'esercito nemico si piegava alla Luce, tutti tranne Stiriaco. Non seppe mai perché. Qualunque cosa avesse fatto, ne valse la vittoria dei Ribelli, anche se, senza volerlo aveva dato talmente tanto libero sfogo alla sua energia che quasi l'aveva dispersa tutta, rischiando di morire. Gherart si era preoccupato molto, certo, ma era anche orgoglioso di lei. Da quel giorno in poi, tutti nell'Impero incominciarono a chiamarla La Fenice.

-Ora so perché Stiriaco non si piegò alla Luce - disse a voce alta -nel suo destino era già scritto che l'avrebbe aiutata, che avrebbe aiutato una Figlia della Luce -

***

Erano stanchi e ancora senza un piano da seguire. - Che cosa possiamo fare? - domandò Hildbrand esasperato, anche lui come gli altri tre era stanco di quella situazione di stallo - ancora non lo so - rispose Stiriaco - se solo avessi quella maledetta Pergamena... - - ma se non sbaglio è dai Ribelli, e tu non ci vuoi andare! - esclamò Silas alzandosi in piedi - ora basta! Litigare non serve a niente! - disse Pasicrate zittendo il giovane mago - siamo in quattro, due di noi sono maghi e due guerrieri, sappiamo che un'intera squadra di Cavalieri Imperiali è dalla nostra parte, voi tre avete addirittura al collo gli amuleti di Lazvard...- - tu conosci gli amuleti? - chiese incredulo Silas - certo, per chi mi hai preso? - rispose indispettito l'elfo. Il giovane mago lo fissò stupito e a bocca aperta - sul serio?- - si, certo. Perché lo chiedi?- Pasicrate si faceva sempre più irritato a causa di quel comportamento - perché? Non è ovvio? Sono in pochissimi a conoscerli e tu ne parli come se li conoscessi a fondo... - - che razza di mago sei? Il mio maestro mi ha insegnato tutto quello che so, e gli amuleti di Lazvard sono stati i primi oggetti magici di cui mi ha parlato. Sono rari, è vero, ma potentissimi. Sono in grado di farti uscire da qualsiasi situazione, anche dalla più disperata. Il loro potere si basa principalmente sulle speranze di colui che lo tiene al collo, se non lo si indossa, ovviamente, perde tutto il suo potenziale. È un catalizzatore di energia, il più importante che si conosca. Effettivamente mi chiedo come voi tre possiate averne uno ciascuno... chi ve li ha donati deve averli cercati per molto tempo della sua vita. Ne esistono pochissimi pezzi in tutti il mondo, alcuni sono ancora dispersi. Sapevo di una congregazione che aveva come scopo ultimo quello di trovarli e custodirli, proprio perché il loro enorme potere fa gola e se usato fuori controllo porterebbe solo caos. In ogni caso siete fortunati a possederne uno. - tutti rimasero senza parole, soprattutto Silas che chiese - e tu sei in grado di usarlo? - - solo chi lo tiene al collo può usufruirne - rispose Pasicrate - però...- tutti lo guardarono ansiosi - essendo un catalizzatore di energia, lo si potrebbe sfruttare per un incantesimo che normalmente richiederebbe la forza di più maghi.- si fermò a riflettere, poi disse - Si, credo che i vostri tre basteranno - - che hai in mente? - chiese Stiriaco - il mio maestro mi parlò di un incantesimo chiamato Ghiaccio Bollente - - ma sei matto?!- esclamò Silas sorpreso e quasi spaventato da quella rivelazione - quell'incantesimo venne fatto una volta sola, anni e anni fa, ai tempi delle battaglie tra la tua e la nostra stirpe e nessuno lo ripropose perché i maghi che lo portarono a termine morirono a causa dell'enorme dispendio di energia che aveva richiesto l'incantesimo. Perirono tutti e dieci. Dieci maghi tra i più bravi del mondo conosciuto, erano i più forti ed esperti... Noi siamo in quattro e abbiamo tre amuleti... come credi di riuscire a portare a termine un incantesimo del genere? Ci sarà pur un motivo se è stato fatto una volta sola - - lo so -rispose Pasicrate - lo so bene, anzi benissimo. Tre amuleti basteranno. - - come puoi dirlo? Come fai ad esserne sicuro? - ribatté Silas sempre più agitato e arrabbiato, non convinto dalle idee dell'elfo - non c'è un perché. Questa è l'unica possibilità. - disse impassibile Pasicrate - perché non ti fidi e basta? - - come posso fidarmi di una persona, anzi di un elfo che conosco da pochissimi giorni? - disse l'apprendista mago sempre più diffidente e riluttante ad accettare un'idea e una soluzione di quel calibro - sappiamo che ha aiutato Isabel, e questo è più che sufficiente. Se Pasicrate dice che si può fare lo faremo- intervenì Stiriaco, il suo tono non ammetteva repliche - tu non ne sai niente di magia... -replicò Silas indispettito - e tu sei solo un apprendista - ribatté il guerriero, che non voleva dargliela vinta - fate quello che volete! Se moriremo... faremo davvero una bella morte! Prosciugati di tutte le nostre energie! E questo solo perché tu non vuoi tornare dai Ribelli, non vuoi prendere quella maledetta Pergamena, non vuoi... - disse il giovane mago in preda al furore e alla rabbia - cosa? Cosa non voglio?! - lo provocò Stiriaco - tornare da dove sei venuto, a farti ammazzare da tuo fratello e da tuo padre! - a quel punto Stiriaco non ci vide più, sfoderò la spada e avrebbe colpito Silas se solo Hildbrand non fosse accorso per trattenerlo, mentre Pasicrate si metteva fra lui e il mago - dei vostri affari personali discuterete un'altra volta, ora sarà meglio che vi spieghi in che cosa consiste l'incantesimo... -disse l'elfo, quindi Hildbrand lasciò Stiriaco, che si sedette per terra e lo stesso fece Silas. Dopo li imitarono anche gli altri due e Pasicrate incominciò ad illustrare il suo piano. - Si tratta di un incantesimo che può coprire un largo raggio d'azione, funziona come un'illusione - - un illusione? Avete fatto tutto questo baccano per un incantesimo così banale? - esclamò Hildbrand indignato - ho detto solo che funziona come un'illusione. - disse Pasicrate - ora ti spiego meglio. Ghiaccio Bollente è un ossimoro, ovvero l'accostamento di parole con significati opposti e contradditori. Questo incantesimo è in grado di ingannare il cervello, di far risultare buono ciò che è cattivo, amico ciò che è nemico. Da un controllo totale sulla mente e le persone sulle quali si agisce. Ora, questo incantesimo ci permetterà, in poche e semplici parole, di avere in nostro totale potere l'esercito nemico, dal primo fino all'ultimo soldato. L'incantesimo dura finché l'energia che lo alimenta non si esaurisce e... - - e se per avere il totale controllo di un solo uomo serve il quarantacinque percento dell'energia del mago che compie l'incantesimo... quanta mai ce ne vorrà per dominare un intero esercito, fra cui Cavalieri di Drago addestrati per difendersi da attacchi mentali e di controllo della volontà? - finì Silas al posto dell'elfo - molta di più - disse Pasicrate, poi aggiunse - per questo ci serviremo degli amuleti - - non basteranno...- ribatté il giovane mago - allora moriremo - si intromise Stiriaco, poi chiese a Pasicrate se gli occorreva qualcos'altro per mettere in atto l'incantesimo - polvere di petali di ciliegio, per segnare il cerchio magico - rispose l'elfo, Stiriaco annuì e si calò il cappuccio del mantello sul viso - il villaggio più vicino è Luk'janenko, ci sarà sicuramente una drogheria, o una bottega dove posso trovare questa polvere. Prenderò anche qualcosa da mangiare. -disse e si allontanò in silenzio verso ovest. I suoi compagni non replicarono, lo seguirono con lo sguardo e poi ognuno tornò ad occuparsi delle proprie faccende. Luk'janenko era un villaggio piccolissimo, al massimo vi abitavano duecento persone e distava solo tre ore di cammino da dove Stiriaco e i suoi compagni erano accampati. Una volta arrivato un'immensa tristezza lo avvolse, le strade erano vuote, fredde e nere, le finestre avevano le tende tirate, i negozi erano silenziosi. Sembrava una città fantasma, disabitata, non fosse stato per una piccola luce in fondo a un vicolo. Proveniva da un negozio. - C'è qualcuno? - domandò Stiriaco entrando - qualcuno c'è, la domanda è chi è... - rispose una voce, sembrava provenire dal fondo del locale - Sono un viaggiatore . sto cercando della polvere di ciliegio e del pane, magari un po' d'acqua.- disse il giovane guerriero avanzando verso il bancone - fermo la! - gli disse la voce - non ti avvicinare di un passo!- Stiriaco impietrì ma chi è? Perché si agita tanto? Pensò - un viaggiatore dici? No, io vedo oltre quel mantello, io vedo ciò che è presente nel tuo cuore, nella tua mente... - - chi sei? - chiese Stiriaco appoggiando la mano destra sulla spada, pronto a sfoderarla - la domanda è chi sei tu... tu sai chi sei Stiriaco? - il giovane ammutolì e indietreggiò - non ti spaventare. Allora non sei tu Stiriaco? - - è morto... - rispose il giovane - oh si, lui è morto, ma uno nuovo ne è nato al suo posto. Tu chi sei? - - voi siete un vecchio pazzo! - esclamò Stiriaco e fece per andarsene - io so chi sono. La domanda è... - - chi sei tu! me l'avete già detto - disse il giovane esasperato - non rispondete? Avete paura? - lo provocò la voce - un guerriero non ha mai paura... -si lasciò sfuggire Stiriaco - ora siete diventato un guerriero. - la voce rise - si, è già un passo avanti. Io so, io vedo. Voi invece sembrate essere cieco - - stupidaggini - - avevate imparato ad accettare quello che eravate diventato, cosa è successo ora? - - non vi capisco, voi parlate a vanvera... - disse Stiriaco e indietreggiò nuovamente. La voce rise ancora. -hai imparato ad essere un Ribelle, a dare la vita per i Tuoi uomini, per un ideale che era divenuto tuo... ma... io so che hai paura. Non vuoi le redini del Nuovo Regno, non vuoi più responsabilità, non vuoi più vedere quella Pergamena, ma tu sai che è l'unico strumento che ti porterà alla vittoria. Tu lo sai. È il tempo di tornare, Stiriaco e di scegliere chi vuoi essere. L'Oscuro non ti aiuterà, la Figlia della Luce nemmeno. Il Ghiaccio Bollente fallirà. Tu sei l'unica speranza, ma se non agisci per tempo il Cavaliere di Drago morirà e allora ciò che ti disse la Diafana si avvererà. Puoi cambiare la sua profezia se solo scegli quale Stiriaco essere. - disse la voce, poi gli lanciò un sacchettino - polvere di ciliegio - lo informò - ma non ti servirà - Stiriaco la prese al volo e turbato torno indietro, dai suoi compagni. - C'è qualcosa che non va?- chiese Pasicrate non appena lo vide -no, è tutto a posto - - allora sarà meglio incamminarsi verso Est... - disse l'elfo; tutti si voltarono a guardarlo - perché? - - nell'ultimo villaggio in cui ci siamo fermati per comprare da mangiare ho sentito due uomini parlare di una battaglia - -se parlavano delle terre dell'Est, devono trovarsi nei pressi delle Pianure di Agadù, è il posto migliore per portare avanti una battaglia - disse Stiriaco - allora in marcia! - esclamò Hildbrand - ma quanto dista da qui?- chiese Silas scocciato all'idea di dover far dietro front e affrontare, molto probabilmente, una battaglia in piena regola. - non molto, due o magari tre giorni - - rispose Stiriaco. Silas sospirò quindi si mise in spalla il suo zaino - allora? Che aspettate? Non c'è tempo da perdere - disse, Stiriaco prese le sue cose e gli altri fecero lo stesso, poi a mezza voce disse - per una volta hai ragione mago... - .
Dopo tre giorni di cammino i quattro viaggiatori arrivarono nei pressi della Pianura di Agadù; da dove si trovavano avevano una visuale abbastanza ampia per poter scorgere entrambi gli schieramenti. Era pomeriggio e i due eserciti si stavano scontrando, l'odore del sangue e il rumore delle spade si sentiva fin lì. - Che facciamo ora?- chiese Stiriaco - sedetevi e state calmi. Penso a tutto io- disse Pasicrate e tirò fuori dalla tasca il sacchettino con la polvere di ciliegio.

***

Qualcuno la chiamò, era Luciano. - Richiama i tuoi uomini! Richiama i tuoi uomini! - ripeteva fuori di sé. Stavano perdendo, i nemici li stavano schiacciando, i piani del novello comandante erano falliti per l'ennesima volta. Questa volta sarebbero morti tutti, nessun prigioniero e molti avrebbero disertato, Isabel se lo sentiva dentro. - No! - gli gridò in risposta e spronò in avanti il suo cavallo, fino a quando non seppe che si trovava al centro esatto del campo di battaglia. Si fermò bruscamente e chiuse gli occhi.

Pasicrate chiese ai suoi compagni di chiudere gli occhi, segnò una circonferenza che li racchiudesse tutti insieme e si mise in mezzo a loro, nel centro perfetto del cerchio. Fece un respiro profondo. Chiuse gli occhi.

Isabel provò le stesse cose che aveva sentito tanto tempo fa a Fujiho, ma qualcosa andò storto.

Stava andando tutto secondo il verso giusto, gli amuleti di Lazvard stavano rispondendo bene all'incantesimo, quando improvvisamente si scontrò con una forza grande tanto quanto la sua. Da quel momento in poi la situazione incominciò a precipitare.

Ma che cosa sta succedendo? L'incantesimo mi sta sfuggendo di mano...

Che diamine succede? Se continua così la forza degli amuleti si esaurirà e dovrò attingere alle energie di Stiriaco e gli altri... ma non posso! È troppo rischioso!

Isabel non si capacitava di quanto stava accadendo, non sapeva che cosa fare, non sapeva nemmeno come fermare l'incantesimo, tutto iniziava e finiva fuori dal suo controllo; si sentiva perduta, quando improvvisamente riconobbe nella forza che la stava contrastando qualcosa di famigliare. Pasicrate!

Isabel! Che cosa ci fa qui? Perché sta utilizzando l'incantesimo del Ghiaccio Bollente? Se continuiamo così...

Un boato scosse la terra. Un vento forte e improvviso attraversò il campo di battaglia. Una luce abbagliante si diramò per chilometri e chilometri. Uomini e cose furono scaraventate lontano, anche Isabel, Pasicrate, Stiriaco, Hildbrand e Silas subirono la stessa sorte. Dopo ci fu solo silenzio, un immenso e lugubre silenzio. Ogni cosa era ferma, immobile, morta. Stiriaco fu il primo a mettersi in piedi, si guardò intorno in cerca dei suoi compagni e li trovò non poco distanti da se. - Che diamine è successo? - si domandò mentre barcollando andava verso Pasicrate, anche lui si stava rialzando. - che diamine è successo?!- ripeté, questa volta con più vigore prendendo l'elfo per la gola - non lo so!- rispose Pasicrate liberandosi - Isabel... - - cosa centra Isabel? - Stiriaco sembrava ancora più furioso - c'è anche lei laggiù nel campo di battaglia, stava tentando anche lei lo stesso incantesimo... - spiegò - com'è possibile? Credevo fosse nelle Terre di Nessuno, dai Ribelli al sicuro! - disse Stiriaco fuori di se - non ne ho idea, l'unica cosa che so è che i Ribelli sono divisi su vari fronti, l'Impero anche... - l'elfo non seppe dare altre spiegazioni, iniziò a camminare avanti e indietro agitato e sconvolto - che cosa facciamo adesso?- domandò - quello che avremmo dovuto fare da tempo.- gli rispose in modo risoluto il guerriero - andiamo dai Ribelli a prendere ciò che mi ha reso quello che sono. Andiamo a prendere la Pergamena -

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